giovedì 28 luglio 2022

Esclusiva!!! Intervista a Antonio Zamberletti

Antonio Zamberletti, persona squisita e simpaticissima, è in un tipo molto schivo e non troverete molte sue interviste in giro per il web. Ecco allora che ci ha pensato il vostro Baltorr!

Grazie alla nostra amicizia ormai decennale (la prima volta che lo conobbi in redazione era il 12 giugno 2012) e in occasione della prossima storia zagoriana da lui sceneggiata (la quattordicesima), che potremo leggere sullo Zagor Più n. 6 in edicola il 20 agosto dal titolo La fratellanza infernale (con i disegni di Marcello Mangiantini), ho pensato fosse cosa gradita a tutti gli appassionati chiedergli la possibilità di intervistarlo.

Con la sua consueta gentilezza, Antonio ha accettato di buon grado la mia richiesta e quello che segue ne è il risultato.

Inizio presentando una sua breve biografia autorale.

Antonio Zamberletti nasce a Varese il 6 dicembre 1963. Dopo aver prestato servizio per alcuni anni in un reparto operativo della Polizia di Stato, si è occupato di consulenze nel settore della security aziendale e personale.

Nel 2004 pubblica il suo primo romanzo giallo, I morti non pagano, edito dalla Todaro Editore, seguito da I duri non piangono (2005) e Silenziosi nella notte (2008) per il medesimo editore, oltre al racconto Buono da morire, ristampato da Segretissimo, la collana di spionaggio di Mondadori. Sempre nella collana Segretissimo pubblica il romanzo Codice Tunguska (2015), mentre il giallo/poliziesco Cascina Smorta (2015) esce per i tipi di Runa Editrice.

Dal 2013 collabora con la Sergio Bonelli Editore come soggettista e sceneggiatore, scrivendo storie per Zagor (ad oggi 14), Dampyr (3), Tex (3) e Nathan Never (2).

È inoltre autore degli spettacoli teatrali “L’ultimo volo dello Sparviero” e “Bella con l’anima”.

Zamberletti nel 2012 con il faldone redazionale della sua storia uscita con il titolo "La legione degli assassini"

D.: Caro Antonio, cosa porta un ex poliziotto ed ex consulente della privacy aziendale a diventare prima uno scrittore di romanzi e poi uno sceneggiatore di fumetti?

R.: Ho scritto il primo romanzo per caso, per scommessa, qualcosa del tipo ‘vediamo se tu sei capace’, dopo che avevo bonariamente criticato quello di un’autrice di gialli che resta tra le mie preferite, Patricia Cornwell. Ho trovato un editore, la Todaro, che all’epoca stava a Lugano, e aveva come editor la grande ed ineguagliabile Tecla Dozio, nome storico nel giallo italiano e non solo. Anche lo sbocco nei fumetti è stato abbastanza casuale, e deriva comunque dalla passione di vecchia data, trasmessami da mio padre, e iniziata per me su Zagor con la famosa storia di Blondie, e su Tex con Arizona. Senza dimenticare Il Comandante Mark, Il Commissario Spada, Larry Yuma, Blueberry e via dicendo.

D.: Quindi possiamo dire che sei anche tu un romanziere prestato al fumetto come G. L. Bonelli?

R.: Accostamento ingombrante. Per quello che ha fatto nel fumetto, lui è unico e tale resterà.


D.: Che differenza passa tra lo scrivere un romanzo e invece sceneggiare un fumetto?

R.: La fantasia resta l’elemento portante, cardine. Per il resto cambia tutto. Il romanzo è la trama, il racconto, si va a briglia sciolta. La sceneggiatura è lo svolgimento passo dopo passo, rispettando i paletti imposti dalla tradizione e quelli tecnici.

D.: Come sei riuscito a “varcare le porte” della Sergio Bonelli Editore?

R.: Con molta pazienza, costanza e con un sacco di tentativi andati a vuoto. Il primo contatto fu con Decio Canzio, la decisione definitiva di affidarmi a Burattini e a Zagor di Mauro Marcheselli.

Conferenza zagoriana a Cartoomics 2013

D.: Numericamente, le tue sceneggiature di Zagor sono di gran lunga superiori a quelle di altri personaggi bonelliani. Ciò è dovuto a fattori contingenti o perché lo Spirito con la Scure è il tuo preferito?

R.: Entrambe le cose. Con Zagor c’è una certa libertà di movimento, essendo un prodotto che accetta abbondanti contaminazioni da molti generi: dall’horror fino al mistery o alla fantascienza. Quindi, almeno in teoria, c’è più spazio.

