Come anticipatovi
ieri,
eccoci ad un nuovo
appuntamento
della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Appuntamento
importante e “celebrativo”,
se
vogliamo, dato che con questa serie
abbiamo
raggiunto quota 1100 domande/risposte!!!
Questa
volta abbiamo alcuni quesiti
particolarmente
articolati ed argomentati,
che
permettono a Moreno di approfondire
questioni
relative alla miniserie “Le Origini”,
ai
paragoni tra Tex e Zagor, alle sceneggiature,
all’ecologia
e ai flashback.
Ci
sono anche domande su altri autori bonelliani,
sulla
figura del Capitano Nemo e sulle property
delle
creazioni letterarie; e naturalmente
c’è
anche chi chiede il ritorno di vecchi personaggi…
Insomma, tante domande interessanti
con altrettante interessanti risposte!!!
Ringraziando ancora una volta Moreno,
vi lascio finalmente
alla lettura.
1 – Caro Moreno
leggo Zagor da 50 anni ed è inutile negare che il segno dello Zagor nolittiano
è quello che mi ha sempre guidato nella mia lettura in tutti questi anni. Ho
fatto questo breve incipit perché uno dei più grandi punti controversi che mi
sono trovato ad affrontare nella mia lettura zagoriana degli ultimi tempi è
stato quello relativo alla riscrittura di “Zagor racconta…” che tu ci hai
proposto qualche anno fa con la miniserie “Le Origini”. Quello che io penso al
proposito, contrariamente a quanto tu hai sempre legittimamente sostenuto e che
continui a sostenere, è che “Le Origini” hanno cambiato lo “Zagor racconta…” di
Guido Nolitta.
“Le Origini” costituiscono una miniserie che io ho da
subito definito come un capolavoro, una pietra miliare da inserire nella
lunghissima saga di Zagor; hai scritto una storia bellissima, uno dei picchi
della tua carriera di autore, una sceneggiatura stupenda, una storia carica di
emozioni, forte, struggente, entusiasmante, resa ancora più bella dai disegni
dei collaboratori che ti hanno affiancato. Peccato… peccato però che tu abbia
(a mio avviso) disseminato la miniserie di elementi che hanno determinato un
allontanamento progressivo da “Zagor racconta…”. Intendiamoci, non si tratta di
uno stravolgimento degli eventi base che hanno caratterizzato la giovinezza di
Zagor, direi invece che la miniserie è disseminata di tanti fatti piccoli e
grandi aggiunti, o in alcuni casi omessi rispetto a “Zagor racconta…”, di
sequenze deviate dalla direzione nolittiana, di frasi modificate, tolte o
aggiunte in bocca ai protagonisti che in parte sono spiegabili, coerenti con la
nuova narrazione e quindi giustificate, ma in parte no (ovviamente tutto ciò
dal mio punto vista).
Tutto quanto ti sto scrivendo l’ho ampiamente illustrato in
un lunghissimo articolo di qualche tempo fa proposto per una nota rivista
amatoriale dedicata allo Spirito con la Scure e quindi non posso riproporti qui
l’elenco di queste “differenze”, però su una vorrei soffermarmi e condividerla
con te confidando sulla tua consueta gentilezza nel fornire a me e magari ad
altri lettori il tuo punto di vista sulla questione.
Veniamo al punto: dopo qualche tempo dalla morte di Kinsky
e di Fitzy, Patrick Wilding salva i Sullivan dall’attacco di una banda di
indiani, si ferma da loro per la cena e il bivacco serale è l’occasione per il
ragazzo di raccontare le proprie drammatiche vicende personali. In “Zagor
racconta…” lo Spirito con la Scure dice a Cico che il carrozzone era stato
attaccato da una banda di Delaware, quegli stessi Delaware di Kanoxen che
Patrick aveva già incontrato in “Darkwood Anno Zero”
(uno speciale Zagor sceneggiato da te). Ma ne “Le Origini” gli indiani che
attaccano i Sullivan non sono Delaware, bensì Wyandot e quindi è evidente che
Zagor si è sbagliato quando ha raccontato questo episodio a Cico. Certo, aver
scelto i Wyandot al posto dei Delaware ha permesso poi di costruire una
sequenza molto ben strutturata che porta al gran finale nella piana della
piccola acqua però resta il fatto che uno Zagor che confonde addirittura bande
di indiani è parecchio difficile da accettare (almeno per me) anche se si
volesse ragionare secondo il postulato del “non detto” o del “non ricorda”.
Verrebbe da chiedersi veramente come abbia fatto a prendere
un abbaglio tale. Ora siamo tutti d’accordo nel sostenere che Zagor è un essere
che non esiste, o meglio non esiste come persona della vita reale; Zagor è un
personaggio “inventato”, è un personaggio del mondo dei fumetti che esiste
nella nostra fantasia perché c’è qualcuno che lo scrive e qualcun altro che lo
disegna. Ecco perché a me non interessa tanto sapere perché Zagor non ha detto
questo o quell’altro a Cico in “Zagor racconta…”, se l’ha dimenticato, se ha
preferito non dirlo o se non era a conoscenza del fatto stesso (torniamo al
famoso postulato del “non detto”); a me interesserebbe sapere quali sono state
le motivazioni dell’autore Burattini nel decidere di scrivere, riscrivere o non
scrivere quella specifica cosa.
