lunedì 28 settembre 2015

Visita alla redazione (22.09.2015)



Bando alle ciance ed ecco subito, in esclusiva per voi, le foto
della mia ultima visita alla redazione zagoriana!

Innanzitutto sono andato a trovare gli indaffaratissimi
redattori Roberto Piere e Tino Adamo
 

Roberto mi ha mostrato la preparazione della quarta di copertina
del n. 7 della Collezione Storica a Colori di Zagor Special,
tratta da una vignetta interna
 

Quindi mi ha detto che sta alacremente lavorando per terminare
la storia zagoriana da lui disegnata (Nella Terra di Baffin)
che dovrebbe apparire nella serie regolare
a partire del marzo 2016
   

Poi, mentre Moreno Burattini, Mauro Boselli e Giorgio Giusfredi
erano al lavoro...


...ho fatto alcune foto alle storie zagoriane in lavorazione,
alcune delle quali nuove di zecca...

La città senza legge
(Mignacco/Cassaro)
Philadelphia
(Burattini/Russo)


Il demone nella bottiglia
(Burattini/Torricelli)
Vampiri
(Rauch/Della Monica)
 

Il mistero del pueblo
(Burattini/Kerac)
 

Iron Wolves
(Capone/Bisi)

La maledizione dei Dragovic
(Rauch/Ferri)

La vendetta di Winter Snake
(Rauch/Nuccio)
 

Razza immortale
(Burattini/Verni)

Sangue seminole
(Rauch/Di Vitto)
L’urlo della banshee
(Burattini/Piccininno)
 

A proposito di Giuliano Piccininno,
sua sarà anche la copertina di un albetto
per il Festival del Fumetto di Cosenza
(che ristamperà la storia “Smiling Joe”)
che qui vi mostro in anteprima
 

Per concludere, un ottimo pranzo con Moreno
e tovaglietta americana "zagoriana"!!
  

ALLA PROSSIMA!!!!

giovedì 24 settembre 2015

La fiamma nera (ZCSCSpec2)



Il secondo numero in edicola oggi contiene le storie complete “La città sopra il mondo” (Zagor Special n. 3 – giugno 1990) e “La fiamma nera” (Zagor Special n. 4 – giugno 1991).


LA CITTÀ SOPRA IL MONDO

         Si chiama Catamarano Volante il nuovo velivolo del barone Icaro La Plume. Anche Zagor e Cico (sia pur riluttanti) vi si sono imbarcati per raggiungere il villaggio dei Fox ma, a causa di una tempesta, devono atterrare sopra un’altissima montagna. Su di essa vi si trova Ol Undas, una città tecnologicamente avanzata, fondata dai sopravvissuti di un’antica civiltà i cui componenti vivono isolati da millenni rifiutando totalmente la violenza presente nel mondo di sotto.
        Nella città è in corso però una lotta per il potere: qualcuno sta usando l’antica scienza del popolo di Ol Undas per dare origine a delle creature mostruose! Anche i nostri eroi vengono coinvolti e Zagor si rivela determinante nella sconfitta del malvagio scienziato Saltur.

          Per il terzo Special, uscito nelle edicole nell’estate del 1990, a Marcello Toninelli venne richiesta una storia ancora in tema con il libriccino allegato all’albo, che quell’anno trattava delle “terre immaginarie”.
           Lo spunto della storia è buono, ma Toninelli si limita a svolgere il suo compito senza infamia e senza lode: pur con una narrazione scorrevole e costellata di colpi di scena, la vicenda sembra però risolversi in una serie di combattimenti con mostri orribili, seppur in presenza di un finale inaspettato. A mio parere l’autore si è un po’ “perso per strada” cercando di rappresentare troppo semplicisticamente una civiltà classica conservatasi in un luogo isolato.
          Inoltre il personaggio di Icaro La Plume, oltre a risultare un puro “elemento decorativo”, non sprigiona la stessa simpatia che aveva quando lo scriveva Nolitta.
          Sempre belli i disegni di Ferri.