D.: Moreno Burattini è un curatore severo?

R.: È molto fedele alla tradizione, il che è anche giusto. Severo quando occorre, pignolo quando serve, sempre molto esplicativo in ogni correzione o suggerimento. Non si limita a dire ‘questo non va’. Spiega, cerca di far capire. Le sue mail sono chilometriche. Iniziano sempre con ‘Caro Antonio’, e poi partono le spiegazioni, sempre molto razionali, condite da esempi, foto, situazioni già viste. Alla fine gli dai ragione. Però è anche propositivo. Ascolta, ci si confronta. Poi ha comunque ragione lui.

D.: La gestione di un personaggio essenzialmente “comico” come Cico dicono sia il vero banco di prova dello sceneggiatore zagoriano. Tu hai avuto qualche difficoltà in tal senso?

R.: È una gestione che deve essere dosata per dargli il giusto spazio e l’adeguato spessore senza scivolare nel macchiettistico. Tu stesso, se non ricordo male, hai elogiato la sua presenza nel ritorno di Blondie, in una situazione abbastanza complicata e pericolosa dove aveva un ruolo che lo rendeva indispensabile. Difficoltà sì, parecchie.

Con l'edizione croata de "L'uomo di Maverick"

D.: Sono moltissimi i disegnatori che hanno illustrato le tue storie. Sei riuscito ad entrare in sintonia con tutti loro o ce n’è qualcuno con cui senti delle particolari affinità?

R.: Sintonia in linea di massima con tutti. Per le paperelle che volano sull’acqua (L’uomo di Maverick), chiedi lumi a Mangiantini. Di sicuro rammenta…

Interpellato sulla questione, Marcello Mangiantini mi ha simpaticamente risposto così: “Ricordo benissimo. Prima pagina di sceneggiatura della storia di esordio zagoriano di Antonio. Prima striscia. Descrizione puntigliosissima di un lago di montagna dove specificava persino quante foglie morte cadevano e addirittura le due papere. Una stava planando, l’altra avrebbe dovuto toccare appena il pelo dell’acqua. Spaventato da questa meticolosità ho chiamato Moreno dicendogli di frenare lo sceneggiatore e che ai dettagli e corredi vari ci avrei pensato da solo. Dopodiché è filato tutto liscio come l’olio”.

Antonio Zamberletti con Roberto Piere

D.: Ti è mai capitato che un disegnatore suggerisse qualche variazione nella sceneggiatura dopo averla letta?

R.: Non a me direttamente, alla redazione senz’altro.

D.: Di quale storia zagoriana da te sceneggiata ti ritieni più soddisfatto? E qual è quella che reputi la meno riuscita?

R.: Un autore e anche un disegnatore danno sempre il massimo, e questo i lettori lo dovrebbero capire e apprezzare. Per motivi personali, le storie che più ho sentito sono state “Sezione Omega”, quella del ragazzino con i super poteri, e quella di Blondie. Quella che forse mi è più piaciuta, da lettore, l’ultima uscita, “Vulture Peak”.

Antonio Zamberletti con mia figlia Beatrice nel 2015

D.: Come sai che un’idea è abbastanza buona da poter diventare prima un soggetto e poi una sceneggiatura?

R.: Tutte le idee sono buone o lo sembrano. Una volta presentai a Moreno due soggetti. Uno lo lesse con estrema fatica, gli venivano le rughe, invecchiava in diretta, e alla fine disse: “Non ho capito niente, sembra che un pellerossa sia andato in pensione. Ma all’epoca non c’era, la pensione”. L’altro lo approvò in due minuti, era la storia con il mostro del Gevaudan, “Il segreto dei Druidi”.

D.: Parlaci un po’ della tua esperienza come autore teatrale.

R.: Nata anche questa per caso. Esperienza ancora in corso e con interessanti novità all’orizzonte, più concrete, si spera, in autunno. Esperienza comunque bella, emozionante, faticosa e difficile. Ho incontrato molte persone interessanti, attori, musicisti, altri autori. Gente che per quanto vale meriterebbe decisamente più spazio di quello che è costretto a guadagnare facendo una fatica immane, e che resta decisamente poco. Un settore dove la meritocrazia è ben lungi a venire.

D.: Torniamo ai fumetti. Ci puoi anticipare qualcosa su “La fratellanza infernale”, storia contenuta nello Zagor Più in uscita ad agosto?

