“Caro Marco, incredibile ma vero…”
Inizia così la mail
che ho ricevuto
l’altro ieri da Moreno Burattini
con allegato il file
della sue risposte
alla
cinquantaseiesima serie
delle domande a lui
rivolte tramite al mio blog.
Eh sì, questa volta
abbiamo dovuto
attendere sei mesi
per poter leggere
una nuova puntata della
rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Ciò
è stato dovuto sia ai consueti impegni
di
Moreno come curatore e sceneggiatore
di
Zagor, che sono sempre notevoli,
come
possimo immaginare, sia
a
qualche piccolo problema di salute
che
lo stesso ha dovuto affrontare
e
che ora sembra sia in via di risoluzione.
Nel
frattempo, le vostre domande
sono
continuate ad arrivare
e
ho già pronte le serie complete
da
57 a 60
(oltre alla 61 quasi terminata).
È
inevitabile, quindi, che sarò costretto
ad
essere ancora più selettivo nel loro vaglio…
Voi
però continuate pure a scrivere:
le
domande più interessanti verranno
sicuramente
prese in considerazione!
Confidando
nel fatto che non dovremo
più
aspettare così tanto per poter
leggere
le prossime puntate di questa
rubrica,
godiamoci ora questa
56esima
serie di domande risposte,
ringraziando ancora una volta Moreno
per la sua
disponibilità.
1 – Caro Moreno, nella storia uscita sulla serie
regolare e che ha visto il ritorno di Rufus Dowler, la vera cattiva della
storia è Mama Jane, che si ispira alla Madre della Banda Fratelli dei Goonies.
O almeno, ciò mi è parso di capire leggendola. Non so se sia corretto
domandarlo a Lei ma a cosa è dovuta questa ispirazione?
Mamma Fratelli è sicuramente un’icona, un cattivo da manuale,
complice anche la fisionomia dell’attrice Anne Ramsey. E’ del tutto possibile
che Jacopo Rauch abbia pensato a lei tratteggiando la sua Mamma Jane. Ma è
anche plausibile che alla base di entrambi ci sia invece Mammy Yoakum (anche
chiamata Pansy), la vecchia madre del Lil’l Abner (personaggio a fumetti di Al
Capp, creato nel 1934), autoritaria, con la tendenza a imporsi a pugni nelle
discussioni.
2 – Una
domanda per Moreno. Tra tanti belli e graditi ritorni di vecchi nemici, chiedo:
si sono perse le tracce dell’Arciere Rosso il cui ritorno era stato annunciato?
La storia con il ritorno dell’Arciere Rosso
(Perniola - Di Vitto) è già pronta
da tempo, ma è stata pensata della lunghezza dei vecchi Maxi, dunque 282
tavole. Dal maggio 2021, però, il Maxi Zagor si è trasformato in Zagor Più, e
pubblica storie di 190 pagine. Perciò, tutte le storie più lunghe devono
obbligatoriamente trovar posto sulla collana Zenith, distribuite in varie
puntate (nel caso dell’Arciere Rosso, sarebbero tre). Dato che abbiano un
magazzino, diciamo così, “esuberante”, ogni avventura deve mettersi in fila e
aspettare il proprio turno, sulla base anche di tutta una serie di
considerazioni che valutano l’alternanza fra storie fantastiche e storie
realistiche, fra racconti brevi e racconti lunghi, episodi con dei ritorni (che
una frangia rumorosa contesta) o senza ritorni, eccetera.
3 – Caro
Moreno, verrà mai scritta una storia breve per i racconti di Darkwood da parte
di Jacopo Rauch? Sempre parlando di
autori, Pasquale Ruju, impegnato con
Tex, troverà il tempo per sceneggiare una storia di Zagor?
Un racconto breve (40 tavole) Jacopo Rauch in realtà l’ha scritto: si
intitola “Il bracciale di pelle” ed è
contenuto nel Magazine dedicato ai 60 anni di Zagor uscito nel novembre 2021. A Pasquale Ruju ho chiesto da tempo una
short story ma pare sia troppo impegnato con Tex (o tenuto incatenato da Mauro Boselli a cui è sempre difficile
sottrarre degli autori).
4 – Gentile
Moreno, dal 2011 scrive la rubrica della posta di Zagor e, prima di ciò, venne
scritta da Sergio Bonelli. Non ho
dubbi sul fatto che sia lui a scriverla, ma con tutto il lavoro di editore che
lo portava a non poter sceneggiare neanche più, Sergio Bonelli aveva davvero il tempo di poter scrivere mensilmente
la “POSTAAAAA!” o dava solo le direttive ed erano altri ad ampliarla per lui?
Sergio teneva moltissimo al contatto con il
pubblico e se a volte gli capitava di delegare una risposta era soltanto perché
impegnato in un viaggio o impossibilitato per qualche motivo a scrivere
personalmente (perlopiù a mano, facendo poi ribattere a una dattilografa). Non
so come andassero le cose prima del 2001, anno in cui ho cominciato a lavorare
stabilmente in redazione, ma posso testimoniare di come sia stato coinvolto io
nella gestione della rubrica “Postaaa!” (con tre “a”). Una volta al mese andavo
nel suo ufficio, in fondo al corridoio, leggevamo insieme le missive dei
lettori o mi spiegava quale argomento avrebbe voluto trattare, quindi mi
dettava i punti salienti della rubrica, argomentando dettagliatamente. Sulla
base degli appunti presi io mettevo in bella un testo che tornavo a fargli
leggere: lui correggeva a pena, cancellando frasi e aggiungendone altre o
sostituendo alcune parole. Si arrivava così a una versione definitiva.
5 – Caro
Moreno, so di chiederti molto ad andare a riprendere in mano, anche solo
mentalmente, una storia lunga e complessa come quella della prima apparizione
del Tessitore, ma vorrei soffermarmi su un fatto decisamente anomalo. Ad un
certo punto della trama viene detto esplicitamente che due gruppi di uomini
sono stati inviati in luoghi diversi con compiti misteriosi, ma di essi non ne
abbiamo poi saputo più niente. Sul fatto che in giro potessero esserci ancora
complici del Tessitore dopo la sua fuga, non c’erano dubbi, ma che Zagor non
avesse perlomeno deciso di approfondire la questione, invece di lasciar perdere
il tutto come è evidentemente successo, e puntando sulla rilettura avvenuta per
far tornare, nel 2003, questo villain,
pensi che ci sia stato un errore od un lapsus
da parte dello sceneggiatore o forse non erano stati considerati come
importanti elementi della storia da poterne buttare giù qualche pagina o
qualche vignetta sul loro conto?
Fermo restando che errori o lapsus degli sceneggiatori sono non solo
possibili ma anche probabili, a partire da me, in realtà niente ci dice che
Zagor non abbia lasciato indagare sui complici del Tessitore le stesse autorità
che lo avevano coinvolto nella missione, e cioè i servizi segreti britannici e
americani. Mi rendo conto che avrei potuto essere io, scrivendo “La trama del
ragno”, a dare questa spiegazione, tuttavia la mia storia del 2003 aveva per
oggetto più il ritorno di Mortimer che quello del Tessitore.
6 – Caro
Moreno, è cosa nota per alcuni, forse meno nota per altri che, a seguito di un’intervista,
l’autore Cesare Melloncelli ha
tenuto nel cassetto per anni, mandandola avanti saltuariamente, una storia di
Zagor che, però, sta appunto mandando avanti solo come un piacere. Non l’ha
mai, evidentemente, proposta a Sergio
Bonelli e probabilmente mai la proporrà ma credo che, insieme a lei, pur se
in un numero molto meno ampio di storie, sia riuscito a dare grande risalto al
ruolo comico di Cico. Dovesse averne l’opportunità, magari anche grazie a questo
blog, di fare una richiesta o una proposta per poter visionare questo suo
plico, la cosa la potrebbe allettare, pur essendo lo staff di Zagor
praticamente al completo?
L’intervista a Cesare
Melloncelli a cui fa riferimento la domanda è del dicembre 2017
https://www.giornalepop.it/intervista-a-melloncelli-su-cico-e-zagor/
A tutt’oggi non ho avuto niente da
esaminare da parte sua. Se lo storico autore, a cui Zagor deve molto, si farà
avanti, non mancherò di tenere la sua proposta nella dovuta considerazione.
7 – Dal 2016 sulle copertine della serie regolare
disegnate da Piccinelli (tutte
quindi) non si è mai visto Cico. È solo un caso? Saluti da Armando.
Cominciamo col dire che neppure Gallieno Ferri metteva Cico in copertina troppo spesso. Ne ricordo
una decina in cinquant’anni. Proseguiamo facendo notare che comunque Piccinelli ha messo Cico sulla
copertine del Magazine del sessantennale zagoriano. Concludiamo segnalando un
Cico di Piccinelli sulla copertina
dello Zenith dell’ottobre 2023 e nel novembre successivo (addirittura in due
albi di seguito). Direi che abbia superato la media di Ferri.
8 – Caro
Moreno, la storia “Il villaggio del mistero” - “Oscure presenze”, nel bel mezzo
della prima lunga rincorsa di Zagor contro Richter, è ambientata fra i Cajun.
Per l’ambientazione, era logico pensare che fosse una tappa, seppur provvisoria,
del viaggio di Zagor. Però c’è sempre quella sensazione di filler, di
divagamento che l’ha sempre attanagliata. Io l’ho presa, ai tempi, come una
boccata d’aria prima di reimmergermi nell’azione delle storie più lunghe di
quel ciclo. Ricordo che la storia successiva venne addirittura terminata mentre
la prima puntata già stavano uscendo in edicola. È stata quindi immessa come
tappabuchi o era stata programmata per quella posizione lì già dall’inizio?
Avrebbe forse dovuto far parte di una storia extra a parte, magari allungata?
Mi stai costringendo, ma non te ne faccio una colpa, a ritornare con
i ricordi a qualcosa di accaduto venti anni fa, dato che “Il villaggio del
mistero” è del 2004. Non mi viene in mente nulla di particolare riguardo al
fatto che quella storia sia stata progettata per una destinazione diversa
rispetto a quella che le venne data. Ho
controllato anche la scheda contenuta nel mio libro “Io e Zagor”, ma non c’è
nessuna annotazione che faccia supporre a spostamenti o allungamenti in corso
d’opera. Ora, il racconto si colloca molto distante da Darkwood, nella terra
dei Cajun. E’ perfettamente inserito in un viaggio che porterà Zagor fino in
Messico e oltre. Tutto lascia supporre che fosse stato programmato proprio come
tappa di una trasferta e sia stata pubblicata esattamente quando si era deciso
che dovesse uscire.
9 – Caro
Moreno, sono convinto che ogni autore faccia storia a sé. Per questo ognuno
possiede i propri metodi. Ricordo, per esempio, che Alfredo Castelli lasciava spesso e volentieri incompiute, o ancora
meglio non spiegate alla perfezione, le proprie storie, in particolare i finali
delle stesse. Posso portare ad esempio il Tessitore, Smirnoff, la Minaccia
Verde. Era come leggere una storia e ad un certo punto vederne la conclusione
in maniera affrettata, anticlimatica. Capisco come lei possa essere tacciato
del contrario, ovvero del tanto vociferato spiegazionismo, ma credo che, almeno
al tempo, nonostante sicuri interventi redazionali, non fosse dato un occhio
veramente clinico al “realismo” ed alla consequenzialità della trama. Cosa ne
pensa?
Penso che ogni autore abbia il suo stile e il proprio modus
operandi, e che ci sia anche chi trova intrigante proporre storie che lasciano
i finali aperti o punti in sospeso destinati a venire spiegati in seguito. Io
personalmente ritengo che le porte rimaste aperte provochino fastidiosi
spifferi, perciò cerco di chiudere per bene tutti i possibili spiragli
(pazienza per chi ritiene questo mio atteggiamento “spiegazionistico”). Penso
anche che in passato il fumetto seriale e popolare abbia dovuto fare i conti
con staff più ridotti degli attuali, con programmazioni meno solide e con
minori scorte, e che si sia dovuto in varie occasioni lavorare di corsa per
uscire in tempo e rispettare le date di uscita, così come certi autori
impegnati su più fronti si siano visti costretti a consegne più frettolose del
solito, rinfrancati dalla convinzione che il pubblico di una volta era più
disposto ad accettare storie anche meno convincenti di altre, se la qualità
media si manteneva comunque dignitosa. Oggi non solo il pubblico non perdona
niente (e ha tutto il diritto di farlo, naturalmente) ma anche l’organizzazione
delle Case editrici è strutturata in modo che il prodotto sia mediamente più
curato (anche se potrebbe esserci chi sostiene che ai bei tempi che furono non
c’erano refusi).
10 – Caro
Moreno, nella storia “La prova del fuoco” (della quale hai ben saputo
riprendere i fili nel secondo Zagorone) appaiono i disegni di Giancarlo Tenenti. Non eri in
redazione, in quel lontano tempo, ma che tu sappia Tenenti avrebbe dovuto ultimare la storia da solo oppure avrebbe
dovuto, come poi è effettivamente successo, dare semplicemente una mano al
disegnatore abituale, in questo caso Gallieno
Ferri?
Non ne so nulla, sinceramente. Posso solo rimandare a ciò che su Tenenti dice Maurizio Dotti (che fu suo allievo) nell’intervista pubblicata in
apertura del suo Texone, “Per l’onore del Texas”, aggiungendo che mai Ferri mi ha parlato di aver dovuto
sostituire Tenenti per un suo
improvviso abbandono di una storia. E’ probabile che Sergio abbia semplicemente voluto velocizzare Gallieno affiancandolo in alcune tavole, per esigenze di consegna
in tipografia.
11 – Buonasera caro Moreno, mi chiamo Attilio e sono di Ferrara. Ti
scrivo perché vorrei chiarire una cosa riguardante Decio Canzio, che si potrebbe definire il tuo mentore e quello di
tanti tuoi altri colleghi alla Bonelli. Canzio
ha scritto alcune storie di Zagor, del Piccolo Ranger, anche di Tex, ma non è
stato, secondo me, capace di eguagliare Nolitta
(cosa impossibile anche oggi) e tanti altri autori, rimanendo nelle retrovie e
non essendo stato quasi mai classificato come scrittore di punta. Aveva altri
ruoli, ha curato molte collane, ma prendendo proprio Zagor nell’esempio, non ha
lasciato a mio giudizio una traccia memorabile. Cosa distingueva una sua
sceneggiatura da quella di un Nolitta,
di un Gianluigi Bonelli, di un Alfredo Castelli tanto da renderla sì
piacevole ma non memorabile come quelle altrui?
Immagino che ogni sceneggiatore abbia personaggi che meglio di altri
rientrano nelle proprie corde, non tutti (io per primo) sono ugualmente abili
in ogni situazione. Anch’io preferisco Decio
Canzio sceneggiatore del Piccolo Ranger o di Tex piuttosto che di Zagor,
essendo altresì convinto che le sue cose migliori siano state pubblicate sulla
collana “Un uomo un’avventura”. Va detto che Decio venne coinvolto nella scrittura dello Spirito con la Scure
(ma anche di Tex) per sopperire alle difficoltà della serie in cerca di un
nuovo staff di sceneggiatori, addirittura dovendo proseguire, come nel caso di
“Pericolo Biondo”, storie lasciate a metà da Sergio Bonelli, occupato a gestire altre questioni.
12 – Caro
Moreno, risulta evidente la lettura differente dal punto di vista di un bambino
e dal punto di vista di un adulto. Ad essere bambini si accetta un po’ tutto,
da grandi si diventa molto più pignoli e più attenti al dettaglio. Ma se una
storia è bella, rimane bella in ogni caso, ed una inguardabile rimane
inguardabile in ogni fase della vita. Zagor è un fumetto per tutti, grandi e
piccoli, ma non risulta un po’ troppo spesso essere utilizzato per metterci un
po’ tutto, con storie ai limiti dell’impossibile, irrealistiche, fuori dagli
schemi?
