“Ridendo e
scherzando…” con quel che segue
è un modo di dire del
linguaggio colloquiale
che sta a
significare “senza che ce ne siamo accorti…”.
Ebbene, ridendo e
scherzando,
grazie alla
grandissima disponibilità di
Moreno Burattini
e alla vostra
collaborazione nel porre sempre domande interessanti
siamo arrivati a
quota 800!!!
Un traguardo
davvero significativo,
che sta ad
indicare quanto sia vivo
l’interesse dei
lettori
per un personaggio
come Zagor
che a giugno di
quest’anno ha tagliato un altro “traguardo”
ancora più
significativo: quello dei 60 anni di presenza
ininterrotta nelle
edicole italiane.
Vi aggiorno
inoltre sull’ “andamento”
del flusso delle
vostre domande:
ad oggi sono già
complete le serie nn. 41, 42, 43 e 44,
(la prima delle
quali già fra le mani di Moreno
per la redazione
delle risposte)
per un totale di
80 domande complessive.
Poiché Moreno, pur
con tutta la sua disponibilità,
non è in grado di
far fronte a un’eccesiva mole di domande
ed io non ritengo
corretto chiedergli di sottrarre troppo
del suo tempo
libero per questa attività,
VI INFORMO CHE DA OGGI
E SINO A NUOVO AVVISO SONO PURTROPPO COSTRETTO
A NON PRENDERE IN CONSIDERAZIONE NUOVI QUESITI
ALMENO FINO A QUANDO MORENO NON
AVRA’ POTUTO DARE RISPOSTA ALLE
DOMANDE DELLA SERIE N. 43.
Se possibile,
quindi, evitate per ora di inviare nuove richieste…
Se proprio non
riuscite a “trattenervi”,
mandatele pure, ma
sappiate questo: tranne il caso di
domande particolarmente
interessanti,
le altre saranno inevitabilmente
“cassate”
(soprattutto
quelle sui ritorni di personaggi minori
e le richieste di
anticipazioni a breve).
Sperando nella
vostra comprensione,
vi lascio ora alla
lettura di questa quarantesima serie.
1 – Gentile Moreno, come fa a determinare l’acquisizione di un
autore ospite per le collane extra? Vengono cercati da lei o si propongono
loro, sia sceneggiatori che disegnatori? Può farci qualche esempio?
Ogni
storia è un caso a parte. Per le storie brevi dei “Racconti di Darkwood” ho
cominciato selezionando io gli autori della prima raccolta (Maxi Zagor n° 31),
e in particolare ricordo di aver cercato di accaparrarmi Romeo Toffanetti e Lola
Airaghi, che non facevano parte dello staff di Zagor, spiegando loro le
caratteristiche della nuova serie – che suscitarono subito il loro entusiasmo.
Poi, a collana varata, i successivi autori tirati in ballo già sapevano di che
cosa si trattava: in molti casi si sono fatti avanti loro, intravedendo la
possibilità di potersi confrontare con lo Spirito con la Scure (desiderio di
molti) con più margini di libertà rispetto ai vincoli imposti dalla collana
Zenith o dalle altre con episodi lunghi. In altri casi, incontrando disegnatori
e sceneggiatori alle varie kermesse fumettistiche o in redazione, di fronte a
persone che stimo e ammiro mi è venuto spontaneo buttare là un “perché non
provi a fare uno Zagor?”. Ci sono poi state proposte avanzate dalla direzione
nell’ambito delle normali dinamiche redazionali. Diverso il caso delle
miniserie, i cui staff sono stati ponderati e selezionati sulla base del tipo
di storia in funzione del particolare talento dei convocati ma anche degli
impegni dei singoli con altre testate.
2 – Caro Moreno, ho già visto pubblicate le risposte alle mie
domande e di questo ti ringrazio. Mi permetto di sottoporre un altro quesito:
gli Zagor Più sono trimestrali e questo vuole dire più storie. Non sarebbe
bello vedere pubblicate storie che in passato sono state accantonate per
qualsiasi motivo? Ovviamente storie valide, che siano attuali ancora oggi ma
che per motivi organizzativi non è stato possibile inserire nella serie inedita
o negli almanacchi? Grazie ancora scusa se mi sono dilungato.
