giovedì 10 agosto 2017

Zagor Collezione Storica a Colori: Licantropia! (ZCSC201)


Il duecentunesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro il licantropo di Asher Mills, nonché le prime pagine della storia “Huron Lake”.



PLENILUNIO

Terence Clemons, un maestro di scuola vecchio amico del dottor Metrevelic ed esperto di ipnotismo, chiede il suo aiuto e quello di Zagor e Cico per risolvere il mistero delle morti inquietanti che si susseguono ad Asher Mill, un villaggio isolato tra le montagne. Le vittime (una ragazza di nome Drew e Darius, l’aiutante del fattore Jonhatan) sembrano state dilaniate da una belva feroce, qualcuno dice che il colpevole sia un licantropo! Nel paese regna il terrore, nell’attesa dell’imminente notte di luna piena...
Seguendo le tracce del licantropo, fuggito nella foresta dopo aver ucciso il reverendo Stone ed essere stato ferito da Zagor con una croce d’argento, lo Spirito con la Scure giunge a una capanna in una radura fra gli alberi, dove sembra essere nascosta la chiave del mistero. È la dimora di tre rissosi e giganteschi gemelli taglialegna: Louis, Matt e Derek Rhodan, uno dei quali, Matt, ha sul corpo i segni del precedente combattimento di Zagor con il licantropo!
Ma il licantropo appare all’improvviso e li uccide tutti e tre, rimanendo a sua volta ferito mortalmente da un pugnale d’argento forgiato da Zagor. Trovato il corpo del mostro, Zagor scopre che trattasi del fattore Jonhatan.
Ma davvero la minaccia del licantropo è svanita quando la lama d’argento impugnata da Zagor è riuscita a ucciderlo? Quella notte appare in sogno a Zagor Tawar, lo stregone dei Tunican morto nella storia L’assassino di Darkwood, che gli rivela che “uno è l’ululato ma molti sono i lupi” e gli suggerisce di cercare “qualcuno che gli insegni a leggere i segni”… Quindi i licantropi sono più di uno: Matt Rhodan, il fattore Johnatan e…? Inoltre, gli uomini lupo davano l’impressione di colpire delle vittime precise, quasi che dietro esistesse un unico e preciso “mandante”…
L’intuizione risolutiva la trova il dott. Metrevelic: ad Asher Mill l’unica persona che “insegna a leggere i segni” può essere solamente il prof. Clemons! Questi, vistosi scoperto, lancia un comando ipnotico all’ultimo licantropo: Martin, il ragazzo di Drew, una delle prime vittime, che si trasforma ed inizia a lottare con Zagor, finché entrambi finiscono in un impetuoso torrente. Zagor riesce a salvarsi mentre il licantropo cade da un’alta cascata.
Nel frattempo, il prof. Clemons tenta la fuga ma rimane impigliato in una tagliola che gli recide una grossa vena; prima di morire egli rivela che, ossessionato dalla licantropia, era riuscito a creare un siero in grado di indurre la trasformazione degli uomini in lupi, con l’azione combinata di un “catalizzatore” sotto forma di pastiglia e dei raggi della luna piena che influivano sul siero.
Grazie poi alle sue capacità di ipnotista, controllava i licantropi. Ma uno di questi, sfuggito al controllo, aveva ucciso Darius, aiutante di Jonhatan. Gli abitanti di Asher Mill erano ricorsi proprio a lui perché li liberasse dalla maledizione ed egli si era visto costretto, per non suscitare sospetti, a chiedere l’aiuto di Metrevelic.
La storia ha, comunque, un parziale lieto fine perché si scopre che il giovane Martin è sopravvissuto alla caduta dalla cascata e – non prendendo le pastiglie “catalizzatrici” – non si trasformerà più in un uomo lupo.


