Dal Vocabolario Treccani: “Versaccio /ver’satʃ:o/ s. m. [pegg. di verso²]. - [deformazione volontaria del volto o altro gesto rivolto ad altri in segno di disprezzo o derisione: fare versacci all'insegnante] ≈ (fam.) boccaccia, (fam.) linguaccia, smorfia, verso, [sarcastico, cattivo] ghigno, [derisorio] sberleffo”.
Se durante la vostra giornata avete un poco di tempo a disposizione e volete passare qualche minuto di divertimento e relax leggendo qualcosa che, però, in taluni casi abbia anche l’occasione di farvi riflettere, allora non avete che da prendere in mano “Versacci – 365 epigrammi” l’ultimo libro di Moreno Burattini.
Edito da Cut Up Publishing in una elegante edizione cartonata di pregio, con una copertina disegnata da Oscar Scalco e con all’interno illustrazioni di James Hogg, non contiene in realtà (o per lo meno, non solo) dei versacci così come definiti dal vocabolario di cui sopra.
Questo è innanzitutto un libro di epigrammi.
L’epigramma è un breve componimento poetico che si esaurisce in pochi versi pungenti, per lo più ironici o satirici, con cui si cerca di indurre il lettore al riso ma anche alla riflessione.
È proprio questa la forma espressiva scelta da Moreno Burattini, che tutti noi zagoriani ben conosciamo, per continuare a dar sfogo alla sua vena caustica, ironica e poetica al tempo stesso, espressa attraverso testi folgoranti nella loro brevità.
I temi affrontati sono moderni e contemporanei, ma in fondo la fonte di ispirazione è sempre quella di Callimaco e di Marziale: la condizione umana osservata nel suo dipanarsi nella vita quotidiana.
Se la qualità di questi versi non pretende di competere con i classici greci e latini, un paragone con i poeti estemporanei popolari e illetterati (di ogni epoca) ci può stare.
Del resto, le rime di Burattini nascono proprio come estemporanee, per dar vita a una sfida fatta con se stesso: pubblicare su Twitter un epigramma al giorno per un anno di fila. E questa sfida è stata vinta dall’autore tra il maggio 2020 e il maggio 2021: dunque, 365 epigrammi in fila.
Perché, ci si potrebbe domandare, proprio epigrammi e non, per esempio, sonetti o ottave?
La risposta è semplice: perché le regole di Twitter impongono un massimo di 280 caratteri per ogni messaggio, quindi anche i componimenti burattiniani non dovevano superare quella lunghezza. L’epigramma, per sua natura, è caratterizzato dalla brevità e dall’incisività. In più, volendo Moreno dilettare se stesso e dilettare i suoi lettori con rime per lo più argute e facete, dedicarsi a questo genere poetico è stata per lui una scelta inevitabile.
Come ha spiegato l’autore in uno dei suoi blog, la scrittura dei Versacci è sempre stata più o meno improvvisata: la sera, prima di dormire, cercava di comporre l’epigramma del giorno, sperando di indovinare subito l’argomento, le rime, il tipo di verso (senario, settenario, ottonario, novenario, decasillabo, endecasillabo, dodecasillabo…) e la ritmica degli accenti. Qualche volta il parto si rivelava felice, in altri casi la composizione nasceva zoppicante. In ogni caso, si è sempre trattato di versi estemporanei, e di questo devono tener conto gli esegeti che volessero contestare la correttezza metrica di questo o quell’epigramma.
I temi trattati sono i più disparati, ma ve ne sono alcuni che ricorrono più di altri: gli animali, l’alimentazione/dieta, i libri, l’amore e la morte. Il “tono” è soprattutto umoristico, arguto, goliardico, ma spesse volte il lettore è portato anche a riflettere e ragionare… magari anche solo per dissentire dal pensiero espresso dall’autore in quel determinato epigramma!
La pubblicazione contiene anche una parodia dell’Eneide, intitolata Eneode, un poema epico e divertente composto da venti canti in endecasillabi, già contenuta nel suo precedente libro Facezie, ma qui corredata dalle illustrazioni di James Hogg.
Per darvi l’idea di quali tipi di componimenti troverete nel libro, ve ne propongo tre, scelti tra quelli (moltissimi) che più ho apprezzato:
Un posto nel mondo
Una cosa nella vita
la si deve proprio fare,
in discesa o in salita,
ed è quella di viaggiare
in continuo girotondo,
stando a zonzo per il mondo.
Ma un posto devi avere,
dopo aver spaziato intorno,
dove metterti a sedere,
dove a casa a far ritorno.
Persone che lasciano il segno
Ci sono per tutti, nella vita,
persone che hanno lasciato il segno,
appoggiandoci sopra le dita
o facendoci dentro un disegno.
Sono quegli scrittori che più
hai amato e continui ad amare
i cui libri stampati anche tu
hai nel cuore e ti sanno parlare.
L’invenzione più perfetta
Non si guasta mai con niente
non consuma la corrente
invenzione più perfetta
mai fu fatta e benedetta
sia per sempre la memoria
(che il Signore l’abbia in gloria)
del grand’uom, grande intelletto
che per primo inventò il letto.
Qui sotto, invece, trovate i link al mio canale Youtube dove ho caricato due brevi clip da me registrate nelle quali Moreno Burattini legge altri due dei suoi “Versacci”:
Concludo con una curiosità che forse tutti non sanno: se l’acquirente del libro chiede una dedica all’autore sulla propria copia, questi sarà ben lieto di accontentarlo e lo farà… in rima!
Questa è la mia dedica: