Il centosettantanovesimo numero, che troverete in edicola domani, è dedicato interamente all’avventura di Zagor nella giungla della Yucatan.
NELLA GIUNGLA DELLO YUCATAN
Giunti a New Orleans sulle tracce di
Velasquez, Zagor e Cico non riescono a impedire che costui si imbarchi su una
nave diretta a Veracruz. Lo Spirito con la Scure scopre però che il pirata Jean
Lafitte è stato catturato dalle autorità messicane mentre contrabbandava armi
lungo le coste dello Yucatan, e rischia la forca con tutto il suo equipaggio.
Così, Zagor decide di partire per il Messico insieme a Denise Lafitte (che nel
frattempo si è sposata con Jacques Lassalle, rimasto in Louisiana), per
aiutarla a salvare il padre. A loro volta, anche Richter e Velasquez sono
giunti in Messico alla ricerca di una città perduta nella giungla dello Yucatan
dove pare sia nascosto un antico tesoro custodito da una impenetrabile palude.
Nel frattempo dei misteriosi guerrieri hanno
rapito Jean Lafitte, e Zagor (insieme a Cico e Denise che lo accompagnano) si
mette al loro inseguimento, scoprendo una città chiamata Nuova Tenochtitlan,
nascosta nelle paludi dello Yucatan, i cui abitanti ancora vivono secondo gli
usi degli antichi aztechi. Cuitluhuac, il sovrano della città, sobillato dal
sacerdote Izcalli, ha ripreso la consuetudine di immolare vittime umane agli
dei e vuole restaurare l'impero azteco scatenando una rivolta degli indio di
lingua nauhatl. Per questo, sta procurandosi armi da fuoco grazie all’aiuto di
due contrabbandieri inglesi.
Intanto, alla corte di Cuitluhuac, c’è chi
trama nell'ombra per rovesciare il sovrano, ritenendo che stia portando la
città verso la sicura rovina: il generale Maxtli. Questi viene condannato a
morte nel timore che organizzi una ribellione, ma sua moglie Xinzin riesce ad
architettare la sua liberazione. Intanto, Zagor e Cico, penetrati in uno dei
palazzi per salvare Jean Lafitte, prigioniero dagli aztechi, vengono a loro
volta catturati, mentre Denise riesce invece a fuggire.
Nel frattempo, anche Richter (insieme a
Velasquez) penetra nella città e si impossessa del Bracciale di Aztlan che,
insieme al Diadema di Dumuzi e ad altri due manufatti di origine atlantidea che
deve ancora trovare, gli consentiranno di conquistare il mondo!
Dopo mille peripezie, ed approfittando anche
della sommossa guidata da Maxtli, i nostri eroi riescono a liberare Jean
Lafitte. Richter riesce a fuggire mentre Velasquez non sopravvive al suo nuovo
incontro con lo Spirito con la Scure.
L’episodio, originariamente
di ben 470 pagine, è il secondo
più lungo dello Spirito con la Scure realizzato da un solo disegnatore, l’inossidabile
Gallieno Ferri, già ai pennelli delle 513 tavole del famoso Incubi di Tiziano Sclavi. Oltre al
numero di pagine (o, forse, proprio per questo), la storia è anche ricca di
moltissimi elementi interessanti, sottotrame e personaggi.
Si inizia con una prima parte introduttiva ma al contempo ricca
di azione, si prosegue con una dilatazione degli elementi narrativi che
contegono a loro volta nuove premesse per i futuri sviluppi, e si chiude con un
finale (lungo anch’esso) molto bello e ricco di tensione grazie a una grande sceneggiatura
che riesce abilmente a ricongiungere tutti i fili dell’avventura.
Tantissimi personaggi ruotano attorno allo Spirito con la Scure
e al suo amico messicano: Jean e Denise Lafitte con i loro uomini, John
Connors, i parenti di Cico, Richter, Velasquez, Rojo e i suoi sgherri, Cuitluhuac,
Maxtli e gli altri aztechi (buoni e cattivi), gli
sfortunati Moore e Wrightson... tantissimi personaggi diversi fra loro e le cui
strade si incrociano dando vita a tante sottotrame differenti tra loro ma tutte
ugualmente interessanti, che alla fine convergono in un’unica comune
risoluzione.