Avventura coinvolgente e dal ritmo serrato, che vede il ritorno di un tema fantastico che da sempre mi appassiona (vedi ad es. questo mio articolo): la licantropia.
Qui Moreno Burattini, da buon razionalista, imposta la storia in modo tale che – alla fine – la spiegazione delle trasformazioni non abbia solo connotati horror ma anche una base (pseudo)scientifica. Ciò tuttavia non va ad inficiare il senso di meraviglioso che permea, comunque, tutta la narrazione, ricca di alcuni notevoli cliffhanger e di un forte alone di mistero che circonda l’identità del licantropo (che si scoprirà essere più d’uno). 
Ottimo il prologo colmo di tensione, che riesce a creare la giusta atmosfera di orrore incombente, cui fa seguito una bella e lunga gag tutta dedicata a Cico, lasciato da Zagor senza soldi in una cittadina (Damirburg: un evidente omaggio al mio amico croato Damir Zovko, grande appassionato zagoriano) dove ne combina una delle sue, botte finali comprese!
La sceneggiatura prosegue poi con coerenza narrativa e con la presenza sulla scena di uno Zagor molto nolittiano (un dialogo da applauso: “Ma... Che cosa pensa di fare? Non ce la farà mai!”, “Aspettate a dirlo, dottore! Lui è Zagor!”).
Troviamo anche un bel paio di flashback sul vampiro Rakosi e sull’uomo lupo Dott. Stubb, che ci ricordano due bellissime avventure del passato. Anche diversi rimandi a personaggi e ad altri episodi del passato (L’inferno dei vivi, Tawar, Mister Mister, Hellingen) sono pienamente coerenti all’interno del corpus della narrazione.
Mi è parsa molto coinvolgente e significativa la scena dei cittadini di Asher Mill che accolgono con rispetto reverenziale coloro che sono venuti a salvarli dal licantropo; così come appassionante il primo scontro di Zagor con il licantropo all’interno del campanile…
Burattini conferma, inoltre, la sua notevole capacità di narrare vicende in cui pone il lettore nella condizione di poter intuire quale potrebbe essere la possibile soluzione finale, ma nel contempo gli lascia pensare che quello che “appare” possibile in realtà potrebbe svilupparsi in tutt’altra maniera. Naturalmente questa capacità di creare mistero e tensione mette l’autore nella necessità di arrivare poi ad un finale che deve essere all’altezza delle aspettative.
 Devo dire che questa volta Burattini vi è pienamente riuscito: tutti i nodi vengono sciolti in modo preciso, anche se qualcuno – come al solito – si lamenterà delle “lunghe” spiegazioni finali… A mio parere sono comunque tutte necessarie e conferiscono al lettore i giusti parametri per inquadrare sia dal punto di vista motivazionale che cronologico l’intera vicenda.
Insomma, proprio una bella storia. Emozionante, avventurosa, misteriosa e coinvolgente.



              Voglio ora spendere due parole sul disegnatore esordiente, il siciliano Joevito Nuccio.
Devo dire, innanzitutto, che Joevito è un amico. È il primo forumista di SCLS che ho conosciuto di persona (v. qui) e si può dire che incarna il sogno realizzato di qualunque appassionato zagoriano: essere riuscito ad entrare a far parte della squadra degli autori dello Spirito con la Scure. Vi lascio quindi immaginare la mia emozione quando ho potuto vedere finalmente pubblicati i suoi bellissimi disegni!
 Tra l’altro, egli è l’unico dei disegnatori dell’ultima generazione a non essere passato da nessun albo “di prova” (come spesso è stata utilizzata, ad es., la collana Almanacchi), ma ha esordito subito sulla serie ammiraglia: e ciò è sicuramente un gran titolo di merito.
I suoi disegni, che all’inizio sembrano un po’ “acerbi”, dopo le prime pagine decollano letteralmente, rendendo la sua performance decisamente convincente. Le atmosfere misteriose ed horror della storia prendono vita attraverso le sue matite e le sue chine, con fisionomie classiche ed un dinamismo che ricordano, sì, Gallieno Ferri, ma che fanno affiorare anche il tratto di un disegnatore nuovo, moderno, tridimensionale, capace di bucare la pagina con prospettive ed espressività, con inquadrature ardite e ipercinetiche, con ambientazioni curate e particolareggiate.
Bravo Joevito! Continua così!