R.: Nata quando si cercava una storia con contaminazioni horror, genere che non mi ha mai fatto impazzire. Poi è deviata su qualcosa di più, con venature vagamente mistiche, un po’ come in “Vulture Peak”. È una storia che lascia, almeno nelle intenzioni, con molte domande su parecchie cose. Forse è il suo aspetto migliore.

D.: A quali storie stai lavorando attualmente?

R.: Uno Zagor dove il nostro va nelle Everglades e un Tex con sfumature vagamente gialle.

D.: Personalmente ho molto apprezzato i tuoi ultimi libri Codice Tunguska e Cascina Smorta. Il tuo prossimo romanzo sarà…?

R.: Non ne ho idea. C’è un western pronto, dai contenuti crepuscolari e dalla scrittura vagamente hard boiled, apprezzato da chi lo ha letto. È lì, nel cassetto. Vedremo.

D.: Siamo giunti al termine dell’intervista. C’è qualcos’altro che vorresti dirci e che non ti ho domandato?

R.: Conserva le domande per la prossima intervista. Per il ventennale della nostra conoscenza.


Caro Antonio, grazie mille per la tua disponibilità e cortesia. Ora aspettiamo solo di leggere le tue nuove storie, sia sotto forma di romanzi che di fumetti, ma… che ne dici se per la prossima intervista non aspettiamo così tanto???


lunedì 25 luglio 2022

ZAGOR TOP 5

Il sito internet MAGAZINE uBC FUMETTI ha avviato, da circa un mese a questa parte, un’interessante iniziativa ad opera di Marco Gremignai, uno di coloro che potrebbero essere definiti come appartenenti allo “zoccolo duro degli zagoriani”.

Si tratta di una rubrica intitolata ZAGOR TOP 5 che nasce da questa idea: per festeggiare il proprio cinquantesimo di lettore zagoriano e in concomitanza con la “chiusura” ufficiosa del sessantennale del nostro eroe preferito, Marco Gremignai ha voluto chiedere a numerosi addetti ai lavori nel mondo del fumetto (ma non solo) quali fossero le cinque storie di Zagor che preferiscono, da inserire in una classifica costantemente aggiornata mediante l’assegnazione di un punto ad ogni storia votata.

Un simpatico mini-sondaggio che gli ha permesso (e gli permetterà) di contattare autori e altri appassionati che ha conosciuto sia come redattore di uBC, sia come frequentatore di mostre del fumetto e di raduni zagoriani.

Per dare una base a questa classifica, Marco ha innanzitutto recuperato il sondaggio che apparve sulle pagine dei fumetti Bonelli nel 1981 e i cui risultati, a causa della valanga di risposte inviate dai lettori dell’epoca – circa novemila (!) – apparvero nel 1982, giusto quarant’anni fa; quindi ha recuperato la classifica del creatore stesso del personaggio, cioè Sergio Bonelli, riportata nel 1991 nella rubrica della posta del n. 66 di “TuttoZagor”, nonché i risultati di una Top Ten del 2002 generata dalle preferenze espresse allora dagli utenti del sito uBC; da ultimo, ha attinto da un articolo di Cristian Di Clemente, apparso sempre su uBC cinque anni or sono, nel quale venivano indicate le 10 storie fondamentali da cui partire per intraprendere un viaggio nel mondo zagoriano.

Questi quattro – ampi – elenchi hanno costituito la base di partenza che è stata (e verrà) via via integrata dalle Top 5 personali dei partecipanti al mini-sondaggio.

Sino ad oggi i partecipanti sono stati: Marco Gremignai stesso, Moreno Burattini (curatore e sceneggiatore principale di Zagor), Marco Verni (disegnatore zagoriano), Julio Schneider (traduttore e curatore editoriale di Zagor in Brasile), Jacopo Rauch (sceneggiatore zagoriano) e………… il vostro Baltorr!!!

Oltre ad essere particolarmente lusingato per l’onore conferitomi dall’essere affiancato a cotanti “maggiorenti” zagoriani (cosa della quale ringrazio l’ormai diventato amico Marco Gremignai – prima non ci conoscevano), debbo tuttavia confidarvi che non è stato per nulla facile indicare come preferite SOLO cinque storie dell’immensa saga dello Spirito con la Scure!

Attenendomi al consiglio fornitomi dal curatore della rubrica, ho deciso non in base a ragionamenti particolarmente approfonditi, bensì ho operato una scelta “di pancia”. Dopo una prima scrematura, sono giunto a un totale di sette storie; poi, anche se a malincuore, ne ho sacrificate altre due ed ecco che si sono “materializzate” la mie cinque storie preferite di Zagor!

