Quale modo migliore per chiudere il 2021 zagoriano
che quello di leggere le risposte di Moreno Burattini
alle vostre domande?
Ecco quindi a voi la quarantatreesima puntata di
“A domanda… Moreno risponde”!
Si parlerà di haters, cavalli, copertine,
ballons e lettering, Kinowa, Hellingen…
e di tanto altro ancora!!!
Grazie a Moreno per la sua disponiblità
e buon anno nuovo zagoriano
a tutti voi!!!
1 – Gentile Moreno, qual è per lei il significato universale di haters?
Quando leggo di haters che odiano Bebe Vio o Liliana Segre, donne che hanno certamente più meriti del sottoscritto, mi chiedo come sia possibile che esistano ceffi del genere e non mi meraviglio più di averne qualcuno anch’io attaccato agli zebedei. Quanto al significato, che dire? E’ un fenomeno connaturato con i social, che permettono a tutti di poter sfogare impunemente le proprie frustrazioni. Gente che odia preventivamente, a prescindere, trovando nell’attaccare gli altri (al riparo di uno schermo) l’unica ragione di vita, conducendone evidentemente una insoddisfacente. Mi sono segnato il commento di un lettore riguardo gli haters: “Questi esisteranno sempre a prescindere dalle storie, a loro interessa criticare tutto, offendendo anche a livello personale”. Gli attacchi degli odiatori esulano dal novero dei lettori critici ma che sanno riconoscere anche i meriti e che argomentano in maniera razionale le loro ragioni. Gli haters non criticano, perseguitano e trovano nel vomitare odio soddisfazioni negate loro altrove. Purtroppo il fenomeno è diffusissimo, la mia personale esperienza è nulla in confronto a ciò che si vede ovunque in giro sui social (ed è uno dei motivi per cui, personalmente, reputo i social un disastro per la civiltà).
2 – Caro Moreno, è dal 2007 che Lina Buffolente non è più tra noi. Famosa anche per aver illustrato Il Piccolo Ranger, pensi che il suo tratto si sarebbe potuto sposare bene con Zagor?
Sono stato lieto e onorato di aver potuto collaborare con Lina Buffolente scrivendo per lei alcune sceneggiature de “Il Comandante Mark”. La ricordo come una persona deliziosa. Certamente, ai tempi (quelli in cui poteva esprimersi al meglio) avrebbe saputo confrontarsi con Zagor così come aveva fatto con il Piccolo Ranger o, ancora prima, con Liberty Kid.
3 – Caro Moreno, gli animali fantasiosi come il Going-Going ed il Pisum Alatum, balene, volpi, ecc. sono stati parti integranti delle storie di Zagor. Purtroppo, pur essendocene stati, i cavalli non sono stati mai troppo protagonisti. È quindi lecito chiedere di poter ammirare una storia avente come protagonista un equino?
I cavalli sono stati di recente protagonisti del secondo albo della miniserie “Zagor: Darkwood Novels”, intitolato “Il vento della prateria” e ottimamente disegnato da Anna Lazzarini (che aveva appunto chiesto una storia con questi magnifici quadrupedi). Il motivo per cui i cavalli si vedono di rado sugli albi dello Spirito con la Scure è che si tratta per lo più di storie di foreste e di paludi, scenari in cui gli equini si muovono con difficoltà. Però appena si esce dalla boscaglia anche Zagor si rivela un eccellente cavallerizzo (e anche Cico se la cava).
4 – Caro Moreno, permettimi di “offendere” l’albo bis di Zagor non tanto per la storia in sé, quanto per la difficile collocazione da potergli trovare in un’ipotetica libreria. È al di fuori della serie regolare, ma è numerato (essendo un bis del numero “Il presagio”), per cui mi verrebbe da metterlo dopo di esso, ma così andrei a tagliare in due la storia a Londra. Nella posta dell’albo bis ammetti che è un albo fuori serie, quindi, da collezionista sfegatato, consigli di metterlo in uno scompartimento a parte, oppure dopo “Il presagio” e prima de “Le notti di Londra”?
