giovedì 24 agosto 2023

NUOVA INIZIATIVA HACHETTE: BATMAN IL CAVALIERE OSCURO

A fine luglio avevo ricevuto il comunicato stampa di questa nuova iniziativa della casa editrice Hachette:

BATMAN IL CAVALIERE OSCURO ARRIVA SUL WEB E IN EDICOLA!

Dal 19 agosto in edicola Hachette Fascicoli lancia la collezione “Batman il cavaliere oscuro”, il leggendario protagonista della trilogia di Christopher Nolan.

Prezzo speciale prima uscita: solo 0,50€

Hachette Fascicoli lancia dal 19 agosto in edicola il modello da costruire di BATMAN IL CAVALIERE OSCURO, leggendario protagonista della trilogia di Christopher Nolan, considerata un capolavoro del cinema dei supereroi, che narra ascesa, caduta e redenzione del Cavaliere Oscuro di Gotham.

Immergiti nell’epopea di Nolan e costruisci il modello di Batman il Cavaliere Oscuro!

Alto 90 cm e realizzato con parti in metallo e in plastica che conferiscono massima solidità alla struttura e permettono di riprodurre fedelmente il supereroe di Gotham City!




Completamente articolato può assumere e adottare le pose caratteristiche del Cavaliere Oscuro: braccia, gomiti, polsi, dita, collo, torso, ginocchia e caviglie possono muoversi.

La maschera realizzata in silicone, i dettagli dell’armatura e della cintura, hanno tutti i particolari e le decorazioni necessarie per il miglior effetto realistico possibile.

Inoltre, gli accessori come il rampino, i batarang e il mantello sono indipendenti e possono essere sganciati.

Da vecchio appassionato di Batman, ho acquistato la prima uscita, della quale vi mostro alcune fotografie:





Se siete interessati a questa bella iniziativa potete visionare il piano dell’opera (ed eventualmente abbonarvi ricevendo tanti interessanti omaggi sempre legati al Cavaliere Oscuro) a questo link: https://www.hachette.it/modellismo/batman/, oppure acquistarla in edicola.

Alla prossima!!!

sabato 5 agosto 2023

Il signore dei cimiteri (Color Zagor 17)

Zagor e Cico raggiungono New Orleans per aiutare il loro amico “Guedè” Danseur nella lotta contro uno stregone vudu che ha trasformato gli schiavi delle piantagioni in un esercito di zombi al suo servizio e a quello di un ricco bianco senza scrupoli!

* * *

Inizio con una nota negativa (l’unica, peraltro, di tutto l’albo): il titolo!

Quando sento parlare de “Il signore dei cimiteri”, a me viene subito alla mente il classico Baron Samedi della tradizione vudu, il potente spirito dei morti che custodisce i cimiteri e controlla i crocevia tra la terra e l’aldilà. Quando qualcuno muore e viene sepolto, egli ne scava la tomba e saluta la sua anima, quindi lo conduce agli inferi.

Ecco che quando ho scoperto che l’appellativo del titolo viene semplicemente usato da uno dei protagonisti per definire sé stesso, sono rimasto un po’ deluso…

Ma, come dicevo, a parte questo piccolo particolare, l’albo contiene una storia davvero bella di magia nera e zombie (tanti, tanti zombie!), ambientata nella tenebrosa New Orleans, conosciuta come la città d’America più pregna di magia e mistero, in particolar modo di quella pratica antica chiamata vudu. Proprio lì, infatti, all’inizio del XIX secolo, molti migranti haitiani fuggiti dalla rivoluzione arrivarono in Louisiana, portando con sé la loro religione: il vudu haitiano.

Stefano Fantelli, scrittore e sceneggiatore che ha indubbiamente il genere horror nelle sue corde (potete leggere una sua intervista sul n. 332 di Fumo di China in edicola questi giorni), delinea molto bene i numerosi personaggi coinvolti nella vicenda:

ATTENZIONE: SPOILER !!!

Zagor, pronto a correre immediatamente in aiuto dell’amico “Guedè” Danseur e a battersi sia dalla parte degli schiavi sia contro nemici soprannaturali soverchianti. In poche parole, è davvero emblematica la frase pronunciata da Cico a un certo punto della storia: “Lui è Zagor!”, e lo è pienamente anche in questa avventura.


Cico, figura “razionale” della storia (non esita a dare del matto a Zagor che sulla scorta di un semplice sogno vuole mettersi in viaggio sotto un terribile acquazzone), esperto internazionale di cucina (cita alla perfezione la ricetta del “gumbo”) e attivo quanto basta per aiutare Zagor quando necessario (esilarate la scena del suo intervento in uno scontro a fuoco: “Avete dimenticato il nanerottolo!”).



Il ricco possidente Alan Cummings, che sfrutta gli zombie per farli lavorare nella sua miniera di zolfo e che è un cattivo “sino al midollo”, arrivando ad ordinare persino l’uccisione della propria figlia che si è ribellata a lui.

Il bokor Sucre de Mort, figura negativa ma che agisce sostanzialmente perché ricattato dalla minaccia di ripercussioni contro sua figlia, tenuta prigioniera da Cummings, del quale egli stesso avverte la grande malvagità, addirittura superiore alla propria.

Brigitte, la figlia di Cummings, ribelle per carattere già di suo, che dopo il suicidio del fidanzato provocato da un sotilegio vudu trova il coraggio di opporsi al padre trasformandosi in un abile cecchino che pone definitivamente termine alla carriera terrena di Sucre de Mort e distrugge la miniera di zolfo del padre.


“Guedè” Danseur, motore dell’intera vicenda - anche se non troppo attivo in quanto a partecipazione concreta, ma è nel giusto "stile” del personaggio - e perfetta spalla di Cico per alcune battute (“Mi piace Zagor perché è sempre diplomatico!”).

Yolande, l’anziana di colore che dà rifugio a “Guedè” Danseur colpito dalla magia vudu e che si proclama orgogliosamente “libera”.

René, lo zombie con la chitarra che, da apparentemente iniziale semplice comparsa, torna per fare giustizia nei confronti di Alan Cummings.

La trama richiama molte caratteristiche delle precedenti storie zagoriane (ad es. il sogno “rivelatore” già citato, gli zombie affrontati ad Haiti, i pupazzetti utilizzati per la magia nera) e contiene anche interessanti accenni storici, come la piaga dello schiavismo nel meridione degli Stati Uniti e il fatto che ad Haiti è stata proclamata la prima repubblica nera dell’intera America.


Insomma, una storia piacevole da leggere, anche grazie ai disegni di un Marcello Mangiantini in ottima forma, ai quali il colore conferisce quel tocco in più che, forse, con il bianco e nero sarebbe mancato.

