Il centonovantottesimo numero in edicola oggi contiene la
conclusione dell’avventura di Zagor contro
Ylenia la vampira,
nonché la prima parte della storia “Un capestro
per Gambit”.
UN CAPESTRO PER GAMBIT
Durante il viaggio di ritorno verso
Darkwood, Zagor e Cico giungono nella cittadina di Winnfield, in South
Carolina. Qui, scoprono che la loro amica Gambit è rinchiusa nella cella dello
sceriffo Atkinson, in attesa di venire condotta sul patibolo. Sulla testa della
bella avventuriera, infatti, pende una condanna a morte per omicidio, dopo che
è stata sorpresa accanto al cadavere di un uomo appena ucciso, Clive Howland.
Gambit dice di non ricordare niente perché reduce da una forte sbronza e Zagor,
convinto dell’innocenza dell’amica, decide di scagionarla trovando il vero
assassino... qualcuno che avrebbe organizzato un’abile montatura per
incastrarla!
L’unico indizio conduce verso il ranch di
mister Wallardy, un arrogante possidente terriero che l’affascinante ragazza
aveva ripulito al tavolo da gioco la sera prima del delitto. Lo Spirito con la
Scure si reca a indagare sulle terre dell’allevatore, finendo quasi subito per
scontrarsi con il suo losco soprastante, Rourke, e i mandriani ai suoi ordini.
Durante la notte Gambit viene fatta evadere
da un uomo di Rourke, e ciò rafforza in Zagor la convinzione che la bella
avventuriera sia stata incastrata proprio da Wallardy. Recatosi nuovamente
al ranch, viene fatto prigioniero da Rourke e prima di liberarsi (e dare una
sonora lezione sia a quest’ultimo che al suo datore di lavoro) riesce ad
accertare che Wallardy è estraneo alla faccenda in cui Gambit è stata
coinvolta: il ranchero che l’ha liberata, Fosbury, era infatti stato assunto
solo pochi giorni prima.
Fuggito nella prateria, Zagor si imbatte in
Gambit che gli rivela il motivo per cui Fosbury l’ha liberata: questi e
Howland, il cui vero nome è Jack Chairs, avevano compiuto insieme una rapina e si
erano separati. Dei due, chi doveva nascondere il bottino era Howland, per cui
Fosbury era convinto che Gambit avesse ucciso il suo socio dopo essersi fatta
dire il nascondiglio dell’oro. Dopo averla liberata ed aver scoperto che non ne
sapeva nulla, l’aveva picchiata e abbandonata nella prateria.
Gambit viene catturata dagli uomini di
Winnfield mentre Zagor parte alla ricerca di Fosbury; la sua intenzione è
quella di portarlo dallo sceriffo, convinto che sia lui l’autore dell’omicidio
di Howland: invece non è così e, purtroppo, in un tentativo di ribellione
Fosbury rimane ucciso.
Nel frattempo Gambit, condannata a morte per
un omicidio che non ha commesso, sale dignitosamente sul patibolo per essere
impiccata, quando l’esecuzione viene fermata da uno sceriffo, Reiser, che porta
con sé un prigioniero legato: Howland, l’uomo della cui morte è accusata
Gambit, che può così tornare in libertà!
Ma cos’è successo? È Zagor a rivelare la
verità. Howland aveva gettato l’oro in un lago con l’intenzione di tenerlo solo
per sé; però sulle sue tracce c’era un cacciatore di taglie che egli era
riuscito ad uccidere: sfigurandolo in viso lo aveva fatto passare per il suo
cadavere addossando la colpa a Gambit, essendo così completamente libero di
poter recuperare l’oro dato che tutti lo credevano morto!
Zagor aveva intuito tutto ciò ed era
riuscito a catturare Howland, consegnandolo a Reiser e chiedendo il suo aiuto
perché fermasse l’esecuzione dell’amica.
Storia di genere western/giallo intrigante e intricata, ma anche
avventurosa ed avvincente dalla prima all’ultima pagina, nella quale il mistero
tiene banco per tre quarti della stessa ed il colpevole viene svelato davvero
solo al termine, con un colpo di scena finale degno delle migliori storie whodunit (Chi l’ha fatto?).
Nella narrazione di Moreno
Burattini non ci sono incongruenze, vicende lasciate a metà o fatti
inspiegati: tutto si riannoda alla perfezione. Peraltro il mistero, in questo
caso, non appesantisce una trama scorrevole e soprattutto la spiegazione finale (per quanto “lunga”) non è pesante e
superflua. Al contrario giunge doverosa e necessaria, quando la vicenda è
praticamente conclusa e non va ad interferire con la parte più avventurosa del
racconto, cioè la corsa di Zagor contro il tempo per salvare Gambit
dall’impiccagione.
A mio parere Moreno è
stato anche molto bravo nel “mischiare le carte”, offrendo una sequela di
colpevoli/sospetti sempre plausibili: non appena ne viene scagionato uno, ne
subentra un altro, in un crescendo di pathos,
senza un attimo di respiro o momenti di “stanca”.
Il personaggio di Zagor è delineato ricolmo di forza, coraggio,
furbizia, intelligenza. Insomma, un vero eroe! Per contro, Cico, pur
protagonista di divertenti siparietti comici, viene relegato in prigione… Poco
male comunque, giacché questa soluzione dà modo a Zagor di poter agire di
nascosto e in perfetta autonomia per risolvere il mistero (non dimentichiamo
che Moreno non è aduso a soluzioni di questo genere ed è sempre stato uno degli
autori maggiormente “generosi” nei confronti del simpatico messicano).
Interessante, poi, come lo sceneggiatore presenta le situazioni
“carcerarie” di Gambit e le sue riflessioni sulla situazione che sta vivendo…
tratteggiando questo personaggio in piena conformità alla versione originale
boselliana, ma rendendola addirittura più simpatica e femminile.
Per quanto
concerne Giuseppe (Pino) Prisco –
disegnatore di origini casertane, qui al suo esordio sulla serie mensile dopo
il debutto nel 2007 sul Maxi Zagor n. 8 Uomini
in guerra) – io sono del parere che sia uno dei
migliori disegnatori della scuderia zagoriana. Bravo nel “raccontare”, nel
cogliere le espressioni e far capire i sentimenti dei personaggi, nel rendere
le scene di lotta. Anche nel delineare il personaggio di Gambit mi è sembrato
completamente a suo agio: la scenda della ragazza che entra nel saloon e mozza
il fiato a tutti gli avventori è da manuale!
Chiudo con un paio di
curiose annotazioni: 1) all’inizio della storia il ladro di cavalli condannato
alla forca canta una canzone: si tratta di The
Willow Tree, una vecchia ballata inserita anche nel CD di Graziano
Romani The King of Darkwood; 2) la
presunta vittima di Gambit è molto somigliante al disegnatore
zagoriano Gianni Sedioli: il vero nome di Howland è infatti
Jack Chairs, la “traduzione” in inglese del nome e cognome del disegnatore
romagnolo.
Ed ecco le consuete “osservazioni sulla storia”
di Moreno Burattini tratte dalle
pagine del Forum SCLS del 2009.
Ad un forumista che trovava strano il fatto che,
all’inizio della storia, Zagor ascolta indifferente i commenti di un
personaggio che gode nel vedere impiccata
la gente, ma viene colpito emotivamente solo quando si parla della sua amica in
pericolo, Moreno rispondeva così:
“Il tizio a cui ti
riferisci è, chiaramente, un vecchietto rimbambito. Zagor dà giustamente più
importanza al nome di Gambit che alle sparate del nonnetto. Non mi sembra che
Zagor avrebbe dato dimostrazione di eroicità prendendo a botte un pensionato rincitrullito.
La gravità di ciò che uno dice va commisurata al suo grado di consapevolezza.
Nel finale della storia, vedrai, il vecchietto si riabilita. Meglio sempre
attendere i finali prima di giudicare”.
Ad un forumista che gli faceva i
complimenti per la storia, pur avendone apprezzato di più la seconda parte
rispetto alla prima, ed aveva anche apprezzato i disegni di Prisco, rispondeva:
“Grazie per gli
apprezzamenti, e riguardo al fatto che il primo albo possa esserti piaciuto
meno del secondo, al di là dell’ovvia considerazione che molti giudizi si
basano spesso, com’è giusto che sia, sul gusto e sulla sensibilità personale,
direi che sia sempre meglio attendere il finale di ogni storia prima di tirare
le somme! A volte gli inizi servono a gettare le basi e a presentare i
personaggi, e possono sembrare pesanti, ma vanno visti in funzione del seguito
(a volte però sono i finali a deludere le buone premesse offerte in partenza).
Se guardi il primo albo della mia storia più apprezzata dai lettori, La palude dei forzati, vedrai che nelle
prime 94 pagine lo Spirito con la Scure c’è davvero poco, ma mi poi il
complesso della vicenda è stato giudicato dal sito uBC (di solito non di manica
larga) con lo slogan, se non ricordo male, di "Zagor al cubo"!
Circa Prisco, mi meravigliano i commenti negativi che ho letto qua e là e
posso comprendere le riserve di alcuni solo pensando che gli zagoriani sono i
lettori più difficili da convincere ad accettare stili ed interpretazioni
personali e diversi da quelli di Ferri. Prisco
è il disegnatore che più realizza da vicino quello che ho in mente io quando
penso una sequenza e cerco di visualizzarla descrivendola in una sceneggiatura.
Quasi tutti i miei disegnatori fanno un buon lavoro, se non ottimo, ma dal
punto di vista di aderenza a ciò che ho in mente io, Pino Prisco è quasi perfetto! Sembra a volte che mi legga nella
mente, e non ho bisogno di fargli nessuno schizzo: bastano poche parole e ci
capiamo al volo!”.
A chi gli domandava se l’origine del
nome “Gambit” (che trovava sinistramente somigliante a “Trampy”) era legato al
termine inglese che designa la mossa del “gambetto” (ossia offrire un pezzo
senza la possibilità di riprenderlo subito), Moreno rispondeva:
“Quando Boselli ha creato Gambit, le ha dato
quel nome (o meglio, quel soprannome: il nome vero non lo sappiamo) pensando
proprio al termine inglese che designa la mossa degli scacchi.
La somiglianza fra i
soprannomi di Gambit e Trampy è più che altro una assonanza. Le lettere che
formano "ambi" e "ampy" sono quasi identiche e la
"p" e la "b" sono due labiali molto simili e
interscambiabili (al Sud pronunciano "b" la lettera "p" di
molte parole italiane).
Non so quanto tutto questo
sia sinistro…”.
A chi aveva trovato eccessivo il fatto
che Gambit fosse stata presa a calci in pancia, Moreno spiegava:
“I pareri dei lettori sono
sempre imprevedibili, o almeno io non riesco a prevederli. Difficile dunque
stabilire che cosa travalichi il limite del buon gusto, così come capire bene
ciò che potrebbe urtare la sensibilità di Tizio piuttosto che far addormentare
per banalità e monotonia Sempronio. E' chiaro che se facciamo un fumetto
d’avventura in cui compare un cattivo, il cattivo si caratterizza come tale
perché fa cose cattive. Picchiare una donna è una cosa cattiva. Molto più
cattiva che picchiare un uomo. Vederglielo fare in tre vignette (due schiaffi e
un calcio) in un albo di 94 pagine "travalica il limite"? Forse
(molto forse) lo sarebbe se l’intento fosse sadico e compiaciuto, ma l’intento
è quello di indignare il lettore CONTRO la violenza sulle donne, non di
incitare a compierla. Tant’è vero che chi è rimasto colpito dalla scena ha
provato rabbia e indignazione verso il personaggio e quello che fa. Dunque lo
scopo è stato raggiunto e la sequenza, anziché essere diseducativa, è
addirittura didattica. Del resto ci sono decine di film drammatici in cui una
donna esce dalle grinfie di un aguzzino ammaccata e pesta, e nello spettatore
viene inculcato il sentimento della compartecipazione al suo dramma e si suscita
l’attesa per un riscatto in cui il vile che si è accanito contro di lei verrà
punito dagli uomini o dal destino (se non accade, come purtroppo non accade
molte volte nella realtà, resta l’amarezza). Dopo aver visto quel che fa
Fosbury, tutti (spero) si augurano che Zagor lo raggiunga e gli dia il fatto
suo. Se non avessimo visto quel che ha fatto, la storia sarebbe stata più
blanda e forse qualcuno si sarebbe lamentato della sua insipienza.
Aggiungo poi che molto del
pathos che si prova nella breve scena del pestaggio è dovuto al talento di Prisco: se qualcuno è stato
"male" nel vedere quel calcio è perché Pino l’ha disegnato con
estrema efficacia, da grande interprete di sceneggiature qual’è”.
In risposta ad un paio di critiche su
Gambit:
“La prima, e davvero
singolare, critica sostiene che Gambit non ha nessun ruolo di rilievo, che si
limita a fare la fanciulla in pericolo e che, tutto sommato, potrebbe avere un
altro nome ed essere un’altra persona e sarebbe stato lo stesso. Il che mi
lascia molto perplesso, dato che nel primo albo Gambit ruba letteralmente la
scena a Zagor ed è protagonista di un lungo flashback (tanto lungo che avrei
immaginato proteste per questo). Non solo: in questo flashback la ragazza
domina la ribalta e dimostra fascino e carattere, tiene in pugno gli uomini e
si comporta da gambler e da avventuriera: come si può sostenere che una donna
qualunque avrebbe potuto fare altrettanto al suo posto? Quel che fa Gambit nel
saloon di Winnfield è qualcosa che soltanto lei, tra i personaggi femminili
della saga di Zagor, potrebbe fare. E anche nel secondo albo, la scena in cui
lei decide, con un atto di coraggio, di consegnarsi allo sceriffo per lasciar
fuggire Zagor, gettandosi da cavallo, mi pare assolutamente in linea con le sue
caratteristiche e non facilmente attribuibile a una fanciulla qualunque.
La seconda obiezione,
ancora più insolita, riguarda il comportamento sessuale dell’eroina (non sono
sicuro di aver letto niente del genere su questo forum, ma altrove sì). Secondo
alcuni, Gambit si sarebbe comportata, per usare un eufemismo, come una ragazza
facile e questo la scredita e la rende indegna di Zagor. Ora, non è sul numero
di partner sessuali adulti e consenzienti che si giudica una persona (al limite
la si invidia), perché altrimenti dovremmo avere disgusto verso Oscar Wilde o
George Simenon o per centinaia di altri grandi che io personalmente vorrei
invece frequentare tutti i giorni: ognuno segua la dieta che vuole e io
valuterò la dignità della sua compagnia piuttosto dalla profondità del suo
pensiero o dal suo talento artistico, dalla sua sensibilità emotiva, dalla sua
umanità. Non ci sono dunque comportamenti "facili" o
"bigotti" ma persone belle o brutte indipendentemente dal numero di
fidanzati o fidanzate (e dal loro assortimento). Ma a parte tutto ciò (e
accetto tranquillamente che su quanto detto finora si possa non essere
d'accordo) nella storia che ho scritto non c’è nessuna particolare
disinibizione sessuale di Gambit. La vediamo solo baciarsi con un uomo. Dico
"un" (uno solo) uomo. Potrebbe essere il primo dopo tre anni di
astinenza. E questo senza neppure essere impegnata con un altro, e men che mai
senza avere obblighi di fedeltà verso Zagor, con cui si è lasciata senza
promesse e che non sa che rivedrà. Sarebbe assurdo che una ragazza che ha avuto
una fugace love story con lo Spirito con la Scure debba poi per tutta la vita
mantenersi casa vivendo nel ricordo di quell’episodio. Chi potrebbe
pretenderlo? Gambit sarà una donna normale e sarà attratta da chi le piace e
bacerà, se lo ritiene, un uomo affascinante. Peraltro, se oltre il bacio ci sia
stato qualcos’altro nei primi due albi non è dato di saperlo, dunque perché
scandalizzarsi?
Viva le ragazze che
baciano. :-)”.
