Il
tredicesimo (e ULTIMO) numero in edicola oggi contiene la conclusione della storia di
Zagor sull’isola di Sha-ka-Lah, nonché la storia completa “La danza degli spiriti” (Zagor Special n. 23 – marzo 2011).
LA LUNA DEGLI SCHELETRI
Giunto a Spokane in cerca di un dottore per
condurlo a curare un indiano Naskapi ferito, Zagor non perde l’occasione per
dare una bella strigliata a Mulligan e Doyle, due lavoranti al soldo del
potente allevatore Garreth, che hanno aggredito due pellerossa della tribù dei
Nipmuc, Huskay e sua figlia Ahlita, fuori dal trading post di “Pancia Grossa”
Colan.
Mulligan e Doyle, usciti di prigione,
intendono vendicarsi di Zagor, ma prima che possano fare alcunché vengono
circondati da una nebbia innaturale da cui sbucano delle figure scheletriche;
Zagor ritrova i cadaveri dei due con accanto un monile di fattura Nipmuc e
pertanto si reca al villaggio indiano per far luce sull’accaduto.
Gli indiani raccontano a Zagor che qualche
tempo prima quattro misteriosi assassini avevano massacrato una famiglia Nipmuc
e lo sciamano Tawak durante un funerale nella Radura dei Sakem e poi avevano
depredato i preziosi ornamenti custoditi in una grotta sacra. Ora la Luna degli
Scheletri è alta nel cielo e i Demoni dell’Abisso sono scaturiti dalla nebbia
per punire due dei colpevoli (Mulligan e Doyle) e nelle notti successive
completeranno l’opera, sterminando tutti i responsabili.
Dopo una serie di vicissitudini, Zagor
ottiene una piena confessione dal vecchio
Cappello
Grigio, un Nipmuc scacciato dalla tribù che vive di elemosine:
egli aveva rubato un monile dalla grotta sacra per rivenderlo al commerciante Colan; questi aveva
rivelato la cosa a Mulligan, Doyle e ai loro sodali Rascal e
Clayton, i quali – saputa l’ubicazione della grotta da Cappello Grigio –
avevano poi compiuto il massacro.
Sulle tracce di Rascal e Clayton, Zagor ha
occasione di salvare dalla fiamme (a cui questi li avevano condannati) mister
Garreth e suo figlio. I due banditi fuggiaschi vanno incontro al loro destino,
trafitti dalle frecce e dalle lance degli spettri vendicatori; Cappello Grigio
muore di paura dopo aver visto lo spirito di Tawak materializzarsi; anche “Pancia
Grossa” Colan, tempo dopo, andrà incontro al suo destino in una notte di luna
piena...
Storia molto
articolata di Jacopo Rauch, con
tanti personaggi e tante sottotrame più o meno connesse tra di loro, che cerca
di fondere un’ambientazione tipicamente western con il genere horror (probabile
ispirazione potrebbe essere il film Fog
di John Carpenter del 1980 o il suo remake del 2005).
L’idea
della vendetta compiuta da esseri ultraterreni non è certo una novità, tuttavia
l’autore senese gioca bene le sue carte e crea una storia non priva di
piacevoli sequenze. La sceneggiatura cattura il lettore nel susseguirsi degli
eventi e non annoia mai, con i suoi dialoghi sempre frizzanti.
Lo
Zagor di Rauch si conferma un eroe
determinato, dall’ottimo intuito e molto abile nella strategia. Anche a Cico
viene dato il giusto spazio e lo sceneggiatore dimostra di saperlo gestire
bene, sempre funzionale alla trama.
La storia si
segnala, inoltre, come prima prova di Oliviero
Gramaccioni ai disegni. L’artista romano, proveniente dalla scuderia di
Mister No, offre una buona prova professionale. Il suo
stile molto particolare può risultare ostico ai “puristi” zagoriani, ma rende molto bene l’atmosfera cupa del
racconto. I tratti di Zagor e Cico sono abbastanza lontani dal “canone” ma non per
questo meno apprezzabili; forse in alcune vignette, soprattutto quelle con i
personaggi inquadrati in campo lungo, si nota poca precisione, ma nel complesso
il suo lavoro è dignitoso.
LA DANZA DEGLI SPIRITI
I Wapekute, indiani appartenenti al gruppo
Dakota capeggiati da Nashack, si stanziano a Darkwood e iniziano a far
prigionieri coloni e pionieri bianchi. Zagor
e Cico si mettono in marcia verso il villaggio
di Nashack temendo che il comportamento dei Wapekute scateni la reazione
dell’esercito facendo andare di mezzo anche l’incolpevole tribù degli Oneida.
Durante il viaggio, Zagor ha occasione di
salvare dalle mani di un trafficante di whisky Molly Graw, una donna dal
carattere indomito, disposta a tutto pur di ritrovare il marito Josh rapito dai
Wapekute.
Dopo varie vicende, Ryan rapisce Cico e
Molly e li consegna a Nashack, nel cui accampamento si sta per svolgere una
cerimonia sacra chiamata “la danza degli spiriti”. Zagor fa una delle sue
spettacolari entrate in scena e nessuno può nuocergli perché le consuetudini
della cerimonia impediscono di versare il sangue di un avversario a meno che
non sia lui a farlo per primo.
Quando Molly viene a sapere che il marito
Josh è morto durante un tentativo di fuga, impazzisce per il dolore e ferisce
Nashack con un coltello. Zagor agevola fa fuga di Cico e Molly e rimane a
combattere con i Wapekute. Molly però torna sui suoi passi e con una pistola
cerca ancora di uccidere Nashack. Questi legge la follia negli occhi della
donna e le racconta come il marito sia morto da valoroso lottando con lui in
combattimento; Molly spara al capo indiano ma Zagor gli salva la vita. Molly,
allora, confessa che il suo unico scopo era quello di ricongiungersi a Josh;
poiché questi è morto, prima cha Zagor possa fermarla, si punta la pistola al
petto e si uccide!
Nashack,
colpito dal gesto della donna, le consente di riposare accanto al marito nel
cimitero dei Wapekute; poi si congeda da Zagor promettendo che smetterà di rapire i bianchi e di compiere
scorrerie... ma che in futuro tornerà a cercarlo per ucciderlo!
Lo
sceneggiatore di questa storia è il magentino Mirko Perniola, che prima di questo Speciale aveva esordito su
Zagor con il Maxi n. 10 Corsa mortale
(del luglio 2008), seguito dall’Almanacco dell’Avventura 2011 Il dottor Knox (settembre 2010).
Storia realistica,
di grande maturità e “modernità”, ricca di momenti toccanti, con personaggi non
convenzionali e ben caratterizzati, verosimili nelle loro
vicende, primi fra tutti la tragica e sfortunata Molly Graw ed il fiero Nashack.
Il fulcro della storia sono proprio i personaggi, prigionieri
del ruolo che il destino ha riservato loro. Prigioniera del proprio amore e di
un doloroso passato é Molly Graw.
Quando gli indiani le portano via anche il marito Josh, ella si aggrappa alla speranza con folle determinazione e
cerca di precedere, invano, il crudele destino. A sua volta, il marito vuole
tornare a tutti i costi dalla moglie che ama, ma sulla sua strada trova
Nashack, un feroce guerriero
schiavo delle regole del suo mondo e prigioniero del proprio orgoglio. Né
Nashack né Molly sono del tutto buoni o cattivi, ma entrambi vedono il mondo dalla loro esclusiva prospettiva: nessuno
dei due riesce ad uscire dal proprio ruolo, a sfuggire al proprio destino e
alla regole del mondo che si sono costruiti.
Quando tutto è perduto, Molly non ha il coraggio di affrontare
ancora la vita. Ci ha provato ed ha perso: l’unica via di fuga al dolore è la
propria morte. La caduta nella follia della donna è silenziosa e del
tutto inaspettata, ed il sorprendente finale è la logica conseguenza del
precipitare degli eventi, al di là della portata dello stesso Zagor.
Una fine
tragica ma inevitabile, che corona una storia davvero bella.