Da ultimo, segnalo questa bella vignetta di sicuro effetto, che personalmente ho molto apprezzato:

Rimane ora un unico “lato oscuro” della vicenda: che fine farà la figlia (peraltro mai mostrata) di Sucre de Mort? Vorrà vendicarsi per la morte del padre (nonostante fosse un malvagio stregone)? Forse lo scopriremo in futuro… Per adesso aspettiamo di leggere la prossima prova zagoriana dei due autori di questo Color, che sarà il sequel della classica storia sclaviana “La montagna dei dei” e che dovrebbe essere pubblicata quale Speciale Zagor dellanno prossimo.

 


venerdì 4 agosto 2023

Visita in redazione (01.08.2023)

Martedì scorso,

approfittando dei primi giorni di vacanza estiva,

mi sono recato a Milano con mia figlia Beatrice

per salutare Moreno Burattini e gli altri

amici della redazione.

Naturalmente, non ho perso l’occasione

per scattare qualche fotografia

che mi premuro di condividere con voi.


Moreno Burattini ha mostrato a Beatrice

il lavoro di verifica che stava effettuando

sulle tavole della prossima storia con Digging Bill…



Dopo una foto assieme, gentilmente scattata

da Giovanni Gualdoni (che da qualche

tempo condivide lo stesso ufficio con Moreno)…

…siamo andati a pranzo!

Tornati in redazione,

siamo passati a salutare

l’impareggiabile Giorgio Giusfredi

e il mitico Maurizio Colombo.

Giorgio mi ha mostrato le cianografie del n. 755

di Tex (di cui vi mostro la copertina)…

…nonché alcune vignette del prossimo

volume cartonato Tex Stella Oro

(le cui foto per ora non possono essere pubblicate),

e, infine, alcune tavole del n. 700 di Zagor

da lui stesso sceneggiato!!!

Il titolo?


Prima di salutarvi, vi mostro tre “chicche”

raccolte fotografando in giro:

la pubblicità del prossimo numero de

“Le Grandi Storie Bonelli”

la scure di Zagor disegnata da…

(Top Secret! Lo scopriremo a settembre.

L’unica cosa che vi posso rivelare è che

non si tratta di un disegnatore zagoriano)

infine, una vignetta e una tavola di Mauro Laurenti,

tratte dalla storia retrospettiva sul passato di Jenny

con la presenza della “dimenticata quarta ragazza”

di Pleasant Point di nome Ruth


E con questo vi saluto

e vi auguro buone vacanze!

 


martedì 1 agosto 2023

A DOMANDA… MORENO RISPONDE (55)

Come anticipatovi ieri,

eccoci ad un nuovo appuntamento

della rubrica

A domanda… Moreno risponde”!


Appuntamento importante e “celebrativo”,

se vogliamo, dato che con questa serie

abbiamo raggiunto quota 1100 domande/risposte!!!


Questa volta abbiamo alcuni quesiti

particolarmente articolati ed argomentati,

che permettono a Moreno di approfondire

questioni relative alla miniserie “Le Origini”,

ai paragoni tra Tex e Zagor, alle sceneggiature,

all’ecologia e ai flashback.


Ci sono anche domande su altri autori bonelliani,

sulla figura del Capitano Nemo e sulle property

delle creazioni letterarie; e naturalmente

c’è anche chi chiede il ritorno di vecchi personaggi…


Insomma, tante domande interessanti

con altrettante interessanti risposte!!!


Ringraziando ancora una volta Moreno,

vi lascio finalmente alla lettura.


1Caro Moreno leggo Zagor da 50 anni ed è inutile negare che il segno dello Zagor nolittiano è quello che mi ha sempre guidato nella mia lettura in tutti questi anni. Ho fatto questo breve incipit perché uno dei più grandi punti controversi che mi sono trovato ad affrontare nella mia lettura zagoriana degli ultimi tempi è stato quello relativo alla riscrittura di “Zagor racconta…” che tu ci hai proposto qualche anno fa con la miniserie “Le Origini”. Quello che io penso al proposito, contrariamente a quanto tu hai sempre legittimamente sostenuto e che continui a sostenere, è che “Le Origini” hanno cambiato lo “Zagor racconta…” di Guido Nolitta.

“Le Origini” costituiscono una miniserie che io ho da subito definito come un capolavoro, una pietra miliare da inserire nella lunghissima saga di Zagor; hai scritto una storia bellissima, uno dei picchi della tua carriera di autore, una sceneggiatura stupenda, una storia carica di emozioni, forte, struggente, entusiasmante, resa ancora più bella dai disegni dei collaboratori che ti hanno affiancato. Peccato… peccato però che tu abbia (a mio avviso) disseminato la miniserie di elementi che hanno determinato un allontanamento progressivo da “Zagor racconta…”. Intendiamoci, non si tratta di uno stravolgimento degli eventi base che hanno caratterizzato la giovinezza di Zagor, direi invece che la miniserie è disseminata di tanti fatti piccoli e grandi aggiunti, o in alcuni casi omessi rispetto a “Zagor racconta…”, di sequenze deviate dalla direzione nolittiana, di frasi modificate, tolte o aggiunte in bocca ai protagonisti che in parte sono spiegabili, coerenti con la nuova narrazione e quindi giustificate, ma in parte no (ovviamente tutto ciò dal mio punto vista).

Tutto quanto ti sto scrivendo l’ho ampiamente illustrato in un lunghissimo articolo di qualche tempo fa proposto per una nota rivista amatoriale dedicata allo Spirito con la Scure e quindi non posso riproporti qui l’elenco di queste “differenze”, però su una vorrei soffermarmi e condividerla con te confidando sulla tua consueta gentilezza nel fornire a me e magari ad altri lettori il tuo punto di vista sulla questione.

Veniamo al punto: dopo qualche tempo dalla morte di Kinsky e di Fitzy, Patrick Wilding salva i Sullivan dall’attacco di una banda di indiani, si ferma da loro per la cena e il bivacco serale è l’occasione per il ragazzo di raccontare le proprie drammatiche vicende personali. In “Zagor racconta…” lo Spirito con la Scure dice a Cico che il carrozzone era stato attaccato da una banda di Delaware, quegli stessi Delaware di Kanoxen che Patrick  aveva già incontrato in “Darkwood Anno Zero” (uno speciale Zagor sceneggiato da te). Ma ne “Le Origini” gli indiani che attaccano i Sullivan non sono Delaware, bensì Wyandot e quindi è evidente che Zagor si è sbagliato quando ha raccontato questo episodio a Cico. Certo, aver scelto i Wyandot al posto dei Delaware ha permesso poi di costruire una sequenza molto ben strutturata che porta al gran finale nella piana della piccola acqua però resta il fatto che uno Zagor che confonde addirittura bande di indiani è parecchio difficile da accettare (almeno per me) anche se si volesse ragionare secondo il postulato del “non detto” o del “non ricorda”.