LA FIAMMA NERA

Il Wakan, la Sacra Fiamma che dà la vita, sta morendo. Lo spirito malvagio Wendigo vuole sostituire al Wakan la “Fiamma Nera” del Male (che così regnerà su tutta la Terra). Per rigenerare la Sacra Fiamma, il Grande Spirito, Kiki Manito, ha chiamato sette valorosi guerrieri (tra i quali ci sono Zagor, Tonka e Satko). Alla ricerca del Wakan, essi intraprendono un viaggio in cui ognuno di loro ha modo di mettere alla prova se stesso. E anche se per alcuni non ci sarà ritorno, alla fine il Male viene sconfitto!

Nel luglio del 1991 esce questo Speciale Zagor, il cui autore è un esordiente zagoriano: il milanese Mauro Boselli, che Bonelli definisce “uno dei miei critici più severi per le avventure di Zagor”, un tuttologo specializzato nella stesura di varie rubriche e di molti librini allegati agli speciali, un appassionato viaggiatore in luoghi impervi e selvaggi, ed infine un ottimo sceneggiatore che, dopo aver spaziato in varie serie della casa editrice, è approdato a Zagor.
Questo Speciale è un’avventura con dialoghi molto curati, ricca d’azione, a cui Boselli conferisce un ritmo concitato, con le leggende indiane in primo piano e piena di personaggi ottimamente connotati.
La storia, oltre a ricordare in parte quella del primo Speciale, grazie alla presenza di diversi comprimari storici, è anche una citazione della nolittiana Indian Circus, vista la presenza, al fianco del nostro eroe, di pellerossa di nazionalità diverse: apache, hopi, sioux, cheyenne, cherokee e mohawk.
Dopo questa splendida avventura disegnata da Gallieno Ferri, i lettori dovettero aspettare quasi due anni per vedere nuovamente all’opera Boselli sulla serie regolare.

giovedì 17 settembre 2015

Zagor alla riscossa! (ZCSCSpec1)



Il primo numero in edicola oggi contiene le storie complete “Zagor alla riscossa!” (Zagor Special n. 1 – giugno 1988) e “La pietra che uccide” (Zagor Special n. 2 – giugno 1989).


ZAGOR ALLA RISCOSSA

Un misterioso criminale, conosciuto dai suoi uomini come “Faccia di Cuoio”, a causa della maschera che gli copre metà del viso, sta facendo rapire alcuni dei migliori amici di Zagor.
Tobia Sullivan (padre di Orazio e Romeo) e Guitar Jim cadono nelle sue grinfie. Ma lo Spirito con la Scure, grazie all’aiuto dei due Sullivan rimasti e del cherokee Satko, riuscirà a mandare in fumo il piano del suo avversario, svelandone l’insospettabile identità: quella del redivivo Butcher, il “macellaio” del Destroyer!
Costui, sopravvissuto all’esplosione della sua nave corazzata (Zagor Gigante nn. 161-165) e rimasto sfigurato, ha architettato il rapimento degli amici di Zagor per vendicarsi di lui. Ma l’epilogo non sarà propriamente quello immaginato da Butcher...

È il primo degli speciali dedicati a Zagor, uscito nell’estate del 1988.
Come impostazione ricorda molto il n. 100 della collana Tex, in cui si affiancano all’eroe molti noti comprimari della serie; e, come accade nella citata storia di Tex, anche qui l’avventura risente, nel suo svolgimento, della limitazione di pagine del “numero unico”.
La trama non è certo complessa, la storia è molto lineare e con una buona dose di azione. Lo sceneggiatore Marcello Toninelli è riuscito, a mio parere, a caratterizzare sufficientemente bene tutti i personaggi, relegando però Cico ad un ruolo marginale con conseguente assenza di ogni elemento comico...
La presenza di tanti famosi comprimari fa quasi pensare al fatto che lo speciale dovesse essere un numero unico, una sorta di celebrazione; poi il successo dell’albo ha fatto sì che la serie venisse continuata.
Ottimi, come sempre, i disegni di Gallieno Ferri.


LA PIETRA CHE UCCIDE

           È venuta da lontano, da molto lontano… È caduta sui Monti Perduti e gli indiani Wuwucam la considerano una divinità. È “la Pietra che Uccide”: quando sorge il Sole emette delle radiazioni mortali. Ma è anche un gigantesco diamante, che scatena la cupidigia di molti. Tra questi c’è Digging Bill, sempre alla caccia di nuovi tesori. E come sempre Zagor dovrà salvare la vita all’amico, difendendolo da meteoriti aliene e criminali terrestri...

            Per il secondo Special, allo sceneggiatore Marcello Toninelli venne richiesta una storia in tema con il libriccino allegato all’albo, vale a dire i “tesori perduti”.
           L’idea di base della storia, la ricerca di un “tesoro” che ha acquisito le caratteristiche della sacralità presso una tribù indiana, non è una novità per i lettori zagoriani, ma Toninelli riesce a mio parere ad orchestrarla molto bene. Questa volta l’oggetto del desiderio è un misterioso meteorite dalle caratteristiche fisiche del diamante, ma che è in grado di accecare o addirittura uccidere (solo alla luce del giorno, però) chi si avvicina ad esso spinto dalla malvagità. L’avventura è godibile e si legge tutta d’un fiato; appassionante la parte dell’inseguimento dei banditi, che più volte deve interrompersi proprio sul più bello.
Ciò che in questa storia ha fatto arricciare il naso a più di un lettore è la caratterizzazione di Digging Bill, dipinto come una persona avida e insensibile!
Toninelli lo aveva già descritto così un anno e mezzo prima nella storia della ricerca del vello d’oro (Zagor Gigante nn. 269-271), togliendo dal personaggio quegli elementi comici e caricaturali di “bonaria follia” di cui lo aveva dotato Nolitta/Bonelli.
In ogni caso, nel suo libro Un senese a Darkwood, Toninelli ne fornisce anche la motivazione: “In quest’avventura me lo sono giocato come un individuo ridotto senza un soldo in tasca che viene momentanemente abbagliato dalla possibilità di arricchirsi, magari per potersi poi gettare un nuove pazze ricerche senza problemi economici”.
I disegni di Ferri, come al solito, sono molto belli.

giovedì 10 settembre 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Le tenebre e la luce (ZCSC187)




         Il centoottantasettesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con il ritorno del mutante, nonché la storia completa “Magia indiana”. Si tratta anche dell'ultimo numero di questa ristampa a colori, che ha riproposto le avventure della serie regolare di Zagor fino al n. 500. La settimana prossima si ricomincia da "1" con la ristampa degli albi Speciali.


MAGIA INDIANA

Nella notte della Cinquecentesima Luna, al raduno dei capi tribù di Darkwood, un nemico sconosciuto fa trovare a Zagor una lancia spezzata, il simbolo indiano della vendetta.
Non appena tornati alla capanna nella palude, Zagor e Cico vengono intossicati da un gas venefico ed affrontati da alcuni indiani che, una volta messili fuori gioco, li portano via con loro.
Dopo aver ripreso conoscenza, lo Spirito con la Scure si ritrova a dover affrontare una serie di vecchi avversari creduti morti: il capo dei Delaware Kanoxen, Marcus l’Uomo Pipistrello, il mostruoso Molok e il barone Wolfigham con i suoi uomini pesce.
In realtà Zagor e Cico si trovano prigionieri in una caverna e, mentre lo Spirito con la Scure è preda di una specie di sortilegio che gli fa rivivere alcuni dei suoi scontri passati che gli causano però delle ferite reali,  Cico è legato e non può far nulla per aiutarlo.
Responsabile di tutto ciò è Devil Mask, lo stregone affrontato da Zagor nei nn. 201/203 della serie regolare, che non è morto come si credeva e vuole in tal modo consumare la sua vendetta.
Zagor riesce a comprendere la vera natura dell’incubo che sta vivendo e si libera, dimostrando che la sua forza di volontà è più forte dei sortilegi del nemico. Nello scontro finale Devil Mask viene accidentalmente ucciso da una lancia dei suoi alleati pellerossa destinata allo Spirito con la Scure.