Mi pare che si sia trattato di una precisa e lungimirante scelta di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, fin dall’inizio della
serie, da lui creata e indirizzata proprio ai ragazzi, per giocare con la
voglia di sogno e di meraviglia rimasta nei ragazzi poi cresciuti. Lo dice lui
stesso in molte interviste, concordano su questi i critici che hanno scritto
saggi su Zagor. Se non si vogliono storie al limite dell’impossibile si devono
leggere fumetti più realistici, tipo Ken Parker. Lo Spirito con la Scure è già
impossibile quando vola tra i rami degli alberi e lancia la scure. Farne un
personaggio realistico significherebbe trasformarlo in un altro.
13 – Caro
Moreno, quali pensi che siano, compreso te stesso, gli sceneggiatori e i
disegnatori zagoriani che hanno saputo utilizzare meglio Cico e le sue gag? Ti
chiedo cinque nomi (sia degli uni che degli altri), e di questi cinque, se
possibile, e secondo la tua opinione, il miglior segmento comico per ognuno di
essi, in oltre sessant’anni di carriera.
E’ sempre difficile stilare classifiche di questo genere,
soprattutto se sono chiamato a posizionare anche me stesso. Però, dato che mi
viene chiesto con gentilezza, starò al gioco (perché di gioco si tratta). Gli
sceneggiatori che, secondo me, hanno saputo scrivere le migliori gag di Cico
sono, nell’ordine: 1) Guido Nolitta;
2) Moreno Burattini; 3) Tito Faraci; 4) Alfredo Castelli; 5) Tiziano
Sclavi. I disegnatori più efficaci nel realizzare Cico sono (sempre per
gioco e secondo me): 1) Gallieno Ferri;
2) Marco Verni; 3) Franco Donatelli; 4) Francesco Gamba; 5) Raffaele Della Monica. Circa il
segmento comico, secondo me chi ha un talento umoristico ce l’ha da quando
nasce a quando saluta il mondo sorridendo.
14 – Caro
Moreno, ho saputo che il nuovo incontro tra Zagor e Tex Willer avverrà a
Darkwood. È vero? Se è così, non è il contrario dei “Darkwood Novels” dove
apprendiamo che le tribù indiane furono espulse dal Darkwood e che Zagor se ne
andò una decina di anni prima?
Ci sarà un terzo incontro tra Zagor e Tex Willer in cui tutto sarà
spiegato.
15 – Caro
Moreno, riprendendo una risposta data a proposito dei Color e dei
personaggi-comprimari apparsi insieme a Zagor in queste uscite speciali,
vediamo se riesco a farmi capire, qual è il livello di co-protagonisti al quale
il Color può aspirare? Nel senso, ci sono stati passati raccontati e storie con
comprimari che niente hanno a che fare col loro passato, ma quali sono i tipi
di personaggi che possono ambire ad un ruolo attivo per la maggior parte
dell'albo? Un Fishleg, un "Guitar" Jim, un Rochas ed un Doc, ma
perché Scarlett? Essendo imparentata con La Plume e per dare un seguito alla
seconda storia basata su Ol Undas, sicuramente, ma allora possono apparire
personaggi minori che però hanno fatto più apparizioni della ragazza dai
capelli rossi oppure hanno lasciato più nel segno. Per cui qual è la giusta
consistenza di un personaggio per rendere quest'ultimo protagonista di una
storia colorata al fianco dello Spirito con la Scure?
Sicuramente Scarlet è un personaggio con un curriculum meno vistoso
rispetto a Fishleg o a “Guitar” Jim, ma anche rispetto ad altre figure
femminili come Gambit o Virginia (a cui è stato dedicato l’ultimo Color). Però,
anche “Guedé” Danseur è stato riportato alla ribalta dal recente Color estivo,
eppure era solo alla sua terza apparizione, esattamente come Scarlet, che prima
di vedersi dedicare un albo a colori era apparsa soltanto due volte. E’
evidente, comunque, che se il Color con La Plume era congegnato in modo da
prevedere un ritorno, non volendo fare il bis con il Barone era necessario che
lui passasse il testimone nel sequel in cui la storia di Ol Undas trova la sua conclusione.