Faccio fatica a comprendere il problema, mi sembra una questione di facile soluzione. Io personalmente ho collocato il bis secondo la numerazione, e cioè dopo il 723 (trattandosi di un 723bis) e prima del 724. Trovandoci di fronte di una fila di costoline tutte uguali non si percepisce il “taglio” della storia londinese, che una volta letta e archiviata non ha niente, sul dorso, che la distingue dalle altre (bisogna proprio pensarci intensamente, per poter elaborare l’obiezione: “l’avventura a Londra viene interrotta dal bis”). Però, se proprio questa collocazione dà fastidio, basterà mettere il “bis” altrove. Per esempio, tra gli extra e i fuori serie, tra gli albi con la variant cover, tra gli spillati (accanto allo Zagor con Jovanotti o al numero Zero del team up con Flash). Se anche questa soluzione non convince, mettiamolo sopra la fila disteso in orizzontale. Nascondiamolo dietro.
5 – Gentile signor Moreno ho una domanda che mi frulla in testa da un po’. Il lavoro da copertinista di Alessandro Piccinelli credo non sia affatto semplice, anche perché disegna più di una copertina per numero. A questo proposito mi chiedevo: chi sceglie la versione definitiva? Ne discutete insieme o decide lei in base alla storia?
Si parte da un confronto fra me e Piccinelli, per capire se ci sono indicazioni particolari di partenza. Per esempio, per l’albo 723bis, di cui parlavamo poco sopra, mi sono raccomandato che nulla dovesse far pensare al ritorno dell’alieno Change. Poi Alessandro sfoglia tutte le tavole dell’albo e sceglie due o tre situazioni che, secondo lui, si prestano a offrire lo spunto. A questo punto, lui schizza quattro, cinque, sei bozzetti. Me li invia. Io li mostro al nostro direttore Michele Masiero e insieme valutiamo i pro e i contro di ognuno, scegliendone uno. A volte il bozzetto scelto va bene così com’è, altre volte suggeriamo a Piccinelli alcune modifiche. Il disegnatore realizza la cover a china che, a questo punto, viene passata a Roberto Piere grafico di redazione che la colora. Anche la colorazione, naturalmente, è oggetto di discussioni redazionali.
6 – Le sei storie della miniserie “Cico a spasso nel tempo” sono fantastiche. Vediamo Cico viaggiare nel tempo, dalla preistoria al 20° secolo, incontrando molti personaggi storici. La mia domanda è: quello che Cico ha vissuto fa parte dell’universo di Zagor, quello in cui sono ospitate tutte le storie? E se sì, vedremo mai Zagor e Cico parlare del suo viaggio nel tempo. Ti chiedo anche: l’incontro di Zagor con Jovanotti fa parte dell’universo di Zagor? Zagor e Cico hanno davvero vissuto quell’incontro?
L’incontro con Jovanotti è un “sogno” di Lorenzo Cherubini e appartiene quindi all’universo del cantautore – non a quello di Zagor. Si potrebbe invece discutere degli eventi narrati in “Cico a spasso nel tempo” (condivido: sei storie fantastiche). Sono del parere che l’incontro con l’archeologo Mac Leod possa essere “davvero” avvenuto, e Cico aver “davvero” subito l’influsso di una qualche magia maya (sulle pagine di Zagor, del resto, questo tipo di cose hanno diritto di cittadinanza). Poi, magari, Cico si è “sognato” le sei disavventure (vissute in una sorta di delirio), di cui ha perso la memoria come capita ai sogni quado ci si risveglia. Però, è solo un’opinione buttata lì – che non fa testo.
7 – Zagor e Washington Irving potrebbero incontrarsi presto?
Ho dei progetti in mente. Uno l’ho persino proposto come soggetto per la storia apparsa su “La Lettura”, ma si è preferita la storia “Attacco Notturno”, che era la seconda alternativa. In ogni caso, diciamo che mi piacerebbe molto inserire anche Washington Irving nella saga dello Spirito con la Scure.
8 – Gentile Moreno, gli strumenti elettronici sono utilizzati oggi anche per disegnare e per scrivere i balloons. Le chiedo: ciò ha cambiato il modo di produrre le tavole? E i disegnatori e gli addetti al lettering si sono velocizzati o rallentati, pur mantenendo la solita qualità?