Buoni i disegni di Marcello
Mangiantini. Oltre a variare molto le fisionomie, è molto bravo nella
ricostruzione degli ambienti e nella realizzazione degli abiti dei personaggi.
Fa un buon lavoro anche su Cico, che in alcune vignette ha un’ottima
espressività, mentre la nota dolente rimane il volto di Zagor, decisamente un
po’ troppo giovanile. Forse abbandonando la fisionomia “ferriana” dell’eroe e
rappresentandolo a modo suo potrebbe rimediare all’unico difetto presente nelle
tavole.
Nel 2010 sul Forum SCLS lo sceneggiatore Mirko Perniola rivelò che la data di uscita di questa storia era
stata rinviata perché “per come stava
uscendo bene, insieme a Moreno abbiamo deciso di allungarla portandola da 94 a 160 pagine, in modo da
farci uno speciale... e devo dire che, per il momento, sono molto contento che
sia stata presa questa decisione, così la storia risulta indiscutibilmente più
intrigante avendo avuto più spazio per dar vita ai personaggi!
La storia era già
disegnata, ed è stata davvero dura riuscire a trasformare il tutto! Però per me
scrivere una storia è come scolpire una statua... Inizialmente hai il tuo
blocco di pietra grezza, che è il soggetto, che ha enormi potenzialità e
possibilità; allora andando a togliere "i pezzi in più" o scene poco
interessanti, come ad es. Zagor che fa domande infruttuose durante un’indagine,
mi avvicino sempre più alla forma finale, che comprende i fatti più
interessanti e intriganti. Di solito, a trattamento e découpage finiti per
intero, mi ritrovo ad aver sforato di diverse tavole, allora a malincuore devo
tagliare delle scene che avrei voluto raccontare, ma per le quali non c’è
spazio.
Giocoforza, se mi viene
chiesto di aggiungere ad una sceneggiatura finita, torno indietro e riattacco i
pezzi precedentemente scalpellati via... il difficile sta nel rendere il tutto
davvero omogeneo così che il ritmo di lettura non venga spezzato.
Stavolta si trattava di aggiungere 66 tavole,
due terzi in più rispetto a quelle che già c’erano! Perciò, dopo un primo momento
di panico, mi sono organizzato riattaccando inizialmente i pezzi scritti in
passato ma eliminati per motivi di spazio, poi ho aggiunto alcuni elementi che
nella versione iniziale non erano neppure stati immaginati (vi sfido a trovarli
durante la lettura!), Questo però mi ha costretto a dover effettuare un lungo e
complesso lavoro di rimontaggio spezzando anche le tavole già realizzate, per
fare in modo che tutto si incastrasse bene senza che si vedessero strappi o
cuciture e, cosa più importante, senza costringere il buon Mangiantini a dover
buttare delle vignette già realizzate!
Insomma è stata un’esperienza
complessa ma che sono contento di aver fatto, dati i risultati!”.
Alla domanda di un forumista, che osservava come da un
personaggio come Molly Graw si sarebbe aspettato una donna alla Kill Bill, fredda nella ricerca del
marito, magari una donna alla Anna Magnani in Roma città aperta, mentre aveva trovato la donna del tutto pazza e
penosa, che guarda solo al suo obiettivo di ritrovare il marito, Perniola rispondeva:
“La risposta, in realtà, è
nell’albo! Pagina 77, vignetta 4.
Molly: "Quel giorno a
me hanno strappato l’anima".
Infatti, il titolo di
lavorazione di quest’albo era L’anima strappata
(che a me piaceva molto di più di quello trovato sull’albo...).
Insomma, la Sposa e la
Pina avevano trovato dei motivi per vivere, mentre a Molly era rimasta solo un’idea
che non voleva neppure considerare (come ammette alla fine).
Perciò, più che pazza e
penosa, che sono termini di chi ritiene la propria posizione di superiorità
rispetto all’oggetto del commento, parlerei piuttosto di triste e comprensibile
disperazione.
Molly ha avuto il coraggio
di uccidere e di rischiare la vita, ma non ha trovato il coraggio di vivere
senza amore... è davvero una pazzia?
Basta saper amare davvero
per trovare la risposta”.