Trentaseiesima
puntata della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Qui troverete ben
due domande che concernono Supermike
ed altrettante su
“La casa del terrore” ed il suo seguito.
Ma si parlerà
anche di dottori e professori zagoriani,
dell'incontro con Tex, di trasferte,
di “lavori in corso” e di tanto altro ancora.
Ringrazio come di
consueto Moreno Burattini
per la sua grande
disponibilità.
1 – Caro Moreno, nella storia in
anteprima con Flash, appaiono i vecchi nemici di Zagor, morti, presunti morti
od in altre dimensioni. Fra questi, Supermike è vivo e vegeto a meno che la
storia non dovesse essere raccontata dopo il suo ormai prossimo ritorno. Zagor
dice che sono, infatti, tutti morti e, quindi, finirà col morire anche il
Supernemico?
La cura
del team up fra Zagor e Flash esula dalle mie competenze, come indicato nel
tamburino, per una mia precisa scelta: ho preferito, onestamente, che se ne
occupassero sceneggiatori più esperti di me sul fumetto supereroistico
americano. La sorte di Supermike al termine della futura (e ancora lontana)
storia del suo ritorno non ha alcun rapporto con l’incontro fra lo Spirito con
la Scure e il velocista della DC, essendo quest’ultimo avulso e scollegato
dalla serie regolare. Ci sono tre ipotesi: o il team up avviene in una realtà
diversa da quella della timeline zagoriana; o Zagor si è confuso di fronte alla
visione dei suoi vecchi nemici; o si è trattato di una svista, come a volte
capita, degli sceneggiatori.
2 – Gentile Moreno, che lei
sappia, quanto è stato generalmente apprezzato il prologo dell’avventura fra
Flash e Zagor?
Non ne ho
idea: ho soltanto ricevuto alcuni riscontri (positivi) da parte di lettori che
mi è capitato di incontrare o da cui ho ricevuto messaggi. Immagino che sia
presto per esprimere un giudizio, trattandosi appunto soltanto di un antipasto,
poco più di un trailer. I giudizi meglio darli a storia conclusa (ovviamente,
per esprimersi con cognizione di causa bisognerebbe però anche conoscere bene
Flash e il suo universo). Mi fido del parere di Marco Corbetta, il gestore del blog che ci ospita, assai competente
in flashologia, il quale ha dedicato un paio di articoli al team up:
http://zagorealtro.blogspot.com/2021/04/flash-profilo-di-un-supereroe.html
http://zagorealtro.blogspot.com/2021/03/la-scure-e-il-fulmine-flash-zagor-n-0.html
3 – Caro Moreno, mi sembra chiaro
il rimando dell’ultimo Speciale Zagor a “La casa del terrore”. Sinceramente mi
sarei aspettato un cameo al presente della famiglia Landon. Ma va bene così, la
storia è stata simpatica e godibile. Ciò non toglie che mi piacerebbe rivedere
l’intera famiglia del primo episodio, suggerendoti da fan un loro ritorno.
L’intera
famiglia Landon non si potrà mai rivedere, essendo morto David (il sedicente
maggiordomo). Gli altri componenti, Buster e i suoi due figli Marta e Greg, si
possono immaginare al fresco: magari ricompariranno in un’altra avventura,
visto che “Ritorno alla casa del terrore” ha un finale che lascia aperto uno
spiraglio. Mi fa piacere l’apprezzamento per una storia che mi ha dato
parecchie soddisfazioni, non ultima quella di aver ricevuto i complimenti da
gente che si è divertita con l’indagine di Bat Batterton, dicendomi che non
rideva così da tempo.
4 – Caro
Moreno, riprendo una mia precedente domanda per chiederti se hai da fare
qualche esempio, secondo i tuoi gusti, di storie di Zagor a puntate che ti
sarebbe piaciuto leggere tutte d’un fiato e di storie extra che avresti voluto
leggere a puntate.
