Trentaquattresima puntata della rubrica
“A domanda… Moreno risponde”!
Innazitutto, come potrete leggere,
il dibattito “Stiletto sì, Stiletto no”
è lungi dall’essere esaurito…
Si parlerà anche di grandi autori come
Milo Manara e Paolo Eleuteri Serpieri,
di copertinisti e sceneggiatori,
di “nostalgia canaglia” e della collana Zagor Classic…
e naturalmente di tanto altro!
Ringraziamo Moreno Burattini
per la sua grande disponibilità.
1 – Caro Moreno, intendo scrivere il seguente discorso senza avercela personalmente con nessuno, ma portando alla ribalta un argomento passato decisamente sottotono, ovvero il ritorno di Stiletto. Ora, so che è un personaggio inventato e no, non sono un troll che vuole scherzare su questo fatto, ma nella saga zagoriana ce ne sono a bizzeffe di comprimari peggiori di lui. Non voglio essere l’avvocato difensore di nessuno, ma io che ho amato alla follia, a differenza di altri, quella storia, mi sono sentito rivoltare lo stomaco quando, anche attraverso altri blog linkati da lei, sono emerse opinioni che rappresentano la figura in questione come un totale idiota. Io sono dispiaciuto di questo, essendo tra l’altro una persona che vorrebbe rivedere tale personaggio, rendendogli merito, dopo essersi salvato, non si sa come, dalla distruzione dell’Isola delle Trenta Bare. Mi dispiace dover esprimere il mio rammarico su questo fatto, in quanto in questo periodo c’è poco da stare allegri per cose ben più importanti che di un semplice personaggio dei fumetti, ma ho voluto scrivere a lei ed in generale come Stiletto sia rimasto nel mio cuore e che, spero, lei o qualcun altro vorrà concedere ad egli l’onore di tornare sulla strada di Zagor e Cico. Detto ciò, sono felice di avere avuto l’opportunità di dichiararmi in disaccordo con la maggior parte degli zagoriani che lo prende in giro, tanto da chiederle di dargli la giusta considerazione. Da un lettore affezionato da molti anni alla saga, la saluto intuendo anche di poter essere cestinato perché fautore di polemica, ma voglio solo dichiarare di essere perennemente rammaricato.
A quanto pare Stiletto ha davvero i suoi fans, al pari di Supermike. Credevo che le richieste di un sui ritorno fossero frutto di scherzi, ma evidentemente non è così. Mi fa persino piacere, in realtà, perché dimostra che davvero non si può prevedere l’effetto che un personaggio può fare nel cuore dei lettori. E soprattutto, conferma la mia teoria secondo la quale i giudizi del pubblico sono imponderabili e variegati. Come ci sarà sempre chi disprezza qualunque cosa, ci sarà anche chi apprezza quel che si potrebbe pensare indifendibile. Prometto pertanto di rileggermi la storia in cui compare e studiare una possibilità di riutilizzo: potrebbe persino essere una bella sfida.
2 – Gentilissimo Moreno, grazie per la passione che metti nel tuo lavoro. Ci regali autentica emozione e avventura con le tue storie. Vorrei approfittare della tua disponibilità per una domanda: premesso che prediligo le storie fantasy e horror, non mi dispiacerebbe vedere una nuova lunga storia su di una grande rivolta a Darkwood con gli indiani sobillati da un vecchio nemico in cerca di vendetta (magari Mortimer, se davvero tornasse). L’idea sarebbe fattibile?
Direi che si tratta di un tema ricorrente. Perciò ricorrerà.
3 – Caro Moreno, ho notato che le donne sono parte integrante di Zagor. Pesce le disegna divinamente, ma credi possibile una collaborazione con Milo Manara che del genere femminile è un illustre esperto?