I personaggi sono delineati con cura, dal grande sacerdote, al
quale Burattini riserva una dipartita rapida e senza pathos, al capo degli aztechi che muore a seguito di un ultimo
scatto di orgoglio che ne riabilita l’immagine. Degni di nota sono anche la
bella Denise e suo padre, così come il generale Maxtli e la sua dolce moglie. Zagor
e Cico sono sfruttati tutti e due in maniera impeccabile, in particolare il
secondo che in alcune sequenze (ad es. quella con la sua famiglia) è spassosissimo,
mentre in altre fornisce un aiuto fondamentale. Anche Richter e Velasquez sono
personaggi ben caratterizzati, infami e subdoli, che uccidono gli avversari alle
spalle in maniera del tutto indifferente.
In definitiva, una grande storia, sicuramente una tra le
migliori di Moreno Burattini apparse
sulla serie regolare.
Per quanto
concerne i disegni di Gallieno Ferri,
devo dire che il maestro di Recco realizza delle sequenze veramente
spettacolari, a partire dalle prime tavole dove può dar
sfogo alla sua nota passione per il mare, con la realizzazione di velieri che
sembrano usciti da dipinti dell’ottocento. Il suo tratto dinamico illustra
delle bellissime tavole sia quando ritrae le città di New Orleans e di Veracruz
sia nel profondo della giungla dello Yucatan, con le piramidi e i cruenti
sacrifici umani.
Infine, un
singolare appunto di continuity: gli aztechi
di questa storia vivono da secoli in un insediamento Maya, da loro ribattezzato
Nuova Tenochtitlan, in onore di
Tenochtitlan (capitale dell’impero Azteco ai tempi di Montezuma, distrutta dai conquistadores di Cortés). Un antenato
di Cico (come viene raccontato nello Speciale Cico n. 8, Cico Conquistador)
la visitò poco prima della caduta, ed il rotondo messicano lo rammenta nel
corso di questa avventura.
Per concludere, vi riporto alcuni interessanti interventi di Moreno Burattini su questa storia,
risalenti al 2005 e postati sul Forum www.spiritoconlascure.it.
In merito alla sua collaborazione con Mauro Boselli:
“Io ho iniziato a scrivere
I bassifondi di New Orleans prima
che Mauro iniziasse Il segreto dei
Sumeri. Velasquez, dunque, l’abbiamo inventato io e Ferri (prima, naturalmente,
ne ho parlato con Boselli: le indicazioni erano semplicemente che ci doveva
essere un braccio destro di Richter). Richter, Dexter Green e Yambo, invece,
sono invenzioni di Boselli che ha dato indicazioni a Della Monica, incaricato
di dare loro un aspetto fisico. Dunque i Cassaro hanno avuto da copiare i
disegni di Ferri per Velasquez e quelli di Della Monica per gli altri tre
personaggi (e Ferri ugualmente, disegnando Richter, ha usato gli studi di Della
Monica).
Circa l’interazione fra me
e Boselli riguardo questa storia... beh, devo dire che si tratta di un work in
progress, e lavorando tutti i giorni di fronte, dirimpettai di scrivania come
siamo, ci siamo scambiati informazioni, spunti e suggerimenti dopo aver
stabilito per sommi capi una direzione generale”.
In merito alla violenza definita “gratuita” di alcune scene
della storia:
“Innanzitutto se c’è un
caso in cui una scena violenta NON è gratuita è proprio questa, dato che il
racconto non parla di un serial killer che uccide strappando i cuori (e faccio
notare che di serial killer che uccidono nei modi più truculenti sono pieni
libri, film e fumetti) ma si mostra, semplicemente, e nel modo più documentario
e aderente alla realtà possibile su Zagor, un sacrificio rituale azteco. Anzi,
lo si mostra censurando gran parte della realtà che su Zagor non si può
mostrare, perché i sacrifici aztechi non prevedevano l’immolazione di un
singolo ma di decine o centinaia o migliaia di prigionieri (e noi abbiamo
evitato di mostrare sia i sacrifici di massa, sia le successive mutilazioni dei
cadaveri). Dunque, se gratuita è la violenza "inventata" che si può
inventare diversamente, non è gratuita la violenza "didascalica" che
si limita a raffigurare riti veramente praticati nell’antichità. Altrimenti
sarebbe come dire che in un fumetto sull’Antica Roma non si dovrebbero vedere i
leoni nel Colosseo per timore i turbare i bambini. E appunto passando ai
bambini, temo che in molti non abbiate idea di che cosa vedono (e di come si
divertono a vederlo) i bambini oggi, che in TV vedono Buffy e dicendo Buffy
dico una cosa all’acqua di rose. Ma sbaglio a dire "oggi" perché i
bambini da sempre, e lo facevano anche in tempi non sospetti di TV edulcorata,
staccano le ali alle farfalle e le abbrustoliscono sulla stufa. Nel caso del
sacrificio azteco, si vedono ricostruzioni fatte molto bene e molto
impressionanti, persino nei programmi di Piero Angela o di Valerio Massimo
Manfredi o alla Macchina del Tempo. Perciò, io raccomanderei la lettura di
Zagor ai bambini, anziché vietarla, parendomi didattica (e mio figlio l’ha
letta senza nessun problema, anzi, gli è piaciuta). Ma dirò di più: la stessa
scena del cuore estratto dal petto ancora pulsante e mostrato alla vittima la
si vede perfino nel secondo film di Indiana Jones, destinato ai bambini (e con
un bambino protagonista al fianco di Harrison Ford). Basterebbe poi leggere un
romanzo (consigliatissimo) come l’Azteco di Gary Jennings per trovare
descrizioni molto più impressionanti dei riti precolombiani di quella che
abbiamo dato io e Ferri (e L’Azteco è uno stra-bestseller popolare venduto da
trent’anni in tutto il mondo, con ben due sequel).