Ed è ovvio che il fatto stesso di comparire in un Color aggiunge spessore a un
personaggio.
16 – Caro
Moreno, Fabio D'Agata ha
ufficialmente annunciato di avere iniziate a disegnare un’avventura di Zagor.
Dalla foto postata, chissà se per il suddetto lavoro oppure per semplice svago,
appare l’albo “L’ombra del faraone”. La domanda è se stia lavorando al sequel
di quella storia, quella del demone in bottiglia, oppure se sia stata ripresa
per avere modo di occuparsi del ritorno di Oldbones e di una storia legata agli
antichi egizi ma slegata dalle precedenti avventure, le quali potrebbero
comunque venire citate durante il corso degli avvenimenti?
Per il momento il buon Fabio
lavora a una storia breve (quaranta tavole) che nulla ha a che vedere con
Oldbones e “L’ombra del faraone”.
17 – Caro
Moreno, io capisco voler spiegare di tutto e di più. Creare un seguito e volere
approfondire le cose non dette. Atlantide ha “creato” Ol Undas ma nel Color
Zagor “La nave volante” è stata definitivamente distrutta. Non con questa i marchingegni
utilizzati dall’inviato di Altrove e lasciati tra le rovine. È stato affermato
che non ci sarà un terzo seguito di Ol Undas ma ci sono tre consistenti domande
alle quali la storia, a parer mio, non ha dato risposta per il numero di pagine
utilizzate. Eva Dunkopf si trova attualmente in un carcere femminile ed è stata
usata come pretesto per riportare i nostri eroi ad Ol Undas nel Color Zagor di
Agosto 2020 ma è viva e da un carcere si può sempre scappare, facendo anche
conoscenza con altre agguerrite detenute, quindi da una parte potrebbe tornare
alla carica semplicemente per volersi vendicare di Zagor e compagnia, o no? Quando
sono scesi fra gli umani, gli scimmioni sono poi tornati ad Ol Undas ma vista l’intelligenza
di Serkis non credo proprio che non abbia pensato a lasciare qualche esemplare
del suo esercito a terra, magari più intelligente degli altri, pronto a
ricreare o quantomeno a dare una progenie a questo popolo scimmiesco, o
sbaglio? Infine, come citato sopra, la base di Altrove ha scovato i
marchingegni utilizzati dal loro inviato per captare segnali magnetici ed
elettrici. A questo proposito, cosa ne potrebbero mai fare?
Sono del parere che su Ul Ondas si sia esaurito tutto ciò che c’era
da dire, ma Eva resta un personaggio da sfruttare. Così come la base di Altrove
potrebbe essere senza dubbio interessata ai marchingegni atlantidei (già
studiati da Hellingen quando era uno scienziato della Base). Quanto a Serkis e
ai suoi piani B, lasciamo meditare gli sceneggiatori.
18 – Caro
Moreno, mi sono sempre chiesto, come sospetto che molti lettori abbiano fatto,
se Cico abbia mai avuto una ragazza o sia stato in qualche modo intimo con una
donna?
Il secondo incontro fra Zagor e Tex Willer ha tolto ogni dubbio in
proposito.
19 – Caro
Moreno, a parte l’inglese, quali altre lingue e dialetti indiani parla Zagor?
Immagino che possa conoscere qualche parola
di spagnolo e francese. La prima lingua, per via della vicinanza con il Canada,
la seconda per la compagnia di Cico e i vari viaggi in Messico e in Sud
America.
20 – Caro
Moreno, dopo tutte queste domande che sono pervenute, hai deciso di continuare
a rispondere ad esse. Ti domando, però, cosa hanno portato queste domande alla
tua persona? Hanno dimostrato quanta passione esiste ancora nei lettori di
Zagor? Nel totale, credi che ti siano stati dati suggerimenti utili oppure
richieste fattibili per la collana?
Queste domande mi fanno capire quanta
importanza abbia il mio lavoro nella vita di tante persone. Non solo per ciò
che mi si scrive, mi si dice, mi si critica, mi si loda, ma perché non si
esauriscono mai, e questo è bellissimo.