Il
centoottantaquattresimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con i trappers di
Fort Arrow, nonché la prima
parte della storia “Huron!”.
HURON!
Una banda di feroci Huron, guidata da un
uomo bianco privo di un occhio, vuole la morte del giovane David Rogers. Lui ne
ignora il motivo, essendo stato colpito da amnesia per un colpo di tomahawk.
Ma, per sua fortuna, s’imbatte in Zagor e Cico. Lo Spirito con la Scure decide
di aiutarlo nella lotta sia contro gli spietati assassini che lo inseguono sia contro
dei traditori che tramano nell’ombra.
L’obiettivo da raggiungere è il Dott. Ormond
a Saint Louis, che potrebbe aiutare il giovane a recuperare la memoria perduta.
Passando per le praterie del Kentucky, la città di Saint Louis, un battello sul
Mississippi e l’accampamento dei feroci Mohaves, la vicenda termina felicemente
con la sconfitta di tutti gli avversari e il recupero della memoria da parte di
David, la cui vera identità sarà una sorpresa per tutti.
Quando
mi sono immerso nella lettura di questa storia di Mauro Boselli mi è sembrato di tornare al passato, alla mia
fanciullesca e spensierata lettura dei primi numeri della serie: troviamo Zagor
nella “sua” Darkwood, con agguati nella foresta, indiani feroci, loschi
individui dalla pelle bianca, la discesa del fiume in canoa, Pleasant Point, Forte
Pitt, bellissimi paesaggi...
E
ancora: una memoria perduta, un intrigante mistero da svelare, Cico del tutto
autonomo nell’affrontare i pericoli, l’assalto al trading post, Tonka, Molti
Occhi, il colonnello Perry e – “ritorno” graditissimo – il coltello da caccia
di Zagor che gli pende dalla cintura dietro la schiena!!!
L’avventura
si legge tutta d’un fiato, nonostante a tratti il ritmo della sceneggiatura
rallenti visibilmente, ma senza dare mai fastidio. Nella seconda parte usciamo
dalle foreste settentrionali ed entriamo nelle vaste pianure del Kentucky: la
trama volge temporaneamente al più classico western con l’assalto dei
pellerossa alla diligenza; quindi, lasciate le pianure, i nostri eroi giungono
in città, a Saint Louis, e la vicenda si fa più intricata, con l’introduzione
di nuovi personaggi (Lady Millicent, scaltra e seducente, e l’attore Tundy,
sprovveduto quanto disonesto), anche se non sempre le situazioni sono del tutto
plausibili.
Nella
parte finale lasciamo nuovamente la città e ci imbarchiamo su un battello a
ruota, uno di quei bestioni galleggianti sui quali Zagor e Cico hanno già avuto
occasione di salire (ad es. ne I predoni
del fiume e Magic-Bat) ma mai in
prima classe!!! Qui Zagor ci sorprende tutti e si permette una cabina di lusso
per dare finalmente una grossa soddisfazione all’amico Cico, che lo ricambia
fraternamente con un abbraccio tenero e commosso, seppur virile.
Poi
la trama torna ad essere incalzante: Lady Millicent si “rivela” la perfida
Myranda (con una trasformazione - sottolineata anche visivamente da Piccinelli - degna di un Dr.
Jeckyll/Mr. Hyde) e tutto sembra precipitare con il nuovo rapimento di David.
Affiancati dal trapper Cameron, Zagor e Cico tornano sulla terraferma e qui
abbiamo la fortuna di penetrare nell’accampamento dei Mohaves per uscirne
nuovamente con un’ultima fuga nella notte... Tornati sul battello, assistiamo
al classico “arrivano i nostri”, al recupero della memoria da parte di David ed
al beffardo destino di Myranda...
In
definitiva, siamo al cospetto di un’avventura davvero coinvolgente. Lo
sceneggiatore riesce ad imbastire una buona trama, fatta di continui colpi di
scena degni del miglior feuilleton (o della migliore Dime Novel,
se preferite), pur basandosi su un soggetto sfruttato mille altre volte in
letteratura, sia scritta che disegnata (il giovane rampollo ingiustamente
costretto all’esilio, questa volta gravato da amnesia e proveniente dalla
Syldavia – nome che cela un evidente omaggio di Boselli al personaggio di
Tintin di Hergé).
La
vicenda scorre via piacevolmente, in un susseguirsi di ambientazioni
differenti, con una grande varietà di personaggi, sia di rilievo che di
contorno, molto ben caratterizzati... fatto salvo, forse, proprio il giovane
David che, a causa dell’amnesia e del fatto di essere sempre bisognoso di
riposo, sembra più “subire” gli avvenimenti che parteciparvi. Azzeccato il
personaggio di Myranda, vera e propria femme fatale pericolosissima, che
si merita di tutto cuore la sorte riservatale da Boselli, ma alla quale sappiamo già che saprà egregiamente far
fronte...
Semplicemente
fantastico l’esordio di Alessandro Piccinelli,
particolarmente bravo nel disegnare i paesaggi della vecchia frontiera ed il
cui stile sembra affinarsi sempre di più man mano che la storia progredisce
(anche il suo Cico – inizialmente dotato di un faccione poco caratteristico –
nell’ultima parte della storia è graficamente convincente).
Boselli al suo secondo accomiatamento da Zagor ci regala quest' avventura decisamente d' azione e classicheggiante sempre vispa e coinvolgente dove non mancano ironia e umorismo.
RispondiEliminaCome scritto sopra le diverse situazioni tengono il lettore sempre o quasi sull' attenti e portano lo portano a visitare diverse località. Ne succedono un po di tutte tra inseguimenti, inganni ed intrighi con l' autore che si diverte ad introdurre di nuovo uno stato immaginario come aveva già fatto Castelli ne "La fortezza di Smirnoff". "Huron" però risulta più equilibrata e ben congeniata ed anche in un momento di puro relax come quello dell' arrivo al forte, non annoia affatto.
Quando l' ho letta la prima volta mi sono divertito dalla prima all' ultima pagina, come non mi succedeva da un po con le storie. Per me una delle migliori di Boselli che nelle ultime prove sembrava secondo me un po aver perso lo smalto del periodo 1993-2000.