L’articolo con le mie motivazioni lo trovate qui sotto:

https://magazineubcfumetti.com/2022/07/23/zagor-le-storie-preferite-da-marco-corbetta/

 Qui potete avere il riepilogo completo di tutti i voti dei partecipanti sino ad oggi:

https://magazineubcfumetti.com/2022/06/10/la-classifica-completa-delle-storie-preferite-dagli-zagoriani/

 Mentre a questo link potete leggere tutti gli articoli dedicati ai vari partecipanti al sondaggio:

https://magazineubcfumetti.com/tag/zagor-top-5/

 

Fatemi naturalmente sapere cosa ne pensate!!!

 

martedì 12 luglio 2022

Pizzata estiva Forum SCLS (23.06.2022)

 Il 23 giugno scorso il Forum spiritoconlascure.it ha organizzato la consueta pizzata estiva, per l’occasione in orario serale.

Oltre a diversi forumisti, erano presenti anche i disegnatori Marco Verni e Joevito Nuccio.

Qui sotto potete trovare alcune foto dell’evento, durante il quale è stato bello poter ritrovare tanti amici che non si vedevano da tempo e conversare con loro del più e del meno ma soprattutto di Zagor!

La nostra tavolata


MarcoVerni



Joevito Nuccio

in tre espressioni facciali

degne di un navigato attore…




Marco Verni impegnato in una

discussione zagoriana con i due

amministratori del Forum

Raul Calovini e Ivano Carzaniga


L’amico Andrea Nespoli,

direttamente dal Rendez-vous

degli Amici di Zagor in Sardegna

con tre superbi “arraffi”




Io e Marco Verni


Io e Joevito Nuccio


Due schizzi zagoriani

realizzati da Marco e Joevito

sul registro dei raduni



 

lunedì 11 luglio 2022

Ombre su Golnor (Zagor Gigante 682/684)

In una notte di tempesta, la coraggiosa elfa arciera Lylan riesce a raggiungere la palude di Darkwood per chiedere l’aiuto di Zagor: la magica terra di Golnor, da cui proviene, è stata sconvolta dalla ricomparsa del Signore Nero, che sembra tornato dalla morte insieme al malvagio stregone Mord, a capo di orde di troll. Al loro fianco è schierato anche il Coltello Lucente, uno sciamano della setta di Devil Mask. Un terribile incantesimo ha reso loro schiavi, in uno stato ipnotico, quasi tutti gli abitanti di Golnor, compresi i pellerossa della Tribù Senza Nome guidati da Lupo Solitario, che da qualche tempo vivono nel regno.

Giunti a Golnor, Zagor e Cico scoprono che Lupo Solitario sta soltanto fingendosi succube del Signore Nero e che ci sono sacche di resistenza, asserragliate nelle caverne dei Parvol, capeggiate dalla regina Lara e da Galad, re dei Riol, a cui però sono stati sottratti i figli Balder e Rolan. Intanto, il saggio Elchin, il mago votato al bene, fratello di Mord, sembra scomparso nel nulla.

Mentre Zagor e Galad liberano i figli di quest’ultimo, insieme ad altri prigionieri in stato ipnotico, grazie all’aiuto di un troll loro alleato, la regina Lara si impossessa de “Il fuoco di Zoldar”, una pietra magica che dovrebbe aiutarla a ritrovare lo scomparso Elchin. Nel frattempo, i troll del Signore Nero fiancheggiati dai “dormienti” abitanti di Golnor attaccano la foresta di Verdambra dove si sono rifugiati gli ultimi difensori della libertà.

           Dopo un susseguirsi di scontri con troll, mostri alati e morti viventi, quando tutto sembra perduto, Elchin viene “liberato” grazie all’intervento di Zagor e Lara, e sconfigge il “fratello” Mord e il Signore Nero, mentre Coltello Lucente viene trapassato dalle frecce scagliate da Lylan e il suo amato Puma Giallo.

             Su Golnor è tornata la pace.

Terza trasferta di Zagor e Cico nel reame fatato di Golnor, dopo la prima avventura dal sapore un po’ naif degli anni ’80 e lo Zenith 666, albo – diciamo così – “sperimentale” e one-shot celebrativo del seicentosessantaseiesimo volume della collana.

In questo nuovo trittico di albi, un’avventura sceneggiata da Luigi Mignacco e disegnata da Giuliano Piccininno (a proposito, l’avete letta la sua intervista comparsa su questo blog all’inizio di aprile? Se vi fosse sfuggita la trovate qui), lo Spirito con la Scure si ritrova a viaggiare oltre i limiti dello spazio per affrontare nuovamente il Signore Nero e i suoi sodali.