Presentata originariamente sul n. 500 della serie, in questa storia celebrativa di Moreno Burattini appaiono diversi personaggi ben conosciuti ai lettori zagoriani: inizialmente i vari capi tribù di Darkwood, Molti Occhi, il barone La Plume e i saltimbachi Sullivan; quindi  gli avversari citati nel riassunto.
Con la scelta di questi ultimi Burattini ha voluto omaggiare alcuni degli sceneggiatori che si sono succeduti sulla serie zagoriana: Nolitta con Kanoxen, Ferri con Marcus, Castelli con Molok e Boselli con Wolfingham.
Il racconto è basato sul ritmo serrato e sulla sorpresa, permeato di magia e connotato da scenari coinvolgenti. La soluzione “a scatole cinesi” adottata da Burattini, presentando un nemico dopo l’altro, è assolutamente valida ed il volto del vero avversario si rivela come totalmente inaspettato per il lettore.
L’episodio è, inoltre, tutto incentrato sulla personalità di Zagor, sulla sua tenacia, sul suo non arrendersi mai, sull’uscire sempre più forte da ogni fatica affrontata; infatti da ognuno dei combattimenti che il protagonista sostiene, Burattini lo fa sempre “resuscitare” grazie alla forza di volontà e all’intelligenza.
In effetti, quello che inizialmente poteva sembrare solo un susseguirsi di vecchi nemici, diviene alla fine una riflessione sulla necessità per l’uomo di dover affrontare le proprie paure e sul fatto che in fondo, il nostro nemico più pericoloso siamo proprio noi stessi se non riusciamo a lasciarci alle spalle il nostro passato. Solo così, infatti, potremo vedere la “luce” che Zagor e Cico trovano all’uscita della caverna.
Per quanto concerne i disegni di Gallieno Ferri, v’è da dire che le sue figure sono vive, dinamiche, quasi reali; qualche piccola imprecisione sul volto di Zagor in alcune vignette viene ampiamente ripagata dall’atleticità di un personaggio che dà davvero l’impressione di passare fisicamente da una vignetta all’altra.

Per concludere, ecco alcune annotazioni di Moreno Burattini risalenti al 2007, anno di uscita della storia in edicola.

Sul criterio di scelta dei “cattivi” da inserire nella storia:
Ho scelto i personaggi procedendo in ordine cronologico rispetto alla loro prima apparizione, pensando a nemici ognuno creato da uno sceneggiatore diverso e scartando quelli nolittiani più famosi sia per assecondare il desiderio dell’editore (espresso anche in pubblico) sia per non bruciarne un eventuale ritorno in storie più lunghe. Ho anche cercato villain che potessero essere poco prevedibili, in modo da sorprendere il lettore (per quanto possibile), ma allo stesso tempo abbastanza temibili da poter essere plausibile che Zagor ne conservasse un ricordo in grado di fargli paura. Infine, ho scelto pensando a dei cattivi che a me erano piaciuti (il particolare, ho sempre sognato il ritorno di Molok). In un mondo perfetto avrei fatto una storia di 128 tavole, come i vecchi speciali. Avendo più spazio avrei allungato tutto il finale, dal risveglio di Zagor in poi, lasciando il resto così com’è”.

Sul perché che non abbia utilizzato nessun “cattivo” creato da Toninelli e da Capone:
A parte che gli spazi per le citazioni erano limitate (ho cercato comunque di inserirne il più possibile, sia nel testo che nei disegni), e a parte che ci sono citazioni anche nella scelta dei capi indiani al raduno o nel rimando alla lancia spezzata, mi pare che i due sceneggiatori assenti, Toninelli e Capone, siano omaggiati dal fatto che dedicati al primo ci sono i quattro albi precedenti al 500, e al secondo i tre albi successivi. In altre parole: se uno pensa a un grande cattivo creato da Toninelli può pensare a Skull il mutante, che certo avrebbe potuto tornare nel 500 al posto di Marcus o di Molok. Ma essendo tornato per ben quattro albi subito prima, mi pare che come omaggio non sia poi tanto male! Lo stesso per Capone: il suo nemico più suggestivo è il sacerdote Stephan, che tornerà per mano del suo creatore, e Capone è lo sceneggiatore messo in evidenza in posizione strategica proprio sui numeri 501, 502 e 503. Non mi pare che sia un trattamento di sfavore!”.

