L’undicesimo numero in edicola oggi contiene la conclusione della storia “Lo stregone scomparso”, le storie
complete “L’agguato”, “Smiling Joe” e “Il colle dei gufi”,
nonché l’inizio dell’avventura intitolata “L’Avvoltoio”.
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LO STREGONE SCOMPARSO
Tawar, lo stregone dei Tunican che aveva salvato la vita di Zagor nell’avventura “L'inferno dei vivi”, appare in sogno allo Spirito con la Scure chiedendo il suo aiuto.
Lo stregone è stato imprigionato dal capotribù Viso da Tamburo, che ha adottato il nuovo nome di Mister Mister e vorrebbe imporre agli indiani la civiltà ed il modus vivendi dei bianchi. Costui è, inoltre, manipolato da due delinquenti che vogliono impossessarsi dell'oro che giace in un villaggio sommerso, considerato luogo sacro dai Tunican.
Zagor interviene, liberando Tawar ed impedendo con uno stratagemma la trafugazione dell'oro sommerso. Mister Mister si riscatta morendo per mano di coloro che credeva suoi alleati e Tawar diviene il nuovo sakem dei Tunican.
Due sono, a mio parere, gli elementi interessanti di questa avventura.
Il primo è il controverso personaggio di Mister Mister, che vorrebbe portare la cosiddetta “civiltà” presso la sua tribù, dimenticando che la perdita delle tradizioni indiane e la profanazione di ciò che è sacro per un popolo non può portare che disgrazie.
Il secondo è l’elemento “soprannaturale” (reale o presunto che sia), utilizzato spesso da Nolitta nelle sue sceneggiature: qui abbiamo un inquietante sogno premonitore che dà inizio all’avventura e uno stratagemma di Zagor che impersona lo “spirito del lago” (veramente inquietanti le vignette a tal fine realizzate da Ferri) che interviene per impedire il furto dell’oro.
Da ultimo, degna di nota è la copertina dell'albo Gigante n. 21, l'unica della collana a contenere una “censura”: infatti la strana postura della mano sinistra di Zagor lascia intendere che avrebbe dovuto impugnare una pistola, “cancellata” (così si dice) dai redattori per non incorrere nelle ire dei censori dell'epoca (l’eroe non poteva essere così “negativo” da impugnare un’arma da fuoco!).
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L’AGGUATO
In questa avventura lo Spirito con la Scure deve vedersela con antiche mummie egiziane che riprendono vita!
L’incontro con il professor Oldbones, infatti, porta Zagor e Cico nella villa-museo di un suo collega egittologo, vittima di inspiegabili furti di cimeli archeologici. Il buffo detective Bat Batterton, assolutamente incapace di portare a termine un’indagine, brancola nel buio.
Lo Spirito con la Scure segue però le tracce dei ladri fin nel deserto… dove il folle Krebs, un archeologo impazzito, ha ricreato un angolo di antico Egitto e sta costruendo una gigantesca piramide sfruttando il lavoro di pellerossa ridotti in schiavitù!
Storia dai canoni classici e, sicuramente, d’atmosfera, che lascia intravedere quelli che saranno alcuni punti cardine della serie.
Esilarante “Il Risveglio della Mummia” secondo Cico e Bat!!!
Tragico il personaggio dell'ingegnere Wilson, che con un’impennata di dignità affossa, letteralmente, i megalomani progetti del perfido Krebs.
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"SMILING" JOE
Zagor e Cico si imbattono in “Smiling Joe”, in passato proprietario di una miniera d'oro ed ora pacifista ante-litteram ritiratosi in tranquillo eremitaggio, giusto in tempo per salvarlo da due malviventi che se la prendono con lui a causa della sua vecchia professione.
Questa avventura è stata ristampata a colori in un’edizione amatoriale dei primi anni '90.
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IL COLLE DEI GUFI
Zagor accompagna il senatore Holster presso la tribù dei Pawnee per la stipula di un trattato di pace; tutto sembra filare liscio quando un gruppo di guerrieri visibilmente ubriachi assale gli ospiti e li costringe alla fuga.
Prima che i militari intervengano con le armi causando danni irreparabili, Zagor decide di indagare presso i commercianti della zona per individuare colui che vende l’alcool agli indiani.
Cico vene di volta in volta mandato in avanscoperta (persino travestito da indiano!), ma la ricerca si rivela sempre infruttuosa.
Finalmente Zagor e Cico si imbattono nella famiglia di Beniamino Clinton, che vive sul Colle dei Gufi e che li accoglie e suon di pugni: se dapprima Cico se la passa male, Zagor riesce, naturalmente, a sconfiggere l’improvvisato avversario.
Invitati a cena, i nostri eroi scoprono che i Clinton sono legati ad una strana tradizione: tutti i rami della famiglia devono obbedire ad un solo capo, scelto con il criterio della forza fisica. Attualmente il capo è Little Dick Clinton, che Beniamino non è mai riuscito a sconfiggere, e che costringe tutti gli altri membri del clan a lavorare nella sua distilleria clandestina per poi vendere l’alcool agli indiani.
Zagor insegna a Beniamino un paio di trucchi nella boxe e mentre questi sconfigge finalmente Little Dick, Zagor distrugge la distilleria e convince i Pawnee a non tornare mai più sul Colle dei Gufi.
Questa brevissima ma gradevole storia, solo apparentemente banale, accanto ai risvolti comici e grotteschi (Cico travestito da indiano e la “gara” a suon di pugni con Beniamino) presenta anche momenti più “seri”. Vediamone qualcuno.
Ad esempio, al senatore Holster che vorrebbe punire duramente i Pawnee per averlo attaccato, Zagor replica: “Io al vostro posto ci penserei bene prima di scatenare qualche esagerata reazione da parte dei signori di Washington… Del resto una vendetta cruenta otterrebbe soltanto l’effetto di turbare la pace dell’intera regione”.
Oppure, ai Clinton che gli obiettano di non potersi ribellare all’antica tradizione che vuole il più forte fisicamente a capo del clan dice: “Per mille tamburi. Anche questa è una storia che deve finire: tradizione o non tradizione. Soltanto gli animali o al massimo gli uomini delle caverne sceglievano il loro capo in base alla vigoria… Il responsabile di una comunità, piccola o grande che sia, deve essere eletto per le sue doti morali e non per quelle fisiche, per la sua saggezza e non per la sua forza fisica”.
In conclusione, siamo davanti ad un’avventura che già nel 1965 presenta molti degli elementi del cosiddetto “engagement zagoriano”: l’abbruttimento dei pellerossa dovuto all’alcool, l’ottusità della classe politica, la moralità e l’intelligenza contrapposte alla forza bruta.