Il centosettantacinquesimo numero, che troverete in edicola domani, la conclusione dell’avventura di Zagor sulle Green Mountains, nonché la prima parte della storia “La palude dei forzati”.
LA PALUDE DEI FORZATI
Tra gli evasi dal penitenziario di
Waterwall, al confine tra Georgia e Florida, c’è un vecchio avversario di
Zagor, “Bimbo” Sullivan, più che mai desideroso di vendetta. Ma c’è anche Elias
Duff, un ritardato mentale (che sembra avere il dono di parlare con gli
animali) condannato per un delitto nella cittadina di Millward che forse non ha
commesso. La sorella dello sventurato Duff, scortata dallo Zagor, Cico e dallo
sceriffo Graham, porta al direttore del penitenziario, Bryce, un’istanza per un
nuovo interrogatorio, ma la fuga di Elias compromette tutto. Intanto, sulle
tracce dei fuggitivi, si è gettata una banda di pellirosse guidata da Quanah (cacciatori
di uomini al soldo di Bryce, il quale sembra avere un interesse particolare a
che Elias non sopravviva alla prigionia e soprattutto non possa colloquiare con
la sorella).
Non intendendo abbandonare Elias al suo
destino, Zagor nottetempo fugge dal carcere per raggiungere gli evasi e tentare
di ricondurli in prigione vivi, sottraendoli ai pellerossa.
Rita e
Cico
attendono a Waterwall e
scoprono che il direttore Bryce è in combutta con una banda di tagliagole
capeggiati da Scrawl che si erano già scontrati con Zagor dopo aver
importunato Rita. Per cui, mentre Zagor è impegnato ad impedire che i fuggitivi
vengano scalpati e a difendersi dal suo vecchio nemico “Bimbo” Sullivan (che
trova la morte colpito da una freccia dei cacciatori di evasi), Rita fugge da
Waterwall e si avventura nella palude inseguita da Scrawl e la sua banda. Anche Cico, lo
sceriffo Graham,
il direttore Bryce
e un gruppo di sorveglianti si addentrano nella palude alla ricerca di Rita.
Fortunatamente per Zagor, l’inferocito Quanah,
impazzito dal dolore da quando - tempo prima - un gruppo di evasi gli aveva trucidato
la moglie e i figli, è ossessionato da sogni nei quali Kaita, la moglie morta,
lo spinge a salvare “l’uomo che vola con gli uccelli”: cioè Elias, che
ha il potere di comunicare con gli animali!
Ecco quindi che tutti i misteri vengono
svelati: i veri assassini di Kaita sono il direttore del carcere Bryce ed i
sorveglianti, che con quell’eccidio intendevano assicurarsi i servigi di
Quanah, mentre il vero assassino di Millward non è altri che lo sceriffo Graham,
ricattato per la sua complicità con la banda di Scrawl.
Alla fine i cattivi muoiono tutti mentre l’unico
evaso sopravvissuto, Jonathan Joyce, viene lasciato libero da Zagor perché
abbia una seconda possibilità. Elias e Rita possono finalmente tornare a casa.
Ottima
storia di Burattini, molto lunga e altrettanto
complessa – nella sua accezione più positiva –, dal taglio quasi cinematografico,
ricca di azione e con risvolti gialli. Le diverse sottotrame del tessuto narrativo, tuttavia, non appesantiscono la vicenda,
che rimane fluida ed agile. Emergono evidenti gli omaggi a film quali Papillon e Il miglio verde.
Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi: lo sceriffo Graham,
il cui volto è un omaggio all’attore John Wayne; il perfido direttore del carcere
Bryce; l’eterogeneo gruppo di evasi (tre su tutti: Coffee, Joyce e Mc Nally),
che lottano per sopravvivere e che, forse, meriterebbero davvero una seconda chance; l’indiano Quanah, avversario carico
di fascino e dalla personalità tormentata, ricolma d’odio e desiderio di
vendetta; la giovane Rita, personaggio femminile “moderno”, uno dei punti di
forza della storia; ed infine “Bimbo” Sullivan che, nato come nemico minore, è
via via diventato sempre più pericoloso nel corso della saga zagoriana e che Burattini, dopo averlo reso ancora più cattivo,
lo elimina (del tutto inaspettatamente per il lettore) con una fine degna delle
sue nefandezze.
Pur
fra tutti questi personaggi, Zagor ha sempre il ruolo del protagonista e viene
gestito alla grande dallo sceneggiatore, in un dosato equilibrio tra possente uomo
d’azione ed intelligente uomo di “deduzione”. Cico è invece meno comico del
solito ma sicuramente più utile all’economia di una cruda e realistica vicenda
che non ammette leggerezze o indecisioni.
Sicuramente una delle migliori storie di Moreno Burattini, che qui riesce a toccare livelli di tensione, emotività,
morale, dramma ed epica degni delle grandi storie nolittiane.
Molto belle le tavole di Mauro
Laurenti, che tratteggia paesaggi palustri claustrofobici e scene d’azione
dotate di un dinamismo senza pari. Bellissima la scena in cui il potere di
Elias si manifesta e i fenicotteri si alzano in cielo ed attaccano gli indiani.
concordo su tutto. Secondo me la migliore storia di burattini. Ben caratterizzati ed espressi tutti i personaggi. I continui colpi di scena non lasciano respiro. Per caso ho letto dopo questa le tanto osannate uomo col fucile ed abbazia del mistero...ebbene non c'è paragone con questa oggi in edicola ovviamente a mio parere per spessore dei personaggi, per trama e colpi di scena...saluti a tutti giovanni21
RispondiEliminaSi, una delle migliori! Avvincente, ma non frenetica e ricca di pathos con personaggi ben caratterizzati. All' epoca non l' apprezzai a dovere perché in attesa spasmodica del nuovo ciclo atlantideo.
RispondiEliminaConfesso che mi lasciò basito l' uscita di scena di Bimbo rimanendoci un po male.
La migliore di Burattini anni duemila tra quelle lette secondo me e una delle sue migliori in generale.
Ottima storia, probabilmente la più "boselliana" tra le storie di Burattini considerando i tanti personaggi.
RispondiEliminaTuttavia non la ritengo la migliore di Burattini, che per me è - e forse rimarrà sempre - "L'uomo con il fucile". E' tutto molto "telefonato", si capisce subito come stanno le cose, chi ha ucciso la famiglia di Quanah e per quale motivo, eccetera.
Cmq ho voglia di rileggerla, anche perché non ricordo come mai Rita chiede aiuto proprio a Zagor... non credo ke fosse una amica di infanzia o una ex fidanzata!
Lorenzo