Come alcuni di voi sapranno, sono un appassionato di fantasy da sempre e un cultore in particolare dell’universo tolkieniano. Devo anche dire che colleziono la serie Dragonero (che reputo molto bella) e non disdegno nemmeno la fantasy meno “impegnata” (Shannara, Dragonlance, etc.) purché divertente.

Devo però dire che questa storia fantasy/zagoriana non mi ha particolarmente entusiasmato. Gli stereotipi del genere ci sono tutti (e questo non significa per forza un male, anzi), ma a parte qualche idea o spunto che potevano essere interessanti (il troll “buono”; la misteriosa scomparsa di Elchin; Lupo Solitario che poteva agire nascostamente nelle retrovie nemiche) e che a mio parere non sono stati sufficientemente sfruttati, la trama si rivela essere semplice semplice, senza particolari guizzi narrativi o veri momenti di phatos.

Il primo albo non sarebbe niente male (il violento scontro iniziale con i troll sopraggiunti a Darkwood, il racconto di Lylan sugli eventi che hanno sconvolto il reame, le Aliluci che guidano gli eroi nelle profondità della terra) ma ecco che, quando viene esplicitamente detto che Elchin (il mago buono) “è stato colto da un male oscuro”, ho subito mangiato la foglia e ho immaginato che il “nuovo” Mord fosse proprio lui!

Nel secondo albo, La compagnia degli audaci (dal titolo sicuramente molto più altisonante delle vicende ivi narrate) la storia procede con la liberazione dei figli di Galad grazie anche all’aiuto di Tix (il troll buono citato prima, personaggio interessante che però avrei preferito più determinato e meno pacifista e buonista) e lo scontro con i morti viventi (molto ben rappresentato) che tuttavia vengono sconfitti con estrema facilità.

Infine, ne La foresta incantata, la regina Lara trova il modo per far tornare il buon mago e – salvo lo scontro con i mostri alati Windraax (a mio parere ben orchestrato) – il tutto finisce abbastanza velocemente, nelle ultime sei pagine, con un finale un po’ scontato: i cattivi vengono sconfitti e Mord si rivela essere non il fratello di Elchin, come avevamo sempre creduto, bensì la sua metà oscura… Da un certo punto di vista, allora, sarebbe stato meglio svelare subito il cedimento “al lato oscuro” del mago e impostare la storia sui tentativi degli eroi di riconquistarlo al bene…

Insomma, una storia fantasy “all’acqua di rose” e priva di quella epicità che invece avrei voluto ritrovare in un’avventura zagoriana contro siffatti nemici. In futuro sarà meglio lasciare Zagor a Darkwood o – tutt’al più – rimandarlo nell’Erodar di Dragonero…

Nota positiva, a mio parere, i dinamici disegni del bravo Giuliano Piccininno del tutto adeguati al contesto fantasioso. Da segnalare: il prologo, la mappa (che nel fantasy non può mai mancare, come diceva Tolkien), la città degli elfi, il castello del Signore Nero stile Greyskull, i morti viventi, lo scontro con i Windraax. Da notare, anche, in diverse tavole la rottura della cosiddetta “gabbia bonelliana”. L’unico appunto che mi sento di fargli è che dovrebbe “lavorare” ancora un po’ sul volto di Zagor, non del tutto riuscito in alcune vignette.



mercoledì 6 luglio 2022

Il Forum SCLS intervista gli autori di “Flash/Zagor: La scure e il fulmine”

 Se ne cominciò a parlare a Lucca Comics & Games nel 2018: era stato programmato un team-up tra Zagor e Flash, il velocista scarlatto della DC Comics!!!

Poco più di due anni dopo, nelle fumetterie fu disponibile un volumetto di 32 pagine dal titolo “Flash/Zagor n. 0 - La scure e il fulmine” di Mauro Uzzeo e Giovanni Masi (sceneggiatura) e Davide Gianfelice (disegni), edito con due copertine diverse che, unite insieme, formavano un’unica immagine che omaggiava quella della cover storica di The Flash #123 del 1961 (guarda caso, anno di nascita dello Spirito con la Scure).

Nel marzo 2021 è quindi uscito in edicola un albo con il medesimo titolo, nel classico formato bonelliano, di ben 112 pagine e contenente 4 storie a fumetti. Oltre all’avventura già citata “La scure e il fulmine”, che fungeva da prologo alla storia vera e propria, l’albo - interamente a colori – proponeva la storia “Flash dei due mondi”, in cui Barry Allen incontra per la prima volta il Flash originale, Jay Garrick, e la prima apparizione del Re di Darkwood, ripresa dall’indimenticabile “Zagor racconta…”. A completare il menu, “Paura”, un episodio moderno che vedeva Flash alle prese con il letale Gorilla Grodd, le copertine originali delle storie raccolte in questa antologia e un apparato redazionale.