Io seguo
le puntate una per una: quando ho un albo in mano, lo leggo. Non aspetto di
avere la storia completa. Forse per motivi anagrafici apprezzo molto il fatto
di restare in sospeso e di attendere la puntata successiva. La formula dell’à suivre mi ha regalato troppe emozioni
da ragazzo (ricordo lo stacco fra “Il re delle aquile” e “Lo spettro”) perché
me ne dimentichi. Quindi non c’è nessuna storia di Zagor pubblicata a puntate
che avrei voluto leggere tutta d’un fiato. Immagino invece che certi Maxi,
voluminosi com’erano, li avrei digeriti meglio divisi in sezioni.
5 – Caro Moreno, ecco una super
proposta per dare uno scossone alla Zenith! Torna Supermike, sconfigge Zagor e
la collana Zenith per 12 mesi diventa “SUPERMIKE”, che fa il re di Darkwood.
Combina un po’ di casino ma fa anche cose buone. Dopo 12 mesi torna Zagor,
storia epica, riprende il suo posto e la serie Zenith riprende ad essere
“ZAGOR”... A quel punto la numerazione diventa distonica di 63 numeri anziché
51! Forte vero!? :- D
Forte.
Però bisognerebbe vedere se dopo dodici mesi i lettori sono ancora lì.
6 – Egregio Dottor Burattini, volendole fare gli auguri di Pasqua i quali
chissà quando potrà riceverli, intendo chiederle se, una volta avvenuto
l’incontro fra Zagor e Tex i due potranno dirsi dello stesso Universo. La cosa
strana, pur avendo visto Mefisto, Yama, un alieno, per certi versi El Morisco,
streghe ecc., è che secondo questo incontro risulterebbero avvenute
nell’universo Texiano (molto meno vario di diversi generi rispetto a Zagor) le
apparizioni di Kandrax, Rakosi, Titan, Akkroniani, licantropi, le invenzioni di
Verybad ecc. Quindi chiedo se la cosa non possa far storcere il naso, in quanto
il Ranger non era ancora stato ufficialmente intaccato da questi team-up, e
metterlo in coppia con Zagor, pur in un’avventura realistica come il seguito di
“Fratelli di Sangue”, non crede che possa fargli più male che bene visto che
Tex potrebbe andare a Darkwood affrontando mostri di varie specie? La mia paura
è che si possa snaturare il prodotto, cosa ne pensa?
Grazie
per gli auguri. Quando si fanno quelli di Pasqua, io di solito li allungo in
auguri di “buona primavera” (sempre di rinascita si tratta), e dunque li ho
ricevuti in tempo (e li contraccambio). I tempi di attesa per le risposte non
dipendono solo dalla mia poca voglia di lavorare, ma anche dalla gran quantità
di domande raccolte da Marco Corbetta, che creano una lunga “lista di attesa”
(che però, piano piamo, scorre). Riguardo al problema da lei sollevato, credo
che l’unica cosa che si debba chiedere a Mauro
Boselli è quella di scrivere un team-up coerente al proprio interno, cioè
che rispetti le caratteristiche dei due personaggi in una storia solida e
conclusa in se stessa nella quale possano riconoscersi i lettori di entrambi. E
su questo, conoscendo Mauro, non ho
il minimo dubbio. Riguardo al resto, sappiamo che sarà Zagor a “far visita” a
Tex, raggiungendolo nel Sud Ovest. Quindi, lo Spirito con la Scure lascia
Darkwood, che rappresenta una sorta di bolla narrativa in cui sono lecite le
più diverse contaminazioni fra i generi, e si mette in viaggio verso il più
realistico West di Aquila della Notte. Se a Darkwood ci sono troppe “stranezze”
(“ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanti ne contempli la tua
filosofia”, diceva Amleto) verranno lasciate là. Gli elementi maggiormente
fantastici di molte storie di Zagor appartengono, salvo eccezioni, proprio alla
dimensione darkwoodiana, che resta là dove si trova. Quindi, se anche il team
up fra Zagor e Tex unificherà i due universi, non trasporterà Darkwood in
Arizona.
7 – Ho notato che ultimamente
Zagor ha gli occhi verdi sulle copertine. Per quanto ricordo, i suoi occhi
erano blu per tutta la vita. Puoi spiegare questo cambiamento?