Ed ecco le consuete “osservazioni sulla storia” di Moreno Burattini tratte dalle pagine del Forum SCLS del 2010.

In merito all’utilizzo del sistema del “pendolino”, mutuato dalla storia Il ritorno del vampiro, e sul fatto che proprio Zagor e Cico siano stati convocati ad Asher Mill per combattere il licantropo:

A proposito del pendolino, spero non sia sfuggito a nessuno che, in realtà, il mio recupero dell’espediente serve per chiarire una volta per tutte che Cico non ha nessun particolare potere di "radioestesista". Per caso, per fortuna, o per gli influssi degli astri, ne manifestò nella storia di Castelli, ma poi è tornato (o è sempre stato) un uomo normale. Questo perché se Cico avesse quei poteri, potrebbe usarli ogni volta e trovare subito dove si nascono i nemici di turno: Ylenia, il Mutante, Mortimer non avrebbero scampo. Meglio chiarire che il caso del ritorno del vampiro fu un’eccezione! In più, l’idea è servita per sorprendere un po’ i lettori: tutti avrebbero immaginato che fosse stato Zagor il convocato per risolvere il mistero, invece è Cico.
Del resto, Metrevelic non poteva non ricordare che Cico era stato utile nel caso del vampiro e, saputo del pericolo ad Asher Mill, non poteva non pensare che il messicano avrebbe potuto essere utile di nuovo.
Ne approfitto anche per chiarire qualche dubbio sul perché Zagor e Cico arrivino un po’ come "salvatori" del paese agli occhi della gente. Non è così strano, anzi, è del tutto logico. Se io sono il dottor Metrevelic e ho vissuto delle esperienze incredibili come quelle dei ripetuti scontri con dei vampiri, e ho degli amici che hanno lottato anche contro un licantropo, perché non dovrei dirlo scrivendo o parlando con un altro mio amico molto interessato alle leggende sull’Uomo Lupo? Anzi, lo racconterei con molta enfasi, così come uno scampato a un disastro aereo racconterebbe agli amici la propria esperienza (ho per l’appunto un amico che ne ha fatta una del genere e non solo me l’ha raccontata, ma io la racconto ai miei amici se capita di parlare di argomenti del genere).
E in un piccolo paese senza televisione, isolato fra le montagne, se un personaggio come Clemons avesse riferito una volta a uno dei popolani il racconto di Metrevelic, è logico che questo racconto sarebbe passato di bocca in bocca nelle veglie serali attorno al fuoco (chi non lo crede, è perché non ha coscienza di che cosa erano le veglie serali attorno al fuoco nei mesi invernali nei paesi di montagna, prima dell’avvento della televisione). Nei racconti, poi, ciò che si narra assume inevitabilmente un tono di leggenda e nella fantasia di tutti i fatti si ingigantiscono. E quando poi un Uomo Lupo arriva davvero a minacciare la collettività, a tutti viene in mente quel racconto di quella volta in cui un amico di un amico aveva risolto un caso simile. E soprattutto può venire in mente a Clemons, che ha contatto diretto con Metrevelic. E addirittura, può venire in mentre a Metrevelic stesso che propone allo stesso Clemons di invitare Zagor e Cico per cercare di essere d’aiuto.
Mi pare tutto non solo logico, ma quasi inevitabile, al punto che sarebbe stato più illogico che Zagor e Cico, con i loro precedenti, non fossero stati invitati. Mi immagino il popolano che dice a Clemons: qui abbiamo un Uomo Lupo, perché non scrivete a quel vostro amico dottore che ha affrontato i vampiri e che conosce quelli che hanno ucciso una volta un licantropo? E Clemons: ma no, ma perché volete disturbare la gente? Cerchiamo di cavarcela da soli. E gli altri: ma sì, avete ragione, che sarà mai un Uomo Lupo.
Dato che un dialogo del genere sarebbe stato assurdo, Cico e Zagor arrivano. È ovvio che la gente impaurita dal mostro li guardi con speranza e con rispetto: non solo sono quelli di cui hanno favoleggiato nelle loro veglie, ma sono anche le loro uniche speranze.
Secondo me, tutto ciò ha perfettamente senso”.