Interessante, infine, la sua risposta su una questione molto particolare, cioè se il fulmine che all’inizio della storia colpisce una roccia e, rompendola, rivela la lancia spezzata, fosse o meno una magia operata da Devil Mask:
Non c’è nessun fulmine che rompe una roccia. A pagina 21 [dell’albo originale] si vede (vignetta 2) che la roccia è già spezzata (era fatta così già da prima, per naturale conformazione) e semplicemente comincia a emanare bagliori e ronzii. A pagina 22 (vignetta 2) quello che sembra un fulmine caduto dal cielo in realtà è una emissione elettrica che scaturisce dalla roccia stessa e va verso l’alto (tant’è vero che dopo, vignetta 3/4, esplode in un bagliore che costringe tutti a coprirsi gli occhi). Il sonoro WAMP non è infatti quello del fulmine (che è RUUMMBLEE - CRAACK). Dunque la lancia spezzata era già lì, nella roccia già aperta, e Devil Mask si è limitato a un qualche gioco di magia che facesse scaturire bagliori luminosi dalla roccia. Essendo uno stregone indubbiamente dotato di qualche conoscenza magica (come già si sapeva) mi pare che un fenomeno del genere rientri nelle sue possibilità”.

martedì 8 settembre 2015

IL TITOLO VENUTO DALL'IMPOSSIBILE




L’amico zagoriano Massimo Capalbo ha estratto un altro coniglio dal suo cilindro!
Non pago dei suoi tre dizionari bonelliani ha deciso di varare una nuova “serie” per la rivista internettiana Dime Web - stavolta decisamente più “leggera”!
L’idea è quella di prendere celebri titoli delle varie collane SBE e virarli in parodia... con risultati davvero esilaranti!

Clikkate sul link qui sotto e... divertitevi!

 

mercoledì 2 settembre 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: La vendetta di Skull (ZCSC186)




          Il centoottantaseiesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con lo spietato Palmer, nonché la prima parte della storia “Il ritorno del mutante”.


IL RITORNO DEL MUTANTE

Un importante membro dei Servizi Segreti americani, Algernon Quandy, che giace in coma in un ospedale di Washington, è accusato di aver rubato alcuni documenti top secret e si sospetta che la moglie Sophie sia una sua complice. Pertanto questa viene portata nel carcere di Hellgate (il medesimo della storia L’inferno dei vivi) per essere sondata psichicamente da Colin Randall, detto Skull, il mutante dai due cervelli catturato anni prima da Zagor. Il mutante non trova alcuna prova del coinvolgimento di Sophie con il crimine imputato al marito, per cui viene deciso di portare Randall sotto scorta al capezzale di Quandy per estrarre informazioni direttamente dalla sua mente.
Il capitano McGregor e il professor Blaine, che aveva aiutato Zagor a catturare Skull, chiedono allo Spirito con la Scure di accompagnarli a Washington con la pattuglia militare di scorta. Il mutante sembra voler collaborare, stanco della lunga prigionia e allettato dai benefici che può trarre dal mettersi al servizio della legge. Ma durante il viaggio, assistendo al ripetersi di inspiegabili incidenti, Zagor comincia a chiedersi se davvero Skull sia divenuto affidabile come il professor Blaine sembra credere.
Il convoglio viene attaccato dagli indiani Munsee dopo che un soldato, in preda ad allucinazioni – forse causate a bella posta dai poteri mutanti di Skull, ha sparato loro contro. Zagor, che era stato fatto prigioniero dai pellerossa, riesce a fuggire e cavalca nella notte per salvare i soldati e i suoi tre amici, Cico, Sophie e il professor Blaine. Giunge, purtroppo, solo dopo che Skull è riuscito a fuggire con Sophie come ostaggio, non prima di aver ucciso coi suoi poteri quasi tutti gli indiani e molti dei soldati di scorta. Fortunatamente Cico e il professor Blaine sono sopravvissuti.
Una ferita d’arma da fuoco costringe il mutante a sostare in una fattoria per farsi curare e dove tiene tutti sotto il suo controllo mentale. Zagor, raccolta una maschera di legno protettiva contro i poteri di Skull, si mette sulle sue tracce. Raggiunta la fattoria, Zagor viene messo fuori combattimento da Sophie: anche lei ha poteri mentali ed è d’accordo con il mutante, suo padre!
Sophie svela a Zagor di essere una telepate meno potente del padre ma in grado di le persone e di far fare loro ciò che vuole senza che se ne accorgano. È stata lei a manipolare le menti di tutte le persone coinvolte (il marito, sposato appositamente, i Servizi Segreti, i militari, e così via...) al fine di poter avere l’occasione di liberare il padre.
In soccorso di Zagor giunge il professor Blaine, che riesce a liberarlo e gli fornisce un’altra maschera di legno. Con questa Zagor affronta Skull sul tetto della fattoria e o trascina a terra uccidendolo. Sophie, a questo punto, si accinge ad uccidere Zagor svenuto ma intervengono Cico e i Munsee; nel tentativo di controllare le menti di tutti gli indiani presenti qualcosa si spezza nel cervello di Sophie, che finisce in coma e rinchiusa anch’essa a Hellgate.
Nelle ultime pagine della storia scopriamo che Blaine ha decapitato il mutante e ne ha trasportato la testa nella base di Altrove dove una squadra di scienziati potrà studiare il segreto dell’uomo dai due cervelli...

