venerdì 17 settembre 2021

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (40)

“Ridendo e scherzando…” con quel che segue

è un modo di dire del linguaggio colloquiale

che sta a significare “senza che ce ne siamo accorti…”.

Ebbene, ridendo e scherzando,

grazie alla grandissima disponibilità di

Moreno Burattini

e alla vostra collaborazione nel porre sempre domande interessanti

siamo arrivati a quota 800!!!

 

Un traguardo davvero significativo,

che sta ad indicare quanto sia vivo

l’interesse dei lettori

per un personaggio come Zagor

che a giugno di quest’anno ha tagliato un altro “traguardo”

ancora più significativo: quello dei 60 anni di presenza

ininterrotta nelle edicole italiane.

 

Vi aggiorno inoltre sull’ “andamento”

del flusso delle vostre domande:

ad oggi sono già complete le serie nn. 41, 42, 43 e 44,

(la prima delle quali già fra le mani di Moreno

per la redazione delle risposte)

per un totale di 80 domande complessive.

 

Poiché Moreno, pur con tutta la sua disponibilità,

non è in grado di far fronte a un’eccesiva mole di domande

ed io non ritengo corretto chiedergli di sottrarre troppo

del suo tempo libero per questa attività,

VI INFORMO CHE DA OGGI

E SINO A NUOVO AVVISO SONO PURTROPPO COSTRETTO

A NON PRENDERE IN CONSIDERAZIONE NUOVI QUESITI

ALMENO FINO A QUANDO MORENO NON

AVRA’ POTUTO DARE RISPOSTA ALLE

DOMANDE DELLA SERIE N. 43.

 

Se possibile, quindi, evitate per ora di inviare nuove richieste…

Se proprio non riuscite a “trattenervi”,

mandatele pure, ma sappiate questo: tranne il caso di

domande particolarmente interessanti,

le altre saranno inevitabilmente “cassate”

(soprattutto quelle sui ritorni di personaggi minori

e le richieste di anticipazioni a breve).

Sperando nella vostra comprensione,

vi lascio ora alla lettura di questa quarantesima serie.


1 – Gentile Moreno, come fa a determinare l’acquisizione di un autore ospite per le collane extra? Vengono cercati da lei o si propongono loro, sia sceneggiatori che disegnatori? Può farci qualche esempio?

Ogni storia è un caso a parte. Per le storie brevi dei “Racconti di Darkwood” ho cominciato selezionando io gli autori della prima raccolta (Maxi Zagor n° 31), e in particolare ricordo di aver cercato di accaparrarmi Romeo Toffanetti e Lola Airaghi, che non facevano parte dello staff di Zagor, spiegando loro le caratteristiche della nuova serie – che suscitarono subito il loro entusiasmo. Poi, a collana varata, i successivi autori tirati in ballo già sapevano di che cosa si trattava: in molti casi si sono fatti avanti loro, intravedendo la possibilità di potersi confrontare con lo Spirito con la Scure (desiderio di molti) con più margini di libertà rispetto ai vincoli imposti dalla collana Zenith o dalle altre con episodi lunghi. In altri casi, incontrando disegnatori e sceneggiatori alle varie kermesse fumettistiche o in redazione, di fronte a persone che stimo e ammiro mi è venuto spontaneo buttare là un “perché non provi a fare uno Zagor?”. Ci sono poi state proposte avanzate dalla direzione nell’ambito delle normali dinamiche redazionali. Diverso il caso delle miniserie, i cui staff sono stati ponderati e selezionati sulla base del tipo di storia in funzione del particolare talento dei convocati ma anche degli impegni dei singoli con altre testate.

2 – Caro Moreno, ho già visto pubblicate le risposte alle mie domande e di questo ti ringrazio. Mi permetto di sottoporre un altro quesito: gli Zagor Più sono trimestrali e questo vuole dire più storie. Non sarebbe bello vedere pubblicate storie che in passato sono state accantonate per qualsiasi motivo? Ovviamente storie valide, che siano attuali ancora oggi ma che per motivi organizzativi non è stato possibile inserire nella serie inedita o negli almanacchi? Grazie ancora scusa se mi sono dilungato.