E quindi torniamo all’incontro con i Sullivan. Ne “Le
Origini” tu ci hai raccontato che questo incontro non è il primo in assoluto
tra il giovane Patrick e Tobia Sullivan, poiché i due si erano già visti molti
anni prima ai tempi del Bloom Circus. Ora non ci vuole molto a sostenere che
quando Zagor racconta a Cico del suo passato può aver dimenticato di dire che
una volta da bambino gli era già capitato di incontrare Tobia Sullivan tra
l’altro per pochi minuti; però questo è uno di quei casi in cui il postulato
del “non detto” cozza con
l’aspetto narrativo che un autore può trasmettere ai suoi lettori attraverso le
sue sceneggiature o i suoi disegni. L’incontro con i Sullivan con relativo
salvataggio dall’attacco della banda di indiani aveva rappresentato uno dei
momenti cruciali di “Zagor racconta…” e la sorpresa del giovane Patrick nel
vedere le spettacolari performance
artistiche e acrobatiche dei tre saltimbanchi era stata resa in maniera
magistrale dai testi di Nolitta e
dai disegni di Gallieno Ferri. Lo stupore
di Patrick che esce fuori dirompente dalle vignette sceneggiate da Nolitta e disegnate da Ferri, è qualcosa di talmente
memorabile che a mio parere non doveva essere scalfito in nessun modo da una
diversa esposizione degli eventi quale poteva essere il fatto che Patrick e
Tobia si erano già conosciuti parecchi anni prima all’interno di un circo. Nelle
esclamazioni di Zagor e nelle sue espressioni si evidenzia tutta la sorpresa e
lo stupore di chi vede quelle cose per la prima volta e ciò difficilmente può
essere in linea con le reazioni che invece avrebbe dovuto avere una persona che
in un ambiente circense aveva vissuto per parecchi anni. A mio avviso si è trattato
di una variante che ha tolto qualcosa a “Zagor racconta…” senza aggiungere
niente a “Le Origini” e quindi la domanda è: cosa ha motivato l’autore
Burattini ad inserire questo elemento nuovo nella sua miniserie?
La domanda dimostra una grande attenzione verso il mio lavoro, cosa
di cui ringrazio. Credo si possa essere tutti d’accordo nell’affermare che il
mondo del fumetto (ma anche della letteratura, basti pensare alle contraddizioni
di Verne riguardo al Capitano Nemo) è pieno di riscritture che cambiano,
talvolta di poco, talvolta di parecchio, le carte in tavola. Per fare un
esempio, nella serie del Comandante Mark ci sono due versioni diverse
dell’uccisione dei genitori di Betty da parte degli inglesi e di come la futura
fidanzata dell’eroe dell’Ontario si sia salvata (in un caso perché era altrove,
in un altro perché si nascose in cantina): sono stato io, in un albetto
allegato a uno Speciale a sanare questa contraddizione, giustificandole
entrambe. Potremmo continuare esaminando la nuova narrazione di John Byrne
dell’origine di Superman piuttosto che quella di Mauro Boselli del passato di Tex, ma ci fermiamo qui prendendo atto
che in questo tipo di operazioni ci sono variazioni che i nuovi autori
ritengono di dover apportare per risolvere quelle che a loro sembrano delle
incongruenze, delle aporie o delle difficoltà contenute nel modello originale
(modello che va contestualizzato, di cui non si mettono in discussione la
grandezza o il valore, ma che, chiaramente, rispondeva a criteri e si rivolgeva
a lettori molto diversi). Qual era dunque l’aporia contenuta nella storia di Nolitta e Ferri che ho cercato di risolvere trasformando l’attacco dei
Delaware al carro dei Sullivan in un attacco dei Wyandot? Chiaramente, il
duello in cui l’appena auto-proclamatosi Re di Darkwood uccide Oga-Ito (appunto
sakem dei Wyandot) che, tutto sommato, nella versione nolittiana, non aveva
fatto altro che reagire come, se ci si riflette bene, avrebbero potuto reagire
anche altri capi presenti alla prima apparizione di Zagor. Compare infatti
questo Za-Gor-Te-Nay, si proclama inviato da Manito, dichiara che d’ora in poi
detterà legge nella foresta… e siccome uno dei presenti non si lascia
impressionare e lo sfida (del resto i pellerossa sono per convenzione
indipendenti e fieri), lo Spirito con la Scure fa capire chi comanda
uccidendolo. Tutto molto emozionante, soprattutto nella libertà narrativa di
cui godevano gli autori degli anni Sessanta, ma oggi ci sarebbe sicuramente
stato, tra i lettori, chi si sarebbe chiesto di quale colpa si sia macchiato
Oga-Ito per meritare la morte, se non quella di aver contraddetto l’uomo dalla
casacca rossa che vedeva per la prima volta. Vero è che poco prima il sakem Wyandot
aveva manifestato propositi minacciosi, ma non si sa di attacchi dei suoi
guerrieri ai danni di qualcuno: fra gli intenti che Zagor si prefigge c’è anche
la moral suasion, la persuasione e la
mediazione tese a disinnescare i conflitti che stanno per esplodere (“smussare
i punti di attrito”, dice lo Spirito con la Scure nel celebre discorso al
samurai Minamoto), dunque invece di uccidere Oga-Ito avrebbe potuto e dovuto
tentare almeno di convincerlo a raffreddare i bollenti spiriti. Non basta un
atteggiamento bellicoso (senza che alle parole siano ancora seguiti dei fatti)
a giustificare l’implacabile determinazione dell’eroe nel portare il duello
fino alle estreme conseguenze. Peraltro, uccidere un sakem davanti agli altri
capi non è proprio il miglior biglietto da visita da esibire a un primo
incontro. Chiaramente ci dovevano essere motivi molto più gravi per aver
portato Zagor a quell’uccisione, motivi che appunto vengono spiegati nel sesto
volume de “Le Origini”. Ne “L’eroe di Darkwood” si spiega chiaramente che i
Wyandot si sono macchiati di gravi crudeltà per ordine del loro capo, ed è per
questo che Oga-Ito viene castigato. Non solo: Zagor sconfigge il sakem in
duello senza finirlo, lo lascia a terra umiliato ma ancora vivo (come avrebbe
potuto fare anche nella versione nolittiana, secondo logica), dimostrando
valore e magnanimità. Ne “Le Origini” Oga-Ito viene ucciso perché, incapace di