Verrebbe da chiedersi veramente come abbia fatto a prendere un abbaglio tale. Ora siamo tutti d’accordo nel sostenere che Zagor è un essere che non esiste, o meglio non esiste come persona della vita reale; Zagor è un personaggio “inventato”, è un personaggio del mondo dei fumetti che esiste nella nostra fantasia perché c’è qualcuno che lo scrive e qualcun altro che lo disegna. Ecco perché a me non interessa tanto sapere perché Zagor non ha detto questo o quell’altro a Cico in “Zagor racconta…”, se l’ha dimenticato, se ha preferito non dirlo o se non era a conoscenza del fatto stesso (torniamo al famoso postulato del “non detto”); a me interesserebbe sapere quali sono state le motivazioni dell’autore Burattini nel decidere di scrivere, riscrivere o non scrivere quella specifica cosa.

E quindi torniamo all’incontro con i Sullivan. Ne “Le Origini” tu ci hai raccontato che questo incontro non è il primo in assoluto tra il giovane Patrick e Tobia Sullivan, poiché i due si erano già visti molti anni prima ai tempi del Bloom Circus. Ora non ci vuole molto a sostenere che quando Zagor racconta a Cico del suo passato può aver dimenticato di dire che una volta da bambino gli era già capitato di incontrare Tobia Sullivan tra l’altro per pochi minuti; però questo è uno di quei casi in cui il postulato del “non detto” cozza con l’aspetto narrativo che un autore può trasmettere ai suoi lettori attraverso le sue sceneggiature o i suoi disegni. L’incontro con i Sullivan con relativo salvataggio dall’attacco della banda di indiani aveva rappresentato uno dei momenti cruciali di “Zagor racconta…” e la sorpresa del giovane Patrick nel vedere le spettacolari performance artistiche e acrobatiche dei tre saltimbanchi era stata resa in maniera magistrale dai testi di Nolitta e dai disegni di Gallieno Ferri. Lo stupore di Patrick che esce fuori dirompente dalle vignette sceneggiate da Nolitta e disegnate da Ferri, è qualcosa di talmente memorabile che a mio parere non doveva essere scalfito in nessun modo da una diversa esposizione degli eventi quale poteva essere il fatto che Patrick e Tobia si erano già conosciuti parecchi anni prima all’interno di un circo. Nelle esclamazioni di Zagor e nelle sue espressioni si evidenzia tutta la sorpresa e lo stupore di chi vede quelle cose per la prima volta e ciò difficilmente può essere in linea con le reazioni che invece avrebbe dovuto avere una persona che in un ambiente circense aveva vissuto per parecchi anni. A mio avviso si è trattato di una variante che ha tolto qualcosa a “Zagor racconta…” senza aggiungere niente a “Le Origini” e quindi la domanda è: cosa ha motivato l’autore Burattini ad inserire questo elemento nuovo nella sua miniserie?

La domanda dimostra una grande attenzione verso il mio lavoro, cosa di cui ringrazio. Credo si possa essere tutti d’accordo nell’affermare che il mondo del fumetto (ma anche della letteratura, basti pensare alle contraddizioni di Verne riguardo al Capitano Nemo) è pieno di riscritture che cambiano, talvolta di poco, talvolta di parecchio, le carte in tavola. Per fare un esempio, nella serie del Comandante Mark ci sono due versioni diverse dell’uccisione dei genitori di Betty da parte degli inglesi e di come la futura fidanzata dell’eroe dell’Ontario si sia salvata (in un caso perché era altrove, in un altro perché si nascose in cantina): sono stato io, in un albetto allegato a uno Speciale a sanare questa contraddizione, giustificandole entrambe. Potremmo continuare esaminando la nuova narrazione di John Byrne dell’origine di Superman piuttosto che quella di Mauro Boselli del passato di Tex, ma ci fermiamo qui prendendo atto che in questo tipo di operazioni ci sono variazioni che i nuovi autori ritengono di dover apportare per risolvere quelle che a loro sembrano delle incongruenze, delle aporie o delle difficoltà contenute nel modello originale (modello che va contestualizzato, di cui non si mettono in discussione la grandezza o il valore, ma che, chiaramente, rispondeva a criteri e si rivolgeva a lettori molto diversi). Qual era dunque l’aporia contenuta nella storia di Nolitta e Ferri che ho cercato di risolvere trasformando l’attacco dei Delaware al carro dei Sullivan in un attacco dei Wyandot? Chiaramente, il duello in cui l’appena auto-proclamatosi Re di Darkwood uccide Oga-Ito (appunto sakem dei Wyandot) che, tutto sommato, nella versione nolittiana, non aveva fatto altro che reagire come, se ci si riflette bene, avrebbero potuto reagire anche altri capi presenti alla prima apparizione di Zagor. Compare infatti questo Za-Gor-Te-Nay, si proclama inviato da Manito, dichiara che d’ora in poi detterà legge nella foresta… e siccome uno dei presenti non si lascia impressionare e lo sfida (del resto i pellerossa sono per convenzione indipendenti e fieri), lo Spirito con la Scure fa capire chi comanda uccidendolo. Tutto molto emozionante, soprattutto nella libertà narrativa di cui godevano gli autori degli anni Sessanta, ma oggi ci sarebbe sicuramente stato, tra i lettori, chi si sarebbe chiesto di quale colpa si sia macchiato Oga-Ito per meritare la morte, se non quella di aver contraddetto l’uomo dalla casacca rossa che vedeva per la prima volta. Vero è che poco prima il sakem Wyandot aveva manifestato propositi minacciosi, ma non si sa di attacchi dei suoi guerrieri ai danni di qualcuno: fra gli intenti che Zagor si prefigge c’è anche la moral suasion, la persuasione e la mediazione tese a disinnescare i conflitti che stanno per esplodere (“smussare i punti di attrito”, dice lo Spirito con la Scure nel celebre discorso al samurai Minamoto), dunque invece di uccidere Oga-Ito avrebbe potuto e dovuto tentare almeno di convincerlo a raffreddare i bollenti spiriti. Non basta un atteggiamento bellicoso (senza che alle parole siano ancora seguiti dei fatti) a giustificare l’implacabile determinazione dell’eroe nel portare il duello fino alle estreme conseguenze. Peraltro, uccidere un sakem davanti agli altri capi non è proprio il miglior biglietto da visita da esibire a un primo incontro. Chiaramente ci dovevano essere motivi molto più gravi per aver portato Zagor a quell’uccisione, motivi che appunto vengono spiegati nel sesto volume de “Le Origini”. Ne “L’eroe di Darkwood” si spiega chiaramente che i Wyandot si sono macchiati di gravi crudeltà per ordine del loro capo, ed è per questo che Oga-Ito viene castigato. Non solo: Zagor sconfigge il sakem in duello senza finirlo, lo lascia a terra umiliato ma ancora vivo (come avrebbe potuto fare anche nella versione nolittiana, secondo logica), dimostrando valore e magnanimità. Ne “Le Origini” Oga-Ito viene ucciso perché, incapace di accettare la sconfitta, tenta di colpire il suo avversario a tradimento. C’è dell’altro. Nella versione nolittiana dei fatti, i Sullivan sono attaccati dai Delaware, è vero. Sono loro, si dice, ad aver compiuto stragi (non mostrate) ai danni di coloni bianchi. Però, stranamente, nella riunione nella Radura della Piccola Acqua i Delaware non si fanno notare, se ci sono accettano il bel discorso di Zagor, il nostro eroe non li cita né li rimprovera. Improvvisamente i cattivi diventano i Wyandot (a carico dei quali, però, non sono imputabili azioni di guerra, almeno che si sappia). È chiaro che quanto narrato da Nolitta presenta numerose incongruenze, che nella mia visione delle cose andavano per forza sanate, anche per impedire che la mutata sensibilità dei lettori dei nostri tempi portasse qualcuno a contestare i punti dolenti e le illogicità. In fondo bastava poco: era sufficiente far sì che i Sullivan fossero attaccati dai Wyandot e non dai Delaware. Un cambiamento che garantiva il massimo risultato con il minimo sforzo. Mi si chiederà (e infatti mi chiedi): ma allora perché Zagor, nel suo racconto fatto a beneficio di Cico, dice che ad attaccare i Sullivan sono i Delaware? Come può essersi confuso su un punto così importante (vista l’importanza che hanno i Delaware e il loro capo Kanoxen nella storia di apertura dell’intera serie)? Potrei rispondere che è molto meno grave accettare che Zagor possa aver sbagliato (lapsus verbis) il nome della tribù piuttosto che accettare tutte le ben più pesanti incongruenze riscontrabili nel seguito della narrazione. Però, c’è una possibile spiegazione (che, peraltro, serve a giustificare molti altri punti oscuri): è chiaro che Zagor, come si è detto più volte, adatta a beneficio di Cico un racconto ben più complesso e dunque salta passaggi, la fa più semplice, vuole arrivare al punto. Ma, ciò premesso, è chiaro altresì che quanto si vede nel flashback in “Zagor racconta…” non è la visualizzazione di ciò che narra lo Spirito con la Scure, ma di ciò che capisce il suo amico messicano. Il primo incontro fra lo Spirito con la Scure e il messicano avviene perché l’eroe dalla casacca rossa salva il pancione dalle grinfie dei Delaware. Agli occhi di Cico, i Delaware sono i cattivi per antonomasia, il paradigma di tutti gli indiani feroci della foresta. Zagor li individua come i responsabili dell’attacco ai Sullivan appunto nell’interpretazione del racconto così come lo intende il messicano. Zagor può aver parlato solo dell’attacco in quanto tale,  ma agli occhi (o meglio, alle orecchie) del pancione ecco che quell’attacco viene attribuito ai Delaware. Ed ecco dunque anche spiegata la seconda aporia proposta dalla lunga e articolata domanda a cui ho dato una lunga e articolata risposta. Mi si dice: se Zagor ha vissuto in mezzo ai circensi per lungo tempo (come si spiega ne “Le Origini” per giustificare il talento da acrobata del nostro eroe), non può fare, di fronte ai numeri da saltimbanchi dei Sullivan, le facce meravigliate che Ferri gli disegna ne “Il re di Darkwood”, assumendo espressioni che manifestano grande stupore. Giusto: ma nella versione di Nolitta Zagor non ha fatto cenno al Circo Bloom raccontando il suo passato all’amico. Quindi, se la visualizzazione dei fatti riporta, come io sostengo per giustificati motivi, l’interpretazione dei medesimi fatta da Cico, il messicano non può che immaginare uno Zagor meravigliato di fronte alle acrobazie dei Sullivan. Ed è esattamente ciò che ci mostra il disegnatore.

