L’undicesimo
numero in edicola oggi contiene la conclusione della storia di Zagor e la
maledizione di Anulka, nonché la prima parte dell’avventura “La pista degli assassini” (Zagor Special n. 20 – aprile 2008).
IL MALEFICIO DI ANULKA
Agli inizi del Settecento, nella città di
Amherst nel Massachusetts, una donna viene torturata e bruciata sul rogo per
stregoneria: è la vecchia Anulka, sorpresa nell’atto di compiere un rituale
magico usando il sangue di un uomo appena ucciso. Prima di bruciare, la strega
lancia una terribile maledizione contro il reverendo Joshua Glover, che l’ha
messa a morte, e tutta la sua discendenza. A distanza di oltre un secolo, Zagor
ha modo di conoscere Julia Glover, una discendente del reverendo, e di
difenderla da due banditi che si sono introdotti in casa sua: questi sono stati
assoldati da un misterioso individuo incappucciato che si aggira fra le rovine
della vecchia casa di Anulka e che ha loro offerto una ricompensa per entrare
in possesso di alcuni antichi oggetti custoditi dalla famiglia Glover, nonché
per rapire la ragazza stessa.
Al temine di una serie di indagini eseguite
da Zagor seguendo la scia di diversi morti (uno dei due banditi viene ritrovato
appeso e dissanguato; un lontano cugino di Julia, che la stava raggiungendo con
la diligenza, muore avvelenato insieme a tutti gli altri passeggeri e ai
postiglioni), giungono le rivelazioni finali: il misterioso incappucciato è il
boia di Anulka e Julia è Anulka stessa!
La strega aveva convinto il boia a non
giustiziarla, in cambio del segreto dell’immortalità. L’uomo aveva quindi
mandato al rogo una povera vedova al posto della strega e subito dopo avevano
compiuto il rituale che aveva ridato ad entrambi la giovinezza di un tempo. Ma
gli effetti della magia stavano ormai terminando e solo con il medaglione di
Anulka il vecchissimo boia poteva ritornare giovane ed aveva fatto di tutto per
recuperarlo.
Nel tragico finale, Anulka viene sconfitta
da una misteriosa vecchia di nome Polly (che poi scompare), la quale,
pronunciando delle parole magiche, fa piombare addosso alla strega tutti i suoi
anni ed essa avvizzisce davanti agli occhi sbalorditi dei presenti.
Racconto horror/gotico
di Moreno Burattini, un tuffo nel
soprannaturale “classico”, con un finale molto bello e inaspettato, soprattutto
per chi nel corso della lettura poteva pensare di trovarsi di fronte al classico tema della donna innocente perseguitata e del solito
arrivista senza scrupoli che approfitta delle credenze popolari per poter indebitamente
ottenere qualcosa.
Con
questo speciale l’autore torna ad omaggiare il mondo della streghe e delle
maledizioni a decenni di distanza dalla nolittiana La casa del terrore. Pur appartenendo ad epoche diverse, entrambe
le storie basano i loro presupposti su una condanna per stregoneria e
sviluppano la loro trama legandola al tema della maledizione lanciata dalla
strega verso i discendenti di famiglie coinvolte nella vicenda. Partendo da una
medesima impostazione, tuttavia, le vicende hanno un epilogo diametralmente
opposto: una messinscena nella storia del 1968, l’effettiva esistenza della
strega in questa.
Apprezzabili,
poi, alcune soluzioni narrative adottate che sorprendono piacevolmente: la
rivelazione che la giovane e avvenente Julia sia in realtà la centenaria Anulka
e che il vecchio “incartapecorito” sia in realtà anch’egli un ultracentenario e
non una persona camuffata; la scelta di non percorrere la strada della
spiegazione razionale ma di proporre una soluzione del mistero totalmente
soprannaturale; la trama architettata dallo sceneggiatore per salvare Anulka
dal rogo.
Belli
i disegni di Marcello Mangiantini, a
suo agio con l’atmosfera cupa del racconto, che con un tratto dettagliato e
leggibile fa ottimo uso dei chiaroscuri; bravissimo nel creare paesaggi, ambienti,
abiti ed arredi e nella caratterizzazione dei personaggi, il disegnatore pecca
solo leggermente nel ritrarre il volto di Zagor (a tratti decisamente troppo
giovane).
Alcune curiosità finali:
Burattini inserisce nel racconto la
figura della poetessa americana Emily
Dickinson, qui ancora bambina spensierata, che qualche decennio più
tardi deciderà di estraniarsi dal mondo rinchiudendosi per il resto della sua
vita dentro casa. In questa storia lo sceneggiatore fa profeticamente
pronunciare al padre di Emily questa frase: “Torna a casa Emily... e non
azzardarti ad uscire mai più dal cortile!”.