Nel corso
degli anni, per i motivi più svariati, si è accumulata nei nostri archivi una
buona scorta di storie di Zagor (come è capitato e capita anche a molti altri
personaggi). In alcuni, pochi casi si tratta di episodi ormai datati e non più
pubblicabili (per l’invecchiamento di testi e disegni o per evidenti
contraddizioni con gli sviluppi della serie o per altri motivi che hanno
sconsigliato o reso impossibile nel tempo la pubblicazione). Le restanti
storie, la maggioranza, troveranno invece tutte, prima o poi, la strada
dell’edicola: sono state realizzate per venire pubblicate e lo saranno, piano
piano, con gli aggiustamenti del caso che si vedranno di volta in volta. Ma
questo sforzo di dare uno sbocco alle giacenze è sempre stato fatto, anche
prima che il Maxi Zagor diventasse Zagor Più. Facendo la programmazione, cerco
ogni anno di recuperare qualche storia rimasta impantanata, sempre che, come
giustamente dici tu, siano “valide”.
3 – Caro Moreno, i caratteri dei personaggi di Zagor vengono decisi
prima della storia oppure mano a mano che essa va avanti?
Tutte e
due le cose. C’è un progetto iniziale che prevede che un certo personaggio
abbia certe caratteristiche, ma poi, in corso d’opera, il personaggio finisce
per caratterizzarsi meglio interagendo con la storia o con gli altri
protagonisti. Talvolta lo sceneggiatore finisce perfino per cambiare idea e ne
trasforma l’indole, facendolo magari pentire del male commesso o diventare
alleato di Zagor da nemico che era. Le idee vengono via via che la
sceneggiatura va avanti e allora si cambia il progetto originale anche in corso
d’opera.
4 – Gentilissimissimo Moreno, ho
da poco acquistato l’albo del sessantennale di Zagor, dove in allegato ho
trovato la prima striscia in assoluto della serie. Essendo una ristampa
anastatica, è rimasto intatto il nome dell’eroe, poi modificato, in
Za-gor-te-nay. Ma la cosa che ti voglio chiedere è se sia riapparsa la zattera
“Marybell” con altre persone che l’hanno poi ricostruita in onore di quel
massacro, o se la cosa possa stuzzicarti una futura storia in tal senso, e se
la “Rosebud”, creata dalla tua mente, sia stata una sorta di omaggio moderno a
quella prima avventura.
I
battellieri della chiatta “Marybell” sono protagonisti di “River Cico”
(Speciale Cico n° 15), storia in cui ho dato un nome e una caratterizzazione a
ciascuno di loro. L’equipaggio della “Rosebud”, a sua volta caratterizzato con
tante tipologie umane, si rifà certamente ai battellieri amici di Cico ma
anche, un po’, a quello della “Golden Baby”: dove c’è una ciurma, c’è
un’accozzaglia di tipi eterogenei.
5 – Caro Moreno, parlando dei primissimi albi di Zagor, quale
personaggio, non morto ma che non è mai tornato nelle successive avventure, ti
piacerebbe rivedere, anche solo come fan? Intendo proprio le storie prima del
ritorno in pianta stabile di Guido
Nolitta sulla serie. Grazie per la risposta.
Mi
piacerebbe dare un senso a Nakawa, il pittoresco figlio d Kanoxen, eterodiretto
da una misteriosa strega chiamata Nemis.
6 – Caro Moreno, senza voler apparire come un curiosone, ti chiedo
come hanno visto i tuoi genitori, e più in generale la tua famiglia, la
passione per il fumetto, le fanzine a cui hai collaborato e poi l’entrata in
pianta stabile in Bonelli.