Ad un forumista che scriveva di avere apprezzato il dialogo colto tra il prof. Metrevelic e il prof. Clemons, Moreno rispondeva:

Personalmente, mi piacciono le dissertazioni "colte" fra i personaggi di un fumetto o di un romanzo o di un film che approfondiscono le tematiche della storia. Un esempio su tutti, i dialoghi fra Leigh Teabing e Robert Langdon nel "Codice da Vinci". Ma potrei continuare rammentando "Il nome della Rosa", o, in tutt’altro ambito letterario, le fantastiche dissertazioni su arte e filosofia nell’"Eleganza del riccio". Nella saga zagoriana, gli esempi non si contano: nella prima storia haitiana Tullius erudisce lo Spirito con la Scure sull’origine del Vudu, e nella storia dei samurai, mister Ferguson fa una conferenza sugli usi e costumi del Giappone, e così via. Nolitta, in Mister No, dedica pagine e pagine all’approfondimento dell’antropologia culturale sudamericana.
Concluderò citando il mio amato Isaac Asimov, che ha scritto addirittura un intero racconto, "Biliardo darwiniano", in cui i protagonisti non fanno altro che parlare fra loro (non succede assolutamente niente) ma che conversazione affascinante (e che finale inquietante)”.

Durante la lavorazione della storia, il nome del maestro di scuola di Asher Mill era Clarence Clemons (poi cambiato in “Terence” in sede di pubblicazione). A chi gli chiedeva se la sua fonte di ispirazione fosse l’omonimo sassofonista statunitense, noto per essere stato collaboratore di Bruce Springsteen, Moreno spiegava divertito:

Eh... è presto detto.
Cercavo un nome che suonasse bene per uno dei protagonisti della storia di Joevito. Di solito prendo il Dizionario dei Film e cerco dei nomi e cognomi di attori, oppure libri di storia con in appendice l’indice dei nomi citati. In quel caso avevo sottomano la custodia di un CD di Zucchero che stavo ascoltando in quel momento e mi cade l’occhio sull’elenco dei nomi dei musicisti. Vedo che c’è un sassofonista di nome Clarence Clemons. Mi sono detto: “Che bel nome! È ciò che mi serve!” Poi scopro da Joevito che trattasi di personaggio celeberrimo perché collaboratore di Bruce Springsteen, una sorta di mito vivente. È ovvio a questo punto che il nostro Clarence Clemons ha cambiato nome.
PS - Tutto ciò non significa che io non sia springsteeniano. Anzi, quando ho sentito qualche pezzo alla radio o in casa d’altri l’ho apprezzato molto. Non più di un mese fa, su dai grafici ascoltavano un CD recente in cui sembrava che il boss suonasse musica celtica o irlandese e non rock. Il fatto è che non si possono comprare tutti i CD che escono, per cui si fanno delle scelte, e le scelte si fanno sulla base dei propri gusti, e i miei gusti prediligono la musica italiana. Però, e qui sta la differenza fra me e i rockettari, se qualcuno mi dice: “Ascolta Springsteen!” o: “Ascolta i Van Halen!” o: “Ascolta i Deep Purple!”, io prendo il CD e ascolto e apprezzo, e se mi si spiega in che cosa consiste la bellezza di un pezzo o la bravura di un interprete io apprezzo ancora di più e mi lascio guidare e consigliare. Se però io, anche per contraccambiare, propongo viceversa agli altri: “Ascolta i Pooh! Ascolta Ruggeri! Ascolta Vecchioni! Ascolta Tozzi!” gli altri mi guardano disgustati e non mi rivolgono più la parola.
PPS - Ho usato l’espressione “comprare un CD”. Quando sono tornato in redazione, qualche settimana fa, con il nuovo CD di Max Pezzali, Mirko Perniola che era qui mi ha guardato sbigottito e mi ha detto: “Sei commovente, l’ultimo al mondo che compra i CD”. Pare infatti che nessuno lo faccia più e che tutti scarichino da Internet”.