accettare la sconfitta, tenta di colpire il suo avversario a tradimento. C’è
dell’altro. Nella versione nolittiana dei fatti, i Sullivan sono attaccati dai
Delaware, è vero. Sono loro, si dice, ad aver compiuto stragi (non mostrate) ai
danni di coloni bianchi. Però, stranamente, nella riunione nella Radura della
Piccola Acqua i Delaware non si fanno notare, se ci sono accettano il bel
discorso di Zagor, il nostro eroe non li cita né li rimprovera. Improvvisamente
i cattivi diventano i Wyandot (a carico dei quali, però, non sono imputabili
azioni di guerra, almeno che si sappia). È chiaro che quanto narrato da Nolitta
presenta numerose incongruenze, che nella mia visione delle cose andavano per
forza sanate, anche per impedire che la mutata sensibilità dei lettori dei
nostri tempi portasse qualcuno a contestare i punti dolenti e le illogicità. In
fondo bastava poco: era sufficiente far sì che i Sullivan fossero attaccati dai
Wyandot e non dai Delaware. Un cambiamento che garantiva il massimo risultato
con il minimo sforzo. Mi si chiederà (e infatti mi chiedi): ma allora perché
Zagor, nel suo racconto fatto a beneficio di Cico, dice che ad attaccare i
Sullivan sono i Delaware? Come può essersi confuso su un punto così importante
(vista l’importanza che hanno i Delaware e il loro capo Kanoxen nella storia di
apertura dell’intera serie)? Potrei rispondere che è molto meno grave accettare
che Zagor possa aver sbagliato (lapsus
verbis) il nome della tribù piuttosto che accettare tutte le ben più
pesanti incongruenze riscontrabili nel seguito della narrazione. Però, c’è una
possibile spiegazione (che, peraltro, serve a giustificare molti altri punti
oscuri): è chiaro che Zagor, come si è detto più volte, adatta a beneficio di
Cico un racconto ben più complesso e dunque salta passaggi, la fa più semplice,
vuole arrivare al punto. Ma, ciò premesso, è chiaro altresì che quanto si vede nel
flashback in “Zagor racconta…” non è la visualizzazione di ciò che narra lo
Spirito con la Scure, ma di ciò che capisce il suo amico messicano. Il primo
incontro fra lo Spirito con la Scure e il messicano avviene perché l’eroe dalla
casacca rossa salva il pancione dalle grinfie dei Delaware. Agli occhi di Cico,
i Delaware sono i cattivi per antonomasia, il paradigma di tutti gli indiani
feroci della foresta. Zagor li individua come i responsabili dell’attacco ai
Sullivan appunto nell’interpretazione del racconto così come lo intende il
messicano. Zagor può aver parlato solo dell’attacco in quanto tale, ma agli occhi (o meglio, alle orecchie) del
pancione ecco che quell’attacco viene attribuito ai Delaware. Ed ecco dunque
anche spiegata la seconda aporia proposta dalla lunga e articolata domanda a
cui ho dato una lunga e articolata risposta. Mi si dice: se Zagor ha vissuto in
mezzo ai circensi per lungo tempo (come si spiega ne “Le Origini” per
giustificare il talento da acrobata del nostro eroe), non può fare, di fronte
ai numeri da saltimbanchi dei Sullivan, le facce meravigliate che Ferri gli disegna ne “Il re di
Darkwood”, assumendo espressioni che manifestano grande stupore. Giusto: ma
nella versione di Nolitta Zagor non
ha fatto cenno al Circo Bloom raccontando il suo passato all’amico. Quindi, se
la visualizzazione dei fatti riporta, come io sostengo per giustificati motivi,
l’interpretazione dei medesimi fatta da Cico, il messicano non può che
immaginare uno Zagor meravigliato di fronte alle acrobazie dei Sullivan. Ed è
esattamente ciò che ci mostra il disegnatore.
2 – Caro
Moreno, vedo che spesso Zagor è paragonato a Tex. Sono due personaggi che,
comunque, vivono in epoche diverse, conoscono personaggi differenti ed hanno le
loro storie completamente opposte. Per questo ti chiedo se possa essere giusta
una disamina sui personaggi di Zagor che fanno da contraltari a quelli di Tex.
Per esempio, Zagor e Cico rappresentano Tex e Carson. Tonka, non solo perché
indiano, ma soprattutto perché è il secondo miglior amico dello Spirito con la
Scure, può rappresentare Tiger Jack. Hellingen, il maggior nemico della saga,
rappresenta il contraltare di Mefisto. Mortimer, trasformista al pari del
Proteus di Tex. Rocky Thorpe come Pat Mac Ryan. Caratteri diversi, comportamenti
simili, ruolo nella saga praticamente uguale. E ce ne sono anche molti altri,
credo. Pensa che sia giusta una sorta di disamina del genere o si parla di
fantascienza? Ne ha altri di esempi da dare?
Lo spunto è interessante. Noto solo che Mortimer non è un
trasformista, nel senso che non si trucca in modo da prendere il posto di
persone note (alla maniera di Diabolik), ma “interpreta” il ruolo di un prete,
un giudice, un uomo di affari a seconda del caso, con talento di attore, non di
imitatore (il che lo rende un po’ più credibile di Proteus). Nel microcosmo
zagoriano direi che il contraltare di Proteus sia il Fante di Picche.
Suggerirei che anche che il corrispondente di Pat Mac Ryan sia Doc Lester,
piuttosto che Rocky Thorpe, non fosse altro che per numero di apparizioni.
Senza dubbio il gioco potrebbe continuare a lungo e invito chi voglia
cimentarsi a proseguirlo, però resta da notare come alla base ci siano figure
archetipiche ricorrenti nelle leggende e nella letteratura, per cui Zagor e Cico
potrebbero essere visti come Don Chisciotte e Sancho Panza, i quattro pards
ricordano i Tre Moschettieri più D’Artagnan, eccetera.
3 – Caro
Moreno, un personaggio creato all’interno di una Casa Editrice appartiene, di
norma, alla Casa Editrice stessa e, se non di più, all’autore del personaggio
in questione. La mia domanda verte sul fatto che, parlando sia della Sergio
Bonelli Editore che di altre Case Editrici, sia regola, o quantomeno buona
abitudine, chiedere al creatore, se ancora in vita, il permesso di utilizzare
una delle figure create da egli stesso, oppure se sia impossibile per la
variegata rete di personaggi creati nel corso del tempo?