Se Milo Manara manifestasse interesse e disponibilità, non potrei che esserne entusiasta, da antico suo ammiratore qual sono. Del resto, con “L’estate indiana” ha dimostrato di essere in sintonia con le atmosfere zagoriane, così come con “Quattro dita” si era già sbizzarrito con gli scenari western. Lasciando perdere un eventuale (e non indifferente) problema budget, l’altra vera questione, casomai, è che le storie zagoriane solitamente sono lunghe, bisognerebbe studiare una formula e un formato ad hoc.
4 – Caro Moreno, sarei interessato a sapere come proseguirà la testata Classic Zagor. Ci sarà possibilità di vederla quindicinale, o resterà (come io mi auguro) mensile? E si fermerà alle storie a strisce, o fino a che venderà? Inoltre, sarei molto curioso di sapere qual è la tua storia preferita nei primi albi di Zagor, diciamo i primi 30. Grazie e buon lavoro.
Fermo restando che decidono i direttori, di solito una testata continua finché è sorretta da un sufficiente numero di acquirenti. Riuscire a raggiungere “Il re delle aquile” (l’ultima storia uscita nel formato a striscia) sarebbe un bel risultato, considerando che ne siamo ben lontani. Zagor Classic ha dovuto fare i conti con il lungo periodo di rodaggio del personaggio, quello precedente all’avvento di Hellingen: in pratica il personaggio comincia adesso a entrare nel suo periodo migliore. Se c’è chi non conosce bene l’eroe di Darkwood e cerca uno “starting point” per cominciare a seguirlo, potrebbe benissimo affiancare alle storie inedite della serie regolare quelle attualmente in corso di ristampa proprio sul Classic. Suggeritelo agli amici, andremo incontro a storie sempre più belle. Tra i primi trenta albi Zenith dedicati allo Spirito con la Scure, confesso la mia preferenza (per testi e per disegni) proprio per il trentesimo, “La preda umana”, dove si conclude la storia del cacciatore di uomini e comincia quella del Lupi Neri (due storie tra quelle che più amo). Questo perché mi pare che proprio con “Guerra!” cominci il periodo migliore, con Ferri e Nolitta che hanno portato il loro eroe alla perfetta maturità.
5 – Ciao Moreno, essendo un tuo seguace/follower su Facebook, mi cadde l’occhio tempo fa su una proposta fatta da te, accettata dalla Casa Editrice, ma che tu in persona non avresti mai accettato. Se non chiedo troppo, puoi darci qualche informazione in più su questa cosa? Grazie.
Era l’idea di inserire, sia pure in sottofondo, il tema dell’omosessualità: è ciò che si è poi realizzato con la storia disegnata da Franco Saudelli in Zagor Darkwood Novels, quella intitolata “Harbour Ranch”.
6 – Ciao Moreno, sono Mario “MarioCX” di Savona, non so se ti ricordi di me... Mi ha fatto sorridere questa tua frase: “Siamo riusciti a raggiungere il sessantennale, ma c’è il “fuoco amico” (in realtà nemicissimo) di chi quasi se ne addolora perché avrebbe preferito veder chiudere la serie nel 1980”. E magari c’è chi avrebbe preferito vederlo chiudere nel 1976! No, non sono io in entrambi i casi. Però è vero quello che dici sulla nostalgia di fasi diverse dello stesso personaggio. Nel fumetto Disney io sono inevitabilmente legato (e quindi in certa misura “nostalgico”) delle storie del Topo pubblicate tra il 1966 e il 1973, altri rimpiangono i testi di Jerry Siegel che io odiavo e altri ancora sono nostalgici del Topolino diretto da Gaudenzio Cappelli negli anni ‘80. Però credo che, al di là delle proprie affezioni, ci sia una qualità “oggettiva” delle storie e dei disegni. Non che ai miei tempi sul Topo ci fossero solo storie belle (ricordo il terribile disegnatore Giancarlo Gatti) e neppure su Zagor... Anche da decenne non potevo non accorgermi dei brutti disegni di... Chiomenti? Si chiamava cosi? O dell’inadeguatezza di Pini Segna che era una cara persona che ebbi la ventura di conoscere e che nel 2001 fece un ritratto a mio figlio. Insomma, la nostalgia ha un ruolo importante, ma se una storia era una ciofeca lo rilevavo anche da bambino! Un caro saluto, Mario.