Inoltre, credo che lo sceneggiatore, nel
narrare la storia di una donna anziana che
ringiovanisce grazie ad un filtro magico e ad un medaglione luminescente, abbia
voluto omaggiare un famosissimo personaggio del fumetto italiano: Satanik.
Infine, ad un utente del Forum SCLS che
domandava se il nome del maggiordomo di Julia (Desmond) fosse una citazione del
maggiordomo con il medesimo nome che si trova nella storia di Dylan Dog La
dama in nero, Moreno Burattini
così rivelava:
“In realtà sia io che Sclavi citiamo il
maggiordomo di Rip Kirby, appunto Desmond. Per chi legge fumetti è il nome del
maggiordomo per antonomasia”.
LA PISTA DEGLI ASSASSINI
Il piccolo Thomas Ward, figlio di un ricco
uomo d’affari di Boston, vede massacrati i propri genitori sotto i suoi occhi,
durante un viaggio in carrozza attraverso la foresta di Darkwood.
Dell’aggressione vengono accusati misteriosi pellerossa che, dopo aver colpito
nel buio della notte, sono fuggiti senza lasciare traccia. La tragedia segna la
vita del bambino, scampato alla strage: Thomas cresce preda di incubi e angosce
che lo tormentano.
Divenuto uomo, il giovane Ward decide di affrontare
le proprie paure e, grazie anche a Zagor che lo guida, torna sul luogo
dell’agguato. Non lontano, sorge la capanna dello sciamano Volo di Farfalle in
grado di trasportare gli uomini con l’anima lacerata nel Paese delle Ombre, in
un viaggio nel fondo oscuro del proprio cuore, ad affrontare i demoni che vi
dimorano.
Zagor fa da guida a Tom nel Paese delle
Ombre e questi riesce a superare tutte le sue paure e ad acquisire piena
sicurezza di sé, decidendo di proseguire il suo viaggio fino a Dead Horse, l’agglomerato nei pressi
del quale i suoi genitori sono stati uccisi.
Dopo alcune incomprensioni con lo zio e la
guardia del corpo di Tom, che pensano il ragazzo sia plagiato da Zagor, lo
Spirito con la Scure si ritrova faccia a faccia con gli assassini che colpirono
molti anni prima e che sono ancora nei paraggi: si tratta di quattro fratelli
boscaioli, i Burke, che erano
stati privati di ogni risparmio per colpa del padre di Tom il quale era fuggito
con i loro soldi e su quelli aveva costruito la sua fortuna.
I Burke
vorrebbero ora rapire Tom per
chiederne il riscatto, ma stavolta trovano sulla loro strada Zagor che pone
definitivamente termine alle loro imprese criminali.
Questa
sceneggiatura di Luigi Mignacco è
molto equilibrata e senza cadute di tono, l’avventura è
piacevole da leggere ed il ritmo serrato degli avvenimenti induce il lettore a
“divorare” l’albo per arrivare alla fine.
Il viaggio del giovane Thomas nelle terre selvagge è anche un
itinerario per ritrovare essenzialmente se stesso: infatti il filo guida
della storia è l’emancipazione del giovane dalle proprie paure (gli animali e i
pellerossa) e il suo percorso di rinascita sotto la guida di Zagor, che riesce
a dare al ragazzo un’efficace spinta emotiva.
Sono parecchi i momenti “belli” dell’avventura: l’intervento di
Zagor contro la frusta di Kramer, l’idea “ecumenica” del Campo delle Molte
Tribù, l’onirico viaggio nel Paese delle Ombre laddove Tom ha modo di
incontrare i suoi animali guida: il coniglio
(la paura), l’orso (il letargo
in cui è vissuto fino ad allora) e l’alce
(la forza e il coraggio che lo guideranno d’ora in avanti).
Il mistero sulla morte dei genitori di Thomas si dipana, poi,
velocemente nel finale e la sua spiegazione è sì semplice ma anche molto
realistica e non usuale.
Un ultimo appunto sulla
sceneggiatura: credo che Mignacco
abbia voluto “velatamente” omaggiare il personaggio di
Batman/Bruce Wayne: il piccolo Thomas (nome del padre di Bruce) ha un padre di
nome Wayne, che viene ucciso sotto i suoi occhi assieme alla madre proprio
mentre dei pipistrelli entrano nella carrozza... non credo che sia un puro
caso!
Completano
il bel quadro i disegni dal tratto elegante di un Marco Torricelli in ottima forma, salvo per qualche piccola
incertezza soprattutto nel rappresentare
il volto di Zagor.