Ho
dedicato molte pagine di “Io e Zagor” (Cut-Up) a questo argomento. In breve: i
miei non hanno mai ostacolato le mie letture, forse si sono un po’ spaventati
nel vedere la massa di fumetti che progressivamente riempiva gli armadi e gli
scaffali di casa, ma mi hanno sempre assecondato nonostante né babbo né mamma
avessero l’abitudine di leggere e dunque non l’ho ereditata da loro. Una volta
mia madre chiese alla maestra se la mia passione per i “giornalini” potesse
avere delle conseguenze sul rendimento scolastico, e le fu risposto che, stando
ai risultati, se una influenza c’era, era positiva. Quando mi sono dedicato
alle fanzine, alla collaborazione con le riviste, all’organizzazione di eventi
e quindi alla sceneggiatura di fumetti a tempo pieno, mi hanno seguito da
lontano, senza interferire. Temo che mi giudicassero una specie di alieno
piovuto in casa loro, che si dedicava a cose che non riuscivano a capire. Però,
ripeto, mi hanno lasciato libero di seguire il mio percorso. Mio padre ci
rimase un po’ male quando mi licenziai dal classico “posto fisso” per cercare
di campare di scrittura, forse la ritenne una mossa avventata, ma ha avuto modo
di ricredersi. In ogni caso non mi scoraggiò, mi disse di fare quel che mi
sentivo di fare. Sospetto fortemente che nessuno dei miei genitori abbia mai
letto un mio Zagor. Viceversa, hanno letto, tutti o in parte, i miei libri.
Compreso quell’ “Io e Zagor” dove si parla a lungo di loro.
7 – Caro Moreno, dopo aver svolto in maniera egregia il lavoro
riguardante Zagor e le sue origini, e capendo che quella sia da ritenere,
ormai, la versione ufficiale, crede che sia stata effettuata una retcon o solo
aggiunti dei particolari non rivelati prima nella saga? A parer mio sono
accadute entrambe le cose, anche se la retcon in generale può generare
confusione perché cambia prospettiva in maniera fin troppo evidente sul finale
dello scontro fra Kinsky e Zagor. Cosa ne pensa?
Penso che
non ci sia nessuna retcon in “Zagor: le origini”. Ovvero non c’è stato nessun
intento di modificare eventi e situazioni descritte in precedenza e adattarle a
nuovi sviluppi della storia. Ho già spiegato molte volte il come e il perché,
sia per scritto che nei video del mio canale YouTube. Una di queste spiegazioni
si può trovare qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2021/06/corpo-speciale.html.
Tuttavia, in breve: in “Zagor Racconta…” ciò che viene
narrato è appunto la narrazione dei fatti esposti dallo Spirito con la Scure a
Cico. I fatti non sono raccontati “in diretta”, ma attraverso una
rielaborazione basata sui ricordi. Questa ricostruzione è parziale e
incompleta. Per esempio: Zagor non rivela a Cico neppure il suo nome di
battesimo, non dice nulla sulla sepoltura (che pure avrà dato all’amico) di
“Wandering” Fitzy, sorvola del tutto sulla propria adolescenza, non spiega come
ha imparato a volare tra i rami degli alberi, eccetera. Tre sono i motivi per
cui Zagor non racconta tutto a Cico: per brevità (arrivare subito al punto),
per non risvegliare ricordi troppo dolorosi, perché certe cose proprio non le
sa, essendo accadute in sua assenza. Dato che Zagor certe cose non le sa,
interpreta certi particolari in un certo modo nella ricostruzione degli
avvenimenti, che resta comunque affidata alla sua memoria turbata dal dramma
vissuto. Quindi: ciò che si legge in “Zagor Racconta…” è la versione dei fatti
fornita a Cico, ciò che si legge in “Zagor: le origini” è come realmente sono
andati i fatti integrati di ciò che lo Spirito con la Scure ha omesso o non
conosce. Non c’è nessuna contraddizione, solo integrazione. Le due storie sono
complementari. Si veda comunque quanto detto nell’articolo linkato.
8 – Caro Moreno, ti voglio chiedere come mai, in “Corpo speciale”,
Zagor e Cico si trovassero casualmente dalle parti della tomba del mentore del
primo, senza aver mai raggiunto quel posto, in coppia, in precedenza durante i
loro numerosi viaggi.
Non credo
di aver detto che si trovassero là per caso. Secondo me Zagor ha condotto lì
apposta il suo amico Cico, per mostrargli la tomba di “Wandering” Fitzy. Mi
pare evidente (dal fatto che per tanti anni non è mai tornato in quel luogo)
che lo Spirito con la Scure abbia evitato di recarsi là perché facendolo
avrebbe ridestato in lui troppo dolore. Le rive del lago dove si è scatenato il
suo furore vendicativo che è costato la vita anche a Fitzy sono un luogo pieno
di fantasmi della memoria, è del tutto logico che il nostro eroe se ne sia
tenuto lontano. Va anche considerato che si tratta di un posto lontano dal
cuore di Darkwood. A un certo punto, come si narra appunto in “Corpo Speciale”,
Patrick Wilding decide che è giunto il momento di accompagnare Cico sulla tomba
del suo mentore e padre adottivo, e di affrontare il dolore dei propri ricordi.