Torna uno di nemici più originali creati da Marcello Toninelli per Zagor: Colin Randall detto “Skull”, mutante dai due cervelli con poteri telepatici.
Il soggetto è molto articolato e regge benissimo, non lasciando punti oscuri nella vicenda grazie agli abbondanti chiarimenti nella parte finale della storia. La trama è molto ben costruita e cattura il lettore dall’inizio alla fine.
Molto bella, in particolare, la figura di Sophie, la figlia del mutante, che contribuisce a rendere l’intreccio assolutamente imprevedibile e mai banale, e che Burattini fa diventare il vero fulcro della storia evitando così di “appiattirsi” in un semplice rifacimento del primo scontro tra Zagor e Skull.
L’introduzione del racconto con una spassosa gag di Cico e Trampy riporta i lettori indietro negli anni (da tempo non se ne vedevano di così lunghe e riuscite); la trama prosegue poi con una narrazione classica che, pagina dopo pagina, si fa intensa e intrigante.
Si percepisce molta “nolittianità” nel crescendo dell’atmosfera di mistero che permea la vicenda, la tensione che si respira raggiunge livelli parossistici e le domande sugli strani fatti che accadono si fanno via via sempre più angoscianti: ecco, “angosciante” è il termine corretto, visto che la marcia della carovana verso Washington mi ha riportato alla mente quella della carovana di Albert Parkman nella storia “Angoscia!”, soprattutto nelle inquietudini espresse dai vari personaggi (protagonisti, soldati, indiani).
Quindi si passa all’azione vera e propria, il ritmo della narrazione diviene più intenso: le tavole in cui Skull fa esplodere le teste degli indiani sono notevoli, allucinanti e “meravigliosamente” splatter.
Burattini ha la capacità di spiazzare i lettori facendo credere come probabili cose che invece non lo sono: gli strani incidenti che costellano la spedizione sembrano provocati in qualche modo da Skull, i cui poteri sappiamo che sono aumentati ma non in che misura, creando quindi un forte senso di dubbio. Niente infatti lascia sospettare che accanto a Skull vi sia un altro personaggio dotato di poteri mentali ma, a rivelazione avvenuta, rileggendo la storia vediamo che effettivamente ogni volta che accade qualcosa di strano Sophie è presente e quindi un lettore acuto avrebbe potuto capire come stavano veramente le cose... proprio come accade a Zagor!
A proposito di quest’ultimo, Burattini lo presenta come colui che fa l’impossibile per mettere fuori combattimento il pericolosissimo avversario, facendo anche di tutto per non uccidere le persone condizionate dai due mutanti, sebbene queste gli si accaniscano contro senza mezzi termini.
Da ultimo, è bene sottolineare come notevolissimo il colpo di scena che ci riserva lo sceneggiatore ad opera del professor Blaine proprio nell’ultima pagina della storia: la vignetta con la testa di Skull conservata nell’alcool è davvero di grande impatto!
Decisamente azzeccata la scelta di Marco Verni come disegnatore. Il suo tratto pulito e preciso garantisce una grande leggibilità, quasi un mix tra Ferri e Donatelli anni ’60, e si nota un crescendo nel suo stile tra le prime e le ultime tavole della storia, con l’elaborazione di un tratto più morbido e scene più dinamiche.