Nessun
cambiamento. Gli occhi di Zagor sono grigio-azzurri. Il punto di riferimento è
la colorazione di Gallieno Ferri di
“Indian Circus”. Mi pare che tutta la Collezione Storica di Repubblica abbia
proposto la giusta tonalità, e così succede negli albi a colori là dove, negli
interni, si vedono dei primi piani. In copertina difficilmente le iridi sono
così in evidenza da poter vedere bene. Nella copertina dell’albo del mese di
aprile 2021, “I demoni delle nebbie”, dove gli occhi sono più evidenti, il
colore è celeste. In altre, si vede che il colorista ha pensato di dare dei
riflessi di foresta, chissà. Del resto, in copertina si sono visti anche colori
innaturali di ben altro tipo (basterà pensare a quelli de “La carica suicida”).
A volte i coloristi seguono l’estro.
8 – Ciao Moreno, puoi raccontarci
la genesi del “Ritorno alla casa del terrore” e come hai fatto a far quadrare
il cerchio fra gag comiche slegate dal vero contesto e la parte seria della
storia?
Faccio
notare che anche ne “La casa del terrore” c’erano due storie parallele: quella
delle misteriose evasioni dalla prigione del forte e quella dei banditi
nascosti nella villa degli Stanford che ordiscono la messinscena del fantasma
di Priscilla. Alla fine, le due trame si riuniscono. Alla base di tutto c’è un
soggetto per un albetto dedicato a Bat Batterton che doveva essere allegato a
uno Speciale Zagor. Forse ricorderete che, tra il 1993 e il 1999, la Bonelli
propose, insieme agli Speciali, degli spillati con brevi storie dedicate ai
comprimari delle varie serie (per esempio, Flok per il Comandante Mark o Marvin
per Nick Raider). In tutto, gli spillati zagoriani furono sei, di cui io ne ho
scritti cinque. Per ognuna di queste short-stories servivano dei soggetti che Sergio Bonelli approvava, prima di
procedere con la sceneggiatura. Quando toccò a Bat Batterton, io proposi (come
sempre facevo) tre diverse trame. Sergio
scelse quella de “Il bambino rapito” (Speciale Zagor n° 7). Le altre due
proposte restarono dunque nel cassetto. Qualche tempo fa le ho ritrovate e mi è
sembrato che lo spunto dell’indagine di Batterton sulla presunta infedeltà
coniugale della moglie di mister O’Tell fosse divertente. Ho pensato al modo
per poter sfruttare il vecchio soggetto in una storia che prevedesse il ritorno
sulla scena di Bat in una storia zagoriana. Solo che nel soggetto originario
Zagor non era previsto. Per farcelo stare, ho immaginato di spezzettare
l’indagine in varie scenette che portassero avanti un racconto scollegato da
quello di cui era protagonista lo Spirito con la Scure, con il quale però
finisse per intrecciarsi. Ma, soprattutto, dovevano tornare indietro Bat e di
Cico, una coppia comica davvero divertente da vedere: i due sono dei perfetti
Gianni & Pinotto. Non tiro in ballo la comicità per caso. “La casa del
terrore”, come ben sanno coloro che hanno letto il classico nolittiano, non è
una storia di fantasmi (il fantasma non c’è), non è una storia horror (l’horror
anzi viene messo in parodia): è un giallo venato di umorismo. Perciò, essendo
Bat la perfetta parodia dell’investigatore dei gialli classici, ecco che
riportarlo sulla scena con un “ritorno” alla Casa del Terrore mi è sembrata la
scelta migliore. “E’ uno dei caratteristi che amo di più”, ha spiegato una
volta Sergio Bonelli riguardo al suo
buffo detective, “perché rappresenta la mia rivincita nei confronti degli
investigatori alla Sherlock Holmes, che da un capello trovato nella vasca da
bagno riescono a risalire all’assassino. Con Batterton volevo proprio mettere
alla berlina questo tipo di personaggio”. Riguardo al fatto che Nolitta avesse proprio l’intenzione di
fare dell’umorismo scrivendo “La casa del Terrore” non c’è dubbio alcuno, basta
leggere ciò che ha scritto in proposito dell’aspetto di Priscilla Stanford: “Io
e Ferri ci siamo ispirati alla bella
e sinistra Morticia della Famiglia Addams, che in TV aveva le fattezze di
Carolyn Jones: si tratta di un omaggio ai fumetti di Charles Addams e alla sua
particolare ricetta di comico e macabro”. Nessuna meraviglia, dunque, che anche
nel mio “Ritorno” abbia scelto di inserire una ricca componente umoristica, nel
rispetto delle scelte nolittiane.
