Il novantaseiesimo
numero, che troverete in edicola giovedì, contiene la conclusione dell’avventura di Zagor con i Susquehanna, nonché la prima parte della storia “La valle
della paura”.
SOLDATI BLU
Lunga Coda,
un indiano Susquehanna, ha una disperata richiesta d’aiuto per lo Spirito con
la Scure. Il maggiore Bolt di Fort Hope vuole far trasferire la sua tribù
nell’orribile Piana dei Serpenti, dove la vita sarebbe impossibile. Zagor parla
con Bolt, cercando di convincerlo ad attuare l’originario piano previsto dal
maggiore Stevens che consisteva nel trasferire la tribù in terre ricche di
selvaggina. Bolt però non vuole intendere ragioni.
C’è, allora,
un’unica soluzione: far fuggire i Susquehanna!
Il piano di
Zagor incontra, però, una variabile imprevista: Lince Nera divorato dalla
gelosia, perché pensa che la sua ragazza, Luna D’Argento, sia innamorata di
Zagor, mette fuori combattimento lo Spirito con la Scure e lo accusa di aver
tradito i Susquehanna!
Zagor, ritrovato privo di sensi, viene condotto
al campo militare e imprigionato. Tuttavia, Lice Nera, resosi conto di avere
sospettato senza motivo della lealtà di Zagor, si reca al campo e aiuta Cico a
liberarlo.
Si
riuniscono alla tribù ed insieme continuano la lunga marcia, incalzati dai
soldati. Zagor cerca in tutti i modi di rallentare l’inseguimento ma, alla
fine, lo scontro sembra inevitabile.
Tuttavia,
il maggiore Stevens rientra da Washington appena in tempo e informa i
Susquehanna che potranno vivere nei territori originariamente loro assegnati.
La tragedia è scongiurata!
Un’altra buona prova di
Toninelli, che nel narrare la vicenda si ispira ad un fatto realmente accaduto,
ovvero la marcia dei Nez Percès di Capo Giuseppe che, nel 1877, percorsero 3200 km dall’Oregon fino ai
confini del Canada.
I comprimari sono molto
bene caratterizzati: Lince Nera (che cambia di atteggiamento verso Zagor nel
corso della storia in maniera assolutamente credibile), Luna
D’Argento (che ammira
Zagor senza per questo innamorarsene), il maggiore Stevens (esempio di militare
ragionevole e dalla mentalità elastica) e il maggiore Bolt (ottuso e tutto d’un
pezzo, che sembra incarnare
la fredda burocrazia dei funzionari che non si sforzano di capire i problemi
importanti del prossimo).
Zagor si rivela un
eccellente stratega militare e sono ammirevoli i suoi tentativi per evitare lo
scontro e le conseguenti vittime innocenti.
Cico si dimostra
coraggioso e umano, eroico e pasticcione allo stesso tempo, come raramente
Toninelli è riuscito a tratteggiarlo.
Molto belli i disegni
di Michele Pepe (qui al suo esordio sulla serie). Il suo è uno Zagor vigoroso,
grintoso e granitico, e tutte le sue tavole sono molto curate nei dettagli.
* * *
LA VENDETTA DI KANDRAX
A Hoosik,
Zagor e Cico incontrano Bat Batterton, in viaggio per proteggere una serie di
reperti archeologici trovati dal professor Mac Leod in un bastione celtico poco
lontano dal dolmen di Stone-Hill. Ma misteriosi individui vestiti in maniera
inusitata terrorizzano la regione, e gli stessi uomini di Bat attaccano i
nostri: essi agiscono sotto l’influsso di Kandrax, il potente druido, che,
sopravvissuto allo scontro con Zagor, ha mutato decine di uomini in suoi
schiavi. Il Re di Darkwood non può più fidarsi di nessuno!
Dopo essere
scampati a un agguato degli uomini di Kandrax, Zagor e Cico incontrano
Musky-Han, il capo dei Wampanoag, che rivela loro che molti uomini della sua
tribù sono stati costretti a lavorare alla costruzione del castello celtico
rinvenuto grazie agli scavi di Mac Leod.
Zagor
riesce a penetrare nel cupo castello celtico di Kandrax, ma il druido lo fa
assalire da tutti i suoi vecchi amici (Cico, Bat, Mac Leod, persino la bella
Margie), ormai ridotti in suo potere. Zagor riesce a metterli in condizioni di
non nuocere e consente ai Wampanoag a penetrare nel castello.
Kandrax e
Zagor si affrontano ancora una volta e il druido viene abbattuto da un preciso
colpo di scure: il suo spirito si dissolve nell’aria e il suo corpo si riduce
in polvere.
Nel complesso la storia
è più che dignitosa, gradevole anche se non esaltante. La prima parte
dell’avventura è ben sviluppata e riesce a coinvolgere il lettore
nell’atmosfera di paura e terrore che attanaglia il villaggio. La seconda parte
svela il lato più crudele e oscuro di Kandrax: le sue parole sono veramente
cariche di rancore verso lo Spirito con la Scure. La parte finale è molto
drammatica, con gli amici che si rivoltano contro Zagor e l’assalto al castello
(la parte migliore di tutta la storia). La sfida finale con i pellerossa che
assalgono la fortezza e gli schiavi liberati dallo stesso Zagor, si rivela
molto bella e cruenta.
La pecca maggiore,
forse, è il non avere sfruttato appieno i personaggi della storia nolittiana:
Musky Han, Margie e Jim Coleman, Mac Leod. Una cosa che, invece, mi è sempre
parsa molto forzata è l’aver fatto ricostruire da Kandrax più un castello
medioevale che una fortezza celtica…
Ufficialmente
questa è la seconda storia sceneggiata da Daniele Nicolai.
In realtà,
pare che nel 1980 Giorgio Pezzin avesse scritto una sceneggiatura di 221 pagine
intitolata Il ritorno di Kandrax (prova ne è la fattura di pagamento
mostrata dall’autore a Gisello Puddu (che per primo ne ha parlato nei suoi
volumi sui 40 anni di Zagor), poi ampiamente rimaneggiata e “allungata” di una
trentina di tavole dall’allora
supervisore della testata Tiziano Sclavi, e definitivamente pubblicata nel 1986. In questo caso,
l’attribuzione di questa storia a Nicolai sarebbe un errore della redazione.
Un’altra ipotesi
(altrettanto plausibile, anche se meno probabile) potrebbe essere quella che
Pezzin abbia effettivamente scritto una storia che narrava il ritorno di
Kandrax che, però, non venne mai pubblicata, anche se pagata (succede spesso).
Quindi Nicolai potrebbe aver scritto ex novo la sua storia, sulla quale,
comunque, Sclavi intervenne in fase di revisione (come ben evidenziato da
Giampiero Belardinelli nella sua scheda contenuta nel volume Zagor Index
201-300).