Sull’argomento della nostalgia canaglia ho scritto un articolo intitolato (guarda caso) proprio “Nostalgia canaglia”, pubblicato sul mio blog “Freddo cane in questa palude” nel 2014 ma, credo, tuttora attuale (o forse, ancora più attuale). Invito gli interessati a leggerlo cliccando qui:
https://morenoburattini.blogspot.com/2014/11/nostalgia-canaglia.html
7 – Quali sono, secondo lei, le differenze caratteriali fra Tex e Zagor?
Tex è l’uomo che non sbaglia mai, non ha esitazioni, sa sempre qual è la cosa migliore da fare. Zagor invece è più umano, vince soffrendo, a volte prende un sacco di botte ma poi si rialza. Una volta mi hanno chiesto di immaginare una lettera scritta dallo Spirito con la Scure ad Aquila della Notte, in occasione del settantennale (2018). Ho affrontato, fra l’altro, proprio questo tema (quello delle differenze caratteriali tra i due eroi). Se ne è incuriosito, la trova qui:
https://www.lospaziobianco.it/settantaditex-caro-tex-ti-scrivo/
8 – Se dovesse stilare una classifica fra i quattro copertinisti delle serie storiche Bonelli, mensili, ovvero Zagor e Tex, posto il fatto che sono e sono stati in carica in periodi diversi, lei come la farebbe (Galleppini, Ferri, Villa, Piccinelli)?
E’ chiaro che stiamo parlando di una classifica, stilata per gioco, che mette a confronto miti assoluti con i loro allievi, oltre che epoche diverse (e anche formati editoriali diversi). Tuttavia mi pare che Galep, da me amatissimo, non abbia nelle copertine il suo punto di forza (mentre è inarrivabile, secondo me, nella capacità di condensare il racconto negli spazi delle vignette degli albetti a striscia). Viceversa, Ferri ha sicuramente un talento da copertinista. Perciò, la mia personale classifica è: Ferri, Villa, Piccinelli, Galep.
9 – Gentile Moreno, citando gli storici, grandi sceneggiatori Zagoriani (Nolitta, Bonelli Sr., Castelli, Sclavi, Toninelli e Boselli) da ognuno di essi cosa pensi di aver preso e trasmesso attraverso le avventure dello Spirito con la Scure? Inoltre, ti sei sentito o visto imitato da qualche altro sceneggiatore? Scusandomi per le mie lungaggini, ti chiedo la definizione che daresti allo Stile Burattiniano che rappresenti. Grazie.