Alla domanda se la scelta di non far sbranare Clemons dai lupi fosse stabilita sin dall’inizio o se si trattasse di un’illuminazione nata in corso d’opera, Burattini rispondeva:

La scelta di non far sbranare Clemons è stata una illuminazione in corso d’opera, che mi è parsa ottimale per fare in modo che i lupi fossero in qualche modo strumento del destino (sono loro che spingono il maestro verso la tagliola) ma al tempo stesso non sembrassero più belve dell’assassino che puniscono. Mi pare che la soluzione funzioni”.

A due domande sul personaggio di Matt Rhodan, e cioè se lui fosse consapevole di essere un uomo lupo e sul perché – quando viene aggredito dal licantropo/Jonhatan – egli dice “Non puoi…”, Moreno chiariva:

Secondo me, quando è stato ipnotizzato, Matt ha ricevuto precise istruzioni di dimenticare e di cercare scuse il più possibile plausibili per giustificare assenze e stranezze rispondendo a eventuali domande in proposito. Clemons potrebbe aver suggerito alcune spiegazioni possibili, come quella di un incidente da bambino per giustificare la presenza di eventuali cicatrici. Tuttavia, inconsciamente, Matt sa che c’è un legame fra lui e l’uomo lupo, fra lui e la luna.
Non ho spiegato il motivo della frase di Matt a Jonhatan perché ogni lettore può dare una sua interpretazione e qualunque cosa avessero supposto Zagor o Metrevelic avrebbe potuto essere solo una congettura (nessuno potrebbe dire con certezza che cosa stesse pensando Matt). Però, è chiaro che Matt percepisce istintivamente una duplice verità: lui e il mostro hanno qualcosa in comune, ma al tempo stesso non c’è niente da fare (inconsciamente SA che la furia del Licantropo non lascia scampo). Per questo si rassegna a farsi uccidere. Io, almeno, la vedo così”.

Anche se non specificatamente attinente a questa storia, mi sembra importante riportare l’interessante risposta di Burattini a un forumista che gli poneva le seguenti domande sul suo modo di gestire una sceneggiatura:
1) Tu fissi il disegno in una striscia, descrivi l’ambiente con i personaggi e detti un testo ben preciso. Immagino poi che questo plico con la sceneggiatura lo darai al disegnatore e tu conoscendolo, sarai più prolisso o meno a seconda di come sai che ti interpreterà.
2) Quanto il disegnatore può permettersi di modificare la divisione della tavola in vignette o il testo?
3) Il testo deve essere rispettato sempre e in modo letterale?
4) Per una storia esistono dei “modelli” di lunghezza? Se sì, quali sono? Mi spiego meglio: sai già quanto la storia deve essere lunga in tavole e quindi adegui la narrazione a quello oppure vai a ruota libera e quando finisce, finisce (a parte quando deve concludersi fisicamente con la fine dell’albo)?