Come sempre avviene un po’ in tutti i campi, non solo riguardo la
gestione dei personaggi a fumetti, con il passare del tempo la giurisprudenza
tesa a regolare un settore piuttosto che un altro si è andata progressivamente
affinando, sia per l’entrata in vigore di nuove leggi, sia per il susseguirsi
di sentenze in tribunale che hanno stabilito torti e ragioni. Oggi, le property delle creazioni letterarie sono
normate da regole, anche a livello internazionale, molto più precise e cogenti
rispetto a quanto accadeva a qualche decennio fa. Ci sono molto spesso
contratti stipulati fra le parti (Case editrici e autori) che stabiliscono a
chi appartengono i diritti e a chi è affidata la gestione dei protagonisti come
dei personaggi secondari. Non è detto che i diritti di un character siano di proprietà di chi lo ha creato, se sono stati
ceduti o se un regolare contratto stabilisce diversamente, ma ormai tutto è
normato e gestito in punta di legge, almeno per quel che ne so io e in base a
quel che mi pare accada in Bonelli.
4 – Gentile
Moreno, nel momento in cui ti scrivo non è ancora uscito il nuovo Color Tex
storie brevi del 2022, dove ci sarà una tua storia disegnata da Frederic Volante. Oltre a chiederti
come giudichi il suo tratto e se possa essere adatto anche a Zagor (impegni con
Tex permettendo, ovviamente), cosa penseresti a proposito di una storia breve
per i Racconti di Darkwood sempre disegnata da lui e con una tua sceneggiatura?
Di Frederic Volante penso
tutto il bene possibile e sono sicuro che farebbe bella figura anche su Zagor.
Temo però che Boselli non me lo
passerebbe troppo facilmente (ammesso che Frederic
desideri essere dato in prestito).
5 – Caro
Moreno, la mia domanda riguarda un antico personaggio rimasto vivo, oserei dire
ingabbiato, dopo aver perso un confronto con Zagor che mandò all’aria i suoi
piani criminali. Sto parlando di Buddy Fox, apparso nei numeri 15 e 16 della
collana mensile, nella storia che ha come titolo “Gentiluomo ma non troppo”.
Non ha una lunghezza fantasmagorica, ma certe chicche non hanno bisogno di
molte pagine per diventare dei veri e propri gioiellini. Partendo dal presupposto
che non si possa far tornare tutti e che per far tornare qualcuno serve sempre
lo spunto giusto, quale tipo di spunto potrebbe servire per far tornare un
ormai galeotto come lui?
Sono d’accordo sulle chicche e sui gioiellini, anche se sorrido
pensando che mentre alcuni lettori vorrebbero (giustamente) recuperare
personaggi anche minori, altri si lamentano a gran voce scandendo in coro lo
slogan “basta ritorni”. Spiego subito, per i meno informati, che Buddy Fox,
detto “La Volpe”, riconosciuto da Zagor grazie alla propria memoria
“fotografica” (dopo averne visto il ritratto su un avviso di taglia) è un
truffatore ricercato dagli sceriffi di mezza America, sorpreso dallo Spirito
con la Scure sul punto di mettere a segno un colpo in una villa: un delinquente
di piccolo cabotaggio che permette a Nolitta
e Ferri di mettere in scena
un’avventura con dei risvolti umoristici davvero esilaranti, a testimonianza
del talento dei due autori anche nel registro del comico. Una sua eventuale
ricomparsa sulla scena dovrebbe rispettarne le caratteristiche originarie,
perciò conservarne il talento di rapinatore così come il tono ilare del
racconto che lo veda di nuovo come uno degli attori. Così su due piedi mi viene
in mente che per qualche motivo possa diventare, per breve tempo e nel corso di
una sola missione, perfino un alleato di Zagor.
6 – Caro
Moreno, vorrei sottoporti una domanda che riguarda Eddy Rufus. Il creatore
delle Dime Novels riguardanti avventure di Zagor “fantastiche” risulta deceduto
a causa dell’arrivo del figlio che intende vendicarsi dello Spirito con la
Scure nel primo dei “Racconti di Darkwood” datato 2017, nella storia-cornice.
Viene appunto detto che sia deceduto, ma sono solo parole, per citare una
canzone sanremese. Zagor e Cico non hanno visto il cadavere, noi lettori
neanche, ed una parola può sempre essere messa in dubbio. Naturalmente è stato,
credo, tolto di mezzo per non rovinare il ricordo della sua prima apparizione
ma... siamo davvero sicuri che sia scomparso senza neanche provare a tornare,
fuggendo di galera (cosa molto difficile ma non impossibile) e quindi tornando
a capeggiare una rivolta od una masnada di banditi oppure in una storia non con
un incipit così “banale” ma pronta per essere gustata dal pubblico esigente che
oggi non ne fa passare nemmeno una?
Eddy Rufus non è un bandito né un tipo violento di per sé (si serve
di banditi e tipi violenti da lui ingaggiati, questo sì), è uno scrittore. Non
lo vedo a capo di una masnada di rapinatori o di rivoltosi all’interno del
carcere. Potrebbe senza dubbio ispirare, manovrare, sobillare, ma senza
sporcarsi le mani. Io continuerei a darlo per defunto (ci sarebbe se no da
spiegare perché il figlio sia così convinto della sua morte da volerlo
vendicare), anche per non provocare la fazione dei lettori contrari ai ritorni.
Però, se mai tornasse, dovrebbe tornare nel ruolo chi usa la penna e non la
spada.