Ritengo di avere (qualcosa o tutto) da imparare da ciascuno degli sceneggiatori da te citati. Il mio scopo è sempre stato quello di farmi scambiare per Nolitta, mimetizzarmi il più possibile con lui. Il più possibile, sottolineo, perché non sono Nolitta (né mi si può imputare come colpa il non esserlo). E poi perché, in ogni caso, i tempi sono cambiati e bisogna adattare certi stilemi ai codici della comunicazione che cambiano. Certe ingenuità, freschissime ed efficacissime all’epoca, oggi non sarebbero perdonate agli sceneggiatori di oggi. Magari potessi, tuttavia, avere la sua facilità di narrazione e di caratterizzazione dei personaggi, ma anche il pubblico dell’epoca e la libertà spaziare in praterie inesplorate. A Bonelli senior ho cercato di rubare, di tanto in tanto, gli elementi da feuilleton e un certo fraseggio. Di Castelli credo di aver recuperato la costruzione dell’intreccio. Cerco a volte di imitare Sclavi quando cerco di visualizzare scene d’effetto, di grande (almeno nelle intenzioni) impatto visivo. Toninelli mi ha insegnato come costruire storie solide nonostante i paletti imposti. Boselli, secondo me, è inimitabile e non ci provo nemmeno. Lo stile burattiniano? Mi viene in mente il “metodo Maigret”, oggetto di tante discussioni ma di cui il commissario di Simenon diceva: “non c’è nessun metodo”. Il mio metodo è cercare di immaginare una storia che possa intrigare il lettore, seguendo, in questo, l’istinto: mi chiedo sempre se la trama che sto scrivendo mi interesserebbe se fossi lo zagoriano che poi lo leggerà. Siccome mi piace che tutto torni e gli ingranaggi girino, mi sforzo di farli girare. Mi pare, qualunque sia il giudizio che si può esprimere sul risultato finale, che le mie storie siano chiare, senza punti oscuri, gradevoli nel loro sviluppo. Non mi si può accusare di cripticità (ovvero, mi sono sentito accusare di tutto, può darsi per qualcuno sia anche criptico, chissà). Mi piacerebbe essere definito “fumettoso”. Qualcuno che mi imita? Se me ne accorgessi, gli suggerirei di imitare Nolitta, o Boselli, o Castelli, o Sclavi…
10 – Caro Moreno, seguendo alcuni suoi post su Facebook mi sono venute in mente delle domande che elencherò di seguito: ho capito che è un ammiratore di Druuna e delle opere di Paolo Eleuteri Serpieri, già apparso su Tex, e quindi chiedo se sia possibile vederlo anche su Zagor. Ho anche notato alcuni commenti di appassionati che hanno proposto spunti per avventure nordiche e per Roccaspana (non so se ho scritto giusto, visto che non le ho fatte io) e ti chiedo se le hai prese in considerazione.
Circa Paolo Eleuteri Serpieri vale quello che ho scritto su Manara poche risposte fa, con però l’aggiunta del fatto che di Paolo ritengo di potermi considerare buon amico, avendo avuto con lui una certa frequentazione. Di recente ho scritto un lungo saggio su Druuna che comparirà sul catalogo, targato Scarabeo, di una grande mostra che si sta organizzando a Città di Castello. Circa le avventure nordiche, se parliamo di regioni artiche per il momento non ci sono storie in lavorazione, ma anche gli scenari innevati fanno parte della tradizione zagoriana per cui li rivedremo.
11 – Caro Moreno, esistono, e probabilmente sono sempre esistite, storie “fondo di magazzino” da utilizzare per le emergenze. Ti chiedo quindi se ne hai già utilizzata qualcuna e se ne hai altre da poter smaltire in futuro?
Ovviamente nessuna storia viene realizzata con il proposito di farne un “fondo di magazzino”, ma a volte succede che, per i più svariati motivi (per controindicazioni legate alla contingenza o per difetti che bisogna trovare il modo di risolvere), alcune non trovino la strada dell’edicola e restino per anni in attesa di venire inserite nella programmazione. Il buon proposito è, naturalmente, quello di aggiustare quel che c’è da aggiustare e pubblicare tutto o il più possibile. E’ chiaro che tenere un racconto inutilizzato, oltre a creare un danno economico, non fa contenti neppure gli autori che vorrebbero veder pubblicato il loro lavoro. Ogni tanto riesco a sbloccare qualche giacenza, alternandola a storie di più recente realizzazione.
12 – Caro Moreno, prendendo esempio dal film “Pulp Fiction”, cosa ne diresti di creare una storia dove l’inizio non è l’inizio, dove la fine non è la fine e dove le altre situazioni non sono collegate le une dietro le altre fra loro?
Diciamo che non è nella tradizione zagoriana, che predilige storie con un capo e una coda. Ciò detto, “Pulp Fiction” è uno dei miei film preferiti.