9 – Caro Moreno, io capisco e
sottoscrivo il voler rendere fruibile a tutti la storia in edicola, ma
utilizzare sempre e solo flashbacks senza, invece, usare i soliti asterischi
per rimandare alla storia a cui si fa riferimento con il racconto in uscita,
non credi che renda molto più pesante la lettura?
Secondo
me, anzi, rivedere e rievocare delle scene importanti, rinfrescando la memoria
o facendo rivivere belle emozioni, è cosa buona e giusta, oltre che sacrosanto
aiuto a chi non ha letto le vecchie storie a cui ci si ricollega. Bisogna
convincersi che fra i lettori non ci siamo soltanto noi che abbiamo tutta la
collezione e sappiamo tutte le storie a memoria, ma ci sono anche quelli che si
sono persi dei pezzi, non hanno più gli albi in casa, non fanno la raccolta ma
leggono quando capita. Immagino che il “completista” super-informato che
proprio non sopporta il flashback possa, per gentilezza verso gli altri,
soprassedere al proprio fastidio (magari saltando a piè pari le pagine delle
rievocazioni). A me, personalmente, rivedere le vecchie scene provoca un
piacere infinito (se sono belle: delle cose belle non ci si stanca mai). Poi,
si sa, i pareri sono tanti. Tot capita tot sententiae, diceva Terenzio:
per ogni testa, altrettanti giudizi.
10 – Nella storia “La nave
fantasma” dove incontriamo di nuovo l’equipaggio della “Golden Baby”, non
vediamo Hammendick. Si è ritirato o è morto a causa dell’età?
Magari in
altre storie c’era Hammendick ma erano in licenza Gaston e Tarawa, chi lo sa.
Non starei a preoccuparmi troppo. Gli equipaggi a bordo delle navi, oltre a
essere eterogenei, sono anche soggetti al turn-over. Possiamo immaginarci
qualsiasi cosa riguardo alla momentanea assenza di Hammendick (compresa una
visita alla vecchia mamma o l’imbarco su una nave diversa per aiutare un
amico), senza pensare al pensionamento o a una dipartita (anche se, volendo, si
può pensare pure a quelle). Mi sarei preoccupato di più se fosse stato assente
Fishleg.
11 – Ciao Moreno, ho recentemente
visto su una famosa piattaforma streaming la serie TV “The Liberator”, tratta
da una storia vera avvenuta durante la II guerra mondiale. La serie è stata realizzata
con una innovativa tecnica di animazione, chiamata “Trioscope Enhanced Hybrid
Animation”. La serie, a prescindere dal suo soggetto/sceneggiatura, mi è
sembrata molto interessante per il suo impatto visivo e mi ha colpito molto per
il fatto che ritengo sia una tecnica adatta per la trasposizione di un fumetto.
Ti chiedo un parere in proposito (sempre che tu abbia avuto modo di vederla).
Non
conoscevo la serie, che cercherò di recuperare. Grazie per il consiglio. Ho
guardato un trailer su YouTube e mi è parsa una cosa bella. Sicuramente nelle
mie corde, anche per l’argomento (a rischio di scandalizzare qualcuno, confesso
la mia preferenza per la Storia e l’Avventura rispetto ai film e le serie con i
supereroi, pur avendo apprezzato molte produzioni Marvel e DC). Il mio problema
con la TV è che la guardo pochissimo rispetto a quanto dovrei e vorrei, per
mancanza di tempo. Del resto devo rispondere anche alle domande.
12 – Caro Moreno, posto il fatto
che il professor Rainer sia stato complementare ad una storia lunga ed il
professor Leopold ad una breve, quale dei due pensa di aver utilizzato meglio?
In un ipotetico incontro fra le due personalità, essendo come dice lei doppioni
facenti lo stesso mestiere, chi avrebbe la meglio in campo puramente psicologico
e cervellotico? Fra i due, chi le piacerebbe di più far tornare, e che le è
rimasto più impresso nel cuore e nella mente, a prescindere dall’avventura in
cui sono stati protagonisti?