Nel corso degli anni, per i motivi più svariati, si è accumulata nei nostri archivi una buona scorta di storie di Zagor (come è capitato e capita anche a molti altri personaggi). In alcuni, pochi casi si tratta di episodi ormai datati e non più pubblicabili (per l’invecchiamento di testi e disegni o per evidenti contraddizioni con gli sviluppi della serie o per altri motivi che hanno sconsigliato o reso impossibile nel tempo la pubblicazione). Le restanti storie, la maggioranza, troveranno invece tutte, prima o poi, la strada dell’edicola: sono state realizzate per venire pubblicate e lo saranno, piano piano, con gli aggiustamenti del caso che si vedranno di volta in volta. Ma questo sforzo di dare uno sbocco alle giacenze è sempre stato fatto, anche prima che il Maxi Zagor diventasse Zagor Più. Facendo la programmazione, cerco ogni anno di recuperare qualche storia rimasta impantanata, sempre che, come giustamente dici tu, siano “valide”.

3 – Caro Moreno, i caratteri dei personaggi di Zagor vengono decisi prima della storia oppure mano a mano che essa va avanti?

Tutte e due le cose. C’è un progetto iniziale che prevede che un certo personaggio abbia certe caratteristiche, ma poi, in corso d’opera, il personaggio finisce per caratterizzarsi meglio interagendo con la storia o con gli altri protagonisti. Talvolta lo sceneggiatore finisce perfino per cambiare idea e ne trasforma l’indole, facendolo magari pentire del male commesso o diventare alleato di Zagor da nemico che era. Le idee vengono via via che la sceneggiatura va avanti e allora si cambia il progetto originale anche in corso d’opera.

4Gentilissimissimo Moreno, ho da poco acquistato l’albo del sessantennale di Zagor, dove in allegato ho trovato la prima striscia in assoluto della serie. Essendo una ristampa anastatica, è rimasto intatto il nome dell’eroe, poi modificato, in Za-gor-te-nay. Ma la cosa che ti voglio chiedere è se sia riapparsa la zattera “Marybell” con altre persone che l’hanno poi ricostruita in onore di quel massacro, o se la cosa possa stuzzicarti una futura storia in tal senso, e se la “Rosebud”, creata dalla tua mente, sia stata una sorta di omaggio moderno a quella prima avventura.

I battellieri della chiatta “Marybell” sono protagonisti di “River Cico” (Speciale Cico n° 15), storia in cui ho dato un nome e una caratterizzazione a ciascuno di loro. L’equipaggio della “Rosebud”, a sua volta caratterizzato con tante tipologie umane, si rifà certamente ai battellieri amici di Cico ma anche, un po’, a quello della “Golden Baby”: dove c’è una ciurma, c’è un’accozzaglia di tipi eterogenei.

5 – Caro Moreno, parlando dei primissimi albi di Zagor, quale personaggio, non morto ma che non è mai tornato nelle successive avventure, ti piacerebbe rivedere, anche solo come fan? Intendo proprio le storie prima del ritorno in pianta stabile di Guido Nolitta sulla serie. Grazie per la risposta.

Mi piacerebbe dare un senso a Nakawa, il pittoresco figlio d Kanoxen, eterodiretto da una misteriosa strega chiamata Nemis.

6 – Caro Moreno, senza voler apparire come un curiosone, ti chiedo come hanno visto i tuoi genitori, e più in generale la tua famiglia, la passione per il fumetto, le fanzine a cui hai collaborato e poi l’entrata in pianta stabile in Bonelli.