2Caro Moreno, vedo che spesso Zagor è paragonato a Tex. Sono due personaggi che, comunque, vivono in epoche diverse, conoscono personaggi differenti ed hanno le loro storie completamente opposte. Per questo ti chiedo se possa essere giusta una disamina sui personaggi di Zagor che fanno da contraltari a quelli di Tex. Per esempio, Zagor e Cico rappresentano Tex e Carson. Tonka, non solo perché indiano, ma soprattutto perché è il secondo miglior amico dello Spirito con la Scure, può rappresentare Tiger Jack. Hellingen, il maggior nemico della saga, rappresenta il contraltare di Mefisto. Mortimer, trasformista al pari del Proteus di Tex. Rocky Thorpe come Pat Mac Ryan. Caratteri diversi, comportamenti simili, ruolo nella saga praticamente uguale. E ce ne sono anche molti altri, credo. Pensa che sia giusta una sorta di disamina del genere o si parla di fantascienza? Ne ha altri di esempi da dare?

Lo spunto è interessante. Noto solo che Mortimer non è un trasformista, nel senso che non si trucca in modo da prendere il posto di persone note (alla maniera di Diabolik), ma “interpreta” il ruolo di un prete, un giudice, un uomo di affari a seconda del caso, con talento di attore, non di imitatore (il che lo rende un po’ più credibile di Proteus). Nel microcosmo zagoriano direi che il contraltare di Proteus sia il Fante di Picche. Suggerirei che anche che il corrispondente di Pat Mac Ryan sia Doc Lester, piuttosto che Rocky Thorpe, non fosse altro che per numero di apparizioni. Senza dubbio il gioco potrebbe continuare a lungo e invito chi voglia cimentarsi a proseguirlo, però resta da notare come alla base ci siano figure archetipiche ricorrenti nelle leggende e nella letteratura, per cui Zagor e Cico potrebbero essere visti come Don Chisciotte e Sancho Panza, i quattro pards ricordano i Tre Moschettieri più D’Artagnan, eccetera.

3Caro Moreno, un personaggio creato all’interno di una Casa Editrice appartiene, di norma, alla Casa Editrice stessa e, se non di più, all’autore del personaggio in questione. La mia domanda verte sul fatto che, parlando sia della Sergio Bonelli Editore che di altre Case Editrici, sia regola, o quantomeno buona abitudine, chiedere al creatore, se ancora in vita, il permesso di utilizzare una delle figure create da egli stesso, oppure se sia impossibile per la variegata rete di personaggi creati nel corso del tempo?

Come sempre avviene un po’ in tutti i campi, non solo riguardo la gestione dei personaggi a fumetti, con il passare del tempo la giurisprudenza tesa a regolare un settore piuttosto che un altro si è andata progressivamente affinando, sia per l’entrata in vigore di nuove leggi, sia per il susseguirsi di sentenze in tribunale che hanno stabilito torti e ragioni. Oggi, le property delle creazioni letterarie sono normate da regole, anche a livello internazionale, molto più precise e cogenti rispetto a quanto accadeva a qualche decennio fa. Ci sono molto spesso contratti stipulati fra le parti (Case editrici e autori) che stabiliscono a chi appartengono i diritti e a chi è affidata la gestione dei protagonisti come dei personaggi secondari. Non è detto che i diritti di un character siano di proprietà di chi lo ha creato, se sono stati ceduti o se un regolare contratto stabilisce diversamente, ma ormai tutto è normato e gestito in punta di legge, almeno per quel che ne so io e in base a quel che mi pare accada in Bonelli.

