Il centodiciannovesimo
numero, che troverete in edicola domani, contiene la maggior
parte della storia di Zagor e la minaccia della sindrome di Beelzebul, nonché la
prima parte della storia “Le belve del Black River”.
PERICOLO MORTALE
Regna la
paura nella selvaggia regione dei Monti Blacksteep! Una spedizione scientifica
viene scortata nella zona da un reparto dell’esercito creato appositamente, i
Green Jackets, e alcuni mountain-men sono ritrovati orrendamente massacrati…
Cosa sta succedendo?
In realtà, una droga sintetizzata da un
gruppo di scienziati dell’esercito, che
avrebbe dovuto aumentare l’aggressività dei militari, li ha invece resi
belve assetate di sangue e prive di ragione, colpite dagli effetti devastanti
della Sindrome di Beelzebul.
Col risultato che Zagor, Cico, il professor
Grimm e pochi altri devono combattere contro un intero reparto di Green
Jackets, trasformati in mostri!
Arriva Moreno Burattini a sceneggiare
Zagor e... si torna alle origini!
Burattini era
già conosciuto nell’ambiente zagoriano per essere stato uno dei due autori
dello Zagor Speciale Collezionare (sino ad allora la principale opera
critica sull’universo zagoriano). Il suo nome era quindi una garanzia, così
come lo era il fatto che fosse fumettisticamente cresciuto leggendo le
stesse storie che avevano fatto innamorare del personaggio tanti appassionati.
L’episodio si
apre con una lunga e spassosa gag del messicano (Cico rubacuori) e
prosegue in un’avventura appassionante, ricca di tensione e di riferimenti
nolittiani (il sesto senso dell’eroe, l’abuso della scienza che genera
mostri, la lunga attesa che precede la comparsa del nemico, il comportamento
ottuso di certi militari)... tutto fornisce la sensazione che sia finalmente arrivato qualcuno in
grado di riportare la collana ai fasti nolittiani.
Siamo, infatti, in
presenza di una storia molto bella che, all’epoca, fu una piacevolissima
sorpresa per i lettori e che, ancor oggi, mantiene intatto il suo fascino;
bellissima, poi, la trovata della spettacolare trappola finale, in cui Zagor,
sfruttando la sua intelligenza, spazza via quanto di più negativo il suo
personaggio era diventato negli ultimi anni.
Insomma,
un’ottima prova d’esordio dello sceneggiatore toscano, supportato
eccellentemente dai disegni di Gallieno Ferri.
A questo punto mi sembra giusto lasciare la parola proprio a Moreno
Burattini che, in due suoi interventi del marzo 2004 sul Forum SCLS, ha
così descritto le sue prime fatiche di sceneggiatore zagoriano:
“Le prime tre
storie, ma soprattutto la prima e L’abbazia del mistero sono ancora
storie scritte da “lettore”: volevo inserire tutti quegli elementi nolittiani
che mi piacevano e che mi sembravano mancare nelle sceneggiature di Toninelli.
Mi illudevo di sapere e potere essere il clone di Nolitta, di riuscire a fare
dei falsi quasi perfetti. E soprattutto scrivevo con la mentalità da “esterno”.
Ma Renato Queirolo mi ha sottoposto a una dura scuola da sergente dei marines,
imponendomi ritmi diversi da quelli lenti che avevo copiando Nolitta, forse
perché lui veniva dalle riviste e non aveva Nolitta nel sangue come ce l’avevo
io, e comunque devo ammettere che certe lungaggini aveva ragione nel volerle
castigare. Temo di aver sofferto molto, dopo i primi entusiasmi, e immagino che
si veda: le mie due o tre storie iniziali sono brillanti, poi ho avuto uno
sbandamento e c’è voluto un po’ perché rientrassi in carreggiata, con nuove
consapevolezze”.
“Ero appena arrivato
e senza alcuna esperienza, non potevo certo contestare quel che Renato mi
rimproverava, a volte in maniera anche molto dura. Feci molta fatica ad
adeguarmi, per non dire che ci soffrii. Arrivavo a Zagor credendo che per fare
meglio di Toninelli bastava essere nolittiani e io avevo Nolitta nel cuore. Non
era proprio così, scoprii. Non potevo fare quello che volevo (del resto, oggi
direi: ci mancherebbe altro). Renato aveva la sua ricetta per risollevare le
sorti di Zagor che sembravano segnate, e me la inculcò. Certo, alla fine
scrivevo sempre io, ma quanta fatica! All’epoca non ero soddisfatto, mi
sembrava di non riconoscermi in certe storie che uscivano con il mio nome (come
Nodo scorsoio), ma oggi devo riconoscere che Renato mi ha insegnato
molto, quasi quanto Boselli. Dico sempre che mi sento come il cadetto dei
marines che, dopo il giuramento da ufficiale, si sente grato verso il sergente
addestratore che gli ha fatto sputare sangue durante l’addestramento”.
Un ultimo appunto.
Nel mese di
giugno del 1991, contemporaneamente a questa avventura della serie regolare,
uscì in edicola anche Cico trapper, il primo di una lunga serie di
Speciali Cico sceneggiati da Burattini e disegnati da Gamba che
confermano il fatto che questo nuovo scrittore era assolutamente a suo agio
anche con la comicità.