Il
centoottantaseiesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con lo spietato
Palmer, nonché la prima
parte della storia “Il ritorno del mutante”.
IL RITORNO DEL MUTANTE
Un importante membro dei Servizi Segreti
americani, Algernon Quandy, che giace in coma in un ospedale di Washington, è
accusato di aver rubato alcuni documenti top secret e si sospetta che la moglie
Sophie sia una sua complice. Pertanto questa viene portata nel carcere di
Hellgate (il medesimo della storia L’inferno
dei vivi) per essere sondata psichicamente da Colin Randall, detto Skull,
il mutante dai due cervelli catturato anni prima da Zagor. Il mutante non trova
alcuna prova del coinvolgimento di Sophie con il crimine imputato al marito,
per cui viene deciso di portare Randall sotto scorta al capezzale di Quandy per
estrarre informazioni direttamente dalla sua mente.
Il capitano McGregor e il professor Blaine,
che aveva aiutato Zagor a catturare Skull, chiedono allo Spirito con la Scure
di accompagnarli a Washington con la pattuglia militare di scorta. Il mutante
sembra voler collaborare, stanco della lunga prigionia e allettato dai benefici
che può trarre dal mettersi al servizio della legge. Ma durante il viaggio,
assistendo al ripetersi di inspiegabili incidenti, Zagor comincia a chiedersi
se davvero Skull sia divenuto affidabile come il professor Blaine sembra
credere.
Il convoglio viene attaccato dagli indiani
Munsee dopo che un soldato, in preda ad allucinazioni – forse causate a bella
posta dai poteri mutanti di Skull, ha sparato loro contro. Zagor, che era stato
fatto prigioniero dai pellerossa, riesce a fuggire e cavalca nella notte per
salvare i soldati e i suoi tre amici, Cico, Sophie e il professor Blaine.
Giunge, purtroppo, solo dopo che Skull è riuscito a fuggire con Sophie come
ostaggio, non prima di aver ucciso coi suoi poteri quasi tutti gli indiani e molti
dei soldati di scorta. Fortunatamente Cico e il professor Blaine sono
sopravvissuti.
Una ferita d’arma da fuoco costringe il
mutante a sostare in una fattoria per farsi curare e dove tiene tutti sotto il
suo controllo mentale. Zagor, raccolta una maschera di legno protettiva contro
i poteri di Skull, si mette sulle sue tracce. Raggiunta la fattoria, Zagor viene
messo fuori combattimento da Sophie: anche lei ha poteri mentali ed è d’accordo
con il mutante, suo padre!
Sophie svela
a Zagor di essere una telepate meno potente del padre ma in grado di le persone
e di far fare loro ciò che vuole senza che se ne accorgano. È stata lei a
manipolare le menti di tutte le persone coinvolte (il marito, sposato
appositamente, i Servizi Segreti, i militari, e così via...) al fine di poter
avere l’occasione di liberare il padre.
In soccorso di Zagor giunge il professor
Blaine, che riesce a liberarlo e gli fornisce un’altra maschera di legno. Con
questa Zagor affronta Skull sul tetto della fattoria e o trascina a terra
uccidendolo. Sophie, a questo punto, si accinge ad uccidere Zagor svenuto ma
intervengono Cico e i Munsee; nel tentativo di controllare le menti di tutti
gli indiani presenti qualcosa si spezza nel cervello di Sophie, che finisce in
coma e rinchiusa anch’essa a Hellgate.
Nelle ultime pagine della storia scopriamo
che Blaine
ha decapitato il mutante e ne ha trasportato la testa nella base di Altrove dove una squadra di scienziati potrà
studiare il segreto dell’uomo dai due cervelli...
Torna uno di
nemici più originali creati da Marcello Toninelli per Zagor: Colin Randall detto “Skull”,
mutante dai due cervelli con poteri telepatici.