Le tavole sono realizzate nel solito modo: disegnatori concepiscono ogni vignetta tenendo conto del testo che ci dovrà essere scritto, e questo qualunque mezzo usino, manuale o digitale (ma anche chi usa il digitale sostanzialmente stringe sempre fra le dita un pennello, sia pur elettronico). Quel che è cambiato è il lavoro dei letteristi, che ricevono tavole digitali (quelle realizzate su carta vengono scansionate). Il loro particolare talento resta immutato: devono saper posizionare ogni balloon nel punto migliore, senza sciupare l’equilibrio dei disegni e, soprattutto, senza coprirli. Il poter contare su più maneggevoli strumenti grafici elettronici (sposta, ridimensiona, riscrivi, riduci ingrandisci, arrotonda) permette a chi fa il lettering di velocizzare il lavoro. La qualità, dato il font bonelliano che è stato ricavato da una scrittura a mano, mi sembra migliorata – e uniformata.
9 – Abbiamo visto il fiume Darkwood River per la prima volta nella storia “Piccoli assassini”. Perché non l’abbiamo mai più visto, se scorre nel cuore della foresta di Darkwood di cui porta il nome? Lo vedremo o almeno ne sentiremo parlare ancora?
Immagino che in una regione molto vasta come Darkwood scorrano innumerevoli fiumi. Peraltro, l’idrografia di Pennsylvania, Ohio, Virginia, Vermont e Maine è realmente molto ricca e la tendenza a una maggiore documentazione che caratterizza le sceneggiature dei tempi più recenti porta gli autori dei testi a preferire corsi d’acqua scelti sulla cartina geografica (dunque esistenti). Va detto che il fiume più gettonato è immaginario: il Pleasant River. In ogni caso non c’è nessun motivo particolare per cui il Darkwood River sia stato “dimenticato”: mi riprometto di usare questo nome alla prima occasione.
Sergio Bonelli a Riminicomix 2011 |
10 – Caro Moreno, non so se sia corretto chiedertelo, e non so neanche se tu voglia rispondere ai seguenti quesiti, ma provo a proporteli: qual è stata l’ultima conversazione avuta con Sergio Bonelli prima della sua prematura scomparsa? E qual è l’ultimo ricordo che hai di lui?
Ricordo molto bene l’occasione, il 26 o il 27 luglio 2011. Eravamo appena tornati entrambi da Rimini dove, in occasione della kermesse Riminicomix, avevamo festeggiato il cinquantennale di Zagor. Sergio era rimasto impressionato e commosso dal bagno di folla che gli era stato tributato, e felice per il concerto di Graziano Romani (il cantautore si era esibito con la sua band interpretando dal vivo tutti i brani del suo disco “Zagor King of Darkwood”). Ci siamo scambiati dei commenti sugli eventi riminesi: Bonelli sembrava colpito dall’amore e dall’entusiasmo dei lettori attorno a Zagor. Tutti e due, io e lui, stavamo per partire per le vacanze estive. Mi disse che sarebbe andato in Francia, e ci demmo appuntamento a settembre. Non l’ho più rivisto.
11 – Caro Moreno, voglio chiederti di illuminarmi a proposito della storia “Sangue Kiowa”. Se non erro avrebbe dovuto essere un Color per poi finire sulla serie regolare. La mia domanda verte sul fatto se sia stata spostata a causa dell’aggiunta dell’ultima pagina che rimanda ad un finale aperto, oppure se sia stata spostata per qualche altro motivo, a prescindere dalla sua conclusione?
“Sangue Kiowa” doveva essere un Color incentrato sulla figura di Winter Snake (i Color propongono sempre un comprimario accanto a Zagor). Ritenevo la lunghezza di 126 tavole congrua con i tempi lunghi di realizzazione di Joevito Nuccio. Procedendo con la sceneggiatura, Jacopo Rauch si rese conto che la vicenda si prestava e venire ampliata, quindi propose di darle un seguito. Quindi si decise di inserire il racconto nella serie regolare, in modo da poter procedere poi con una seconda storia che ne fosse il continuo. Storia che è attualmente in lavorazione (ma Joevito si conferma lentissimo).