Rainer è
più avventuroso, pronto all’azione, Leopold ricorda invece un anziano
professore. Considerando l’impiego in una storia di Zagor, scelgo il primo.
Credo anche di aver potuto utilizzarlo meglio, ne “La montagna di fuoco”,
avendo a disposizione lo spazio di un Maxi anziché un singolo albo Zenith. Su
chi abbia la meglio in un confronto intellettuale, direi che Rainer potrebbe
accettare di essere diretto, in eventuali sue ricerche sul campo, dai consigli
che Leopold sarebbe in grado di dargli forte delle sue letture di tutte le
pubblicazioni scientifiche. Tenendo sempre conto che, negli anni di Zagor, le
scienze moderne cominciavano a muovere i primi passi. Si sottovaluta sempre
l’arretratezza delle conoscenze scientifiche nei primi anni dell’Ottocento. Per
fortuna nelle avventure dello Spirito con la Scure possiamo prenderci qualche
libertà.
13 – Caro
Moreno puoi anticiparci qualcosa riguardo delle tue future storie zagoriane e
se stai scrivendo qualche storia lunga e complessa? Grazie!
Sono giunto proprio oggi a tavola 200 di una storia
abbastanza lunga e complessa che occuperà (raggiungendo una lunghezza ancora
maggiore) gli albi di dicembre, gennaio e febbraio. Non posso però dire di chi
e di che cosa tratterà essendo quella del ritorno di un grande nemico. Sto poi
portando avanti il racconto del ritorno di Supermike, arrivato più o meno poco
dopo pagina 50. Ma l’avventura che, in realtà, non vedo l’ora di farvi leggere
è quella che sta disegnando Anna
Lazzarini, un color dedicato a una delle ragazze di Pleasant Point.
14 – A mio parere le trasferte lunghe esaltavano le potenzialità della collana
Zagor (ho adorato la trasferta in Sudamerica) e renderle brevi, come hai detto
in una risposta precedente in merito alla trasferta europea, a mio avviso
sarebbe un gigantesco autogol. Spero ci ripensiate.
Sono d’accordo con te sulle trasferte, e in particolare su
quella sudamericana. Tuttavia, è parere condiviso da noi in redazione che
allontanare per un lungo periodo Zagor dagli scenari che gli sono consueti sia
guardato con fastidio dalla parte più tradizionalista dei lettori, che mal
digeriscono ogni uscita fuori dal seminato. Una volta le trasferte attiravano
nuovi lettori, oggi sembra proprio che allontanino quelli che abbiamo. Alla
ricerca di nuove soluzioni, avrai notato l’escamotage che mi sono inventato nel
far svolger una trasferta nell’arco di tre Maxi distribuiti lungo il corso di
un anno. Credo che potremo ripetere l’esperimento. In ogni caso ci sarà una
trasferta europea che durerà cinque mesi, tra luglio e novembre.
15 – Caro Moreno, sono qui a
scriverti in questo arioso e splendente pomeriggio in quanto vorrei riprendere
una tua risposta riguardante il prezzo degli albi zagoriani, allargandola ai
fumetti Bonelli in generale. Da aprile 2021 il costo degli albi della serie
regolare, per la maggior parte, sono diventati non 4,20 euro bensì 4,40. Sono
aumentati anche i volumi extra, non di 50 centesimi ma di 1 euro intero. È
facile dire che basta non comprare questi albi ed il problema non si pone. C’è
chi è “vittima” di collezionismo e completismo, ma quando la passione esiste ed
essa comincia a vacillare per mancanza di fondi, la cosa mi perplime.
Personalmente, non dubito che il fumetto sia in difficoltà, così come tutti i
suoi lavoratori debbano, per l’appunto, lavorare. Ma la merce in vendita costa,
sta pian piano diventando un prodotto d’élite e questo, mi si convenga, è un
dato di fatto. Dover rinunciare a Zagor ed a ciò che più mi piace risulterebbe
deleterio per me stesso, ma a lungo andare il troppo stroppia ed il filo
rischia di spezzarsi. La mia è un’unica voce, ma vorrei farti presente, così
come ai tuoi superiori, che posso capire le varie esigenze, però non è
possibile, almeno per me, dover stare attento a far quadrare i conti per una
cosa che adoro. E quando una cosa la si adora, non la si lascia, a meno di
esigenze monetarie. Purtroppo la crisi vale per tutti e non solo per
l’editoria, per cui chiedo comprensione per chi si trova attualmente in
difficoltà e rispetto per chi non può più permettersi spese di questo genere.