13 – Caro Moreno, non ne hai bisogno ma voglio spezzare una lancia a tuo favore. Leggendo “L’ultimo Vikingo” sulla Gazzetta ho letto di Zagor che parla di campi magnetici. Anche Nolitta fece questo esperimento di Zagor erudito. Non potrai mai essere nel torto se il creatore stesso utilizzò queste conoscenze di Zagor in una sua storia. Viva Moreno!
A volte vengo preso in giro perché, di fronte a certe critiche, rispondo: guardate che anche Nolitta aveva fatto lo stesso (e lo dimostro). Un caso eclatante e divertente è un commento che lessi, a suo tempo, su un qualche forum là dove un lettore si mostrava scandalizzato dal fatto che nella storia “Le donne guerriere” (Zenith 619) Marie Laveau apre la botola d’ingresso a un sotterraneo delle amazzoni usando una sorta di telecomando. Il lettore scriveva: “Telecomandi? Ma stiamo scherzando?”. Secondo lui, non ci dovevano essere telecomandi su Zagor. Evidentemente quel tipo, giudice supremo di ciò che in una storia si può o non si può mostrare, non ha mail letto (o non ricorda) “Minaccia dallo spazio”, di Guido Nolitta: storia piena di missili telecomandati! Risposi così: “Caro amico scandalizzato dai telecomandi (diavolerie che nella storia mia e di Laurenti si fa fatica a rintracciare, tanto è poco invasiva la loro presenza), ti sei mai accorto che in quel racconto nolittiano Zagor uccide i soldati agli ordini di Hellingen premendo dei tasti che scaricano automaticamente dei raggi mortali dalle cinture che hanno in vita? Sì? No? Mi piacerebbe saperlo”. Per leggere tutta la risposta (a questa e ad altre obiezioni) si può andare a vedere qui:
http://morenoburattini.blogspot.com/2012/11/le-donne-guerriere.html
14 – Ciao Moreno, direttamente da Milano ti chiedo se tu abbia mai pensato di utilizzare il mito di Narciso su Zagor, pur comprendendo che Supermike un po’ lo è.
Mi viene in mente la storia “L’assassino di pietra”, di Marcello Toninelli e Marco Torricelli. C’è il riferimento al “Ritratto di Dorian Gray”, il cui protagonista un po’ Narciso lo è.
15 – Gentile signor Moreno approfitto della sua disponibilità per una domanda su due disegnatori, i Cassaro, che hanno disegnato molti Maxi ma sulla serie regolare l’ultimo loro lavoro è stato “Lacrime nere”. Mi piacerebbe molto rivederli sulla serie regolare più spesso; hanno uno stile che apprezzo molto. Grazie mille in anticipo. Cordiali saluti.
Rivedrai i Cassaro in alcune pagine (quaranta) del prossimo Speciale Cico (giugno) e nella nuova serie a striscia inedita (160 tavole, corrispondenti a otto albetti) “Collana Aquila” (ottobre). Sulla serie regolare non sono i programmazione, per il momento.
16 – Caro Moreno, dopo aver riletto “Uomini in guerra”, che non mi ha permesso di staccare gli occhi dal Maxi, essendo assenti tempi morti, ti chiedo se un’altra storia del genere, “normale”, ad ampio respiro e formidabile possa essere già in cantiere.
In teoria ogni storia dovrebbe essere senza tempi morti. Poi, le buone intenzioni non bastano e bisogna fare i conti con ciò che partoriamo. Mi chiedo che cosa voglia dire “normale”: in realtà tutte le avventure dovrebbero avere qualcosa di “speciale”. Forse vuoi intendere un racconto western di stampo tradizionale (anche se il western su Zagor dovrebbe essere quanto meno “vecchia frontiera”, alla “Ultimo dei Mohicani”): il numero del sessantennale, in uscita a giugno, sarà proprio così. E la brevità (94 tavole) dovrebbe aver consigliato agli autori (il sottoscritto e Marco Verni) di non indulgere in tempi morti.
17 – Caro Moreno, quale è a tuo giudizio il disegnatore che ha meglio saputo tradurre in disegno alla perfezione ciò che era scritto nelle tue sceneggiature?