7 – Caro Moreno, una volta letto il terzo Team-Up fra
Dylan Dog e Martin Mystère intitolato “L’abisso del male”, le apparizioni di
Hellingen e Zagor sono cascate all’occhio e per questo ti chiedo, con tutto ciò
che afferma il Mad Doctor, e presumendo che ciò sia stato revisionato anche da
te curatore dello Spirito con la Scure, è da considerarsi un’avventura in
continuity con la serie regolare di Zagor oppure quell’Hellingen non è
l’Hellingen che avremmo rivisto poi e che rivedremo ancora in futuro contro il
suo acerrimo nemico?
Ho letto in anteprima la sceneggiatura di Carlo Recagno, credo di aver dato
qualche minimo suggerimento, ma soprattutto ho verificato che non ci fosse
niente in contraddizione su quel che era stato detto su Hellingen sulle pagine
di Zagor. Fermo restando che il Mad Doctor compare comunque nel contesto
dell’universo comune di Dylan Dog e Martin Mystére e che si potrà sempre
sostenere che non è quello zagoriano, ritengo che la continuity sia del tutto possibile. Continuity che a questo punto dovrà anche tener conto della storia
sulla macchina del tempo scritta da Antonio
Serra e disegnata da Fabiano Ambu
(la si può leggere sullo Zagor Più n° 7).
8 – Domanda
tecnica: Si vedono assai di rado usate le nuvolette multiple collegate. Essendo
il testo di un fumetto fatto pressoché esclusivamente da dialoghi, come a
teatro, la segmentazione di un lungo discorso in più nuvolette aiuterebbe a
evidenziare certe parti e ridurrebbe il testo presente in ognuna di esse
sveltendo la lettura e creando anche effetti di climax all’occasione. Immaginiamo un personaggio che dica: “Eccoci
arrivati finalmente in questa fiorente, popolosa, ospitale città...” in una
vignetta posizionata strategicamente a “girapagina”. Se invece di racchiuderlo
in una sola nuvoletta se ne usassero tre: 1 “Eccoci arrivati finalmente in questa
fiorente (neretto - solo “fiorente”) 2 popolosa (neretto) 3 ospitale (neretto)
città..” si accrescerebbe l’effetto combinato del “girapagina” e dell’aposiopesi,
direi. Va da sé che non sempre si è liberi di fare ciò che si vuole e che è chi
ha il mestolo che può “minestrare” e magari chi scrive vorrebbe adottare di
queste soluzioni che l’editore rigetta. Sperando che non lo faccia per le
stesse ragioni del giudice nel lieder
di Mahler “lode d’alto intelletto”…
Testate come Zagor e come Tex hanno una tradizione sedimentata nel
corso di decenni di storie e che si tende a rispettare. Sulle collane di questi
personaggi storici le avventure si raccontano in un certo modo, soprattutto
nelle testate “madri” che propongono una gabbia ben precisa, certi sonori e non
altri, un uso limitato di neretti e così via. Niente vieta ad autori di fumetti
diversi di utilizzare nuvolette multiple collegate, diciamo che su Zagor si è
sempre fatto diversamente, ci siamo sempre trovati bene, chi ci legge sa che le
storie seguono un certo codice grafico in cui è rassicurante trovare un punto
di riferimento come in una vecchia e cara abitudine. Il discorso cambia se si
parla di collane ispirate al modo di raccontare di certi albi francesi, o
americani, o giapponesi. Esperimenti se ne possono fare tanti (e qualcuno se ne
è fatto), ma magari al di fuori della Collana Zenith, che garantisce il lettore
di ritrovarsi in un ambiente noto e amato.
9 – Buongiorno
Moreno, mi chiamo Matteo Agostini e ti scrivo solo per ringraziarti per la cura
e la passione che metti nella cura della serie e delle belle storie che mi
fanno passare momenti sereni. Grazie ancora e mi dispiace solo leggere certe
critiche al vostro lavoro quando dovremmo solo essere grati a tutti voi perché
se Zagor è ancora uno dei migliori fumetti Bonelli è merito vostro e dei vostri
collaboratori che ci mettete passione.
Grazie, caro Matteo. Hai detto bene, ci mettiamo passione. È ciò che
ci sostiene anche quando dobbiamo affrontare tante difficoltà.
10 – Gentile
Moreno, è ormai assodato che da sempre, praticamente, Zagor sia amico dei
trappers. Ma essendo proprio loro amico, come può continuare a permettersi un’amicizia
del genere, in quanto il commercio delle pelli darà loro un senso di vita e di
affari, pur facendo scontentare le tante prede uccise e non lasciate ai vari
indiani della foresta di Darkwood? Devono sostentarsi anche loro, ma le pelli servono
anche per ripararsi dall’inverno, e non mi stupirei che il troppo alla fine
possa riuscire a guastare l’umore di Zagor, determinato a diventare ecologista
ed a disconoscere queste amicizie per puro spirito anti-commerciale. Cosa pensi
di questa possibile svolta ecologista in ambito zagoriano?