Ad un altro forumista che criticava il
fatto che Zagor, in compagnia di una bella donna come Gambit, anziché
avventurarsi in romantici discorsi sul senso della vita e dell’amore o più
semplicemente “provandoci”, sciorina invece i dettagli del nuovo giallo appena
risolto, Moreno Burattini obiettava:
“Ecco, riflettendo su
tutto questo nella prospettiva di evitare in futuro di fare degli sbagli, mi
chiedo dove io abbia commesso degli errori. Mi attengo al testo della domanda
riportato sopra, e di conseguenza deduco logicamente che Zagor non avrebbe
dovuto, nel finale della storia in questione, dare spiegazioni su quanto di
abbastanza incredibile era appena successo. Dunque, secondo il mio critico, a
rigor di ragionamento, io avrei dovuto invece:
1) non spiegare niente e
lasciare che il lettore deduca tutto da sé (forse ci sono dei gialli in cui
alla fine si indica il colpevole senza dire come e perché, ma se non ci sono
avrei dovuto inaugurare io la nuova moda);
2) far condurre Gambit da
Zagor in camporella e immediatamente esigere da lei una ricompensa in natura per
il salvataggio del collo (senza darle neppure il tempo di riprendersi dopo aver
visto la morte in faccia);
3) non rispondere neppure
alle domande che Gambit gli fa perché gli ricapitoli l’accaduto dopo che i due
si erano lasciati in circostanze abbastanza movimentate (abbasso le donne che
fanno troppe domande, meglio tappare subito loro la bocca);
4) oppure, in alternativa,
avventurarsi "in romantici discorsi sul senso della vita e
dell’amore", evidentemente preferibili a qualunque spiegazione sull’accaduto.
Ora, è chiaro che
l’antispiegazionismo è, più che un partito preso, un astio così viscerale da
annebbiare la serena visione delle cose, però che non si sopportino neppure
dieci pagine di chiarimenti del mistero (dieci pagine a mio parere abbastanza vivaci,
movimentate, piene di sorprese e di rivelazioni) dopo oltre duecento tavole di
dramma e avventura, mi sembra davvero il colmo. Senza contare che poi lasciare
i lettori senza spiegazioni avrebbe provocato, giustamente, una rivolta in chi
si era appassionato al caso e dunque quelle agili spiegazioni erano
assolutamente necessarie (ma, ripeto, sono orgoglioso di essere riuscite a
darle in un modo così poco pesante - se mi è consentito una volta tanto lodarmi
da solo, a rischio di imbrodarmi).
Peraltro, chi dice che
Zagor non abbia dato le sue spiegazioni DOPO aver consumato con Gambit una
qualche ora di intimità, e cioè DOPO averci provato? Noi ritroviamo i due sulla
collina e vediamo lei molto soddisfatta, senza sapere quel che c’è stato prima
(né quel che ci sarà dopo).
Nella tradizione
zagoriana, purtroppo o per fortuna, certe scene sono date per sottintese”.
A chi si lamentava di 14 (a suo parere
inutili e deliranti) pagine di “spiegazione” finale, osservava che Burattini fosse un misogino per come aveva
trattato Gambit e avrebbe fatto liberare quest’ultima e Cico facendo prendere a
pugni da Zagor lo sceriffo senza stare ad indagare, Moreno replicava energicamente così:
“Dunque, se il mio
abituale stato di delirio mi consente ogni tanto una qualche capacità di
ragionamento, e se questa è una di quelle rare occasioni, dovrei accettare che
quattordici pagine di inutili spiegazioni siano il record mondiale della
categoria. Ora, le tavole in realtà sono dodici, a mio avviso anche piuttosto
agili e movimentate (ne sono soddisfatto a dispetto di chiunque), e più che
spiegazioni a me sembrano scene in flashback con resoconti di fatti avvenuti in
passato in cui c’è poco da spiegare e molto da vedere: ma perché sarebbero
"inutili"? Dunque noi dovremmo in questa storia vedere ricomparire un
personaggio creduto morto e non dire il perché e il percome? Ricompare Howland,
e immagino che qualcuno si sarà chiesto: com’è possibile? Ecco, secondo i miei
detrattori a questo qualcuno io avrei dovuto rispondere: ricompare punto e
basta, capiscilo da solo.
A me pare questo, il
delirio.
Mi si dovrebbe spiegare
qual è la cosa inutile. E' inutile far vedere che c’era un bounty killer sulle
tracce di Howland? E' inutile spiegare che era stato rasato? E' inutile far
vedere dov’erano state nascoste le casse? Quale spiegazione era superflua e
inutile?