Il soggetto è molto
articolato e regge benissimo, non lasciando punti oscuri nella vicenda grazie
agli abbondanti chiarimenti nella parte finale della storia. La trama è molto ben costruita e cattura il lettore dall’inizio
alla fine.
Molto bella,
in particolare, la figura di Sophie, la figlia del mutante, che contribuisce a rendere l’intreccio assolutamente
imprevedibile e mai banale, e che Burattini
fa diventare il vero fulcro della storia evitando così di “appiattirsi” in un semplice
rifacimento del primo scontro tra Zagor e Skull.
L’introduzione
del racconto con una spassosa gag di Cico e Trampy riporta i lettori indietro
negli anni (da tempo non se ne vedevano di così lunghe e riuscite); la trama
prosegue poi con una narrazione classica che, pagina dopo
pagina, si fa intensa e intrigante.
Si percepisce molta “nolittianità” nel crescendo dell’atmosfera
di mistero che permea la vicenda, la tensione che si respira raggiunge livelli
parossistici e le domande sugli strani fatti che accadono si fanno via via
sempre più angoscianti: ecco, “angosciante” è il termine corretto, visto che la
marcia della carovana verso Washington mi ha riportato alla mente quella della
carovana di Albert Parkman nella storia “Angoscia!”,
soprattutto nelle inquietudini espresse dai vari personaggi (protagonisti,
soldati, indiani).
Quindi si passa all’azione vera e propria, il ritmo della
narrazione diviene più intenso: le tavole in cui Skull fa esplodere le teste
degli indiani sono notevoli, allucinanti e “meravigliosamente” splatter.
Burattini ha la
capacità di spiazzare i lettori facendo credere come probabili cose che invece
non lo sono: gli strani incidenti che costellano la spedizione sembrano provocati
in qualche modo da Skull, i cui poteri sappiamo che sono aumentati ma non in
che misura, creando quindi un forte senso di dubbio. Niente infatti lascia
sospettare che accanto a Skull vi sia un altro personaggio dotato di poteri
mentali ma, a rivelazione avvenuta, rileggendo la storia vediamo che
effettivamente ogni volta che accade qualcosa di strano Sophie è presente e
quindi un lettore acuto avrebbe potuto capire come stavano veramente le cose...
proprio come accade a Zagor!
A proposito di quest’ultimo, Burattini lo presenta come colui che fa l’impossibile per mettere
fuori combattimento il pericolosissimo avversario, facendo anche di tutto per
non uccidere le persone condizionate dai due mutanti, sebbene queste gli si
accaniscano contro senza mezzi termini.
Da ultimo, è
bene sottolineare come notevolissimo il colpo di scena che ci riserva lo
sceneggiatore ad opera del professor Blaine proprio nell’ultima
pagina della storia: la vignetta con la testa di Skull conservata nell’alcool è
davvero di grande impatto!
Decisamente
azzeccata la scelta di Marco Verni
come disegnatore. Il suo tratto pulito e preciso garantisce
una grande leggibilità, quasi un mix
tra Ferri e Donatelli anni ’60, e si nota un crescendo nel suo stile tra le
prime e le ultime tavole della storia, con l’elaborazione di un tratto più
morbido e scene più dinamiche.
Per concludere, eccovi alcune risposte di Moreno Burattini in merito alle osservazioni e ai quesiti posti dai
lettori sul Forum SCLS, risalenti al 2007.
A chi aveva
apprezzato la realizzazione grafica “sexy” di Sophie:
“L’avvenenza e la
formosità di Sophie (che effettivamente è un tipo) sono dovute a Marco Verni,
che da buon romagnolo è un gaudente e disegna con il sangiovese vicino al
tavolo da lavoro”.
Devo, tuttavia, aggiungere una nota personale: da me
interpellato recentemente sulla questione, Marco
Verni mi ha detto che, in realtà, fu proprio Moreno Burattini a chiedergli di realizzarla così sexy!