Con ciò, mi rendo conto
che le sensibilità sono tante e diverse, che edulcorare è d’obbligo. Perciò
terrò conto delle raccomandazioni”.
In merito al rapporto di
amicizia di Zagor con Jean Lafitte e John Connors, il loro essere pirati
e quindi potenzialmente “figure negative”:
“Jean Lafitte è un
personaggio realmente vissuto, e la sua vicenda storica è stata brevemente
raccontata nella prima avventura in cui compare. Non è AFFATTO "uno dei
più pericolosi pirati della storia", ma al contrario un uomo di
straordinaria abilità e intelligenza, peraltro rispettato anche dai suoi nemici
(tant’è vero che gli americani, anche a Galveston, gli lasciarono la libertà di
andarsene e scomparire con la Pride dato che nella guerra del 1812 li aveva
aiutati contro gli inglesi). Lafitte non faceva abbordaggi per depredare, non
era un ladro né un predone: in una fase della sua vita fu corsaro (cioè aveva la
"lettera di corsa" e agiva su autorizzazione politica solo contro
navi nemiche), ma soprattutto fu contrabbandiere, cosa che in un’epoca in cui
l’autorità dello Stato non si faceva sentire su gran parte dei territori, su
cui la Legge non aveva il controllo, non era poi tanto grave. Diciamo che in
assenza dello Stato, lui gestiva i suoi traffici e lo faceva con abilità,
guidato anche da una visione politica delle cose. Dunque, si può discutere se
fosse o non fosse un fuorilegge ma di certo NON era un sanguinario bandito.
Peraltro, tutto questo accadeva MOLTO prima dell’incontro con Zagor. Nella
fiction zagoriana, Lafitte è anziano e ufficialmente risulta scomparso. Nessuno
lo ricerca più, casomai si ricercano i suoi tesori (depositi segreti realmente
esistiti e da sempre ricercati).
C’è un film da vedere, su
Lafitte: "I filibustieri", del 1938, diretto da Cecil B. De Mille.
Ecco la scheda tratta dal Morandini: "Durante la guerra del 1812 il pirata
Jean Lafitte aiuta il presidente Andrew Jackson a combattere gli inglesi.
Turgido filmone d’avventure, ispirato ad avvenimenti e personaggi
storici".
Peraltro, c’è chi sostiene
che nella realtà storica Lafitte sia finito in Europa e sia diventato amico di
Marx, finanziando la pubblicazione de "Il Manifesto". Nella sua
"Storia della Filibusta", Georges Blond fa l’elenco di una
documentazione concernente Jean Lafitte, sottolineando che l’avventuriero aveva
frequentato assiduamente a Bruxelles (o a Berlino) Engels e Marx all’epoca in
cui essi stavano redigendo il manifesto comunista. "Lascio Bruxelles per
Parigi - avrebbe scritto Lafitte - ...Engels verrà con me a Parigi dove devo
procurare a lui e a Marx un finanziamento a lungo termine per il compimento e
la stampa del manoscritto".
Probabilmente è una
leggenda (non la cito per motivi politici, che in ogni caso, fortunatamente,
non avrebbero niente a che vedere con le ideologie di oggi, duecento anni
dopo), ma dà il senso di un personaggio che è del tutto diverso dal ritratto
del pirata sanguinario che, non si sa perché, qualche zagoriano sembra averne
ricavato.