Mi pare tutto molto chiaro.
9 – Caro Moreno, è la prima volta che ti scrivo e non so se la
domanda che intendo farti sia già stata posta ma, rifacendomi ad una tua
risposta, come mai tu non avresti accettato la storia omosessuale apparsa in
“Harbour Ranch”, a differenza dei piani alti i quali, invece, l’hanno fatta
pubblicare?
Premesso
che non si tratta di una “storia omosessuale”, ma di una storia in cui c’è un
elemento inedito costituito dal rifiuto di un padre di accettare l’orientamento
sessuale del proprio figlio, è chiaro che io l’avrei accettata, avendola
proposta; casomai ho scherzato sul fatto che se fossi stato nei “piani alti”
magari avrei consigliato a me stesso di lasciar perdere ciò che era, appunto,
inedito, rimanendo nel seminato. Ma si tratta appunto di una battuta fatta con
sulle labbra il sorrisone di chi si è visto, invece, approvare il progetto.
10 – Caro Moreno, ti scrivo dopo aver letto “Provaci ancora, Cico”
e mi sono venute in mente due domande. La prima riguarda la possibilità di
riutilizzare, come ambientazione, la casa di Artemius dove, magari, si possono
trovare altri appunti per creare nuovi animali. In questo caso, cosa ne
penseresti? Per la seconda, quando avviene e, se mai è stata narrata, la
compravendita del trading post di Pleasant Point da parte di Peabody nei
confronti del vecchio proprietario Bart?
Riguardo
ad Artemius, chissà se il racconto di Cico sulle origini del Going-Going
corrisponde più o meno a fatti reali o si è inventato tutto (come viene
adombrato da qualcuno). In ogni caso lo spunto è interessante. Riguardo il
passaggio di proprietà tra Bart e Peabody, non si è mai saputo come sia andata.
Mi pare che Peabody faccia improvvisamente apparizione come gestore del trading
post in una storia di Boselli.
Magari un giorno ne sapremo di più, forse in un Color dedicato al passato di
Peabody.
11 – Caro Moreno, come si svolge la sua giornata lavorativa?
Dato che
lavoro tutti i giorni, tutte le mie giornate sono lavorative. Se mi trovo a
Milano (tre o quattro giorni ogni settimana) raggiungo a piedi la Casa editrice
e prendo possesso della scrivania sempre ingombra di pile di foglie e di fumetti
riguardanti le urgenze a cui far fronte: albi da mandare in edicola (revisioni,
letture, riletture, correzioni), testi da scrivere (redazionali, rubriche,
introduzioni, pubblicità), lettere a cui rispondere, proposte da esaminare,
autori da coordinare e indirizzare, riunioni a cui partecipare… Dopo l’ufficio,
se posso vado in palestra. Poi a casa, dove per lo più giaccio in coma sul
letto in posa da uomo vitruviano. Fuori da Milano, di solito viaggio per
tornare in Toscana o per raggiungere kermesse o manifestazioni a cui sono
invitato. In ogni caso mi porto dietro il portatile e approfitto di ogni minuto
per scrivere sceneggiature.
12 – Caro Moreno, quali potrebbero essere il linguaggio e gli
argomenti da utilizzare per far affezionare un pubblico adolescente ad un
fumetto come Zagor?
“Questo è
un fumetto che mi è molto piaciuto, mi ha divertito ed emozionato, ha
arricchito la mia vita. Potrebbe piacere anche a te, è una cosa bella, e non
c’è motivo per cui un ragazzo non debba apprezzare una cosa bella in più.”
Tuttavia mi preme sottolineare una cosa: non si tratta solo di Zagor, ma di
abituare i ragazzi a leggere, vedere, partecipare in generale, sollecitandoli a
uscire dalle bolle totalizzanti in cui si rinchiudono diventando refrattari a
ogni proposta. C’è da far affezionare gli adolescenti anche al teatro, voglio
dire.