Per concludere, eccovi alcune risposte di Moreno Burattini in merito alle osservazioni e ai quesiti posti dai lettori sul Forum SCLS, risalenti al 2007.

A chi aveva apprezzato la realizzazione grafica “sexy” di Sophie:
L’avvenenza e la formosità di Sophie (che effettivamente è un tipo) sono dovute a Marco Verni, che da buon romagnolo è un gaudente e disegna con il sangiovese vicino al tavolo da lavoro”.
Devo, tuttavia, aggiungere una nota personale: da me interpellato recentemente sulla questione, Marco Verni mi ha detto che, in realtà, fu proprio Moreno Burattini a chiedergli di realizzarla così sexy!

A chi contestava il “metodo scientifico” di conservare la testa di Skull nell’alcool, cosa che avrebbe bruciato e mummificato i tessuti:
Per quanto riguarda l’alcool, posso immaginare che oggi si usi ben altro per trasportare i cuori espiantati destinati al trapianto, ma c’è da tenere conto che nella storia 1) si era nel 1830/40 2) si doveva ricorrere a quel che ci poteva essere in una fattoria in una zona di frontiera. Se non c’era nient’altro che alcool, che cosa poteva fare Blaine? Dubito che ci fosse persino la formalina (ci ho pensato, poi ho scartato l’ipotesi). Del resto, nella farmacia del paese di montagna dove abitano i miei genitori sono conservate in due vasi due vipere sotto alcool, da chissà quanti anni. Sicuramente l’alcool conserva, anche se probabilmente non mantiene gli organi adatti al trapianto. Ora, che cosa voleva fare Blaine? Sicuramente non trapiantare la testa (cosa impossibile persino oggi), ma solo studiarla o farla studiare. Dunque voleva evitare la decomposizione per poterla portare in un laboratorio dove sezionarla e vedere i due cervelli. Per questo l’alcool poteva bastare. Quel che resta da capire è se i poteri mutanti dei due cervelli hanno mutato anche i tessuti cerebrali rendendoli diversi da quelli normali oppure no. Cioè, se resta qualcosa che funziona in quella testa anche sotto spirito...”.

Sul fatto che i lettori avessero potuto sospettare di Sophie proprio per la sua “inutilità” dal punto di vista narrativo nella prima parte della storia:
Circa Sophie, è chiaro che altri autori (te compreso, perché poi in fondo ogni lettore è co-autore di ogni storia perché ognuno la percepisce, vive, immagina in modo diverso) avrebbero fatto diversamente e forse meglio (non ritengo di essere il migliore degli autori possibili!). Però, secondo me, sapendo io chi era Sophie e che cosa voleva fare, per rendere logica la ricostruzione degli avvenimenti a posteriori, la ragazza doveva avere un atteggiamento defilato appunto perché il suo piano era agire nell’ombra senza insospettire nessuno.
Come non far sospettare di lei ai lettori? Beh, i lettori ormai sanno (dopo tutti i gialli letti) che il colpevole è sempre il meno sospettabile, per cui anche lei sarebbe stata sospettata. Difficile proprio non farci assolutamente pensare. Però mi sarebbe bastato che almeno, avuto il pensiero, il lettore lo scartasse dicendo: mah, non credo. Per esempio, per sviare i sospetti, ho ideato la scena in cui il galeotto di Hellgate la usa come ostaggio e la minaccia di morte: se lei fosse stata colpevole, avrebbe dovuto chiedersi il lettore, come poteva essersi messa in un tale rischio di vita? Il lettore che avesse voluto giocare a poker con me, avrebbe dovuto valutare questo elemento e, nelle mie speranze, convincersi che dunque Sophie era innocente. Poi ugualmente la donna si è trovata sotto la minaccia degli indiani, ha rischiato di essere travolta dagli alberi in fiamme, è persino, apparentemente, stata rapita da Skull...
Quanto a giustificare la sua presenza, beh, era la classica ragazza in pericolo ed era la moglie di Algernon Quandy, due giustificazioni piuttosto valide perché la fanciulla facesse parte della storia (oltre a ciò che non si sapeva e che sarebbe stato svelato nel finale)”.