Nell’albo I bassifondi di New Orleans, peraltro,
Zagor non fa evadere Lafitte, ma Connor. Qualcuno si è scandalizzato del fatto
che Zagor agisca contro la Legge. Ma la Legge e la Giustizia sono due cose
diverse. E nel caso, Zagor sarebbe con la seconda contro la prima. Quando Zagor
libera degli schiavi, che sono schiavi nel rispetto della Legge, lo fa in nome
del suo senso di Giustizia. Il senso di Giustizia di un uomo del 1830 nella
Frontiera Americana doveva essere molto diverso dal nostro di uomini del 2005 in Italia. Lì si era
abituati a cavarsela senza l’aiuto delle Autorità, e Zagor soprattutto non è
tipo da cavillare su codici, commi e regolamenti. Fa quel che crede che sia
giusto. Ha un forte senso della lealtà e dell'amicizia. Ora, per quale motivo
Connor era ricercato dagli americani?
Viene detto chiaramente
nell’albo: per aver fatto evadere un detenuto, Leroy, in una precedente
avventura (Il tesoro di Jean Lafitte).
Un reato minore, evidentemente, commesso, peraltro, quando lui non era neppure
tornato a essere il timoniere della Pride. Si badi bene: per quel reato è
ricercato anche Digging Bill. Se Zagor fosse un legalitario con i paraocchi,
tornando in America dopo l’avventura africana, avrebbe dovuto consegnare alle
autorità sia Connor che Digging Bill. Non l’ha fatto, voi l’avreste fatto? Ne I bassifondi di New Orleans, peraltro,
Zagor libera Connor (senza fare del male a nessuno) perché sia curato e perché,
liberato, possa aiutare con le sue informazioni Denise a salvare Lafitte. In
teoria, una volta tornato sano, Connor potrebbe anche tornare in carcere. Voi
ce lo rimandereste? Zagor, quando libera Connor, non sa che ancora quel che è
accaduto in Messico (dove Connor ha contrabbandato armi e ucciso dei soldati
messicani: ma il contrabbando è a favore di guerriglieri - così almeno
credevano lui e Lafitte - che si oppongono all’oppressivo regime messicano). In
un albo successivo, questi problemi (anche "deontologici" e di senso
della giustizia) verranno affrontati da Zagor in una discussione con Denise”.
In merito al
fatto che gli anaconda (Zagor ne affronta uno in questa storia) non vivono in
Messico e nel resto dell’America Centrale ma solo in America del Sud:
“La questione della
diffusione geografica degli animali su Zagor è complessa. In Indian Circus compare persino un
giaguaro, che le enciclopedie dicono abitare solo dalla California alla
Patagonia ma non certo nel Nord Est. Così come un coccodrillo è presente a
Darkwood nel n. 3 della serie, eccetera eccetera. Nell’albo Nella giungla dello Yucatan avevo
chiamato "condor" gli uccelli che divorano i cadaveri scacciati da
Zagor, ma si è deciso di chiamarli "avvoltoi" perché i condor, nella
mente dei lettori, sono associati alle Ande (anche se sono diffusi pure in
Messico e più a Nord fino al Gran Canyon). Dunque, per tradizione, un po’ di
libertà negli albi di Zagor è concessa. Quanto all’anaconda nella palude dello
Yucatan, so benissimo che gli zoologi vogliono diffuso il bellissimo rettile
solo in Sud America, ma in primo luogo ci stava proprio bene che ci fosse e
Zagor finalmente potesse affrontarlo, in secondo luogo c’era appunto un recente
albo di Tex in cui non solo un anaconda viveva proprio nello Yucatan, ma compariva
addirittura in copertina! È l’albo n. 427, Il
pozzo dei sacrifici.
Non solo, in un
vecchissimo episodio di Aquila della Notte (tra i primissimi numeri) un
anaconda viveva addirittura tra le rovine di un edificio precolombiano posto in
un deserto del Sud Ovest americano, dunque ancora più a nord. Ecco, con queste
premesse mi sono sentito libero di poter spostare un anaconda dal Sud America
(comunque relativamente vicino) fino nello Yucatan. Del resto si può pensare
che se OGGI gli anaconda non vivono in Centro America, chi può dire che non ci
vivessero duecento anni fa? Duecento anni fa c’erano i lupi su tutto l’Appennino
e oggi non più, c’erano i Dodo e si sono estinti. E chi può dire che proprio
gli aztechi non abbiano, altrimenti, portato anaconda o ne abbiano allevati per
tutelare i confini della propria città, se non ai tempi Zagor nei secoli
precedenti? Dunque, testi scientifici alla mano l’anaconda non ci doveva
essere, ma non certo più implausibile che ci fosse piuttosto che gli aztechi
vivano in una città maya trecento anni dopo Cortes”.
"Durante la guerra del 1812 il pirata Jean Lafitte aiuta il presidente Andrew Jackson a combattere gli inglesi"
RispondiEliminaJackson era generale, sarebbe diventato presidente solo nel 1828.
Davide
Grazie per la precisazione, Davide! ;-)
EliminaStoria che ha secondo me la sua parte migliore nell' inizio molto d' azione mentre poi si dilata un po troppo risultando sbilanciata nel finale un po di corsa. Molto bella e intrigante l' ambientazione così come la corsa per il salvataggio nella città azteca. Un po troppo usurata la popolazione nascosta che vive con gli usi e costumi ancora dei tempi antichi e la cui diatriba non è che mi abbia preso completamente.
RispondiElimina"Io ho iniziato a scrivere I bassifondi di New Orleans prima che Mauro iniziasse Il segreto dei Sumeri. Velasquez, dunque, l’abbiamo inventato io e Ferri (prima, naturalmente, ne ho parlato con Boselli: le indicazioni erano semplicemente che ci doveva essere un braccio destro di Richter)."
Ah, però! Sempre interessanti queste notizie sulla realizzazione delle storie.
Riguardo la polemica sul sacrificio, mi lasciò molto basito che si desse tanto peso a ciò e alla protesta contando anche che su Zagor non era neppure la prima volta che si vedevano certe cose come ad esempio ne "La vendetta di Kandrax".
Sulla figura di Lafitte ho invece visto "I bucanieri" con un grande Yul Brynner. Bel film sulla tarda pirateria d' epoca.
Approfittando di un periodo di relax mi sono ritrovato a conversare sulle sorti della serie con alcuni amici di provata "fede" zagoriana. Molti ritengono che con il termine della CSAC la serie mensile perderà la "visibilità" che ha avuto fino ad oggi. Qualcuno ritiene che Burattini, soprannominato per l'occasione il "serial killer", per aver "eliminato" d'apprima "Skull" ed in seguito Mortimer, farà passar a miglior vita anche Hellingen! Ma che cosa riserva il futuro allo Spirito con la Scure? Leggeremo avventure memorabili dopo l'imminente ritorno di Hellingen? Oltre a Rakosi ritornerà anche Blondie? Dicci tutto,Baltorr!
RispondiEliminaCaro Frank, eccoti tre risposte sibilline:
Elimina1) La CSAC non finisce, almeno non adesso, ma prosegue con gli speciali...
2) Di fatto Hellingen è già morto da un pezzo...
3) Burattini ha dichiarato a Cartoomics di quest'anno che il 2016 sarà l'anno dei ritorni...
Ma allora finisce di certo la ristampa della serie zenith? E gli speciali li ripubblicano tutti? E poi passano ai maxi? Per Tex han fatto cosi...a momenti ripubblicavano i numeri ...gia ripubblicati!!!dicci qualcosa, Baltor, tu che sei nella stanza dei bottoni! Perche finire solo a 500? Giovanni 21uno zagoriano in pena....
EliminaTutto quello che mi chiedi, Giovanni, non lo so... e credo non lo sappiano per certo nemmeno quelli di Repubblica!!!
EliminaVabbè, prendo atto. Non capisco o forse non riesco a capire 'sta segretezza sulle storie in uscita e sulle novità editoriali ... manco fosse un segreto di Stato!!! Un abbraccio, caro Baltorr!
EliminaNon credo sia una questione di "segreto di Stato", caro Giovanni. Io penso si tratti del fatto che spesso, in passato, sono state date "troppe" anticipazioni - anche in buona fede - che poi, per un motivo o per l'altro, non si sono realizzate, creando a volte sconcerto a volte addirittura velate "accuse" da parte di alcuni lettori sulla incapacità degli editori di manterere le "promesse" fatte.
EliminaUltimamente si va con i piedi di piombo... ma sapete che il vostro fotoreporter zagoriano vi terrà informati tempestivamente di tutto ciò che sarà possibile dire! ;-)
Sta bene, caro Baltorr. Mi fido di Te!. Buon lavoro Giovanni21
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