Il numero 208 contiene la maggior parte dell’avventura di Zagor contro i negromanti
di Kush; il numero 209 contiene la conclusione dell’avventura di Zagor contro il dio della
polvere,
nonché la prima parte della storia “Alligator Bayou”.
LO
SCETTRO DI TIN-HINAN
Nello scettro di Tin-Hinan è contenuta l’ultima
gemma superstite, tra quelle provenienti dallo scomparso continente di Atlantis
che avrebbero potuto formare la pericolosa Chiave della Conoscenza... Le altre
gemme, pare, sono scomparse per sempre con il diabolico professor Richter.
Ma allora, perché, nel Sahara, la
principessa Marada è stata misteriosamente rapita insieme allo scettro e
portata in America? Chi è il misterioso uomo dalla maschera d’oro alleato degli
stregoni kushiti Moridian e Yetizad che guidano dei cadaveri viventi all’assalto
di una pacifica famiglia di coloni di Darkwood?
Tutti enigmi a cui lo Spirito con la Scure
non può dare per ora una soluzione, impegnato com’è a battersi contro le Forze
delle Tenebre! Fortunatamente, anch’egli alla ricerca della sposa rapita,
Andrew Cain è a Darkwood con i suoi guerrieri Tuareg, pronto a dar man forte a
Zagor contro i negromanti kushiti e i loro cadaveri viventi. Ma un nemico dalle
mire ambiziose trama nell’ombra: il misterioso uomo dalla maschera d’oro si
rivela essere il professor Ludwig Richter, sopravvissuto all’ultimo
scontro con Zagor e ancora in possesso delle pietre di Atlantide. L’ultima di
queste pietre è incastonata nello scettro di Marada e quindi ora il malvagio
professore può costruire la Chiave della Conoscenza, che gli conferirebbe un
potere oltre ogni immaginazione!
Presto nella partita entrerà, suo malgrado,
anche l’archeologo Dexter Green (l’unico che potrebbe sapere perché Richter è
venuto in America e quali sono le sue vere intenzioni), mentre contro i nostri
eroi si prepara un’arma micidiale e invincibile: il sinistro dio della polvere
che tutto distrugge sul suo cammino. Dissepolta dalle sabbie del deserto e
soggiogata dalla magia dei negromanti kushiti, la creatura che appare come una
lucente nebbia verdastra è invulnerabile alle armi comuni e impossibile da
fermare. Zagor, Cico, Cain e i Tuareg riescono con uno stratagemma a sfuggire
al mortale abbraccio del dio della polvere, e chi ne pagherà le conseguenze
sarà lo stregone Moridian che l’aveva evocato; quindi viaggiano in direzione di
Philadelphia, per rintracciare Dexter Green alla base di Altrove.
L’archeologo, frattanto, cade nella trappola
ordita dal suo nemico di sempre, il professor Richter, e diviene suo
prigioniero insieme a Marada.
Con l’aiuto degli agenti di Altrove e del
fedele amico di Dexter Green, Yambo, si apre la caccia ai rapitori. Riusciranno
Zagor e Cain a salvare Marada e l’archeologo, prima che Richter e il negromante
kushita Yetizad li trasformino in schiavi del Male o zombi privi di volontà? La
lotta prosegue in alto mare, tra un battello a vapore della marina americana e
il veliero maledetto degli zombi.
Dopo l’arrembaggio dei marines alla loro
nave, per gli avversari di Zagor sembra scoccata l’ultima ora... Ma il
diabolico professor Richter ha a disposizione un favoloso asso nella manica:
riesce a fuggire con Yetizad a bordo di un’avveniristica navetta atlantidea
portandosi con sé Marada e un Dexter Green posseduto dagli spiriti infernali di
Kush! Zagor però è riuscito a salire a bordo con loro e riesce a uccidere
Yetizad prima che la navicella si schianti al suolo.
Marada riesce a liberarsi e presto ritorna
insieme al suo Cain, mentre Richter fugge con lo scrigno di pietre e viene inseguito
prima da Zagor e poi da Dexter Green. Lo Spirito con la Scure lo raggiunge e
nel duello Richter precipita da una scogliera. Impossessatosi dello scrigno con
le pietre, Zagor finisce tra le sabbie mobili dove voleva gettare il
contenitore: sopraggiunge Dexter Green che sorprendentemente afferra lo scrigno
e lascia Zagor ad affondare!