A chi
contestava il “metodo scientifico” di conservare la testa di Skull nell’alcool,
cosa che avrebbe bruciato e mummificato i tessuti:
“Per quanto riguarda l’alcool,
posso immaginare che oggi si usi ben altro per trasportare i cuori espiantati
destinati al trapianto, ma c’è da tenere conto che nella storia 1) si era nel
1830/40 2) si doveva ricorrere a quel che ci poteva essere in una fattoria in una
zona di frontiera. Se non c’era nient’altro che alcool, che cosa poteva fare
Blaine? Dubito che ci fosse persino la formalina (ci ho pensato, poi ho scartato
l’ipotesi). Del resto, nella farmacia del paese di montagna dove abitano i miei
genitori sono conservate in due vasi due vipere sotto alcool, da chissà quanti
anni. Sicuramente l’alcool conserva, anche se probabilmente non mantiene gli
organi adatti al trapianto. Ora, che cosa voleva fare Blaine? Sicuramente non
trapiantare la testa (cosa impossibile persino oggi), ma solo studiarla o farla
studiare. Dunque voleva evitare la decomposizione per poterla portare in un
laboratorio dove sezionarla e vedere i due cervelli. Per questo l’alcool poteva
bastare. Quel che resta da capire è se i poteri mutanti dei due cervelli hanno
mutato anche i tessuti cerebrali rendendoli diversi da quelli normali oppure
no. Cioè, se resta qualcosa che funziona in quella testa anche sotto spirito...”.
Sul fatto che
i lettori avessero potuto sospettare di Sophie proprio per la sua “inutilità”
dal punto di vista narrativo nella prima parte della storia:
“Circa Sophie, è chiaro che
altri autori (te compreso, perché poi in fondo ogni lettore è co-autore di ogni
storia perché ognuno la percepisce, vive, immagina in modo diverso) avrebbero
fatto diversamente e forse meglio (non ritengo di essere il migliore degli
autori possibili!). Però, secondo me, sapendo io chi era Sophie e che cosa
voleva fare, per rendere logica la ricostruzione degli avvenimenti a
posteriori, la ragazza doveva avere un atteggiamento defilato appunto perché il
suo piano era agire nell’ombra senza insospettire nessuno.
Come non far sospettare di
lei ai lettori? Beh, i lettori ormai sanno (dopo tutti i gialli letti) che il
colpevole è sempre il meno sospettabile, per cui anche lei sarebbe stata
sospettata. Difficile proprio non farci assolutamente pensare. Però mi sarebbe
bastato che almeno, avuto il pensiero, il lettore lo scartasse dicendo: mah,
non credo. Per esempio, per sviare i sospetti, ho ideato la scena in cui il
galeotto di Hellgate la usa come ostaggio e la minaccia di morte: se lei fosse
stata colpevole, avrebbe dovuto chiedersi il lettore, come poteva essersi messa
in un tale rischio di vita? Il lettore che avesse voluto giocare a poker con
me, avrebbe dovuto valutare questo elemento e, nelle mie speranze, convincersi
che dunque Sophie era innocente. Poi ugualmente la donna si è trovata sotto la
minaccia degli indiani, ha rischiato di essere travolta dagli alberi in fiamme,
è persino, apparentemente, stata rapita da Skull...
Quanto a giustificare la
sua presenza, beh, era la classica ragazza in pericolo ed era la moglie di
Algernon Quandy, due giustificazioni piuttosto valide perché la fanciulla
facesse parte della storia (oltre a ciò che non si sapeva e che sarebbe stato
svelato nel finale)”.
Sulle
spiegazioni contenute nella storia, eccessive a parere di qualcuno:
“Riguardo alle
spiegazioni, io non ritengo mai che se ci sono è perché, ahimè, non si potevano
evitare. Secondo me, le spiegazioni, quando spiegano qualcosa di interessante,
sono non un prezzo da pagare ma il clou da esigere in una storia che le
richiede.
Ciò ovviamente non vuol
dire che io abbia mai spiegato qualcosa di interessante, per carità.