4Gentile Moreno, nel momento in cui ti scrivo non è ancora uscito il nuovo Color Tex storie brevi del 2022, dove ci sarà una tua storia disegnata da Frederic Volante. Oltre a chiederti come giudichi il suo tratto e se possa essere adatto anche a Zagor (impegni con Tex permettendo, ovviamente), cosa penseresti a proposito di una storia breve per i Racconti di Darkwood sempre disegnata da lui e con una tua sceneggiatura?

Di Frederic Volante penso tutto il bene possibile e sono sicuro che farebbe bella figura anche su Zagor. Temo però che Boselli non me lo passerebbe troppo facilmente (ammesso che Frederic desideri essere dato in prestito).

5Caro Moreno, la mia domanda riguarda un antico personaggio rimasto vivo, oserei dire ingabbiato, dopo aver perso un confronto con Zagor che mandò all’aria i suoi piani criminali. Sto parlando di Buddy Fox, apparso nei numeri 15 e 16 della collana mensile, nella storia che ha come titolo “Gentiluomo ma non troppo”. Non ha una lunghezza fantasmagorica, ma certe chicche non hanno bisogno di molte pagine per diventare dei veri e propri gioiellini. Partendo dal presupposto che non si possa far tornare tutti e che per far tornare qualcuno serve sempre lo spunto giusto, quale tipo di spunto potrebbe servire per far tornare un ormai galeotto come lui?

Sono d’accordo sulle chicche e sui gioiellini, anche se sorrido pensando che mentre alcuni lettori vorrebbero (giustamente) recuperare personaggi anche minori, altri si lamentano a gran voce scandendo in coro lo slogan “basta ritorni”. Spiego subito, per i meno informati, che Buddy Fox, detto “La Volpe”, riconosciuto da Zagor grazie alla propria memoria “fotografica” (dopo averne visto il ritratto su un avviso di taglia) è un truffatore ricercato dagli sceriffi di mezza America, sorpreso dallo Spirito con la Scure sul punto di mettere a segno un colpo in una villa: un delinquente di piccolo cabotaggio che permette a Nolitta e Ferri di mettere in scena un’avventura con dei risvolti umoristici davvero esilaranti, a testimonianza del talento dei due autori anche nel registro del comico. Una sua eventuale ricomparsa sulla scena dovrebbe rispettarne le caratteristiche originarie, perciò conservarne il talento di rapinatore così come il tono ilare del racconto che lo veda di nuovo come uno degli attori. Così su due piedi mi viene in mente che per qualche motivo possa diventare, per breve tempo e nel corso di una sola missione, perfino un alleato di Zagor.

6Caro Moreno, vorrei sottoporti una domanda che riguarda Eddy Rufus. Il creatore delle Dime Novels riguardanti avventure di Zagor “fantastiche” risulta deceduto a causa dell’arrivo del figlio che intende vendicarsi dello Spirito con la Scure nel primo dei “Racconti di Darkwood” datato 2017, nella storia-cornice. Viene appunto detto che sia deceduto, ma sono solo parole, per citare una canzone sanremese. Zagor e Cico non hanno visto il cadavere, noi lettori neanche, ed una parola può sempre essere messa in dubbio. Naturalmente è stato, credo, tolto di mezzo per non rovinare il ricordo della sua prima apparizione ma... siamo davvero sicuri che sia scomparso senza neanche provare a tornare, fuggendo di galera (cosa molto difficile ma non impossibile) e quindi tornando a capeggiare una rivolta od una masnada di banditi oppure in una storia non con un incipit così “banale” ma pronta per essere gustata dal pubblico esigente che oggi non ne fa passare nemmeno una?

Eddy Rufus non è un bandito né un tipo violento di per sé (si serve di banditi e tipi violenti da lui ingaggiati, questo sì), è uno scrittore. Non lo vedo a capo di una masnada di rapinatori o di rivoltosi all’interno del carcere. Potrebbe senza dubbio ispirare, manovrare, sobillare, ma senza sporcarsi le mani. Io continuerei a darlo per defunto (ci sarebbe se no da spiegare perché il figlio sia così convinto della sua morte da volerlo vendicare), anche per non provocare la fazione dei lettori contrari ai ritorni. Però, se mai tornasse, dovrebbe tornare nel ruolo chi usa la penna e non la spada.

7Caro Moreno, una volta letto il terzo Team-Up fra Dylan Dog e Martin Mystère intitolato “L’abisso del male”, le apparizioni di Hellingen e Zagor sono cascate all’occhio e per questo ti chiedo, con tutto ciò che afferma il Mad Doctor, e presumendo che ciò sia stato revisionato anche da te curatore dello Spirito con la Scure, è da considerarsi un’avventura in continuity con la serie regolare di Zagor oppure quell’Hellingen non è l’Hellingen che avremmo rivisto poi e che rivedremo ancora in futuro contro il suo acerrimo nemico?

Ho letto in anteprima la sceneggiatura di Carlo Recagno, credo di aver dato qualche minimo suggerimento, ma soprattutto ho verificato che non ci fosse niente in contraddizione su quel che era stato detto su Hellingen sulle pagine di Zagor. Fermo restando che il Mad Doctor compare comunque nel contesto dell’universo comune di Dylan Dog e Martin Mystére e che si potrà sempre sostenere che non è quello zagoriano, ritengo che la continuity sia del tutto possibile. Continuity che a questo punto dovrà anche tener conto della storia sulla macchina del tempo scritta da Antonio Serra e disegnata da Fabiano Ambu (la si può leggere sullo Zagor Più n° 7).

8Domanda tecnica: Si vedono assai di rado usate le nuvolette multiple collegate. Essendo il testo di un fumetto fatto pressoché esclusivamente da dialoghi, come a teatro, la segmentazione di un lungo discorso in più nuvolette aiuterebbe a evidenziare certe parti e ridurrebbe il testo presente in ognuna di esse sveltendo la lettura e creando anche effetti di climax all’occasione. Immaginiamo un personaggio che dica: “Eccoci arrivati finalmente in questa fiorente, popolosa, ospitale città...” in una vignetta posizionata strategicamente a “girapagina”. Se invece di racchiuderlo in una sola nuvoletta se ne usassero tre: 1 “Eccoci arrivati finalmente in questa fiorente (neretto - solo “fiorente”) 2 popolosa (neretto) 3 ospitale (neretto) città..” si accrescerebbe l’effetto combinato del “girapagina” e dell’aposiopesi, direi. Va da sé che non sempre si è liberi di fare ciò che si vuole e che è chi ha il mestolo che può “minestrare” e magari chi scrive vorrebbe adottare di queste soluzioni che l’editore rigetta. Sperando che non lo faccia per le stesse ragioni del giudice nel lieder di Mahler “lode d’alto intelletto”…

Testate come Zagor e come Tex hanno una tradizione sedimentata nel corso di decenni di storie e che si tende a rispettare. Sulle collane di questi personaggi storici le avventure si raccontano in un certo modo, soprattutto nelle testate “madri” che propongono una gabbia ben precisa, certi sonori e non altri, un uso limitato di neretti e così via. Niente vieta ad autori di fumetti diversi di utilizzare nuvolette multiple collegate, diciamo che su Zagor si è sempre fatto diversamente, ci siamo sempre trovati bene, chi ci legge sa che le storie seguono un certo codice grafico in cui è rassicurante trovare un punto di riferimento come in una vecchia e cara abitudine. Il discorso cambia se si parla di collane ispirate al modo di raccontare di certi albi francesi, o americani, o giapponesi. Esperimenti se ne possono fare tanti (e qualcuno se ne è fatto), ma magari al di fuori della Collana Zenith, che garantisce il lettore di ritrovarsi in un ambiente noto e amato.

9Buongiorno Moreno, mi chiamo Matteo Agostini e ti scrivo solo per ringraziarti per la cura e la passione che metti nella cura della serie e delle belle storie che mi fanno passare momenti sereni. Grazie ancora e mi dispiace solo leggere certe critiche al vostro lavoro quando dovremmo solo essere grati a tutti voi perché se Zagor è ancora uno dei migliori fumetti Bonelli è merito vostro e dei vostri collaboratori che ci mettete passione.

Grazie, caro Matteo. Hai detto bene, ci mettiamo passione. È ciò che ci sostiene anche quando dobbiamo affrontare tante difficoltà.

10Gentile Moreno, è ormai assodato che da sempre, praticamente, Zagor sia amico dei trappers. Ma essendo proprio loro amico, come può continuare a permettersi un’amicizia del genere, in quanto il commercio delle pelli darà loro un senso di vita e di affari, pur facendo scontentare le tante prede uccise e non lasciate ai vari indiani della foresta di Darkwood? Devono sostentarsi anche loro, ma le pelli servono anche per ripararsi dall’inverno, e non mi stupirei che il troppo alla fine possa riuscire a guastare l’umore di Zagor, determinato a diventare ecologista ed a disconoscere queste amicizie per puro spirito anti-commerciale. Cosa pensi di questa possibile svolta ecologista in ambito zagoriano?

Gli anni in cui per convenzione sono ambientate le avventure di Zagor non sono da paragonarsi a quelli della seconda metà dell’Ottocento, specialmente sul finire del secolo, in cui la caccia sconsiderata (e talvolta condotta proprio per danneggiare gli indiani) portò allo sterminio e alla quasi estinzione dei bisonti. Nella foresta di Darkwood (che è enorme) i trappers sono poche decine, forse un centinaio, sicuramente meno numerosi dei pellerossa con cui convivono pacificamente, e dei quali addirittura sposano le donne (come avveniva nella realtà storica, nella quale ai rendez-vous dei mountain men partecipavano anche gruppi di nativi, spesso loro parenti). Si può ritenere che ci fossero prede per tutti, anzi è proprio su questo presupposto che si basa, soprattutto, lo sforzo di peacekeeper di nostro eroe, il quale (almeno così ha stabilito Nolitta) propugna la convivenza pacifica fra uomini bianchi e uomini rossi, resa possibile da una disponibilità ancora sufficiente di risorse e di territori. La Storia con la S maiuscola insegna che poi le cose sarebbero cambiate, e i visi pallidi avrebbero scacciato i nativi dalle loro terre, non di rado sterminandoli, ma nella nostra finzione letteraria lo Spirito con la Scure preserva l’equilibrio fra le etnie e comunque nelle avventure che narriamo, perché l’universo in cui sono ambientate è stato immaginato così da Guido Nolitta, è previsto che i trapper (almeno quelli “buoni”) siano amici di Zagor al pari dei pellerossa (almeno quelli “buoni”) e che, salvo incidenti che il nostro eroe è chiamato a risolvere, trapper e pellerossa si tollerino a vicenda. Riguardo la “svolta ecologista” faccio notare come il nostro eroe sia un ecologista ante litteram, avendo difeso l’ambiente naturale fin dalle prime avventure. È facile notare come nel racconto “Fort Thunder” (si può leggere nell’albo “Condanna a morte”, Zagor n° 17) il bieco tenente Dubrowsky giunga ai ferri corti con lo Spirito con la Scure per la sua folle pretesa di costruire un forte militare bloccando il Passo del Tuono, e dunque ostacolando la migrazione dei bisonti, da cui dipende il sostentamento delle tribù indiane delle vallate al di là di quella strettoia, che funge da punto di passaggio obbligato. Quanta attualità, in questo spunto ecologista, in un fumetto ritenuto per ragazzi risalente, eppure, a quasi sessant’anni fa! E quanta attenzione, anche, verso le ragioni e i diritti dei pellerossa.

11 – Caro Moreno, spero di non spoilerare troppo chiedendoti, a proposito del personaggio di Jules Verne, come detto nella Conferenza a Lucca, il Capitano Nemo, se l’avvento di quest’ultimo nelle storie di Zagor (con due storie in lavorazione), non sia un po’ troppo “irrealistico”. Non parlo del personaggio in sé, anzi sono curioso di leggerlo, ma la sua data di nascita, ovviamente fittizia essendo un personaggio inventato, dovrebbe essere intorno al 1830 e le avventure di Zagor si svolgono già in quegli anni. Quindi, a meno di uno Zagor più anziano in azione, è possibile che possa esserci un problema temporale fra i due personaggi?

Un video di presentazione sul sito Bonelli (e su YouTube) ha permesso a Jacopo Rauch e Antonio Serra di spiegare come le cose non stiano affatto così. Il Capitano Nemo compare in due romanzi di Verne, e il secondo di essi, “L’isola misteriosa”, è ambientato durante gli anni della Guerra di Secessione dato che i naufraghi che giungono, a bordo di una mongolfiera, sull’isola Lincoln sono militari nordisti fuggiti da un campo di prigionia sudista (del resto l’isola viene da loro battezzata, appunto, “Lincoln” proprio per questo). Come tutti sanno, in una grotta marina è rimasto intrappolato il “Nautilus” e a bordo i naufraghi incontrano il Capitano Nemo ormai anziano, tanto anziano che infatti muore. Ora, è vero che in “Ventimila leghe sotto i mari” si forniscono date incongruenti con ciò che invece è palese nel romanzo successivo (come capita spesso a Verne e a tanti altri scrittori), ma l’assunto di base dell’“Isola misteriosa” è assoluto e incontrovertibile: siamo tra il 1861 e il 1865 (gli anni della guerra civile americana) e di conseguenza Nemo era più giovane di trent’anni quando costruisce il “Nautilus”. L’incontro con Zagor è perciò assolutamente possibile.