Il nostro eroe viene salvato dagli amici
sopraggiunti: Cain, Marada e i Tuareg decidono di tornare in
Africa, mentre Zagor e Cico proseguono nella ricerca di Dexter Green,
diretto, come aveva a suo tempo programmato Richter, in Sudamerica...
Con questa avventura
si creano i presupposti per la successiva trasferta di Zagor in Sudamerica,
durante la quale egli darà la caccia (per quasi due anni editoriali) all’(ex?)amico
Dexter Green
per impedirgli di usare le pietre atlantidee delle quali si è impossessato.
Inoltre la
storia si ricollega a tutte le vicende passate che hanno trattato la tematica
del continente inabissato di Atlantide, con il ritorno di vari characters, più o meno importanti, che avevano
partecipato a tali avventure, tra i quali spiccano sicuramente Andrew Cain,
Dexter Green e Ludwig Richter.
Mauro Boselli tesse come di consueto
una storia molto lunga (più di 400 tavole) profondendovi uno sforzo narrativo
notevole, mettendo in scena una miriade di personaggi (anche questa è una sua
caratteristica) e fondendo molto bene insieme tematiche fantascientifiche,
magia e orrore.
Un’avventura
senza momenti morti, piacevole da seguire e che
suggestiona il lettore tenendolo incollato alle pagine. I diversi scenari che
si incontrano nel corso della storia sono tutti molto suggestivi e i vari
mostri e personaggi secondari vengono “eliminati” progressivamente, una volta
terminata la loro utilità ai fini della storia (ad es. Alidora, Fayed, il dio
della polvere, Moridian, zombi) con un susseguirsi di ottime trovate
autoconclusive.
La figura del
malvagio Richter viene a mio parere ulteriormente approfondita, emergendo ancor
più il ritratto di uno studioso ambiguamente diviso fra
magia e scienza, fra occultismo e tecnologia.
Il colpo di scena finale del tradimento di Dexter Green, poi, connesso
con il rituale kushita a cui è stato sottoposto che ha fatto entrare in lui il
“male” (con tutti i dubbi e le domande che ne derivano al lettore) mi è
sembrato una grande intuizione.
Faccio un unico “appunto” su una questione marginalissima ma che
all’epoca della prima lettura mi saltò subito all’occhio: mi sembrò del tutto
improbabile che una donna irlandese dei primi dell’800, come la madre di Zagor,
potesse leggere al figlio un testo come “Le mille e una notte”… tanto più che,
concretamente, una persona del genere poteva avere in casa tutt’al più una
Bibbia e qualche abbecedario… Comunque, ripeto, è una questione del tutto
marginale.
Resta solo da
dire dei disegni di Michele Rubini :
splendidi e titanici! Null’altro aggiungo.
Chiudo con un chiarimento di Moreno Burattini del giugno 2011 a un forumista di SCLS che sosteneva che
nella copertina dell’albo Lo scettro di Tin-Hinan il volto di Zagor non fosse stato disegnato
da Gallieno Ferri:
“La
questione è già stata spiegata innumerevoli volte, qui e altrove.
Tutte
le copertine sono sempre di Ferri. Gallieno le consegna regolarmente da
cinquant’anni.
I
collezionisti che possidono degli originali sanno (e possono testimoniare) come
fin dalle primissime ci sono alcuni interventi redazionali per sistemare
qualcosa in funzione di una migliore riuscita della cover.
C’è
un blog, di cui non ricordo il nome, dove si segnalano gli incredibili svarioni
dei fumetti: per esempio, cassettiere di con quattro cassetti che nella
vignetta dopo diventano con tre, mani con sei dita, eccetera.
Nella
prima tavola del n. 50 di Alan Ford, "Così nacque il Gruppo TNT",
Alan ha tre mani (verificare per credere).
A
tutti i disegnatori, anche i più grandi, capita di dimenticare un quadro a una
parete, sbagliare la disposizione a tavola dei personaggi tra una tavola e
l’altra, sbagliare il polso dove c’è un braccialetto e via dicendo.