Finalmente, dal mese di marzo di quest’anno è disponibile in libreria e fumetteria il volume cartonato di 160 pagine (con cover regular di Davide Gianfelice e cover variant di Gabriele Dell’Otto) “Flash/Zagor: La scure e il fulmine” che contiene, oltre al prologo già più volte pubblicato, la storia vera e propria che vede Flash e Zagor allearsi contro alcuni dei rispettivi nemici per salvare entrambi i loro mondi.

Grazie a Giovanni Boninsegni, responsabile dell’ufficio stampa della Sergio Bonelli Editore, gli Amministratori del Forum www.spiritoconlascure.it (Raul Calovini, Ivano Carzaniga e il sottoscritto) hanno avuto la possibilità di porre alcune domande a Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, autori del soggetto e della sceneggiatura di questo team-up.

Ecco alcuni estratti dell’intervista che ne è scaturita, che potete trovare integralmente a questo link del Forum SCLS.

* * *

Cominciamo col chiedere loro: perché proprio Mauro Uzzeo, Giovanni Masi e Davide Gianfelice per realizzare questo incontro epocale?

Mauro Uzzeo > Il perché di Davide Gianfelice è presto detto: non poteva esserci scelta migliore. In un progetto così delicato che vede per la prima volta uniti gli eroi dell’universo Bonelli con quelli dell’Universo DC serviva necessariamente un disegnatore straordinario che potesse garantire però, a entrambi le case editrici, il massimo rispetto e la massima cura verso i loro personaggi. E Davide in questo rappresenta un unicum irrinunciabile perché se è vero, da un lato, che da oltre quindici anni è un disegnatore in forze alla Sergio Bonelli Editore e quindi ne ha appreso e messo in pratica tutte le regole editoriali che vanno da un determinato tipo di impostazione della pagina, alla narrazione, fino al tenere conto che di un certo tipo di realismo nella messa in scena, dall’altro lato è anche un autore che lavora regolarmente per il mercato statunitense e che, per la DC Comics, ha già disegnato proprio Flash! Questo significa che ha già “risolto” tutte quelle problematiche cui un artista va incontro la prima volta che ha a che fare con un personaggio dalla così grande vita editoriale. Per The Flash, la DC Comics, vuole una messa in scena estremamente spettacolarizzata, come se ogni singola pagina fosse un blockbuster multimilionario, e pretende una sintesi estremamente dinamica che faccia letteralmente esplodere il personaggio dalla pagina. Tutto questo, Davide, aveva già imparato come farlo. Per questo motivo non potevamo essere più felici di avere lui a bordo perché sapevamo che avrebbe realizzato un lavoro straordinario facendo felici tanto le due Case Editrici quanto i fan di entrambi i personaggi! Per quanto riguarda invece il coinvolgere me e Giovanni, dovreste chiederlo al Direttore Michele Masiero e alla redazione… per qualche motivo devono aver pensato che eravamo le persone giuste per dare vita a questa stramba storia. Speriamo, ora che il volume è uscito, che la fiducia che ci hanno concordato sia stata ben riposta!


Conoscevate bene entrambi i personaggi oppure avete dovuto documentarvi a fondo per prepararvi a quest’opera?

Mauro Uzzeo > Io ho LETTERALMENTE imparato a leggere con Zagor e ne conosco la storia a memoria, ma sapevo davvero molto poco di Flash. Al contrario, Giovanni era preparatissimo sul velocista scarlatto ma di Zagor aveva letto solo gli albi più importanti. Quindi, semplicemente, una volta saliti a bordo, ci siamo presi qualcosa più di cinque mesi solo ed esclusivamente per STUDIARE. Io ho recuperato tutti gli albi di Flash usciti dal 1986 (anno della famosissima Crisi sulle terre infinite che ha ridefinito il personaggio) a oggi e li ho letti tutti, imparando prima a conoscere poi ad amare tanto Wally West quanto Barry Allen e tutta la allegra Flash Family. E Giovanni, di par suo, ha letto tutte le storie di Zagor partendo da quella famosa Foresta degli agguati e arrivando fino all’ultimo albo presente in edicola. Questo perché ci eravamo imposti una regola: tutti gli elementi necessari per realizzare il team-up avrebbero dovuto già essere presenti all’interno delle due serie. Niente Elseword, quindi, e niente What-if, niente stravolgimenti della continuity dei due personaggi. Tutto doveva svolgersi all’interno delle rispettive realtà che vivono mensilmente affinché un incontro così apparentemente strampalato, si rivelasse invece assolutamente naturale.