Ho dedicato molte pagine di “Io e Zagor” (Cut-Up) a questo argomento. In breve: i miei non hanno mai ostacolato le mie letture, forse si sono un po’ spaventati nel vedere la massa di fumetti che progressivamente riempiva gli armadi e gli scaffali di casa, ma mi hanno sempre assecondato nonostante né babbo né mamma avessero l’abitudine di leggere e dunque non l’ho ereditata da loro. Una volta mia madre chiese alla maestra se la mia passione per i “giornalini” potesse avere delle conseguenze sul rendimento scolastico, e le fu risposto che, stando ai risultati, se una influenza c’era, era positiva. Quando mi sono dedicato alle fanzine, alla collaborazione con le riviste, all’organizzazione di eventi e quindi alla sceneggiatura di fumetti a tempo pieno, mi hanno seguito da lontano, senza interferire. Temo che mi giudicassero una specie di alieno piovuto in casa loro, che si dedicava a cose che non riuscivano a capire. Però, ripeto, mi hanno lasciato libero di seguire il mio percorso. Mio padre ci rimase un po’ male quando mi licenziai dal classico “posto fisso” per cercare di campare di scrittura, forse la ritenne una mossa avventata, ma ha avuto modo di ricredersi. In ogni caso non mi scoraggiò, mi disse di fare quel che mi sentivo di fare. Sospetto fortemente che nessuno dei miei genitori abbia mai letto un mio Zagor. Viceversa, hanno letto, tutti o in parte, i miei libri. Compreso quell’ “Io e Zagor” dove si parla a lungo di loro.

7 – Caro Moreno, dopo aver svolto in maniera egregia il lavoro riguardante Zagor e le sue origini, e capendo che quella sia da ritenere, ormai, la versione ufficiale, crede che sia stata effettuata una retcon o solo aggiunti dei particolari non rivelati prima nella saga? A parer mio sono accadute entrambe le cose, anche se la retcon in generale può generare confusione perché cambia prospettiva in maniera fin troppo evidente sul finale dello scontro fra Kinsky e Zagor. Cosa ne pensa?

Penso che non ci sia nessuna retcon in “Zagor: le origini”. Ovvero non c’è stato nessun intento di modificare eventi e situazioni descritte in precedenza e adattarle a nuovi sviluppi della storia. Ho già spiegato molte volte il come e il perché, sia per scritto che nei video del mio canale YouTube. Una di queste spiegazioni si può trovare qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2021/06/corpo-speciale.html. Tuttavia, in breve: in “Zagor Racconta…” ciò che viene narrato è appunto la narrazione dei fatti esposti dallo Spirito con la Scure a Cico. I fatti non sono raccontati “in diretta”, ma attraverso una rielaborazione basata sui ricordi. Questa ricostruzione è parziale e incompleta. Per esempio: Zagor non rivela a Cico neppure il suo nome di battesimo, non dice nulla sulla sepoltura (che pure avrà dato all’amico) di “Wandering” Fitzy, sorvola del tutto sulla propria adolescenza, non spiega come ha imparato a volare tra i rami degli alberi, eccetera. Tre sono i motivi per cui Zagor non racconta tutto a Cico: per brevità (arrivare subito al punto), per non risvegliare ricordi troppo dolorosi, perché certe cose proprio non le sa, essendo accadute in sua assenza. Dato che Zagor certe cose non le sa, interpreta certi particolari in un certo modo nella ricostruzione degli avvenimenti, che resta comunque affidata alla sua memoria turbata dal dramma vissuto. Quindi: ciò che si legge in “Zagor Racconta…” è la versione dei fatti fornita a Cico, ciò che si legge in “Zagor: le origini” è come realmente sono andati i fatti integrati di ciò che lo Spirito con la Scure ha omesso o non conosce. Non c’è nessuna contraddizione, solo integrazione. Le due storie sono complementari. Si veda comunque quanto detto nell’articolo linkato.

8 – Caro Moreno, ti voglio chiedere come mai, in “Corpo speciale”, Zagor e Cico si trovassero casualmente dalle parti della tomba del mentore del primo, senza aver mai raggiunto quel posto, in coppia, in precedenza durante i loro numerosi viaggi.

Non credo di aver detto che si trovassero là per caso. Secondo me Zagor ha condotto lì apposta il suo amico Cico, per mostrargli la tomba di “Wandering” Fitzy. Mi pare evidente (dal fatto che per tanti anni non è mai tornato in quel luogo) che lo Spirito con la Scure abbia evitato di recarsi là perché facendolo avrebbe ridestato in lui troppo dolore. Le rive del lago dove si è scatenato il suo furore vendicativo che è costato la vita anche a Fitzy sono un luogo pieno di fantasmi della memoria, è del tutto logico che il nostro eroe se ne sia tenuto lontano. Va anche considerato che si tratta di un posto lontano dal cuore di Darkwood. A un certo punto, come si narra appunto in “Corpo Speciale”, Patrick Wilding decide che è giunto il momento di accompagnare Cico sulla tomba del suo mentore e padre adottivo, e di affrontare il dolore dei propri ricordi. Mi pare tutto molto chiaro.