12 – Caro Moreno, ho sempre amato la tensione cupa di alcune storie e la storia di come Patrick Wilding divenne Zagor. Un personaggio creato da Andrea Lavezzolo, Kinowa, pur essendo apparso negli anni successivi a quelli in cui si svolgono gli eventi dello Spirito con la Scure, ha in parte subito la sua sorte, per poi prendersela solo con gli indiani dietro una maschera demoniaca. Credi che un personaggio del genere possa entrare in contatto con uno Zagor più adulto oppure è sempre bene non creare un ennesimo Team-Up fra personaggi di due serie differenti?
Kinowa è un personaggio problematico da gestire, a partire dal fatto che a rigor di logica uno scotennatore di indiani dovrebbe essere affrontato da Zagor come un nemico. Sembrano poi molto diversi gli scenari (quella su cui si muove Sam Boyle non sembra la Vecchia Frontiera che fa da sfondo alle avventure dello Spirito con la Scure), gli anni, le filosofie, la documentazione… sinceramente il problema della diversità delle Casa editrici e dell’eventuale gestione dei diritti mi sembra l’intoppo minore.
13 – Caro Moreno, qual è stata la storia per la quale ci è voluto più tempo di gestazione (da soggetto ad uscita in edicola) e quale quella con meno tempo (escludendo le storie brevi)?
Ci sono storie rimaste incomplete riprese dopo anni, come “L’ombra sul sole”, l’ultima di Donatelli (per limitarci alle mie, ma lo stesso è accaduto con altre). Fra le più “veloci” direi quelle della miniserie “Zagor Darkwood Novels”.
14 – Caro Moreno, credi che aver rivelato le idee “naziste” di Hellingen possa aver portato critiche trattandosi di un argomento talmente rischioso e spinoso da doverle fare i complimenti per il coraggio, ma non essendo particolarmente adatto per un fumetto come Zagor?
L’aggettivo “naziste” per le idee di Hellingen lo attribuiamo noi a posteriori, essendo le storie di Zagor ambientate cento anni prima del regime hitleriano. Perciò, si tratta casomai di una ideologia suprematista non dissimile da quelle che hanno attraversato i secoli fin dai tempi dell’antica Grecia. A Sparta, per esempio, vigeva una politica eugenetica nei confronti dei più gracili e dei deformi, come racconta Plutarco. A metà Ottocento, il medico statunitense William Goodell sosteneva teorie del genere. L’inglese Francis Galton coniò il termine “eugenetica” non molto tempo dopo. Insomma, Hitler non si inventò niente e trovò il suo armamentario ideologico già sedimentato. Riguardo a Hellingen, peraltro, non mi sono inventato nulla: mi sono limitato a trarre le logiche conseguenze da quanto detto da Guido Nolitta in “Sulle orme di Titan”. Infatti, quando il mad doctor parla per la prima volta con Zagor legato per i polsi alla parete del suo laboratorio, non si scaglia contro di lui promettendogli una morte fra mille tormenti ma, al contrario, apprezzandone le doti fisiche e di combattente, gli propone di arruolarsi fra i suoi uomini! E gli dice così: “Ho bisogno di uomini che sappiano imporsi, che sappiano comandare e farsi rispettare… uomini come voi! In poche parole vi sto chiedendo di unirvi a noi. Avrete il privilegio di essere uno dei miei uomini di fiducia e di marciare alla testa del mio esercito di automi che, da questa piccola isola, si propagheranno per tutta la nazione e poi per tutto il continente!”. Poco prima, riferendosi alla tribù degli Ottawa, aveva definito i pellerossa “quel branco di selvaggi che vive sulla riva del lago”.
15 – Caro Moreno, tornerà a scrivere Tex per diverse storie, una col maestro Torricelli. Possiamo sapere se sarà un’avventura a tinte horror, un western classico oppure un giallo? Oppure se non fosse uno di questi tre, di quale tipo di storia si tratterà?
La mia storia affidata a Torricelli sarà il sequel di una avventura classica di Tex iscrivibile nel filone “fantastico” di Giovanni Luigi Bonelli.