13 – Gentile Moreno, immagino che incastrare sceneggiature e
disegnatori sia molto difficile, per cui ti chiedo come mai, e cito gli esempi
più illustri, ovvero Mortimer e Kandrax, sono stati prima disegnati da taluni e
poi da altri? A parte questioni di (toccare corna) morte, e questioni
riguardanti la programmazione, ci sono motivi precisi del perché non sempre uno
stesso autore si ritrova a disegnare un personaggio NON periodico come i
comprimari storici di Zagor?
Non
sempre i disegnatori che hanno illustrato una storia sono liberi al momento in
cui si decide di farne un seguito, e a volta gli impegni che hanno (chiamati a
illustrare altre storie) li occuperanno per mesi. In alcuni casi gli stessi
autori esprimono il parere di cambiare. Una avventura di Zagor occupa un
illustratore per due o tre anni, se gli facciamo fare il sequel saranno
quattro, cinque, sei anni sempre con lo stesso argomento. C’è poi il desiderio
di sperimentare e di far interpretare un certo villain da mani diverse (persino
il Joker cinematografico, nei film di Batman, è stato interpretato da attori
differenti e tutti abbiamo potuto apprezzarne le variazioni). Anche ai tempi di
Nolitta il super nemico Hellingen è
stato affidato prima a Ferri, poi a Donatelli, poi ancora a Ferri.
14 – Caro Moreno, da appassionato di Dylan Dog, e dopo le loro
prove non in tandem, pensa che sia Claudio
Chiaverotti che Luigi Piccatto
possano essere presi in considerazione per una nuova storia su Zagor da fare
insieme?
Chiaverotti e Piccatto sono
stati entrambi graditi ospiti, non escludo che possano tornare a esserlo, però,
così a lume di naso, meglio se li teniamo separati affiancandoli, nel caso
capitasse di ospitarli di nuovo, ad autori del nostro staff che garantiscano
aderenza alla “zagorianità”.
15 – Caro Moreno, vorrei togliermi una curiosità. In edicola stanno
uscendo storie disegnate dai fratelli Cassaro
e ti chiedo se siano giacenze di magazzino perché, se non erro, sono andati in
pensione. Confermi questa informazione?
In questo
momento, i fratelli Cassaro non
stanno disegnando Zagor. L’ultima storia uscita con il loro nome sotto il
titolo è stata “La bestia rara”, contenuta in “Provaci ancora Cico”, che
peraltro è stata completata pochi mesi prima della pubblicazione. Tuttavia è in
programmazione un’altra storia realizzata in precedenza, in uscita nei prossimi
mesi (in una veste insolita). Ci sono altre loro storie pronte, riguardo alle
quali rimando alla risposta 2. Che dire circa la “pensione”? Nessun fumettista
in realtà ci va mai, perché l’istinto a disegnare è sempre più forte del
desiderio di riposo. Diciamo che Gaspare
e Gaetano hanno soltanto
interrotto la loro collaborazione con Zagor, iniziata nel 1995 (con una storia
mia, se non ricordo male).
16 – Caro Moreno, oltre ai già citati in questo Blog Ben Stevens e
Mohican Jack, quali altri personaggi defunti della saga di Zagor non farebbe
più tornare, se non in flashback, per non rovinarne il ricordo?
La
questione è se il ritorno è giustificato da una storia sorretta da una buona
idea o no. Potrei dire che lascerei riposare in pace Capitan Serpente o il
dottor Stubb, Manetola o Shyer, ma poi
magari di fronte a una proposta superlativa che prevede la loro ricomparsa
sulle scene tutto diventa possibile. Per il momento sono più che convinto di
avere dei meriti nel mancato ritorno di
un personaggio che non è morto, Cinzia Bradmeyer.
17 – Gentile Moreno, dopo la rilettura della storia “Il terrore dal
mare” mi è caduto l’occhio sulla frase di Wolfingham ad Octavius quando gli
dice che ha preso il Sigillo di Dagon a degli alchimisti tedeschi. Potrebbe
essere un buono spunto per una storia futura che racconti questo antefatto? E
gli alchimisti tedeschi potrebbero essere al centro di una storia che racconta
la genesi dell’oggetto?
Sia del
Sigillo di Dagon che delle vicende narrate ne “Il terrore dal mare” sentiremo
presto riparlare in un paio di prossime storie.