Sulle spiegazioni contenute nella storia, eccessive a parere di qualcuno:
Riguardo alle spiegazioni, io non ritengo mai che se ci sono è perché, ahimè, non si potevano evitare. Secondo me, le spiegazioni, quando spiegano qualcosa di interessante, sono non un prezzo da pagare ma il clou da esigere in una storia che le richiede.
Ciò ovviamente non vuol dire che io abbia mai spiegato qualcosa di interessante, per carità.
Tornando ai massimi sistemi, non vorrei citare di nuovo Agatha Christie (chi ha visto anche solo un film, per esempio uno con Peter Ustinov, sa che il bello è appunto la ricostruzione che Poirot fa alla fine dei fatti che tutti conoscono ma visti da un’altra angolazione) ma basterebbe ricordare "Il sesto senso" o il recente "The Prestige" per capire come senza le spiegazioni quei film non avrebbero senso”.

Sui poteri di Skull, che a qualcuno sono apparsi inferiori a quelli che possedeva nella sua prima apparizione:
Non so perché le varie nuove capacità evidenziate da Skull nell’ultima storia (far esplodere teste, uccidere a distanza solo con il pensiero, leggere nella mente, evidenziare particolari nei ricordi, creare realtà alternative, controllare le altre persone, eccetera) debbano sembrare inferiori e meno interessanti di quelle che aveva il mutante alla sua prima apparizione, quando usava i suoi poteri per rapinare le banche. Tuttavia, per quanto questi nuovi poteri possano essere sembrati ad alcuni insipienti o poco interessanti, mi pare chiaro che si tratta di capacità letali.
Dunque, a chi si lamenta (nel nostro pourparler tra appassionati) del presunto "mancato scontro" fra Zagor e il mutante, vorrei chiedere che tipo di scontro si aspettavano.
Uno scontro tipo match da quindici round come fra Rocky Balboa e Ivan Drago?
I casi sono due: o Skull è inibito da una maschera (che la indossi lui oppure Zagor) oppure no.
Nel caso che i poteri di Skull siano inibiti, Zagor può mettere al tappeto Skull in un secondo netto con un pugno o con un colpo di scure (se non di pistola). Lo scontro "fisico" tra Skull e Zagor non avrebbe storia.
Nel caso invece che i poteri di Skull non siano inibiti, e Zagor si trovi di fronte al mutante senza maschera, ugualmente non ci sarebbe storia: Skull lo uccide con un battito di ciglia.
Di fronte a questa evidenza, credo di aver sfruttato ogni possibile appiglio per fare in modo che lo scontro fosse giocato con tutte le possibili varianti: Zagor con la maschera e Skull che ha degli ostaggi, Zagor senza maschera e Skull ferito che non riesce a usare i suoi poteri, Zagor torturato da Skull, eccetera.
Secondo me, Skull e Zagor si scontrano per un albo intero attraverso varie situazioni, però evidentemente non è bastato ad accontentare i più esigenti e confesso i miei limiti.
Limiti che non mi permettono di capire che cosa avrebbe dovuto fare Skull ferito sentendo arrivare Zagor con la maschera che viene a prenderlo. Andare prima in soffitta e poi sul tetto per guadagnare tempo confidando nell’aiuto di Sophie o degli uomini della fattoria, evidentemente no: pare che questo non dovesse farlo. Dunque doveva stare tranquillamente a letto? Cercare di affrontare lo Spirito con la Scure con i pugni? Nascondersi nell’armadio? Beh, tutto può essere, ma a me è venuto in mente che dovesse salire sul tetto e mi sono anche illuso che il salto da lassù fosse spettacolare e drammatico.
Zagor in fondo, per salvare gli uomini in ostaggio del potere del mutante, salvare se stesso e impedire al mutante di fare altro male, sceglie il rischio estremo della propria vita.
C’è chi si meraviglia appunto che non si sia fatto nulla: beh, proprio nulla no (lo vediamo fasciato), però aveva un casco a proteggere la testa, il corpo di Skull a fargli da ammortizzatore e le sue ossa di ferro che gli hanno permesso, in passato, di uscire indenne da prove ancor peggiori.
Si sa peraltro di gente che cade dal quarto piano e non si fa nulla (come di gente che cade dal quarto scalino e muore)”.