In
alcune copertine succede che certi elementi diano noia al titolo, o che lo
sfondo, una volta visto colorato, sia troppo ricco (troppi elementi o troppi
personaggi) o troppo povero.
Insomma,
è normalissimo e capita dovunque che, di fronte a un disegno, sia pure di un
maestro, ci sia qualcosa da ritoccare.
Ho
fatto adesso l’esempio (che ho realmente visto) della mano con sei dita. Tu,
come lettore, preferiresti che fosse pubblicata così, o apprezzeresti di più
che un grafico provveda a correggere la svista?
Forse
la cosa migliore sarebbe far fare la correzione allo stesso autore. Ma se non
ce n’è il tempo perché l’errore è stato scoperto un’ora prima di andare in
stampa? O se l’autore è troppo impegnato a finire qualcosa di urgente per poter
rimettere mano a piccolezze che altri possono risolvere al posto suo?
Quindi,
quando serve (e solo quando serve, perché è tutto lavoro in più che nessuno ha
piacere di fare per sport), un grafico mette a posto qualcosa che, se uscisse
com’era in origine, sarebbe peggio.
La
stragrande maggioranza delle volte gli interventi sono minimi e invisibili. In
qualche caso, capita che alcun lettori più attenti vedano la mano del correttore.
Per esempio, non ci vuole l’occhio di un falco per notare un interventi di Pepe
sulla cover di Conquistadores. Non
lavoravo in redazione, all’epoca, e non so perché Michele intervenne, ma
qualche problema ci sarà stato, fosse pur anche una tazzina di caffè
rovesciatasi sull’originale poco prima della consegna in tipografia.
E
su Lo scettro di Tin-Hinan? Ora, io
non ho qui davanti a me l’original art di Ferri, ma a me il disegno pare
quello. Ricordo di aver valutato con Roberto Piere l’opportunità di qualche
piccolo aggiustamento sulla posizione degli zombi in modo da riempire meglio
gli spazi ed equilibrare gli ingombri. Forse c’erano delle linee da chiudere,
dato che la colorazione richiede che gli spazi da colorare siano ben definiti.
Dopodiché Piere ha fatto quel che c’era da fare, davvero molto poco. Non so
quanto sia intervenuto sul volto: può darsi che le rapide pennellate dello stile
attuale di Ferri suggerissero la necessità di meglio definire i lineamenti, ma
di certo non si tratta di un volto ridisegnato ex-novo: solo un aggiustamento
dei tratti fatti da Gallieno, così come si è sempre fatto”.
Alan Ford con 3 mani nel numero 50 l'ho notato subito appena preso l'albo in ristampa tanti anni fa :D
RispondiEliminaTi segnalo allora la svista nel Color Zagor "Il passato di Guitar Jim", quando Jim va via dalla casa con la borsa in mano e nella vignetta dopo la borsa sparisce per poi riapparire.
E in un'altra storia recente, non ricordo se di Tex o Zagor, un indiano tramortito aveva il fucile, poi nelle due vignette seguenti ha la pistola, per tornare a vedersi il fucile in terra.
Penso che Moreno abbia ragione su certi ritocchi, ma secondo me dovrebbe esserci un controllo sulle matite da parte della casa editrice.
Ti assicuro che un controllo sul ciascuna tavola viene fatto, anche da più persone... purtroppo c'è sempre l'errore umano che ci può mettere lo zampino!
EliminaChe queste cose, sia a livelli di disegni che di testi, accadano anche in tempi recenti lo trovo quasi incredibile!
EliminaCaro Baltor, che dire di diverso?
RispondiEliminaE' tutto vero. La storia in esame, pur essendo lunga e dipanandosi in diversi momenti e luoghi, non perde mai un colpo; protagonisti e comprimari girano, quasi in un meccanismo ad orologeria, per regalare sempre nuove emozioni e colpi di scena al lettore.
Personalmente non m piacciono le storie di magia, di horror e fantastiche. Lo stesso mito di Atlandide mi sembra un po' forzato se trattato da Zagor, ma devo dire che lo sceneggiatore lo ha reso credibile, e quindi verosimile.
Bella poi la trovata del tradimento amicale: la trasferta in sudamerica non ha nulla da invidiare alle precedenti soprattutto alla prima targata Nolitta.