9 – Caro Moreno, è la prima volta che ti scrivo e non so se la domanda che intendo farti sia già stata posta ma, rifacendomi ad una tua risposta, come mai tu non avresti accettato la storia omosessuale apparsa in “Harbour Ranch”, a differenza dei piani alti i quali, invece, l’hanno fatta pubblicare?

Premesso che non si tratta di una “storia omosessuale”, ma di una storia in cui c’è un elemento inedito costituito dal rifiuto di un padre di accettare l’orientamento sessuale del proprio figlio, è chiaro che io l’avrei accettata, avendola proposta; casomai ho scherzato sul fatto che se fossi stato nei “piani alti” magari avrei consigliato a me stesso di lasciar perdere ciò che era, appunto, inedito, rimanendo nel seminato. Ma si tratta appunto di una battuta fatta con sulle labbra il sorrisone di chi si è visto, invece, approvare il progetto.

10 – Caro Moreno, ti scrivo dopo aver letto “Provaci ancora, Cico” e mi sono venute in mente due domande. La prima riguarda la possibilità di riutilizzare, come ambientazione, la casa di Artemius dove, magari, si possono trovare altri appunti per creare nuovi animali. In questo caso, cosa ne penseresti? Per la seconda, quando avviene e, se mai è stata narrata, la compravendita del trading post di Pleasant Point da parte di Peabody nei confronti del vecchio proprietario Bart?

Riguardo ad Artemius, chissà se il racconto di Cico sulle origini del Going-Going corrisponde più o meno a fatti reali o si è inventato tutto (come viene adombrato da qualcuno). In ogni caso lo spunto è interessante. Riguardo il passaggio di proprietà tra Bart e Peabody, non si è mai saputo come sia andata. Mi pare che Peabody faccia improvvisamente apparizione come gestore del trading post in una storia di Boselli. Magari un giorno ne sapremo di più, forse in un Color dedicato al passato di Peabody.

11 – Caro Moreno, come si svolge la sua giornata lavorativa?

Dato che lavoro tutti i giorni, tutte le mie giornate sono lavorative. Se mi trovo a Milano (tre o quattro giorni ogni settimana) raggiungo a piedi la Casa editrice e prendo possesso della scrivania sempre ingombra di pile di foglie e di fumetti riguardanti le urgenze a cui far fronte: albi da mandare in edicola (revisioni, letture, riletture, correzioni), testi da scrivere (redazionali, rubriche, introduzioni, pubblicità), lettere a cui rispondere, proposte da esaminare, autori da coordinare e indirizzare, riunioni a cui partecipare… Dopo l’ufficio, se posso vado in palestra. Poi a casa, dove per lo più giaccio in coma sul letto in posa da uomo vitruviano. Fuori da Milano, di solito viaggio per tornare in Toscana o per raggiungere kermesse o manifestazioni a cui sono invitato. In ogni caso mi porto dietro il portatile e approfitto di ogni minuto per scrivere sceneggiature.

12 – Caro Moreno, quali potrebbero essere il linguaggio e gli argomenti da utilizzare per far affezionare un pubblico adolescente ad un fumetto come Zagor?

“Questo è un fumetto che mi è molto piaciuto, mi ha divertito ed emozionato, ha arricchito la mia vita. Potrebbe piacere anche a te, è una cosa bella, e non c’è motivo per cui un ragazzo non debba apprezzare una cosa bella in più.” Tuttavia mi preme sottolineare una cosa: non si tratta solo di Zagor, ma di abituare i ragazzi a leggere, vedere, partecipare in generale, sollecitandoli a uscire dalle bolle totalizzanti in cui si rinchiudono diventando refrattari a ogni proposta. C’è da far affezionare gli adolescenti anche al teatro, voglio dire.