Fermo restando che sono soddisfatto di tutti i disegnatori con cui ho collaborato (che ho sempre considerato dei maghi nella loro capacità di visualizzare il testo scritto che ho consegnato loro), il primo nome che mi è venuto in mente, così di primo acchito, è quello di Giuseppe Prisco.
18 – Caro Moreno, prendo spunto dalla recente storia di Faraci “Benvenuti a Heavenwood”, che peraltro a me è discretamente piaciuta, per manifestare la mia perplessità riguardo al fatto che Zagor vi agisca come uno sconosciuto. Siamo appena ai confini di Darkwood, ma lui non conosce questo centro e nessuno ha mai sentito parlare di lui, nemmeno la tribù pellerossa (questo sembra davvero poco credibile). In storie di altri autori, al contrario, Zagor sembra preceduto dalla sua fama in ogni angolo d’America, e forse anche le diplomazie straniere conoscono il suo nome. Io penso che una storia funzioni meglio quando Zagor agisce “in incognito” (credo sia uno dei segreti delle trasferte), ma al di là delle preferenze di ciascuno, non pensi che ci sarebbe bisogno di maggior coerenza riguardo a questo aspetto?
Dato per scontato l’appunto che ci troviamo di fronte a storie di fantasia, bisogna considerare come Darkwood sia una regione molto vasta, che non comprende solo una foresta o una palude, ma si allarga fino a inglobare tutti gli scenari dell’avventura (come ha detto più volte Sergio Bonelli). Ci possono essere zone distanti mille miglia (in senso letterale) dalla capanna dove vive Zagor. Si distende su vari stati: Ohio, Pennsylvania, Virginia. Negli anni in cui sono ambientate le nostre avventure non c’erano radio e televisione, ma neppure le fotografie e rarissimi erano i telegrafi (per non creare anacronismi, io addirittura li vieto). Scarsissima distribuzione avevano, nelle terre di frontiera, i giornali che già pochi leggevano anche in città. In un territorio immenso, la densità della popolazione era bassissima. Quindi può succedere che Zagor capiti in luoghi dove non è mai stato, o incontri gente che non lo conosce, e non è detto che neppure tutti abbiano seppur vagamente “sentito parlare” di lui. Questo, ovviamente, nei luoghi più lontani dalla palude dove vive o da Pleasant Point: vicino a casa lo conoscono tutti, salvo i nuovi arrivati (che però sono parecchi, essendo terra di immigrazione e di transito verso l’Ovest). Quindi, è plausibile sia che Zagor venga riconosciuto, come che non venga riconosciuto. Lo sceneggiatore ha tutte e due le possibilità a disposizione.
19 – Caro Moreno, mi ha colpito la risposta n° 8 della tornata precedente, quella in cui dici di non essere riuscito a superare in bravura Mauro Boselli, citando alcune sue bellissime storie. Parole di grande umiltà, che ti danno onore. Ma io mi permetto di scrivere che almeno in un caso è Boselli che non ti ha superato: parlo de “La palude dei forzati”, per me un kolossal, uno dei capolavori dell’intera saga. Ora, io non sono tra quelli che invocano continuamente il ritorno di questo o di quell’altro, ma faccio un’eccezione per un personaggio che mi è rimasto nel cuore: Jonah Joyce. Non sai quanto mi piacerebbe se Zagor potesse incontrarlo nuovamente, magari... nella loro Irlanda! Che mi dici?
Piacerebbe anche a me scrivere una storia di Zagor in Irlanda, e anche una in cui faccia ritorno Jonah Joyce. Chissà.
20 – Caro Moreno, quanto sei addentro nella scelta finale delle copertine di Zagor?
Ne discuto prima con Alessandro Piccinelli, lui fa le sue proposte (tre, a volte quattro) di cui parlo con Michele Masiero, indicando e motivando le mie preferenze. Ma l’ultima parola spetta al direttore.