Pare di capire che forse
era inutile la spiegazione sul sonnifero. Quindi non avrei dovuto scrivere che
ce n’è negli alberghi "a disposizione dei clienti che soffrono
d’insonnia". Questo non avrei dovuto dire. Otto parole, secondo il mio
detrattore, inutili. Otto parole che mi sono però servite per pararmi le
obiezioni dei tanti che avrebbero potuto obiettare: "dove si è procurato
Howland il sonnifero? Possibile che l’avesse con sé?". Se non avessi
scritto quelle otto parole, sarebbero sorte ottocento obiezioni. Mi pare dunque
che quelle parole fossero utili. E se anche uno non le volesse considerare
utili, sarebbero otto parole in una storia di oltre duecento tavole. Sono
proprio intollerabili? E soprattutto, sono un "delirio"? Mah.
Poi, ecco addirittura
l’accusa di misoginia perché faccio mettere Gambit in prigione e la faccio
picchiare. Ora, alle accuse sulla scena della violenza ho già risposto e non
voglio ripetermi. Ma quelle sulla prigionia mi lasciano davvero di stucco.
Posso ricordare almeno la scena di Virginia prigioniera di Wong Lot nella
storia del Sigillo dell’Imperatore?
La vediamo prima prigioniera poi legata, sbatacchiata, seminuda e in procinto
di essere gettata in pasto agli squali. Ed erano Nolitta e Ferri.
Infine, ecco la proposta
geniale: secondo il mio critico, Zagor avrebbe dovuto cercare di liberare Cico
e Gambit prendendo a pugni lo sceriffo, invece di fare indagini. Mi chiedo se
l’amico lettore abbia letto davvero la storia che commenta. Zagor arriva in
paese e la notte stessa, prima ancora di poter entrare in azione in qualche
modo (magari anche decidendo di far evadere Gambit se non si fossero trovati
altri sistemi migliori), la ragazza viene RAPITA. E Zagor si mette SUBITO sulle
tracce del suo rapitore! Quindi, cerca di liberarla esattamente come mi viene
richiesto. Quando perde le tracce del rapitore, va al ranch di mister Wallardy
perché ha riconosciuto nel rapitore un cowboy di quella fattoria. Visto che il rapitore
non è lì, torna a cercarlo altrove. Quando ritrova Gambit, cerca di portarla
via dallo sceriffo proprio come vorrebbe il mio critico, ed è la ragazza stessa
a riconsegnarsi alle autorità chiedendogli di cercare il vero assassino (che
sembra, a quel punto, essere il rapitore stesso, per cui non c’è bisogno di
indagare, basta solo correre ad acchiapparlo, cosa che il nostro eroe
prontamente fa). Zagor non fa nessuna indagine. Non c’è nessun
"giallo" nel senso della detection tradizionale, non ci sono interrogatori
di testimoni, non ci sono autopsie, non ci sono RIS, non ci sono salotti in cui
si radunano i colpevoli. A me i gialli alla Agatha Christie piacciono, e non
credo, pur delirante, di essere l’unico. Però QUESTO non è un giallo alla
Agatha Christie, è un fumetto western dalla prima all'ultima pagina. Non ci
sono spiegazioni inutili, ma solo flashback funzionali alla storia”.
Infine, Moreno Burattini così rispondeva ad un forumista che riteneva molto
bella la frase pronunciata da Gambit al capestro:
“Lo penso anch’io. E la
scena del capestro è stata quella da cui sono partito per costruire tutta la
storia. L’idea di base è nata da lì: Gambit che sta per essere impiccata, dice
una frase commovente con una furtiva lacrima che scorre su una guancia, e Zagor
arriva portando le prove della sua innocenza (uno spunto, come si vede, del
tutto western). A questo punto sono stato folgorato dall’idea che l’unica vera
prova di innocenza che si dimostra immediatamente senza spiegazioni è far
vedere a tutti che la presunta vittima è in realtà viva (dunque sono partito
con l’intento di evitare le spiegazioni). Queste riflessioni hanno messo in
moto il resto delle faticose elucubrazioni necessarie perché tutto tornasse. E
questo spiega perché ho scelto, dopo aver a lungo meditato, di non mostrare in
"diretta" la cattura di Howland da parte di Zagor: volevo la sorpresa
di tutti sulla pubblica piazza”.