Gli anni in cui per convenzione sono ambientate le avventure di
Zagor non sono da paragonarsi a quelli della seconda metà dell’Ottocento,
specialmente sul finire del secolo, in cui la caccia sconsiderata (e talvolta
condotta proprio per danneggiare gli indiani) portò allo sterminio e alla quasi
estinzione dei bisonti. Nella foresta di Darkwood (che è enorme) i trappers
sono poche decine, forse un centinaio, sicuramente meno numerosi dei pellerossa
con cui convivono pacificamente, e dei quali addirittura sposano le donne (come
avveniva nella realtà storica, nella quale ai rendez-vous dei mountain men
partecipavano anche gruppi di nativi, spesso loro parenti). Si può ritenere che
ci fossero prede per tutti, anzi è proprio su questo presupposto che si basa,
soprattutto, lo sforzo di peacekeeper
di nostro eroe, il quale (almeno così ha stabilito Nolitta) propugna la convivenza pacifica fra uomini bianchi e
uomini rossi, resa possibile da una disponibilità ancora sufficiente di risorse
e di territori. La Storia con la S maiuscola insegna che poi le cose sarebbero
cambiate, e i visi pallidi avrebbero scacciato i nativi dalle loro terre, non
di rado sterminandoli, ma nella nostra finzione letteraria lo Spirito con la
Scure preserva l’equilibrio fra le etnie e comunque nelle avventure che
narriamo, perché l’universo in cui sono ambientate è stato immaginato così da Guido Nolitta, è previsto che i trapper
(almeno quelli “buoni”) siano amici di Zagor al pari dei pellerossa (almeno
quelli “buoni”) e che, salvo incidenti che il nostro eroe è chiamato a
risolvere, trapper e pellerossa si tollerino a vicenda. Riguardo la “svolta
ecologista” faccio notare come il nostro eroe sia un ecologista ante litteram, avendo difeso l’ambiente
naturale fin dalle prime avventure. È facile notare come nel
racconto “Fort Thunder” (si può leggere nell’albo “Condanna a morte”, Zagor n°
17) il bieco tenente Dubrowsky giunga ai ferri corti con lo Spirito con la
Scure per la sua folle pretesa di costruire un forte militare bloccando il
Passo del Tuono, e dunque ostacolando la migrazione dei bisonti, da cui dipende
il sostentamento delle tribù indiane delle vallate al di là di quella
strettoia, che funge da punto di passaggio obbligato. Quanta attualità, in
questo spunto ecologista, in un fumetto ritenuto per ragazzi risalente, eppure,
a quasi sessant’anni fa! E quanta attenzione, anche, verso le ragioni e i
diritti dei pellerossa.
11 – Caro Moreno, spero di non spoilerare troppo chiedendoti, a proposito
del personaggio di Jules Verne, come detto nella Conferenza a Lucca, il
Capitano Nemo, se l’avvento di quest’ultimo nelle storie di Zagor (con due
storie in lavorazione), non sia un po’ troppo “irrealistico”. Non parlo del
personaggio in sé, anzi sono curioso di leggerlo, ma la sua data di nascita,
ovviamente fittizia essendo un personaggio inventato, dovrebbe essere intorno
al 1830 e le avventure di Zagor si svolgono già in quegli anni. Quindi, a meno
di uno Zagor più anziano in azione, è possibile che possa esserci un problema
temporale fra i due personaggi?
Un video di presentazione sul sito Bonelli (e su YouTube) ha
permesso a Jacopo Rauch e Antonio Serra di spiegare come le cose
non stiano affatto così. Il Capitano Nemo compare in due romanzi di Verne, e il
secondo di essi, “L’isola misteriosa”, è ambientato durante gli anni della
Guerra di Secessione dato che i naufraghi che giungono, a bordo di una
mongolfiera, sull’isola Lincoln sono militari nordisti fuggiti da un campo di
prigionia sudista (del resto l’isola viene da loro battezzata, appunto,
“Lincoln” proprio per questo). Come tutti sanno, in una grotta marina è rimasto
intrappolato il “Nautilus” e a bordo i naufraghi incontrano il Capitano Nemo ormai
anziano, tanto anziano che infatti muore. Ora, è vero che in “Ventimila leghe
sotto i mari” si forniscono date incongruenti con ciò che invece è palese nel
romanzo successivo (come capita spesso a Verne e a tanti altri scrittori), ma
l’assunto di base dell’“Isola misteriosa” è assoluto e incontrovertibile: siamo
tra il 1861 e il 1865 (gli anni della guerra civile americana) e di conseguenza
Nemo era più giovane di trent’anni quando costruisce il “Nautilus”. L’incontro
con Zagor è perciò assolutamente possibile.
12 – Caro
Moreno, ti scrivo per chiederti se la storia, ambientata anni prima rispetto
alle attuali avventure di Zagor, e che è stata pubblicata nello Speciale
Comandante Mark n. 9, “L’orso sacro”, sceneggiata dalle tue sapienti mani ed
illustrata da Lina Buffolente,
incentrata su questa creatura albina sacra agli Oneida, possa in qualche modo
dare uno spunto per una storia basata sulla stessa figura, o su uno dei suoi
figli, ai tempi dell’ambientazione di Zagor. Gli Oneida sono parte integrante
dell’immaginario collettivo dello Spirito con la Scure e non mi stupirei
affatto che fossero ancora legati a questo orso. Si può fare?
Fare si può fare, sennonché non c’è bisogno di riferirsi allo
Speciale del Comandante Mark n° 9 per immaginare anche a Darkwood la presenza
un orso albino considerato sacro. Anzi, pretendere che i lettori di Zagor
ricordino ciò che accade in un albo di Mark del 1998 mi sembrerebbe troppo
e preferirei che l’ipotetico nuovo racconto fosse scollegato dal precedente. Mi
domando però quale novità potrebbero essere inserite in un racconto che preveda
un plantigrado del genere, rispetto al modello di partenza. Rischieremmo di
creare solo un duplicato. Senza contare che c’è stata una storia riguardante un
orso nei “Racconti di Darkwood” contenuti nello Zagor Più intitolato “Lo
spirito del lupo”.
13 – Caro
Moreno, scusa il disturbo. Ti vorrei chiedere, e se possibile ottenere una
risposta, una cosa a proposito del prossimo ritorno della Cacciatrice. C’è una
storia in lavorazione e verrà probabilmente pubblicata in uno dei prossimi albi
Bis ma... l’idea originale è stata cambiata? Avrebbe forse dovuto essere una
storia divisa in più albi o più lunga di un albo singolo? Hai in mente una
terza storia del personaggio per un racconto che possa andare al di là dell’albo
Bis?
Inizialmente la Cacciatrice era prevista per una sola apparizione,
quella del Bis 2022. Poi, però, sceneggiando la storia, mi è parso che il
personaggio poteva prestarsi a un ritorno, e ho ipotizzato di riportarla sulla
scena nel Bis 2023. Il progetto è sfumato per i ritardi del disegnatore che ha
attraversato qualche guaio personale. Adesso sto valutando il da farsi (sarà
impossibile, comunque anche un ritorno nel Bis 2024). Potrebbe essere che la
Cacciatrice la si riveda in uno Zagor Più o in uno Speciale. Eviterei la serie
regolare perché i lettori che seguono solo la Zenith assisterebbero a un sequel
di cui non conoscono gli antefatti.