13 – Gentile Moreno, immagino che incastrare sceneggiature e disegnatori sia molto difficile, per cui ti chiedo come mai, e cito gli esempi più illustri, ovvero Mortimer e Kandrax, sono stati prima disegnati da taluni e poi da altri? A parte questioni di (toccare corna) morte, e questioni riguardanti la programmazione, ci sono motivi precisi del perché non sempre uno stesso autore si ritrova a disegnare un personaggio NON periodico come i comprimari storici di Zagor?

Non sempre i disegnatori che hanno illustrato una storia sono liberi al momento in cui si decide di farne un seguito, e a volta gli impegni che hanno (chiamati a illustrare altre storie) li occuperanno per mesi. In alcuni casi gli stessi autori esprimono il parere di cambiare. Una avventura di Zagor occupa un illustratore per due o tre anni, se gli facciamo fare il sequel saranno quattro, cinque, sei anni sempre con lo stesso argomento. C’è poi il desiderio di sperimentare e di far interpretare un certo villain da mani diverse (persino il Joker cinematografico, nei film di Batman, è stato interpretato da attori differenti e tutti abbiamo potuto apprezzarne le variazioni). Anche ai tempi di Nolitta il super nemico Hellingen è stato affidato prima a Ferri, poi a Donatelli, poi ancora a Ferri.

14 – Caro Moreno, da appassionato di Dylan Dog, e dopo le loro prove non in tandem, pensa che sia Claudio Chiaverotti che Luigi Piccatto possano essere presi in considerazione per una nuova storia su Zagor da fare insieme?

Chiaverotti e Piccatto sono stati entrambi graditi ospiti, non escludo che possano tornare a esserlo, però, così a lume di naso, meglio se li teniamo separati affiancandoli, nel caso capitasse di ospitarli di nuovo, ad autori del nostro staff che garantiscano aderenza alla “zagorianità”.

15 – Caro Moreno, vorrei togliermi una curiosità. In edicola stanno uscendo storie disegnate dai fratelli Cassaro e ti chiedo se siano giacenze di magazzino perché, se non erro, sono andati in pensione. Confermi questa informazione?

In questo momento, i fratelli Cassaro non stanno disegnando Zagor. L’ultima storia uscita con il loro nome sotto il titolo è stata “La bestia rara”, contenuta in “Provaci ancora Cico”, che peraltro è stata completata pochi mesi prima della pubblicazione. Tuttavia è in programmazione un’altra storia realizzata in precedenza, in uscita nei prossimi mesi (in una veste insolita). Ci sono altre loro storie pronte, riguardo alle quali rimando alla risposta 2. Che dire circa la “pensione”? Nessun fumettista in realtà ci va mai, perché l’istinto a disegnare è sempre più forte del desiderio di riposo. Diciamo che Gaspare e Gaetano hanno soltanto interrotto la loro collaborazione con Zagor, iniziata nel 1995 (con una storia mia, se non ricordo male).

16 – Caro Moreno, oltre ai già citati in questo Blog Ben Stevens e Mohican Jack, quali altri personaggi defunti della saga di Zagor non farebbe più tornare, se non in flashback, per non rovinarne il ricordo?

La questione è se il ritorno è giustificato da una storia sorretta da una buona idea o no. Potrei dire che lascerei riposare in pace Capitan Serpente o il dottor Stubb, Manetola o Shyer,  ma poi magari di fronte a una proposta superlativa che prevede la loro ricomparsa sulle scene tutto diventa possibile. Per il momento sono più che convinto di avere dei meriti nel  mancato ritorno di un personaggio che non è morto, Cinzia Bradmeyer.

17 – Gentile Moreno, dopo la rilettura della storia “Il terrore dal mare” mi è caduto l’occhio sulla frase di Wolfingham ad Octavius quando gli dice che ha preso il Sigillo di Dagon a degli alchimisti tedeschi. Potrebbe essere un buono spunto per una storia futura che racconti questo antefatto? E gli alchimisti tedeschi potrebbero essere al centro di una storia che racconta la genesi dell’oggetto?

Sia del Sigillo di Dagon che delle vicende narrate ne “Il terrore dal mare” sentiremo presto riparlare in un paio di prossime storie.