Tornando ai massimi
sistemi, non vorrei citare di nuovo Agatha Christie (chi ha visto anche solo un
film, per esempio uno con Peter Ustinov, sa che il bello è appunto la
ricostruzione che Poirot fa alla fine dei fatti che tutti conoscono ma visti da
un’altra angolazione) ma basterebbe ricordare "Il sesto senso" o il
recente "The Prestige" per capire come senza le spiegazioni quei film
non avrebbero senso”.
Sui poteri di Skull, che a qualcuno sono apparsi inferiori a
quelli che possedeva nella sua prima apparizione:
“Non so perché le varie
nuove capacità evidenziate da Skull nell’ultima storia (far esplodere teste,
uccidere a distanza solo con il pensiero, leggere nella mente, evidenziare
particolari nei ricordi, creare realtà alternative, controllare le altre
persone, eccetera) debbano sembrare inferiori e meno interessanti di quelle che
aveva il mutante alla sua prima apparizione, quando usava i suoi poteri per
rapinare le banche. Tuttavia, per quanto questi nuovi poteri possano essere
sembrati ad alcuni insipienti o poco interessanti, mi pare chiaro che si tratta
di capacità letali.
Dunque, a chi si lamenta
(nel nostro pourparler tra appassionati) del presunto "mancato
scontro" fra Zagor e il mutante, vorrei chiedere che tipo di scontro si
aspettavano.
Uno scontro tipo match da
quindici round come fra Rocky Balboa e Ivan Drago?
I casi sono due: o Skull è
inibito da una maschera (che la indossi lui oppure Zagor) oppure no.
Nel caso che i poteri di
Skull siano inibiti, Zagor può mettere al tappeto Skull in un secondo netto con
un pugno o con un colpo di scure (se non di pistola). Lo scontro
"fisico" tra Skull e Zagor non avrebbe storia.
Nel caso invece che i
poteri di Skull non siano inibiti, e Zagor si trovi di fronte al mutante senza
maschera, ugualmente non ci sarebbe storia: Skull lo uccide con un battito di
ciglia.
Di fronte a questa
evidenza, credo di aver sfruttato ogni possibile appiglio per fare in modo che
lo scontro fosse giocato con tutte le possibili varianti: Zagor con la maschera
e Skull che ha degli ostaggi, Zagor senza maschera e Skull ferito che non
riesce a usare i suoi poteri, Zagor torturato da Skull, eccetera.
Secondo me, Skull e Zagor
si scontrano per un albo intero attraverso varie situazioni, però evidentemente
non è bastato ad accontentare i più esigenti e confesso i miei limiti.
Limiti che non mi
permettono di capire che cosa avrebbe dovuto fare Skull ferito sentendo
arrivare Zagor con la maschera che viene a prenderlo. Andare prima in soffitta
e poi sul tetto per guadagnare tempo confidando nell’aiuto di Sophie o degli
uomini della fattoria, evidentemente no: pare che questo non dovesse farlo.
Dunque doveva stare tranquillamente a letto? Cercare di affrontare lo Spirito
con la Scure con i pugni? Nascondersi nell’armadio? Beh, tutto può essere, ma a
me è venuto in mente che dovesse salire sul tetto e mi sono anche illuso che il
salto da lassù fosse spettacolare e drammatico.
Zagor in fondo, per
salvare gli uomini in ostaggio del potere del mutante, salvare se stesso e
impedire al mutante di fare altro male, sceglie il rischio estremo della
propria vita.
C’è chi si meraviglia
appunto che non si sia fatto nulla: beh, proprio nulla no (lo vediamo
fasciato), però aveva un casco a proteggere la testa, il corpo di Skull a fargli
da ammortizzatore e le sue ossa di ferro che gli hanno permesso, in passato, di
uscire indenne da prove ancor peggiori.
Si sa peraltro di gente
che cade dal quarto piano e non si fa nulla (come di gente che cade dal quarto
scalino e muore)”.