16 – Caro Moreno, parlando della storia “Nodo scorsoio”, da te definita la meno bella in assoluto fra le avventure di Zagor, ti interesserebbe farne un sequel, tentando però la strada di, ovviamente, renderlo più interessante dell’originale?
Direi proprio di no, intendo dimenticarmene.
17 – Caro Moreno, crede che nel sequel del sequel de “La casa del terrore” possano esserci dei collegamenti fra la caccia alle streghe con protagonista Priscilla Stanford e quella che ha visto protagonisti gli abitanti di New Salem?
Diciamo che tutte e due le storie (quella della “Casa del Terrore” di Nolitta e quella della “Notte del diluvio” di Capone) fanno riferimento ai fatti storici accaduti a partire dal 1692 a Salem (decine di vittime, per lo più uccise per impiccagione, non arse vive come nel Vecchio Continente). New Salem, con le sue architetture, sembra in effetti una cittadina del New England. Bonelli colloca invece tenebrosa casa degli Stanford nello stato dell’Indiana (Lafayette e il fiume Wabash sono lì), mentre Salem è in Massachuttes. Troppa distanza per ipotizzare un collegamento.
18 – Nei primi racconti di Zagor e in quelli successivi di Ferri e Bonelli, Fort Henry era un forte di cacciatori guidato dal trapper Patrick McCourt. Fort Henry divenne presto una fortificazione militare e Pat scomparve. Lo abbiamo visto solo dopo tanti anni nello speciale “Darkwood Anno Zero”. Ho due domande su Patrick McCourt: 1. In alcune storie, Pat è ritratto come un trapper più anziano con una folta barba grigia, e in altre come un soldato più giovane con baffi sottili. Un tale cambiamento è quasi impossibile per una persona, e soprattutto un cambiamento nell’occupazione e l’intero stato della fortificazione. Come spieghi questo? 2. È un mistero cosa sia successo a Pat dopo che Fort Henry è passato sotto la giurisdizione dell’esercito. Non è mai stato nemmeno menzionato... Scopriremo mai il suo destino?
Riguardo a Pat, nella rubrica “Buoni e cattivi” sullo Zagor di Repubblica n° 4 scrivevo così: “La figura di Pat, il capo dei cacciatori di Fort Henry (un avamposto che funge da base operativa di un gruppo di trappers e non è un forte militare), creerebbe qualche problema al puntiglioso estensore di un eventuale dizionario dei personaggi zagoriani. Che si tratti di un amico dello Spirito con la Scure è chiaro, e in effetti Fort Henry compare già nelle prime pagine della saga dell’eroe di Darkwood, proprio nell’avventura d’esordio. E lì, sul numero uno della serie, è possibile vedere un capo dei trappers chiamato appunto Pat, che sembra una vecchia conoscenza di Zagor. Però, l’aspetto è abbastanza diverso da quello che ritorna in questo volume: che si tratti dello stesso uomo, però, sembra chiaro. Nei primi anni Sessanta, la lavorazione dei fumetti era più artigianale e i ritmi di produzione assai più veloci di quelli odierni: Gallieno Ferri era costretto a disegnare il corrispondente di cinquanta tavole in un mese. In condizioni del genere, a qualunque Pat può capitare di cambiare i connotati”. Potrebbe essere che ci siano più Pat (nome molto comune, è anche quello di Zagor) e perfino più Patrick McCourt (non ricordavo che avesse un cognome).
19 – La storia francese del 1963 “Il sakem senza piume” fa parte della continuità della serie?
Direi proprio di no.
20 – Caro Moreno, qual è il motivo per cui il racconto “Il Re di Cuenca Verde” non è stato pubblicato? Dal momento che probabilmente non raggiungerà mai i lettori, potresti dirci qual è la trama di quella storia?
La trama riguarda Cico, sosia di un regnante sudamericano (come “Topolino Sosia di Re Sorcio”, ovvero “The Monarch of Medioka”). Sui motivi per cui la storia non venne pubblicata, andrebbero chiesti a Sergio Bonelli che la accantonò. Posso solo immaginare che non fosse soddisfatto del risultato.