Un caro saluto ed arrivederci.
Credo di
aver risposto più volte e dunque temo che dovrò ripetermi. E’ chiaro che non
posso e non voglio fare i conti in tasca a nessuno, che i problemi economici li
abbiamo tutti (non sono ricco neppure io), è chiaro che sarebbe bello che tutti
potessero ricevere stipendi adeguati, è chiaro che se dipendesse da me i
fumetti dovrebbero essere facilmente accessibili a tutti. Altrettanto chiaro è
che non stabilisco io i prezzi (dunque non posso farci niente), ma lo fanno le
leggi del mercato, in ragione dell’inflazione, dell’aumento delle materie
prime, del calo delle vendite, della chiusura delle edicole, eccetera. Mi pare
strano, però, sentir parlare di “prodotto d’élite” riguardo a un prodotto che
costa quattro euro e quaranta. Cioè il prezzo di una birra (piccola) o di un
gelato. Meno di un pacchetto di sigarette. Si tratta di scegliere, essendo
costretti a fare i conti, fra un aperitivo e un salto in edicola. Ognuno
ragionerà come crede (io, per esempio, rinuncio volentieri a una pizza per
andare in libreria). Chi ha la passione per i mattoncini Lego spende di più,
chi quella delle sneakers non ne parliamo. Se poi consideriamo gli abbonamenti
per il calcio, in TV o allo stadio, ci si trova di fronte a esborsi ancora
maggiori. Ognuno coltiverà la passione che più lo soddisfa, facendo delle
scelte (la birra al posto dello Zagor, o viceversa), secondo le proprie
possibilità. Io stesso seleziono i miei acquisti al Bonelli Store sulla base di
ciò che mi consente il portafoglio, rammaricandomi di non potermi permettere
tutto. Del resto, non posso permettermi tante altre cose e, come tutti, faccio
le mie scelte in relazione al budget. Riguardo la “comprensione”, assicuro la
mia, totale. Mi piacerebbe sentire qualcuno che dichiara anche di comprendere
le ragioni delle Case editrici (tutte) alle prese con una crisi epocale (non
solo economica, ma di trasformazione culturale e massmediologica), che mette a
rischio la loro stessa sopravvivenza e il lavoro di decine e decine di persone.
16 – Caro Moreno, mi piacerebbe vedere
qualche storia in più che attinga alla mitologia indiana; inoltre mi piacerebbe
sapere, se possibile, come stanno andando le edizioni estere di Zagor. Grazie.
Di storie
che hanno attinto al pozzo della mitologia indiana ne abbiamo avute parecchie e
sicuramente ce ne saranno altre. I fumetti, come tutto
ciò che è stampato su carta (ma direi lo stesso per tutto ciò che comporta dei
“tempi di lettura” superiori ai dieci minuti, limite della soglia d’attenzione
nella comunicazione contemporanea) non sono in splendida forma in nessun Paese
del mondo. Direi anzi che in Italia siamo fra quelli messi meglio (con Francia
e Giappone). Non ho i dati di vendita delle edizioni estere di Zagor, ma
sicuramente sono inferiori a quelli italiani. Zagor resta comunque il leader
tra i fumetti più venduti nei Paesi della ex-Yugoslavia.
17 – Quali sono le avventure di
Zagor preferite dai suoi figli?
Direi gli
albi di Cico. Anche se, ahimè, non credo abbiano letto tutte le altre. Ma gli
albi di Cico, sì.
18 – Caro Moreno, una domanda
bizzarra: Zagor cambierà mai la forma della sua scure?
Spero
proprio di no. E’ assolutamente caratterizzante il personaggio, al pari del
costume.