12Caro Moreno, ti scrivo per chiederti se la storia, ambientata anni prima rispetto alle attuali avventure di Zagor, e che è stata pubblicata nello Speciale Comandante Mark n. 9, “L’orso sacro”, sceneggiata dalle tue sapienti mani ed illustrata da Lina Buffolente, incentrata su questa creatura albina sacra agli Oneida, possa in qualche modo dare uno spunto per una storia basata sulla stessa figura, o su uno dei suoi figli, ai tempi dell’ambientazione di Zagor. Gli Oneida sono parte integrante dell’immaginario collettivo dello Spirito con la Scure e non mi stupirei affatto che fossero ancora legati a questo orso. Si può fare?

Fare si può fare, sennonché non c’è bisogno di riferirsi allo Speciale del Comandante Mark n° 9 per immaginare anche a Darkwood la presenza un orso albino considerato sacro. Anzi, pretendere che i lettori di Zagor ricordino ciò che accade in un albo di Mark del 1998 mi sembrerebbe troppo e preferirei che l’ipotetico nuovo racconto fosse scollegato dal precedente. Mi domando però quale novità potrebbero essere inserite in un racconto che preveda un plantigrado del genere, rispetto al modello di partenza. Rischieremmo di creare solo un duplicato. Senza contare che c’è stata una storia riguardante un orso nei “Racconti di Darkwood” contenuti nello Zagor Più intitolato “Lo spirito del lupo”.

13Caro Moreno, scusa il disturbo. Ti vorrei chiedere, e se possibile ottenere una risposta, una cosa a proposito del prossimo ritorno della Cacciatrice. C’è una storia in lavorazione e verrà probabilmente pubblicata in uno dei prossimi albi Bis ma... l’idea originale è stata cambiata? Avrebbe forse dovuto essere una storia divisa in più albi o più lunga di un albo singolo? Hai in mente una terza storia del personaggio per un racconto che possa andare al di là dell’albo Bis?

Inizialmente la Cacciatrice era prevista per una sola apparizione, quella del Bis 2022. Poi, però, sceneggiando la storia, mi è parso che il personaggio poteva prestarsi a un ritorno, e ho ipotizzato di riportarla sulla scena nel Bis 2023. Il progetto è sfumato per i ritardi del disegnatore che ha attraversato qualche guaio personale. Adesso sto valutando il da farsi (sarà impossibile, comunque anche un ritorno nel Bis 2024). Potrebbe essere che la Cacciatrice la si riveda in uno Zagor Più o in uno Speciale. Eviterei la serie regolare perché i lettori che seguono solo la Zenith assisterebbero a un sequel di cui non conoscono gli antefatti.

14Gentile Moreno, la Foresta di Darkwood è un luogo fantastico, in tutti i sensi, che trova più o meno la propria collocazione sopra una carta geografica. Molti personaggi inventati sono altresì residenti in luoghi che non esistono. Non volendo andare a scomodare Miss Marple e la sua St. Mary Mead, ti pongo il quesito riguardante il Maine. In questa località vige l’habitat naturale della mitica Jessica Fletcher, interpretata dalla purtroppo recentemente scomparsa Angela Lansbury. La maggior parte delle scene di Cabot Cove si svolgeva in realtà a Mendocino, in California, ma sentir parlare di Maine, della sua città, riesce a prendermi così tanto da permettermi di abbinarlo al Maine dove fanno scalo molte navi in quel posto chiamato Port Whale. Certo, si tratta di avventure vissute un secolo e mezzo prima e la Signora Fletcher non è certo potuta vivere in quel tempo, tranne che per i suoi antenati. Il fumetto, le storie, i film, le serie tv nascondono e fanno forza sul “tutto è possibile”, purché ci possa essere di mezzo una grande idea ed un motivo valido per mettere in piedi il tutto. E quale miglior motivo potrebbe esserci se non festeggiare, nel 2025, i cento anni di questa grande attrice che ha accompagnato le nostre giornate e serate facendola apparire, come omaggio, anche solo in un cameo, oppure far arrivare Zagor in un luogo col nome simile a quello in cui vive la Signora in Giallo?

Servirebbe magari una storia mezza gialla, ma il suggerimento è condivisibile.

15Caro Moreno, io sono una persona che apprezza il varo di nuove collane fumettistiche, soprattutto per quanto riguarda Zagor che leggo da anni. Lo Zagor Più mi entusiasma ma è stato varato secondo una presunta richiesta dei fans e del mercato che chiede storie meno lunghe. Bene, ma queste storie più lunghe destinate ai vecchi maxi sono finite sulla regolare, e la stessa regolare ha guadagnato come minimo un albo in più di ogni singola storia originariamente prevista per i “balenotteri”. Per mantenere la sicura uscita in edicola di Zagor è stato quindi deciso di far trasferire storie lunghe e già pronte per poterlo continuare a mandare in edicola mensilmente, ed usufruire di storie più corte e dei racconti di Darkwood per impegnare meno i disegnatori e per farli lavorare su più storie in quanto quelle che hanno da disegnare sono più brevi e quindi a disposizione in minor tempo per il racconto successivo?

La trasformazione del Maxi Zagor in Zagor Più, con la diminuzione del numero di pagine, ci obbliga a pubblicare sulla Collana Zenith qualunque racconto già pronto più lungo di 190 tavole. Non è che di racconti così lunghi ne abbiamo a dozzine, per cui quelli che abbiano in giacenza (saranno quattro o cinque) li pubblicheremo scaglionandoli nella serie regolare, alternati ad altri più brevi, considerando comunque che sono in lavorazione storie lunghe e brevi di tutte le tipologie, per cui non è che ogni storia in tre albi che apparirà sulla Zenith debba essere per forza un ex Maxi rimasto nel cassetto.

16Caro Moreno, qualche tempo fa, attraverso questa stessa rubrica, ha riferito una cosa che mi è rimasta impressa. Francesco Testi, sceneggiatore zagoriano, non ha ancora esordito sulla serie regolare non tanto perché le sue siano brutte sceneggiature (che non sarebbero dunque state accettate), bensì perché queste sue sceneggiature si allontanavano dalla tradizione richiesta dall’albo mensile. Per cui Le chiedo: quanto può essere labile il confine fra la giusta modernizzazione, passabile per la serie mensile, e quella, troppa, che secondo Lei non ha ancora permesso al signor Testi di ricevere l’onore di far parte di questa “tradizione”?

Non vedrei la questione come una patente da concedere al “signor Testi” appena superato un “labile confine”. Francesco fa delle proposte, alcune vengono accettate, quindi scrive delle sceneggiature sotto il controllo (come tutti) di un editor, poi lo stesso editor valuta la miglior destinazione possibile per il racconto finito. Non c’è dubbio alcuno (o almeno io non ne ho) che “Le creature del buio” fosse adatto al format degli Speciali, così come “Il ritorno di Lapalette” avesse le caratteristiche necessarie per comparire nei Color.