Eccomi alle risposte.
1) Effettivamente a volte sono più dettagliato a volte meno, non solo sulla base del talento del disegnatore (è chiaro che se so che certe scene potrebbero essere più problematiche per qualcuno, cerco di spiegarle meglio, mentre se sono convinto che chi disegna vada sul velluto sono molto essenziale) ma anche sulla base della difficoltà della scena da illustrare. Se si tratta solo di far camminare Zagor e Cico nella foresta, non devo spiegare nulla di particolare, basta invitare il disegnatore a rifarsi a mille esempi già visti per capire il tipo di ambientazione. Se si tratta di descrivere un ambiente nuovo (come per esempio il porto del Callao a Lima dove Zagor è sbarcato in una storia che sto scrivendo adesso) sono enciclopedico nella descrizione e nella documentazione. Sono più attento con i nuovi disegnatori e più rilassato con quelli già rodati, com’è logico.
2) Il disegnatore in teoria non può permettersi di cambiare la divisione in vignette né tantomeno il dialogo, però se nota un evidente errore in un balloon o ha un’idea per migliorare la scansione della scena mi può chiamare e suggerire una modifica, dato che tutti lavoriamo al miglior risultato possibile. Certo che se io scrivo che servono sei vignette e me ne ritrovo quattro, se chiedo un campo lungo e trovo un primo piano, non va bene: a ciascuno il suo lavoro!
3) Sempre, sì. In modo letterale, no. Si cerca di collaborare per ottenere il meglio, ognuno secondo il suo talento. Io suggerisco una scena, una inquadratura, a volte soltanto una situazione: il disegnatore è chiamato a capire il senso più che la lettera della scena. A me fa piacere se un disegnatore è coinvolto nel racconto e si sente, dal modo in cui lo interpreta, che ci mette del suo. Ma di "interpretazione" si tratta, appunto. Come un cantante che interpreta una canzone: si rispetta un testo, uno spartito, ma quanta differenza tra un interprete e un altro!
4) I modelli di lunghezza sono un albo di 94 pagine (per esempio, un Almanacco); un albo di 160 pagine (lo Speciale); 188 pagine = 2 albi; poi tre albi o quattro se proprio è una storiona. Per il Maxi abbiamo deciso di non fare più storie di 318 ma di limitarci a 286 (o meno, scendendo per sedicesimi). In genere cerchiamo di stare in questi limiti. Poi, se alcune storie particolari necessitano lunghezze spurie (due albi e mezzo, tre albi e mezzo) se ne può parlare. Ovviamente la lunghezza di una sceneggiatura deve essere commisurata agli eventi previsti dal soggetto. Non si possono far stare in 94 pagine gli eventi di "Odissea Americana", non si possono dilatare in quattro albi i fatti di Indian Circus (se restano solo quelli). In genere non vado a ruota libera, cerco di attenermi ai limiti, e soprattutto cerco di rispettare un mio "metronomo" interiore e suonare "a tempo" sulla base del ritmo di Zagor, per cui senza allungare il brodo o senza singhiozzi sincopati.
Poi, se nuove idee che mi sono venute o esigenze narrative particolari mi fanno capire che non posso stare in due albi o tre albi esatti, decido di allungare (se ci sono i tempi e per il bene della storia)”.

Rimanendo in tema di sceneggiature, chiudo con questa “chicca” (sempre ad opera di Moreno Burattini).

Visto che nell’albo Plenilunio è piaciuta a qualcuno la scena del campanile, ecco la mia sceneggiatura originale (prima di successivi ritocchi e aggiustamenti), la sceneggiatura insomma che ha avuto in mano Joevito (e che potrete confrontare con quella pubblicata)”.

TAVOLA 90
Vignetta 1\2
Striscia. Zagor ha fatto un passo in più dentro il campanile e cambiando inquadratura vediamo il mostro alle sue spalle. Zagor se ne accorge in questo istante, e muove per ora solo gli occhi o appena la testa per voltarsi a vedere chi c’è dietro. Il mostro è in penombra con il volto e il busto, zanne e occhi che brillano nel buio, e in luce con il resto del corpo.
Sonoro: RRRGGH.
ZAGOR - ?
Vignetta 3
Busto dell’Uomo Lupo adesso visibile, denti scoperti, posa ringhiante e minacciosa!
UOMO LUPO - AAUURRGGH!
Vignetta 4
Controcampo. Soggettiva dell’uomo lupo.
Busto di Zagor che finisce di voltarsi e sgrana gli occhi!
ZAGOR - Per tutti i tamburi di Darkwood!
Vignetta 5/6
Striscia.
Artigliata dell’uomo lupo che va a vuoto perché Zagor schiva appena in tempo, con un guizzo felino! Scena dinamica quanto più puoi. Sonoro: SWIIISS.
UOMO LUPO - GROOOWWWWL!
ZAGOR - !