19 – Caro Moreno, voglio scriverti rimembrando una puntata della Signora
in Giallo, “Trasfusione di Morte”, dove il suo miglior amico, il dottor Seth
Hazlitt, ebbe a che fare con un giovane dottore, trovandosi in disaccordo sui
metodi da intraprendere per svolgere al meglio la loro professione. Al termine
della puntata i due riuscirono a convivere con le loro idee pur diverse. Mi
chiedo dunque se persone come il Dottor Hogan (pur in pensione), non possa
venire aiutato od aiutare il Dottor Sand. O ancora, perché lo stesso Hogan non
possa venire chiamato in causa per aiutare il Dottor Metrevelic a trovare una
cura “normale” per una malattia che però possiede delle sfumature vampiresche
che fanno propendere per l’aiuto di Metrevelic? Scusandomi per la lista, posto
appunto il fatto che sia in pensione, Hogan non può intervenire ed allora Sand
chiede aiuto a Zagor che chiede aiuto a Metrevelic per un caso insolito, oppure
che Metrevelic gli diventi mentore? Tante idee, forse troppe, ma cosa ne pensi?
Metrevelic,
Sand e Hogan sono tre medici della saga zagoriana, caratterizzati in modo
diverso. Aggiungerei alla lista l’ufficiale medico Perry. Ce n’è un altro, di
cui tendiamo a dimenticarci il dottor Jim Galloway, protagonista di un breve
racconto in cui, nell’albo “I padroni del fuoco” (da poco ristampato su Zagor
Classic), viene rapito dai Fox che hanno bisogno di lui e decide, alla fine
dell’avventura, di rimanere volontariamente tra loro. Sicuramente ci saranno
state ulteriori figure, ma diciamo che queste sono le principali. Direi che
Hogan è il meno caratterizzato: medico nel penitenziario di Hellgate, aiuta
Zagor in alcune avventure che riguardano quel carcere. Viceversa Metrevelic e
Sand sono stati caratterizzati più a fondo e si sono ritagliati ambiti di
competenza: il primo viene chiamato in causa quando si ha che fare con casi
misteriosi (vampiri, uomini lupo), il secondo si trova coinvolto in situazioni
che, oltre alla componente “clinica”, tirano in ballo sentimenti, bontà di
cuore, umanità. Personalmente terrei separati i rispettivi ambiti, per non
creare sovrapposizioni.
20 – Caro Moreno, da amante nudo
e crudo della storia “La prigione sul lago”, che ho trovato entusiasmante
dall’inizio alla fine, sono qui per chiederti ufficialmente il ritorno di
alcuni comprimari che, nel suddetto racconto, hanno raccolto le mie simpatie e
le mie “antipatie”. Rick Rogers è uno dei classici tipi alla Winter Snake, al
primo “Digging” Bill, che rappresentano una sorta di miscuglio fra amico e
nemico, puntando però, alla fine, per una sorta di rispetto verso Zagor e,
soprattutto, verso il proprio, anziano, compagno di avventure. Ora, è chiaro
che la fuga di Rogers per non farsi picchiare sul finale possa far sì che un
suo ritorno debba essere fatto “di nascosto” ma sono altresì certo di volerlo
assolutamente rivedere in quanto questa figura da donnaiolo girovago l’ho
adorata dall’inizio alla fine. E poi mi piacerebbe rivederlo ancora una volta
alle prese con i pugni di Zagor, mentre mette in mostra la sua faccia da
schiaffi. In più non posso non affermare che la banda di Tom Fasan sia composta
da persone con una propria abilità criminale, ma che non tutte siano state
ampliate. Una di queste, quella riguardante Poison Ivy, mi ispira la domanda di
ritorno per scoprire tutte le magagne che si nascondono dietro la sua
personalità sia per capire come possa approcciarsi di nuovo nel mondo
zagoriano. Zagor stesso è a contatto con molte donne, sia positive che
negative, e riesce a rimanerne affascinato o ad usare il pugno di ferro quando
ci vuole. Visti i precedenti, ecco, faccio queste due richieste, che verranno
riposte in un cassetto e forse mai più tirate fuori, cercando di far capire la
mia divinazione per questa importante storia.
Rick
Rogers è stato creato da Mignacco
come avatar di Mister No sulle pagine di Zagor, giocando sulla lunga militanza
dello sceneggiatore al servizio del pilota amazzonico. E’ sicuramente un
personaggio da recuperare, al pari di Poison Ivy. Lo suggerirò a Luigi.