17Gentile Moreno, credi che avere a che fare, sempre più spesso, con albi colorati (e sto naturalmente togliendo dall’elenco le ristampe cartonate uscite in libreria e fumetteria) possa avere snaturato il concetto di “albo speciale” come lo si aveva quando c’erano, quasi solamente, i numeri centenari ad avere questa prerogativa? L’abuso del colore faceva paura a Sergio Bonelli, che però dette il consenso per avere delle storie che ne facessero da padrone. Oggi come oggi, trovi che per la Bonelli, in particolare, la cosa abbia potuto avere sì successo, ma defraudando della particolarità quei numeri centenari di cui sopra?

Non mi pare che la necessità di salvaguardare la “particolarità” dei “numeri centenari” rappresenti un motivo sufficiente per bloccare l’uso del colore su testate mirate ad accontentare un pubblico che cambia e che impone cambiamenti al mercato. Certo, riconosco anch’io il fascino di “Indian Circus” e ben ricordo l’emozione di avere fra le mani uno Zagor colorato, però i tempi mutano e l’evoluzione della specie è inarrestabile.

18Caro Moreno, voci di corridoio affermano che Claudio Chiaverotti sia a lavoro su una nuova storia di Zagor (o forse più di una). Non le chiedo niente a proposito del soggetto, quanto, invece, a come sta procedendo la sua lavorazione e quando, presumibilmente, riusciremo a vederla pubblicata.

Claudio Chiaverotti sta lavorando a una sola nuova storia di Zagor. È probabile che la si vedrà pubblicata, senza certezza alcuna, nel 2025. La disegna l’ottimo Stefano Voltolini il quale però, come si sa, è impegnato anche nella realizzazione delle “cornici” dei “Racconti di Darkwood”.

19Gentile Moreno, ti voglio scrivere questa domanda, o meglio questa mia opinione riguardante due fatti evidenziati dalle storie che, oggi come oggi, e perché no anche ieri, sono riempite da flashback per far capire a chi legge una nuova storia per la prima volta in assoluto, i collegamenti con quelle, presumibilmente non lette, del passato. È logico pensare che gli autori di un fumetto vogliano far capire la trama ad un novizio, che però rischierebbe di vedere ristretto il campo delle scelte da effettuare per quanto riguarda la collezione, per fare un esempio, di Zagor. Se uno volesse completarla e leggerla si vedrebbe costretto a dover bypassare storie che sanno a menadito perché già riassunte, fin troppo riassunte, su quelle di recente uscita. È un possibile danno dei rivenditori, delle fumetterie che potranno abbassare il prezzo quanto vogliono, ma finiscono col dover far rimanere merce invenduta a causa di questo vizio di voler spiegare tutto quanto accaduto in passato, prendendo pagine su pagine e riempiendolo senza lasciare poi tanto spazio alla storia al presente. Ma non solo, in queste storie vi è la tendenza che le donne siano praticamente tutte belle, in forma, delle classiche pin-ups che all’epoca, seppur possibilmente esistenti, non avrebbero certamente potuto e dovuto essere così presenti come in realtà lo sono. E non sono contro la bellezza, anzi, ma contro il “realismo” di questo fumetto e di altri (dove appaiono certamente donne meno belle) e che, però, fa trasparire fin troppo, anche dalle copertine, quel senso di “falso” che non avrebbero invece potuto ottenere mettendo in primo piano bellezze meno evidenti. Detto ciò, spero di poter vedere sì belle ragazze, ma col lanternino, e co-protagoniste meno appariscenti e più “alla mano”. Se poi a Darkwood c’è l’aria buona, ben venga, così da poterci fare un salto. Ma siccome non esiste, non resta che sognare e fantasticare su un personaggio “fantastico” come Zagor ed i suoi comprimari, ma sempre tendendo un occhio verso la realistica osservanza dei canoni che un’epoca come la sua possa essere riuscita a trasmettere.

Se ho ben capito l’argomentazione, quando in una nuova storia ci si riallaccia a qualcosa di accaduto in un albo del passato, non si dovrebbe ricapitolare in flashback ciò che è avvenuto (per rinfrescare la memoria a qualcuno tra i lettori o spiegarlo ex novo a qualcun altro) perché facendolo si arrecherebbe danno ai rivenditori di fumetti usati (privati delle possibili vendite di chi volesse andare a rileggere l’arretrato di riferimento). Mi sembra una tesi un po’ campata per aria: potrei sostenere con facilità l’ipotesi che, anzi, il veder riassunto in un flashback qualcosa di tanto interessante da meritare un sequel, faccia venire voglia a chiunque di procurarsi un classico così fondamentale. Che io abbia capito male o bene, c’è alla base del ragionamento dei contestatori dei flashback (che si aggiungono ai contestatori dei ritorni, ai contestatori delle copertine, ai contestatori delle scene d’amore, ai contestatori delle spiegazioni, ai contestatori del prezzo, ai contestatori delle storie brevi, ai contestatori della fantascienza, ai contestatori dell’horror… eccetera eccetera) l’idea che tutti i lettori debbano essere ugualmente informati, conoscere la serie a menadito, non necessitare di “inutili” ristampe, eccetera. Se si fa uno sforzo per facilitare la comprensione a qualcuno che non ricorda o non conosce gli albi del passato, rendendo bastante a se stessa la lettura dell’albo del presente, sembra si ledano gli inviolabili diritti dei lettori della prima ora. Secondo me, i veterani dovrebbero anzi essere contenti (perché si garantisce lunga vita alla serie) che si cerchi in tutti i modi di venire incontro ai nuovi lettori, o a chi ha la casa troppo piccola per conservare intere collezioni, o a chi vuole soltanto leggere un albo in mezz’ora di relax senza doversi mettere alla caccia di chissà quali e quanti arretrati. Circa le donne, al di là della tradizione iconografica di riferimento per un fumetto come Zagor, faccio presente che Jenny, la ragazza di Pleasant Point recente protagonista di una storia romantica, sia stata scelta, non a caso, perché la meno appariscente delle tre.

20 Caro Moreno, quali pensi siano le probabilità, in un futuro non troppo remoto, di poter vedere una ristampa delle storie di Zagor dal numero 1 in bianco e nero, come accade con Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa? Chiedo ciò perché da lettore nuovo di Zagor (Gennaio 2020), ho recuperato molti dei brossurati in fumetteria riguardanti le storie vecchie, e anche dei cartonati, ma ciò che mi piacerebbe di più sarebbe una ristampa a favore di portafoglio, diciamo, come appunto lo sono Tutto Tex e Tex Nuova Ristampa.

Mi pare che la Collana Zagor Classic (ancora agli inizi della saga) sia una delle pubblicazioni più a “favore di portafoglio” della Bonelli (costa 4.50 euro al mese). L’app Bonelli Digital Classic mette a disposizione tutti gli arretrati di Zagor (e di molte altre serie) a un prezzo ancora più basso offrendo la possibilità di scegliere la lettura a colori o in bianco e nero. Di ristampe come Tutto Tex, da edicola, non ho ancora sentito parlare.