Ti abbraccio
Saluti a tutti
Giovanni21
Grazie per il tuo intervento, Giovanni.
EliminaIn merito alla trasferta sudamericana nel suo complesso, devo però confessare che non mi ha entusiasmato più di tanto, non per le storie in sé quanto per l'ambientazione... questione di gusti miei, più che altro! Ciao!!!
Caro Baltor, a me invece vedere Zagor sbaragliare guardie, soldati o poliziotti "spagnoli", mi ha sempre fatto un certo effetto.. credo sia il retaggio delle letture di Emilio Salgari.
EliminaL'unica parentesi negativa della trasferta è stato il resort presso le amazzoni... ma vabbè ci sta una toppata ogni tanto...
Continua così, Ti prego!
Ciao
Giovanni21
Morbur e l'altro papà adottivo di Zagor Boss Boselli sono lettori onnivori. La mia Gola Profonda in SBE mi ha detto che Morbur una ventina di anni fa è rimasto affascinato da una testata della Image Comics ( per i lettori non onnivori, l'insieme di studios creati da transfughi Marvel come Todd McFarlane, Rob Liefeld e Jim Lee, oggi mammasantissima in DC Comics ndr ) chiamata Cyberforce. Un clone degli X-Men di allora per mano di Marc Silvestri con mutanti e cyborgs. Il leader del team - tale Stryker - aveva tre braccia destre ( di cui due robotiche ) ed un solo braccio sinistro. Erano gli anni novanta e così il mascelluto guerriero in armatura usava le braccia in più per brandire altre pistole. Una escalation del concetto per cui nel numero cento della prima serie, Spider Man si ritrovava con quattro braccia supplementari e simmetriche. Brr. Io ho letto Spidey e Cyberforce e ho continuato per la mia strada. Morbur ha continuato a rimuginare sulla cosa e sta cercando da tempo di far passare la sua idea di fornire un altro braccio a Zagor così che possa afferrare una liana , sparare e lanciare la sua mazza nello stesso tempo.
RispondiEliminaNon è ancora a punto come arrivare alla mutazione. Boss Boselli ha suggerito che Mamma Zagor oltre alle Mille ed Una Notte potrebbe aver letto al suo Zagorino anche pagine scelte del Necronomicon. Vedremo. Naturalmente se e quando Morbur avrà l'OK per procedere , occorrerà avvertire i grafici perchè non sbianchettino gli arti supplementari che l'ottimo attuale cover artist andrà seminando...
Storia che dopo il solito affascinante prologo boselliano e la divertentissima gag di Cico con la storia di Alidora magari è un pò farraginosa, però poi con l' entrata in scena di Cain alza notevolmente il tono! Il ritorno del mitico Mauro è sempre gradito. Ha scritto pagine memorabili della collana e quando cominciai a leggerla era lo scrittore principale assieme a Moreno nonché il curatore! Come si sà a volte le cose belle non durano per sempre. Arrivò Dampyr, Nizzi si defilò da Tex... e così il nostro è finito con il diventare una guest-star che un giorno chissà se farà di nuovo capolino. XD Riesco a capire cosa provarono i lettori negli anni 80 e 90 quando ormai il Sergione sceneggiava quasi solo Mister No.
RispondiEliminaIl suo stile non veniva digerito da tutti, non gli si perdonava qualche ritorno, ma comunque se Zagor esce ancora oggi e se io ho potuto cominciare a leggerlo è pure merito suo XD.
Grazie al forum SCLS ho scoperto che questa avventura era in progetto la diverso tempo e che all' inizio aveva cominciato a disegnarla Piccinelli! Rubini comunque secondo me ha fatto davvero un bel lavoro ed i suoi disegni sono davvero suggestivi e danno quel fascino misterioso ed esoterico alla vicenda come ai tempi riuscivano a fare quelli di Andreucci.
Richter finalmente è un villain tosto come non era riuscito ad essere nelle precedenti apparizioni. Poi dopo il "brusco" finale di "Ultima Thule" aspettavo che si tornasse a parlare delle pietre di Atlantide e finalmente saltasse di nuovo in mezzo alla vicenda Cain. ^^ Devo ancora leggere le tre successive storie di Boselli e spero che siano all' altezza di questa che, seppur un pò distante dai suoi capolavori, la trovo una buona avventura.