14 – Gentile
Moreno, la Foresta di Darkwood è un luogo fantastico, in tutti i sensi, che
trova più o meno la propria collocazione sopra una carta geografica. Molti
personaggi inventati sono altresì residenti in luoghi che non esistono. Non
volendo andare a scomodare Miss Marple e la sua St. Mary Mead, ti pongo il
quesito riguardante il Maine. In questa località vige l’habitat naturale della mitica Jessica Fletcher, interpretata dalla
purtroppo recentemente scomparsa Angela Lansbury. La maggior parte delle scene
di Cabot Cove si svolgeva in realtà a Mendocino, in California, ma sentir parlare
di Maine, della sua città, riesce a prendermi così tanto da permettermi di
abbinarlo al Maine dove fanno scalo molte navi in quel posto chiamato Port
Whale. Certo, si tratta di avventure vissute un secolo e mezzo prima e la
Signora Fletcher non è certo potuta vivere in quel tempo, tranne che per i suoi
antenati. Il fumetto, le storie, i film, le serie tv nascondono e fanno forza
sul “tutto è possibile”, purché ci possa essere di mezzo una grande idea ed un
motivo valido per mettere in piedi il tutto. E quale miglior motivo potrebbe
esserci se non festeggiare, nel 2025, i cento anni di questa grande attrice che
ha accompagnato le nostre giornate e serate facendola apparire, come omaggio,
anche solo in un cameo, oppure far arrivare Zagor in un luogo col nome simile a
quello in cui vive la Signora in Giallo?
Servirebbe magari una storia mezza gialla, ma il suggerimento è
condivisibile.
15 – Caro
Moreno, io sono una persona che apprezza il varo di nuove collane
fumettistiche, soprattutto per quanto riguarda Zagor che leggo da anni. Lo
Zagor Più mi entusiasma ma è stato varato secondo una presunta richiesta dei
fans e del mercato che chiede storie meno lunghe. Bene, ma queste storie più
lunghe destinate ai vecchi maxi sono finite sulla regolare, e la stessa
regolare ha guadagnato come minimo un albo in più di ogni singola storia originariamente
prevista per i “balenotteri”. Per mantenere la sicura uscita in edicola di
Zagor è stato quindi deciso di far trasferire storie lunghe e già pronte per
poterlo continuare a mandare in edicola mensilmente, ed usufruire di storie più
corte e dei racconti di Darkwood per impegnare meno i disegnatori e per farli
lavorare su più storie in quanto quelle che hanno da disegnare sono più brevi e
quindi a disposizione in minor tempo per il racconto successivo?
La trasformazione del Maxi Zagor in Zagor Più, con la diminuzione
del numero di pagine, ci obbliga a pubblicare sulla Collana Zenith qualunque
racconto già pronto più lungo di 190 tavole. Non è che di racconti così lunghi ne
abbiamo a dozzine, per cui quelli che abbiano in giacenza (saranno quattro o
cinque) li pubblicheremo scaglionandoli nella serie regolare, alternati ad
altri più brevi, considerando comunque che sono in lavorazione storie lunghe e
brevi di tutte le tipologie, per cui non è che ogni storia in tre albi che
apparirà sulla Zenith debba essere per forza un ex Maxi rimasto nel cassetto.
16 – Caro
Moreno, qualche tempo fa, attraverso questa stessa rubrica, ha riferito una
cosa che mi è rimasta impressa. Francesco
Testi, sceneggiatore zagoriano, non ha ancora esordito sulla serie regolare
non tanto perché le sue siano brutte sceneggiature (che non sarebbero dunque
state accettate), bensì perché queste sue sceneggiature si allontanavano dalla
tradizione richiesta dall’albo mensile. Per cui Le chiedo: quanto può essere
labile il confine fra la giusta modernizzazione, passabile per la serie
mensile, e quella, troppa, che secondo Lei non ha ancora permesso al signor Testi di ricevere l’onore di far parte
di questa “tradizione”?
Non vedrei la questione come una patente da concedere al “signor Testi” appena superato un “labile
confine”. Francesco fa delle
proposte, alcune vengono accettate, quindi scrive delle sceneggiature sotto il
controllo (come tutti) di un editor,
poi lo stesso editor valuta la
miglior destinazione possibile per il racconto finito. Non c’è dubbio alcuno (o
almeno io non ne ho) che “Le creature del buio” fosse adatto al format degli Speciali, così come “Il
ritorno di Lapalette” avesse le caratteristiche necessarie per comparire nei
Color.
17 – Gentile
Moreno, credi che avere a che fare, sempre più spesso, con albi colorati (e sto
naturalmente togliendo dall’elenco le ristampe cartonate uscite in libreria e
fumetteria) possa avere snaturato il concetto di “albo speciale” come lo si
aveva quando c’erano, quasi solamente, i numeri centenari ad avere questa
prerogativa? L’abuso del colore faceva paura a Sergio Bonelli, che però dette il consenso per avere delle storie
che ne facessero da padrone. Oggi come oggi, trovi che per la Bonelli, in
particolare, la cosa abbia potuto avere sì successo, ma defraudando della
particolarità quei numeri centenari di cui sopra?
Non mi pare che la necessità di salvaguardare la “particolarità” dei
“numeri centenari” rappresenti un motivo sufficiente per bloccare l’uso del
colore su testate mirate ad accontentare un pubblico che cambia e che impone
cambiamenti al mercato. Certo, riconosco anch’io il fascino di “Indian Circus”
e ben ricordo l’emozione di avere fra le mani uno Zagor colorato, però i tempi
mutano e l’evoluzione della specie è inarrestabile.
18 – Caro
Moreno, voci di corridoio affermano che Claudio
Chiaverotti sia a lavoro su una nuova storia di Zagor (o forse più di una).