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TAVOLA 91
Vignetta 1
Secondo tentativo dell’Uomo Lupo, seconda spettacolare schivata di Zagor.
Sonoro: SWISS.
UOMO LUPO - AUURGH!
Vignetta 2
Zagor passa al contrattacco colpendo con la scure l’Uomo Lupo, che ringhia di dolore ma non sembra messo in difficoltà.
Sonoro: TUMP.
UOMO LUPO - UUURRGGH!
Vignetta 3\4
Striscia. Ruotandosi dopo essere stato colpito, e facendolo con velocità, l’Uomo Lupo colpisce con un’artigliata la scure di Zagor, facendola volare via. Sorpresa sul volto di Zagor.
UOMO LUPO - GROOWWWL!
ZAGOR - !
Vignetta 5
L’Uomo Lupo, senza perdere tempo, si lancia su Zagor che guarda la corda della campana in posizione tale da poter essere usata per aggrapparsi. Guarda cosa succede nella vignetta dopo e nella prossima tavola e cerca di rendere con efficacia questo movimento: il mostro vuole afferrare Zagor saltandogli addosso e Zagor lo precede balzando ad afferrare la corda con cui si sottrae alla cattura. Questa vignetta 5 e la prossima 6 devo raccontare questa cosa.
UOMO LUPO - AUURGH!
Vignetta 6
L’Uomo Lupo cerca di afferrare Zagor che però con un balzo si sottrae alla presa aggrappandosi alla corda della campana come se fosse una liana.
UOMO LUPO - !

===

TAVOLA 92
Vignetta 1
Cima del campanile. La campana suona.
Sonoro: DOOONG.
Nessun balloon, nessuna didascalia.
Vignetta 2
L’uomo Lupo allunga un braccio per afferrare Zagor che però colpisce una parete con i piedi e rimbalza appeso alla corda cambiando direzione.
Sonoro: TUMP.
UOMO LUPO - !
Vignetta 3\4
Interno del campanile.
Inquadratura dal basso. Il mostro ruota il busto e/o alza la testa vedendo Zagor girargli attorno appeso alla corda, rabbioso come King Kong contro gli aerei che li volano attorno quando è sull’Empire State Building. Vediamo la scala a pioli con cui si sale in cime al campanile a portata di mano del mostro.
UOMO LUPO - GROWWLL!
Vignetta 5
Il mostro afferra con due mani la scala a pioli interna al campanile.
UOMO LUPO - UURGH!
Vignetta 6
Scena spettacolare dell’Uomo Lupo che con la scala mobile colpisce al volo Zagor sulla schiena!
Sonoro: THUD.
ZAGOR - NNGH!

===

TAVOLA 93
Vignetta 1
Zagor cade a terra dolorante!
Sonoro: TUMP.
ZAGOR - AH!
Vignetta 2
Zagor vede l’Uomo Lupo alzare la scala per colpirlo con quella, come si farebbe con una mosca avendo lo scacciamosche.
UOMO LUPO - AUURGH!
ZAGOR - !
Vignetta 3\4
Striscia. Zagor si rotola o si tuffa appena in tempo evitando la scala che si sfascia al suolo colpendo là dove lui era fino a un momento prima.
Sonoro: CRAASH.
ZAGOR - Per mille scalpi!
Vignetta 5
Zagor riesce a impugnare la pistola, stando a terra con la schiena al termine della rotolata.
ZAGOR - !
Vignetta 6
Zagor da terra spara due colpi contro l’Uomo Lupo, colpi che feriscono l’Uomo Lupo nell’addome.
L’Uomo Lupo geme ma non crolla, ovviamente!
Sonoro: BANG BANG.
UOMO LUPO - UURRGGH!

2 commenti:

  1. Storia intrigante, misteriosa ed avvincente nella prima parte con il culmine nella citata scena del campanile mentre cala un pò nella seconda in cui gli eventi a mio parere si succedono un pò troppo velocemente. Nonostante l' avventura non sia corta mi sono chiesto: "Già è finita?". Un pò com' era successo con "Il segno del male".
    Bella la classica ambientazione boscoso-montana con il paesino in cui tutti si conoscono tra segreti ed omertà.
    Una dimostrazione riuscita comunque di come un soggetto già ben sfruttato possa essere riutilizzato in maniera tosta come già accaduto con il genere carcerario. Bell' esordio di Joevito Nuccio. Davvero spaventosi i suoi licantropi.

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