18 – Caro Moreno, nella storia “Quando il mostro è in vacanza”, del Dylan Dog Old Boy di giugno 2021, viene citato e sembra apparire il Barone Bela Rakosi. Ti voglio chiedere se, da arcivampiro, sia veramente immortale, dando così da pensare al fatto che Zagor, nella serie mensile, prossimamente, non riuscirà del tutto a sconfiggerlo.

La citazione c’è, come omaggio. La sorte di Rakosi a scopriremo sull’albo di novembre, “Il castello del vampiro”.

19 – Gentile Moreno, prima di diventare sceneggiatore Bonelli, lei era curatore di una fanzine. Quali sono i più bei ricordi di quel periodo?

Anche in questo caso mi sento di rimandare, per una risposta più completa ed esauriente, al mio libro “Io e Zagor”. Non credo sia possibile, per chi non ha vissuto quel periodo, capire che cos’erano  le fanzine. Cioè, le fans magazines, le riviste fatte da appassionati. Pubblicazioni che in quegli anni (Settanta, Ottanta)  erano poverissime, scritte a macchina, stampate con il ciclostile o in offset. Però contenevano ritratti di autori, cronologie di collane, recensioni e annunci – tutte cose che allora era impossibile reperire altrove. Non c’era Internet come oggi. Poco più che ventenne, scoprii l’esistenza di Fumo di China e per trovarla dovevo raggiungere, dalla campagna dove abitavo, in centro a Firenze, nella prima fumetteria aperta in città. Su Fumo di China venivano pubblicate le recensioni di altre fanzine, e per procurarsi quelle bisognava scrivere a chi le realizzava, o battere a tappeto le fiere e le mostre mercato. Per fortuna, nella mia zona se ne organizzavano due piuttosto importanti: il Salone del Fumetto e del Fantastico di Prato, e Lucca Comics. Quest’ultima, era ancora ospitata soltanto nel ristretto spazio del Palazzetto dello Sport. Mi si aprì un mondo. Fino ad allora avevo coltivato in solitudine la mia passione per i fumetti, a parte lo scambio di pareri che potevo avere con quei due o tre amici con cui la condividevo. Scoprii che c’erano appassionati organizzati in associazioni e club e tutto un fiorire di pubblicazioni amatoriali con cui tenersi in contatto, informarsi, essere aggiornati. Mi venne voglia di dar vita anch’io a un gruppo e a una fanzine. Fu così che nacque Collezionare. I fondi disponibili erano unicamente quelli ricavati dall’autotassazione: perciò, il primo numero di Collezionare fu un vergognoso ciclostilato di appena quattro pagine stampato in sessanta esemplari distribuiti gratuitamente fra amici e parenti. Coi numeri successivi (appena un po’ rimpolpati in quanto a pagine, ma sempre malamente stampati e con tirature limitatissime) tentammo un esperimento: pregammo la signora Giuliana, titolare del famoso “Rifugio del Fumetto” di Campi Bisenzio, di distribuire copie omaggio della fanzine ai suoi clienti più affezionati. Nonostante la nostra piccola rivista fosse di una povertà imbarazzante, spedii a Sergio Bonelli una copia del terzo numero - in cui c’era un articolo su Gallieno Ferri. Sergio ci rispose facendoci i complimenti e lodando il nostro spirito di iniziativa. A quel punto mandammo in visione Collezionare anche alla redazione bolognese di Fumo di China, che pubblicò una recensione positiva, per cui cominciammo a ricevere delle lettere da parte di quelli che l’avevano vista e avevano scoperto la nostra esistenza - accadde sul n° 27 del novembre 1986.

20 – Caro Moreno, Darkwood è una regione fantastica dove può accadere di tutto, ma ti voglio chiedere se hai mai pensato o tu sia mai stato stuzzicato nel voler spiegare, se spiegazione esiste, della calamità di mostri, alieni, ecc. che la stessa riesce a racchiudere al proprio interno.

Ci ho pensato, ma o sempre rinunciato all’idea perché in fondo non si può spiegare la magia. E poi mi avrebbero dato dello spiegazionista.

 

Nessun commento:

Posta un commento