Non le chiedo niente a proposito del soggetto, quanto, invece, a come sta
procedendo la sua lavorazione e quando, presumibilmente, riusciremo a vederla
pubblicata.
Claudio Chiaverotti sta lavorando a una sola nuova storia di
Zagor. È probabile che la si vedrà pubblicata, senza certezza alcuna, nel 2025.
La disegna l’ottimo Stefano Voltolini
il quale però, come si sa, è impegnato anche nella realizzazione delle
“cornici” dei “Racconti di Darkwood”.
19 – Gentile
Moreno, ti voglio scrivere questa domanda, o meglio questa mia opinione
riguardante due fatti evidenziati dalle storie che, oggi come oggi, e perché no
anche ieri, sono riempite da flashback
per far capire a chi legge una nuova storia per la prima volta in assoluto, i
collegamenti con quelle, presumibilmente non lette, del passato. È logico
pensare che gli autori di un fumetto vogliano far capire la trama ad un
novizio, che però rischierebbe di vedere ristretto il campo delle scelte da
effettuare per quanto riguarda la collezione, per fare un esempio, di Zagor. Se
uno volesse completarla e leggerla si vedrebbe costretto a dover bypassare
storie che sanno a menadito perché già riassunte, fin troppo riassunte, su
quelle di recente uscita. È un possibile danno dei rivenditori, delle
fumetterie che potranno abbassare il prezzo quanto vogliono, ma finiscono col
dover far rimanere merce invenduta a causa di questo vizio di voler spiegare
tutto quanto accaduto in passato, prendendo pagine su pagine e riempiendolo
senza lasciare poi tanto spazio alla storia al presente. Ma non solo, in queste
storie vi è la tendenza che le donne siano praticamente tutte belle, in forma,
delle classiche pin-ups che
all’epoca, seppur possibilmente esistenti, non avrebbero certamente potuto e
dovuto essere così presenti come in realtà lo sono. E non sono contro la bellezza,
anzi, ma contro il “realismo” di questo fumetto e di altri (dove appaiono
certamente donne meno belle) e che, però, fa trasparire fin troppo, anche dalle
copertine, quel senso di “falso” che non avrebbero invece potuto ottenere
mettendo in primo piano bellezze meno evidenti. Detto ciò, spero di poter
vedere sì belle ragazze, ma col lanternino, e co-protagoniste meno appariscenti
e più “alla mano”. Se poi a Darkwood c’è l’aria buona, ben venga, così da
poterci fare un salto. Ma siccome non esiste, non resta che sognare e
fantasticare su un personaggio “fantastico” come Zagor ed i suoi comprimari, ma
sempre tendendo un occhio verso la realistica osservanza dei canoni che
un’epoca come la sua possa essere riuscita a trasmettere.
Se ho ben capito l’argomentazione, quando in
una nuova storia ci si riallaccia a qualcosa di accaduto in un albo del
passato, non si dovrebbe ricapitolare in flashback
ciò che è avvenuto (per rinfrescare la memoria a qualcuno tra i lettori o
spiegarlo ex novo a qualcun altro) perché facendolo si arrecherebbe danno ai
rivenditori di fumetti usati (privati delle possibili vendite di chi volesse
andare a rileggere l’arretrato di riferimento). Mi sembra una tesi un po’
campata per aria: potrei sostenere con facilità l’ipotesi che, anzi, il veder
riassunto in un flashback qualcosa di tanto interessante da meritare un sequel,
faccia venire voglia a chiunque di procurarsi un classico così fondamentale.
Che io abbia capito male o bene, c’è alla base del ragionamento dei
contestatori dei flashback (che si
aggiungono ai contestatori dei ritorni, ai contestatori delle copertine, ai
contestatori delle scene d’amore, ai contestatori delle spiegazioni, ai
contestatori del prezzo, ai contestatori delle storie brevi, ai contestatori
della fantascienza, ai contestatori dell’horror… eccetera eccetera) l’idea che
tutti i lettori debbano essere ugualmente informati, conoscere la serie a menadito,
non necessitare di “inutili” ristampe, eccetera. Se si fa uno sforzo per
facilitare la comprensione a qualcuno che non ricorda o non conosce gli albi
del passato, rendendo bastante a se stessa la lettura dell’albo del presente,
sembra si ledano gli inviolabili diritti dei lettori della prima ora. Secondo
me, i veterani dovrebbero anzi essere contenti (perché si garantisce lunga vita
alla serie) che si cerchi in tutti i modi di venire incontro ai nuovi lettori,
o a chi ha la casa troppo piccola per conservare intere collezioni, o a chi
vuole soltanto leggere un albo in mezz’ora di relax senza doversi mettere alla
caccia di chissà quali e quanti arretrati. Circa le donne, al di là della
tradizione iconografica di riferimento per un fumetto come Zagor, faccio
presente che Jenny, la ragazza di Pleasant Point recente protagonista di una
storia romantica, sia stata scelta, non a caso, perché la meno appariscente
delle tre.
20 – Caro
Moreno, quali pensi siano le probabilità, in un futuro non troppo remoto, di poter
vedere una ristampa delle storie di Zagor dal numero 1 in bianco e nero, come
accade con Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa? Chiedo ciò perché da lettore nuovo
di Zagor (Gennaio 2020), ho recuperato molti dei brossurati in fumetteria
riguardanti le storie vecchie, e anche dei cartonati, ma ciò che mi piacerebbe
di più sarebbe una ristampa a favore di portafoglio, diciamo, come appunto lo
sono Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa.
Mi pare che la Collana Zagor Classic (ancora
agli inizi della saga) sia una delle pubblicazioni più a “favore di
portafoglio” della Bonelli (costa 4.50 euro al mese). L’app Bonelli Digital
Classic mette a disposizione tutti gli arretrati di Zagor (e di molte altre
serie) a un prezzo ancora più basso offrendo la possibilità di scegliere la
lettura a colori o in bianco e nero. Di ristampe come Tutto Tex, da edicola,
non ho ancora sentito parlare.