18 – Caro Moreno, nella storia “Quando il mostro è in vacanza”, del
Dylan Dog Old Boy di giugno 2021, viene citato e sembra apparire il Barone Bela
Rakosi. Ti voglio chiedere se, da arcivampiro, sia veramente immortale, dando
così da pensare al fatto che Zagor, nella serie mensile, prossimamente, non
riuscirà del tutto a sconfiggerlo.
La
citazione c’è, come omaggio. La sorte di Rakosi a scopriremo sull’albo di
novembre, “Il castello del vampiro”.
19 – Gentile Moreno, prima di diventare sceneggiatore Bonelli, lei
era curatore di una fanzine. Quali sono i più bei ricordi di quel periodo?
Anche in questo caso mi sento di rimandare, per una risposta
più completa ed esauriente, al mio libro “Io e Zagor”. Non credo sia possibile,
per chi non ha vissuto quel periodo, capire che cos’erano le fanzine. Cioè, le fans magazines, le riviste fatte da appassionati. Pubblicazioni che
in quegli anni (Settanta, Ottanta) erano
poverissime, scritte a macchina, stampate con il ciclostile o in offset. Però
contenevano ritratti di autori, cronologie di collane, recensioni e annunci – tutte
cose che allora era impossibile reperire altrove. Non c’era Internet come oggi.
Poco più che ventenne, scoprii l’esistenza di Fumo di China e per
trovarla dovevo raggiungere, dalla campagna dove abitavo, in centro a Firenze,
nella prima fumetteria aperta in città. Su Fumo
di China venivano pubblicate le recensioni di altre fanzine, e per
procurarsi quelle bisognava scrivere a chi le realizzava, o battere a tappeto
le fiere e le mostre mercato. Per fortuna, nella mia zona se ne organizzavano
due piuttosto importanti: il Salone del Fumetto e del Fantastico di Prato, e
Lucca Comics. Quest’ultima, era ancora ospitata soltanto nel ristretto spazio
del Palazzetto dello Sport. Mi si aprì un mondo. Fino ad allora avevo coltivato
in solitudine la mia passione per i fumetti, a parte lo scambio di pareri che
potevo avere con quei due o tre amici con cui la condividevo. Scoprii che
c’erano appassionati organizzati in associazioni e club e tutto un fiorire di
pubblicazioni amatoriali con cui tenersi in contatto, informarsi, essere
aggiornati. Mi venne voglia di dar vita anch’io a un gruppo e a una fanzine. Fu
così che nacque Collezionare. I fondi
disponibili erano unicamente quelli ricavati dall’autotassazione: perciò, il
primo numero di Collezionare fu un
vergognoso ciclostilato di appena quattro pagine stampato in sessanta esemplari
distribuiti gratuitamente fra amici e parenti. Coi numeri successivi (appena un
po’ rimpolpati in quanto a pagine, ma sempre malamente stampati e con tirature
limitatissime) tentammo un esperimento: pregammo la signora Giuliana, titolare
del famoso “Rifugio del Fumetto” di Campi Bisenzio, di distribuire copie
omaggio della fanzine ai suoi clienti più affezionati. Nonostante la nostra
piccola rivista fosse di una povertà imbarazzante, spedii a Sergio Bonelli una copia del terzo
numero - in cui c’era un articolo su Gallieno
Ferri. Sergio ci rispose
facendoci i complimenti e lodando il nostro spirito di iniziativa. A quel punto
mandammo in visione Collezionare
anche alla redazione bolognese di Fumo di China, che pubblicò una
recensione positiva, per cui cominciammo a ricevere delle lettere da parte di
quelli che l’avevano vista e avevano scoperto la nostra esistenza - accadde sul
n° 27 del novembre 1986.
20 – Caro Moreno, Darkwood è una regione fantastica dove può
accadere di tutto, ma ti voglio chiedere se hai mai pensato o tu sia mai stato
stuzzicato nel voler spiegare, se spiegazione esiste, della calamità di mostri,
alieni, ecc. che la stessa riesce a racchiudere al proprio interno.
Ci ho pensato,
ma o sempre rinunciato all’idea perché in fondo non si può spiegare la magia. E
poi mi avrebbero dato dello spiegazionista.