Quale tipo di supervisione avete avuto da parte delle due case editrici? Avete dovuto tornare sui vostri passi per delle scelte narrative che non sono state condivise?

MU > In questo, “l’aver fatto i compiti”, ci ha aiutato molto. Il soggetto che abbiamo consegnato, prima di tutti a Moreno Burattini affinché gli riconoscesse il timbro di qualità Zagoriana D.O.C. (ammetto che se Moreno ce l’avesse bocciato, avremmo fatto un totale retro-front e saremmo ripartiti da capo!) poi a Michele Masiero perché ne approvasse le dinamiche narrative e le ritenesse giuste per rappresentare Zagor e la Sergio Bonelli Editore anche nei riguardi del pubblico statunitense e infine, appunto, lo abbiamo sottoposto agli editori DC. Anche lì, sorprendentemente l’approvazione è arrivata immediatamente. Ci hanno richiesto un cambiamento relativo unicamente alla presenza di un personaggio storico della serie di Flash che, a causa di uno dei loro ciclici rebooth, non era ancora tornato in scena e quindi preferivano tenerlo fuori dalla storia. La cosa però non ha causato alcun cambiamento interno. Sia Bonelli che DC poi, sono stati presentissimi anche in fase di revisione disegni e colori e, soprattutto, in quella dei dialoghi. È stato un bel lavoro di squadra!

Cosa accomuna questi due eroi, apparentemente così diversi tra loro?

GM > Una delle cose che più abbiamo cercato all'inizio mentre studiavamo i due personaggi era di rispondere a questa domanda: che cosa si sarebbero detti Flash e Zagor seduti intorno al fuoco in una classica scena da bivacco come tantissime ce ne sono in Zagor. Questo perché per noi era importante che questo incontro non fosse solo tra due eroi, tra i poteri di Flash e le abilità di Zagor, ma che fosse un incontro tra due personaggi che noi amiamo, tra Barry Allen e Patrick Wilding e il loro modo di vedere il mondo, il loro modo di confrontarsi con le avversità, il loro modo di affrontare i rispettivi avversari e di proteggere gli innocenti che incontrano sul loro cammino. Personalmente, per me è stato chiaro che i due avevano qualcosa da dirsi quando ci siamo accorti che i due sono personaggi che sorridono. Una volta che ti hanno salvato la vita, ti sorridono e ti aiutano anche “dopo”. Flash ti porta addirittura la pizza perché così ti passa lo shock. Zagor è comunque un personaggio molto conviviale che a fine avventura spesso si ritrova con le persone che hai aiutato intorno a un fuoco. Questo per noi è molto importante perché due personaggi così, qualcosa da dirsi ce l'avevano eccome.

MU > con questa storia volevamo proprio far capire che i punti di contatto tra questi due character sono molti di più di quanto si possa pensare. Prima di tutto sono due eroi figli della “Silver Age” del fumetto, quell’era in cui l’eroe era ancora puro, senza paura anche se con qualche piccola macchia. L’era che anticipa quella revisionistica e cupa degli anni 70/80 ma che inizia a porre l’eroe classico di fronte ai primi grandi dubbi e Zagor, se vogliamo, è un po’ l’eroe simbolo di questo discorso. Indossano casacche colorate con simboli chiari e inequivocabili. Sono evidentemente al servizio del bene e lo fanno sempre col sorriso sulle labbra, e entrambi sono segnati da una tragedia che ne ha tracciato il cammino. Non la classica “morte dei genitori”, ma qualcosa di più identificativo: la morte della figura materna per una colpa apparentemente legata a quella paterna. Non è una cosa da poco e infatti anche nel volume, i due si confrontano su questo aspetto. L’elemento però che almeno per me rappresenta il punto d’incontro assoluto tra i due personaggi è la loro natura “popolare”, vicina alla gente. Mi spiego meglio. Superman vola alto nel cielo, Batman si nasconde tra le ombre nella notte. E Flash? Lui corre tra la gente. È quello che ha sempre fatto e gli abitanti di Central City glielo riconoscono. In casa Bonelli, invece, Dylan Dog odia l’idea di uscire anche solo di casa e quando lo fa combatte contro gli zombi, Tex corre a cavallo per il Texas coi suoi pard, e Zagor? Zagor percorre l’America a piedi (o saltando tra le liane) col suo Cico e i due si muovono passando per le case degli amici, per i raduni dei trapper, saltando a bordo delle navi guidate dai suoi fedelissimi compagni d’avventura. Entrambi sono eroi “della gente”, che non hanno mai perso il contatto e la vicinanza con le persone e questa mi sembra una caratteristica importante e bellissima.

Non temete che i lettori zagoriani possano trovarsi spiazzati dalla presenza nella storia di alcuni nemici storici di Flash che non conoscono? E, naturalmente, lo stesso dicasi per i lettori di Flash che si avvicinassero per la prima volta al mondo zagoriano?

GM > Sapevamo che avere i due nostri eroi protagonisti avrebbe comportato anche avere i loro avversari nell’avventura. Ma più che un problema, abbiamo cercato di trasformarlo in un’occasione per far conoscere i nemici storici dei rispettivi personaggi a chi magari non li leggeva. Abbiamo una doppia splash con alcuni dei cattivi storici di Zagor, abbiamo i due avversari principali della vicenda che spesso interagiscono, abbiamo una carrellata dei Rogues di Flash… lo ammettiamo, ci siamo divertiti da matti a usare tutti questi personaggi negativi incredibili!

Zagor a Central City o Flash a Darkwood, qual’è per voi è la sfida più intrigante?

GM > Zagor a Central City sarebbe stata una storia incredibile, ma avrebbe completamente stravolto la narrazione, perché ovviamente Zagor avrebbe dovuto “imparare a conoscere” il mondo moderno. Quindi ci siamo orientati su Flash a Darkwood, sia perché la foresta di Zagor è un posto a dir poco incredibile, pieno di spunti narrativi, sia perché, per chi ha letto il volume, alla fine un po’ di Central City a Darkwood l’abbiamo portata…

Una domanda di “gossip”: ma è vero che Mauro Uzzeo ha chiamato suo figlio Zagor? 

MU > Colpevole, vostro onore! Ma permettetemi una piccola specifica. Il suo vero nome è Giuseppe Zagor Uzzeo (senza virgole), perché con la mamma, abbiamo scelto di dargli il nome dei nostri due eroi preferiti, per lei era suo nonno Giuseppe, per me, quello con cui ho imparato a leggere, con cui sono cresciuto e che mi ha insegnato tutto quello che so sul valore del dubbio, del coraggio e della giustizia.

Domanda impegnativa…: chi preferite tra Zagor e Flash, e perché?

GM > Ah, ma non si può rispondere! Ormai con Mauro scherziamo sempre che ci piacciono talmente tanto entrambi, li abbiamo studiati così tanto, che siamo pronti per una serie regolare con loro due come protagonisti fissi!

Dite la verità: state già lavorando su un seguito della storia?

GM > Ne abbiamo in testa decine! Ma purtroppo, non siamo noi a decidere se vedranno mai la luce o meno. Ma se il volume dovesse andare bene… mai dire mai!

Ultima domanda: perché un lettore zagoriano “classico” dovrebbe leggere anche questa storia?

MU > Per tanti motivi. Prima di tutto perché è un incontro letteralmente epocale e quindi, anche solo per curiosità, qualora non lo avessimo scritto noi, da Zagoriano di ferro, io non me lo sarei mai lasciato sfuggire. Poi perché abbiamo provato a condensare in un’unica storia, tutto l’amore che proviamo per questo personaggio e la riconoscenza che sentiamo verso tutti gli autori che da quella prima mitica striscia lo hanno traghettato fino a oggi. Abbiamo letteralmente infarcito il volume di omaggi allo Zagor di Guido Nolitta e all’arte del maestro Ferri, ma allo stesso tempo ci sono rimandi anche alle storie e ai personaggi inventati da Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi, Marcello Toninelli, Ade Capone, Mauro Boselli, Moreno Burattini e Jacopo Rauch. Il risultato finale è… un gioco. Una piccola lettera d’amore che speriamo possa essere divertente per gli Zagoriani (che immagino riconosceranno immediatamente tutte le varie strizzate d’occhio), per i lettori di Flash ma anche, lo dico con la massima sincerità, per quei giovani e giovanissimi lettori che magari, come noi da piccoli restammo a bocca aperta davanti ai volumi corno che celebravano il primo incontro tra Superman e L’Uomo Ragno, oppure di fronte ai primi team-up di casa Bonelli, possano scoprire con questa storia quanto siano divertenti e straordinari ancora oggi due personaggi come Zagor e Flash.

                        Cari Mauro e Giovanni, grazie mille per la vostra disponibilità! A presto!